Introduzione
“Una delle sorprese più piacevoli che possiamo trovare quando ci lanciamo totalmente in un
progetto specifico, consiste nel fatto che sorgono forze e opportunità che prima non ci saremmo
immaginati”
Domenico Cieri Estrada
L’innovazione ha assunto un ruolo di cruciale importanza nella nostra vita quotidiana, nello
sviluppo dei sistemi economici, nella performance delle imprese e nella competitività internazionale
di industrie e paesi. Il continuo sviluppo delle imprese, e la relativa spinta alla concorrenza, hanno
costretto quest’ultime a dotarsi di sistemi di produzione più efficienti, e quindi più innovativi,
capaci di adattarsi all’instabilità della domanda, di ridurre i rischi di sotto-utilizzazione degli
impianti e di tutelarsi nell’ambito concorrenziale. Si può così comprendere la crescente necessità di
innovarsi, da parte delle imprese, per affrontare un ambiente turbolento, caratterizzato da elevata
dinamicità e imprevedibilità.
L’impresa è l’attore fondamentale del cambiamento economico, poiché investe risorse in attività
innovative, apprende e accumula nuove conoscenze, introduce nei propri processi produttivi le
tecnologie più avanzate sviluppate nei programmi interni di ricerca o acquisite all’esterno, mediante
accordi e relazioni di varia natura. L’analisi di un fenomeno particolarmente complesso come
l’innovazione, i cui effetti sono rinvenibili in molteplici contesti, richiede tuttavia un’espansione
dell’orizzonte di riferimento oltre i confini dell’economia d’impresa.
In questa prospettiva, una premessa fondamentale consiste nel considerare la tecnologia come una
dimensione fondamentale del cambiamento sociale.
Attraverso dinamiche proprie, la tecnologia interagisce nell’ambito di una complessa matrice di
fattori culturali, economici e istituzionali, che è alla base dell’evoluzione e della trasformazione
della società.
1
Capitolo 1 L’impresa innovativa
1.1 Innovazione: il concept
Bruxelles, 13 Maggio 2003, alcuni Ministri partecipanti al Consiglio Europeo “Sulla competitività”
precisano che “ L’innovazione non riguarda solo la tecnologia e può assumere forme diverse, per
esempio, lo sviluppo di nuovi concetti commerciali e nuovi mezzi di distribuzione, la
commercializzazione e la progettazione o i cambiamenti organizzativi e d’immagine”.
Il tema dell’innovazione mostra la sua complessità soprattutto per quanto concerne la definizione
stessa. Infatti, la letteratura in materia offre un’ampia e complessa articolazione di definizioni del
significato di innovazione, in particolar modo in riferimento ai contenuti (di prodotto, di processo,
tecnologica, etc.).
Bisogna, innanzi tutto, distinguere l’ “innovazione” dall’ “invenzione”. Possiamo definire
quest’ultima come scoperta, elaborazione di nuove idee e tecnologie, indipendentemente da una
loro possibile applicazione in ambito industriale. L’innovazione, invece, è la traduzione di un’idea o
di una tecnologia in un prodotto commercializzato presso i consumatori, che la percepiscono come
nuova. Questa prima distinzione mette in evidenza il legame tra il processo d’innovazione e
l’attività d’impresa, presentandoci quest’ultima come orientata alla definizione di un’offerta di
prodotti in linea con le esigenze del mercato o in grado di anticiparle, al fine di ottenere un
vantaggio.
La capacità di innovare continuamente nel tempo, di intraprendere sempre nuovi progetti di ricerca,
di sperimentare e proporre nuovi prodotti e nuove tecnologie costituisce una sfida per le imprese
che non intendono solo consolidare il successo costruito su precedenti innovazioni, ma anche
governare un fattore concorrenziale decisivo.
Per conseguire e conservare nel mercato una posizione competitiva, l’impresa acquisisce nuove
tecnologie attingendo a fonti interne ed esterne di conoscenze e competenze e raggiunge i risultati
prestabiliti nelle strategie di crescita.
