necessari per l’attuazione delle diverse fasi in cui si articola la
produzione dei prodotti finali e dei servizi.
Nell’universo delle aziende di produzione sorgono importanti
relazioni, la cui origine riguarda non solo l’aspetto
competitivo, ma, anche, il bisogno di cooperazione e
d’integrazione fra le imprese. Due o più aziende possono,
infatti, consorziarsi e decidere l’approvvigionamento in comune
di alcuni fattori produttivi, di svolgere in comune l’attività di
ricerca e di sviluppo o la produzione di componenti da
utilizzare, successivamente, nei rispettivi processi produttivi o,
ancora, possono anche decidere di limitare la concorrenza
suddividendo i mercati di sbocco o determinando le quote di
produzione.
In tali casi, i legami trovano la loro origine in accordi, intese e
spesso in rapporti di natura patrimoniale, la cui formazione
risponde a finalità e obiettivi il cui campo di varietà è molto
ampio.
Le finalità delle relazioni interaziendali rispondono alla
necessità avvertita da ciascuna azienda, che vi partecipa, di
conseguire il proprio equilibrio dinamico.
I vantaggi attesi si riflettono sugli equilibri economici
3
e
finanziari
4
, nonostante, dall’accordo, può nascere una
3
L’equilibrio economico si esprime mediante la capacità dell’impresa di remunerare
costantemente tutti i fattori produttivi impiegati nell’attività dell’impresa, compresi i cosiddetti
oneri figurativi. Un’azienda, quindi, si considera in equilibrio economico nel momento in cui,
attraverso la sua attività produttiva, riesce ad ottenere risultati economici in grado di coprire, non
solo i costi sostenuti ed utilizzati per la svolgimento del processo produttivo, ma, anche, quegli
elementi per i quali l’azienda non ha direttamente sostenuto un costo (gli interessi sul capitale di
rischio, il salario direzionale ed il compenso per il rischio derivante dall’attività imprenditoriale).
Cfr. Di Cagno N., Adamo S., Giaccari F., op. citata, Cacucci Editore, Bari 2004, pagg. 185 e 186.
4
L’equilibrio finanziario è la capacità dell’impresa di assumere una struttura finanziaria idonea a
garantire un sincronico flusso delle entrate e delle uscite e di conseguenza positivi riflessi in
termini economici. L’equilibrio finanziario è una condizione che risulta influenzata, sia dalla
struttura finanziaria assunta dall’azienda (la struttura delle fonti di finanziamento e correlazioni
fonti-impieghi), sia dall’adeguatezza della gestione finanziaria, nel senso di capacità
3
limitazione dell’autonomia in maniera più o meno intensa in
relazione all’estensione del rapporto.
Gli obiettivi e le motivazione contingenti, possono essere
ricondotti ad un’unica finalità, quella del mantenimento, del
miglioramento o del ripristino delle condizioni di equilibrio che
assicurano la capacità di conservare e sviluppare la vita
dell’azienda
5
.
I concetti di continuità ed autonomia
6
, sono alla base di quello
di economicità
7
, proprio di ogni azienda, al cui miglioramento,
mantenimento o ripristino è finalizzata la formazione dei
legami interaziendali.
1.2 La strategia di sviluppo dell’impresa
Lo sviluppo
8
rappresenta un elemento essenziale dell’impresa,
la quale, in assenza di tale processo, sarebbe destinata al
declino e alla successiva scomparsa.
amministrativa di razionalizzare i percorsi finanziari dell’impresa. Cfr. Di Cagno N., Adamo S.,
Giaccari F., op. citata, Cacucci Editore, Bari 2004, pagg. 204 e 205.
5
Cfr. Cassandro P.E., I gruppi aziendali, Settima edizione, Cacucci, Bari, 1982.
6
Il carattere di continuità presuppone che l’impresa crei valore durevolmente, in quanto
considerata una struttura permanente che tende a perpetuare la propria esistenza attraverso la
continuità dei processi di produzione o di consumo. Il carattere di autonomia, connesso a quello di
continuità, presuppone, invece, che l’impresa trovi le condizioni di equilibrato funzionamento per
rispettare il vincolo dello svolgimento duraturo dell’attività di produzione e la capacità di
conseguire la finalità della creazione di ricchezza. Cfr. Di Cagno N., Adamo S., Giaccari F., op.
citata, Cacucci Editore, Bari 2004, pagg. 37 e 38.
7
L’economicità, nel quadro delle finalità e degli obiettivi aziendali, si configura con la capacità
dell’azienda di produrre ricchezza in quantità adeguata ai fattori produttivi impiegati e nell’equa
distribuzione della stessa, tra coloro che, a vario titolo, hanno concorso alla sua produzione. Cfr.
Di Cagno N., Adamo S., Giaccari F., Lezioni di economia aziendale – III Edizione riveduta ed
ampliata, Cacucci Editore, Bari, 2006, pag. 164.