Per le imprese, l’innovazione non è più, quindi, solo un fattore strategico ovvero finalizzato al
conseguimento di specifici risultati, ma diventa anche un fattore essenziale per la propria esistenza
ed evoluzione nel mercato globale.
2
Rimane difficile, comunque, valutare i contenuti dell’innovazione perché non esistono standard
qualitativi e/o quantitativi su cui basarsi per misurare l’incremento di conoscenze e di esperienze
acquisite rispetto alla base di conoscenze ed esperienze iniziali.
Non ci può essere innovazione se, all’interno dell’impresa, non esiste interazione tra i fattori legati
all’organizzazione della logistica, gestione delle risorse umane, marketing, strategia di impresa,
supply chain management
1
, gestione dei progetti, customer relationship management
2
, gestione
business intelligence, etc, cioè le attività cardine della grande impresa del 21° secolo.
Schumpeter è stato il primo studioso che ha guardato al concetto d’innovazione proprio
analizzandolo come un’attività centrale dell’agire imprenditoriale. Nella sua visione, l’imprenditore
è un innovatore, colui che attraverso le proprie capacità, intuito e creatività, identifica nuove
potenzialità nelle tecnologie e le traduce in processi e prodotti gestiti dall’impresa.
Successivamente questa visione viene affinati dallo stesso Schumpeter, il quale non vede più come
protagonista del processo innovativo l’imprenditore (e la piccola azienda), bensì la grande impresa
manageriale.
Elemento necessario affinché si possa realizzare l’innovazione è la disponibilità di risorse
manageriali, le quali devono esser presenti in misura tale da permettere di mantenere e sviluppare il
sistema organizzativo a supporto del processo gestito dall’impresa.
Ecco perché, rispetto alla piccola impresa, la grande si presenta più consona ad imbastire
investimenti necessari all’approvvigionamento di risorse e conoscenze, molto costose sia
nell’accesso che nella loro gestione.
Le teorie evolutive dell’innovazione, introdotte da Nelson e Winter a partire dal 1982, poggiano la
loro attenzione sul ruolo che i meccanismi di generazione dell’innovazione hanno nel determinare i
processi di sviluppo economico. Tale approccio punta sui concetti di cambiamento e dinamica e
respinge l’ipotesi di un equilibrio statico che governa il sistema economico con l’interazione della
domanda e dell’offerta condizionata dalle politiche pubbliche o private, soprattutto di grandi
operatori.
1
Per supply chain management (SCM) o gestione della catena di fornitura si intendono tutti quei processi di gestione
aziendale che consentono di ottimizzare la consegna di prodotti, servizi ed informazioni dal fornitore al cliente.
2
Il customer relationship management (CRM) è legato al concetto di fidelizzazione dei clienti, per cui si pone il cliente
e non il prodotto al centro del proprio business. L’impresa, il cui obiettivo primario non è solo quello di sopravvivere
sul mercato, ma anche di vincere la concorrenza per arrivare al successo, deve cercare di soddisfare al meglio il proprio
cliente. Il CRM nasce dalla considerazione che mantenere relazioni commerciali con clienti acquisiti costa meno che
acquisire nuovi clienti.
3
Altra interpretazione vede nascere l’innovazione: quando c’è discrepanza tra la realtà e ciò che si
desidera; nella necessità nascente di nuovi processi produttivi (ponendo il superamento dei proprio
limiti); nei mutamenti della società
3
.
L’innovazione può assumere due forme distinte: di prodotto e di processo. Con la prima intendiamo
l’ideazione e la successiva realizzazione (industrializzazione) di una nuova offerta per il
consumatore. Con la seconda andiamo a considerare qualsiasi nuova tecnologia o soluzione
organizzativa introdotta per ridefinire o migliorare un’attività aziendale, in particolar modo nel
contesto della produzione.
Il processo di innovazione, dunque, è indeterminato in quanto dipende dalla interazione nel tempo
dei fattori che definiscono il regime di un sistema economico: i fattori tecnologici in senso stretto
(conoscenze tacite ed esplicite etc.), i fattori economici (il clima economico, la struttura dei settori
industriali, i rapporti tra imprese etc.) e i fattori istituzionali (le politiche pubbliche, il ruolo delle
università e dei centri di ricerca etc.).
Il processo innovativo risulta quindi irreversibile e incerto e in esso si sovrappongono la creazione
di nuove soluzioni tecnologiche e organizzative con il mantenimento nel tempo di assett tecnologici
e organizzativi già raggiunti.
In conclusione, la spesa pubblica in ricerca e formazione, l’introduzione per legge di nuovi
standard, i grandi programmi tecnologici, gli investimenti pubblici e gli incentivi ai consumi, l’uso
appropriato delle commesse pubbliche, la regolazione, l’incentivazione o la creazione di imprese, il
sostegno allo sviluppo e alla cooperazione sono tutti strumenti appropriati solo se aumentano la
percorribilità del cambiamento e contribuiscono al processo innovativo.
1.2 L’imprenditorialità innovativa
È palese l’esistenza di una relazione tra lo sviluppo economico di un Paese e la dinamicità
imprenditoriale. L’imprenditorialità autonoma e le nuove imprese sono importanti poiché:
Contribuiscono a generare occupazione;
3
Drucker P.F, “Innovazione e imprenditorialità”, Etas Libri, Milano, 1986
4
Generano innovazioni tecnologiche e di prodotto che, nella stragrande maggioranza dei casi,
vengono acquistate dalle grandi imprese che le implementano e le diffondono con maggior
facilità all’interno del mercato;
Contribuiscono a generare innovazioni imprenditoriali e creano ricchezza;
Assicurano un dinamismo sociale, ossia aiutano ad eliminare il divario tra le diverse classi
sociali.
Tuttavia, non tutte le nuove imprese hanno capacità innovative. Basti pensare che molte imprese
nascono e sopravvivono solo per qualche anno per poi cessare di esistere senza aver apportato alcun
contributo (le cosiddette imprese dead alive).
Per potersi fregiare dell’appellativo di imprese innovative, queste dovranno:
Innovare prodotti, tecnologie, modelli di business, generando nuove formule imprenditoriali
votate alla crescita;
Investire, orientando le prospettive al lungo periodo, nell’apprendimento continuo dello
sviluppo sia qualitativo che quantitativo, accumulando conoscenze e risorse immateriali;
Perseguire le opportunità di business, senza accontentarsi dei risultati raggiunti;
Coordinare in maniera ottimale il proprio management, in modo da eccellere in ogni area di
gestione.
Quest’ultimo punto proviene da un intervento di V. Coda: “per imprenditorialità innovativa intendo
quella impersonata da imprese dotate di management di prim’ordine, che creano valore a tutto
campo - ossia per i loro clienti, i loro collaboratori, i loro azionisti e il loro territorio – innovando
lungo tre sentieri:
I. Quello di una strategia lungimirante, che le porta a fare scelte oculate di sviluppo (nuovi
prodotti, mercati, canali distributivi, nuove aree d’affari);
II. Quello dell’efficienza operativa, che le vede continuamente impegnate a ridurre i costi, a
migliorare la qualità dei prodotti, a cercare di svolgere sempre meglio ogni attività;
III. Quello dei sistemi di management e di governante, che le vede continuamente migliorare il
modo di governare l’impresa instillandovi la necessaria disciplina e liberando le capacità di
iniziativa dei collaboratori.
Ognuno di questi tre sentieri dell’innovazione è importante. Infatti, nei contesti competitivi odierni,
caratterizzati da elevate pressioni concorrenziali e da discontinuità generatrici di minacce e
5
opportunità, se il management si focalizza solo sullo sviluppo, produce crescita non sostenibile
(perché a costi non competitivi); se invece si concentra sull’eccellenza operativa e trascura lo
sviluppo, rischia l’accerchiamento da parte di imprese che invece occupano gli spazi lasciati liberi.