8
Lo sviluppo consiste nella maturazione di condizioni di equilibrio economico e finanziario e di
appropriati vantaggi competitivi. Tale concetto è indirizzato a rappresentare la formazione,
all’interno dell’impresa, di solide prospettive di redditività futura, collegate a determinate
competenze o ad eventuali efficaci sinergie tra le varie componenti aziendali (persone, mezzi,
organizzazione). La crescita consiste, invece, nel progressivo allargamento delle basi dimensionali
dell’azienda, rilevabile dalla variazione incrementale dei parametri quantitativi quali il capitale
4
Lo sviluppo è un elemento indispensabile nella fisiologia
dell’impresa, in quanto consente di preservare le condizioni di
equilibrio dinamico conseguite con il continuo susseguirsi di
accadimenti interni ed esterni all’azienda; accadimenti che
interessano il continuo espandersi dei mercati, l’incessante
avanzamento tecnologico, le forme concorrenziali e la
disponibilità di adeguate risorse, sia tecniche, sia umane.
In linea generale, lo sviluppo deve cercare di soddisfare
l’esigenza, sempre presente in ogni azienda di produzione,
riguardante il miglioramento assiduo dell’economicità nello
svolgersi della vita aziendale, facendo ricorso alle più
favorevoli combinazioni dei vari fattori occorrenti e cercando
quella struttura dimensionale più razionale ed efficiente, che
prende il nome di dimensione ottima
9
.
La dimensione ottima combinandosi con gli altri elementi del
sistema aziendale, consente all’impresa di raggiungere il
massimo livello di economicità dell’attività, di cui il reddito è
la risultante sintetica.
La ricerca della dimensione ottima non può avvenire in senso
generale, ma richiede un attento esame di tutti i vari elementi
che sono presenti all’interno dell’azienda.
Riguardo alla dimensionale aziendale si possono solo
individuare i fattori di natura soggettiva che determinano i
limiti superiori o inferiori alla dimensione aziendale. Ciò è
dovuto al fatto che la crescente utilizzazione delle macchine e
il conseguente incremento della meccanizzazione ed
investito, il fatturato e il valore aggiunto. Cfr. Giaccari F., Le aggregazioni aziendali, Cacucci
Editore, Bari, 2003, pagg. 26 e 27.
9
Il concetto di dimensione ottima riguarda la combinazione efficiente, in termini di produttività
(espressione quantitativa e non monetaria dell’utilità di un fattore) e redditività (rendimento
economico-monetario di un fattore) dell’azienda, e non, invece, la sua dimensione fisica. Cfr. Di
Cagno N., Adamo S., Giaccari F., op. citata, Cacucci Editore, Bari, 2006, pag. 227.
5
automazione di molti processi produttivi, hanno determinato un
aumento dei limiti della dimensione aziendale.
In tal senso si osserva che molte aziende abbiano dimensioni
aziendali vaste, come, ad esempio, accade per la produzione di
autoveicoli, di prodotti petroliferi e di molti altri.
In conseguenza di ciò, l’azienda dovrà disporre di mercati di
vendita e di mercati di approvvigionamento di pari ampiezza.
È stata l’evoluzione economica che ha determinato, in quasi
tutti i Paesi, una crescente espansione delle dimensioni delle
aziende di molti settori, sia di tipo industriale che di altri, in
considerazione dell’interdipendenza che esiste fra tutte le
aziende: l’aumento, infatti, delle dimensioni delle imprese di
alcuni settori comporta necessariamente l’aumento anche di
altri settori.
Un altro aspetto che ha generato la crescita delle dimensioni
aziendali è riconducibile a fattori strettamente economici, come
la riduzione dei costi.
La crescita delle dimensioni aziendali comporta, inoltre, la
possibilità di conseguire varie economie di scale
10
.
Tali economie sono conseguibili fino ad un certo punto, oltre il
quale i costi non possono ridursi ma, anzi, cominciano ad
aumentare, in dipendenza della burocratizzazione
11
che investe
la grande impresa.
10
Le economie di scala costituiscono i primi fattori dai quali dipendono i vantaggi economici
connessi alla crescita delle aziende. Del concetto di economie di scala esiste un’impostazione
tradizionale, secondo la quale le economie di scala consistono nella contrazione dei costi unitari
medi ottenuta per effetto della ripartizione dei costi fissi su una maggiore quantità di produzione
collocata sul mercato ed un’impostazione attuale, la quale considera le economie di scale come un
miglioramento delle condizioni contrattuali poste in essere con gli attori del mercato di
approvvigionamento dei fattori e di collocamento dei prodotti e servizi. Cfr. Giaccari F., op. citata,
Cacucci Editore, Bari, 2003, pag. 50 e 52.
11
La burocratizzazione rappresenta la diminuzione della efficienza economica dell’impresa
privata, rispetto alla efficienza economica dell’azienda pubblica. Cfr. Milone M., L’impresa in
comune – Aspetti economico-aziendali della joint venture enterprise, Cacucci Editore, Bari, 1989,
pag. 111.
6
Le cause aziendali di tipo tecnico-economiche che generano le
varie forme di collegamento fra le imprese, derivano dalle
necessità di attuare una vera e propria integrazione aziendale
fra imprese diverse
12
.
I collegamenti tra imprese sono dettati, anche, da motivi di
convenienza riconducibili alla difficoltà di sviluppare
internamente le capacità necessarie per realizzare certe attività
oppure dalla esistenza di maggiori costi delle stesse sul
mercato.
I collegamenti tra imprese sono, inoltre, suggeriti da ragioni di
convenienza generale che pur non presentando contenuti
tecnici, hanno nessi economici significativi, tanto da
ripercuotersi sull’economia delle imprese collegate, fra le quali
vengono a rilevarsi effetti sinergici rilevanti.
Il collegamento tra imprese rappresenta, infine, la strada
obbligata da percorrere per raggiungere quella dimensione
minima che si rende necessaria per realizzare determinate
attività produttive per le quali gli investimenti previsti non
potrebbero essere attuati da una sola impresa, oppure quando
all’espansione dimensionale di singole imprese si oppongono
norme di legge presenti nei Paesi in cui si è deciso di andare ad
operare.
La formazione dell’impresa congiunta rientra all’interno della
strategia di sviluppo dell’impresa e nella sua crescita
12
Con il termine integrazione aziendale si vuole indicare come l’attività della singola impresa
trova una più compiuta realizzazione se collegata con altre imprese poste sia sullo stesso piano del
ciclo produttivo (integrazione orizzontale) e sia su piani diversi (integrazione verticale).
L’integrazione di tipo orizzontale è il risultato di strategie intese a rafforzare il peso di un’azienda
nei mercati di collocamento dei prodotti e dei servizi realizzati, generando una posizione più forte
ed efficace rispetto ai concorrenti; l’integrazione di tipo verticale si manifesta quando un’azienda
espande il proprio controllo alle fasi di produzione precedenti o successive a quella attuale,
generando, pertanto, un tipo di integrazione ascendente e una di tipo discendente. Cfr. Marino M.,
op. citata, Cacucci Editore, Bari, 1989, pag. 113; Giaccari F., op. citata, Cacucci Editore, Bari,
2003, pagg. 37-39; Fontana F., Caroli M., Economia e gestione delle imprese, McGraw-Hill.
7
dimensionale, soprattutto se si tiene conto delle diverse fasi del
ciclo di vita dei vari settori produttivi, nei diversi Paesi.
La formazione dell’impresa congiunta rientra all’interno della
strategia di sviluppo dell’impresa e nella sua crescita
dimensionale, soprattutto se si tiene conto delle diverse fasi del
ciclo di vita dei vari settori produttivi, nei diversi Paesi.
Pertanto, le problematiche/opportunità che ineriscono
all’incremento della dimensione aziendale riguardano:
• l’integrazione;
• la diversificazione.
Il fenomeno della integrazione rientra nel processo di
concentrazione e si manifesta con l’incremento della scala
dimensionale che va ad aumentare la posizione dell’azienda
come produttrice di dati prodotti e servizi, oppure estendere
l’attività ai settori collegati nella sequenza degli stadi che
conducono alla realizzazione dei prodotti finali. La
concentrazione può attuarsi sia attraverso percorsi di crescita
interni, sia attraverso processi esterni che conducono
all’acquisizione, al controllo o alla formazione di legami con
altre imprese
13
.
Il fenomeno la diversificazione consiste, invece, nel
progressivo allontanamento dai prodotti e dai mercati attuali,
mediante l’ampliamento dell’area d’intervento verso nuovi
settori produttivi e nuovi mercati, distinti per tecnologie e
caratteristiche. La diversificazione porta l’azienda ad agire in
una pluralità di settori, per cui si assiste ad uno sviluppo
polisettoriale.
Nella storia del capitalismo occidentale, la crescita per via
esterna è stata inizialmente realizzata attraverso fusioni e
13
Cfr. Giaccari F., op. citata, Cacucci Editore, Bari, 2003.
8
acquisizioni nello stesso settore. Solo all’inizio degli anni ’50,
la diversificazione ha iniziato a rappresentare una delle
principali strategie utilizzate dall’impresa per crescere.
Negli Stati Uniti e in Europa, tale fenomeno ha conosciuto
un’intensità particolarmente elevata negli anni ’60 e ’70, anni
in cui si è assistito ad una ondata di fusioni attuate tra imprese
appartenenti a settori diversi
14
.
Nelle imprese il processo tecnico-produttivo e le diverse
combinazioni dei vari fattori relativi alla struttura
organizzativa e patrimoniale - finanziaria, devono tendere,
attraverso opportune coordinazioni, a raggiungere,
nell’equilibrio dinamico di lungo periodo, una adeguata
remunerazione di tutti i fattori impiegati nella produzione.
Le joint venture sono considerate strumenti di conveniente
accrescimento delle dimensioni d’impresa. Molto spesso, però,
la loro costituzione può apparire collegata a motivi particolari,
che sono tanto vari quanto sono diversi gli scopi immediati o
indiretti dei singoli elementi e dei singoli momenti nei quali
può distinguersi il continuo ed unitario corso della produzione
d’impresa.
14
Crf. Fontana F., Calori M., op. citata, McGraw-Hill.
9