Quanto poi alle innovazioni organizzative e gestionali, esse sono importanti per generare un
contesto comportamentale caratterizzato da collaborazione e iniziativa diffusa, caratteristiche,
queste, essenziali per quell’apprendimento organizzativo che sfocia nelle innovazioni lungo gli altri
due sentieri”
4
.
L’imprenditorialità innovativa è frutto della composizione di un insieme complesso e articolato di
condizioni e di fattori. Lo schema seguente riassume quelli che possiamo considerare i più rilevanti.
a) Conoscenze dell’ambiente di business/ Industry expertise: presenza di una cultura aziendale
(identità e autonomia d’impresa, orientamento strategico ben finalizzato); incremento
costante del livello di aggiornamento delle conoscenze inerenti uno specifico settore
(industry expertise): dinamiche competitive dei settori, tecnologie consolidate ed emergenti,
evoluzione dei gusti e dei fabbisogni della clientela. Ruolo rilevante in tale ambito è
esercitato dai distretti industriali
5
;
4
Coda V., “Prolusione al Dies Academicus", 10/11/2001, Università Svizzera Italiana, Lugano.
5
Agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate in un ambito territoriale circoscritto e
storicamente determinato, specializzate in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete
complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale.
Conoscenze dell’ambiente Ricerca di base/conoscenze
di business/Industry expertise scientifiche e tecnologiche
(specie nei settori emergenti)
Esperienze di Management
Imprenditorialità innovativa Cultura aziendale,
orientamenti e valori
dell’ambiente sociale
Infrastrutture e servizi
Quadro legislativo, Ambiente
fiscale, politiche finanziario
pubbliche
6
b) Ricerca di base/conoscenze scientifiche e tecnologiche: disponibilità di conoscenze
adeguate, approfondite provenienti da risorse interne ed esterne, il più possibile
all’avanguardia;
c) Esperienze di Management: esperienze nel campo della gestione caratteristica ( marketing,
produzione, R&S) e del general management, nonché esperienze di gestione di nuove
imprese, per favorire la comprensione delle problematiche tipiche delle fasi di avvio
dell’impresa e dello sviluppo di scelte e comportamenti;
d) Ambiente finanziario: presenza di una cultura finanziaria capace di comprendere esigenze e
problematiche delle nuove imprese, capace di impostare corrette relazioni tra investitore e
nuova impresa (presenza di business angels
6
e venture capitalist
7
); presenza di mercati
finanziari sviluppati;
e) Quadro legislativo e fiscale: efficienza della pubblica amministrazione, dei servizi pubblici e
delle politiche pubbliche;
f) Infrastrutture e servizi: presenza di professionisti e di istituti (scuole e Università di elevato
livello qualitativo, incubatori, associazioni di categoria e di settore, società di servizi legali,
ect.).
L’imprenditorialità innovativa tenderà a svilupparsi in luoghi che forniranno conoscenze ed
esperienza adatte alla formazione dei neo-imprenditori. La tabella seguente illustra le aree di
competenza e gli ambienti in cui esse si formano.
Aree di
competenza
Ambienti in cui si
formano
Conoscenze
tecnologiche e
scientifiche
o Centri di ricerca
o Università
o Imprese (con attività di
R&S)
6
I Business Angel, generalmente dotati di un buon patrimonio personale, sono in grado di fornire all’impresa, sia in
fase di start up, sia in fase di sviluppo, capitali, preziosi consigli gestionali e conoscenze tecnico-operative, nonché a
una consolidata rete di relazioni nel mondo degli affari.
7
Il venture capitalist è un investitore che finanzia, tramite l’apporto di un capitale, l'avvio o la crescita di un'attività in
settori ad elevato potenziale di sviluppo. A differenza del business angel, costoro trascurano start-up di dimensioni
modeste, impiegano un tempo maggiore nelle fasi di analisi del progetto.