5
Introduzione
Il Brasile, il curioso esempio di un’indipendenza di stile monarchico.
La scelta di proporre un resoconto sulla storia imperiale del Brasile, così come emerge
dalla bibliografia ragionata, e dalle biografie, dagli scritti di storia militare, dagli articoli di
stampa e anche dai componimenti poetici, nasce dalla necessità di recuperare la memoria
storica di due grandi Imperatori, D. Pedro I e il figlio D. Pedro II, portoghese il primo e
brasiliano il secondo, di un’Imperatrice napoletana d’origine, Teresa Cristina di Borbone, ma
anche il coraggio di una principessa Isabel, che da reggente al trono ebbe il merito di
consentire al Brasile nel 1888 di porre fine all’orrore della schiavitù.
Queste figure storiche non hanno goduto nell’immediato, come altre personalità del
passato, di una documentata e approfondita visione d’insieme. Solo dopo molti anni, la
coscienza brasiliana si rese conto di quanto la famiglia imperiale sia stata importante per
rendere il Brasile dei nostri giorni, un paese importante sotto gli aspetti economico,
commerciale e militare.
La ricerca è stata effettuata anche attraverso la consultazione di opere della stessa
epoca dell'Impero, e soprattutto le più esaustive, cosa che ha reso questa stesura non semplice,
per via della traduzione di una lingua difficile come il portoghese, ma allo stesso tempo
affascinante.
L’oggetto di questa tesi, è stato appunto l’analisi del periodo imperiale brasiliano
iniziato con la dichiarazione d’indipendenza del 1825 e terminato con la proclamazione della
Repubblica degli Stati Uniti del Brasile del 1889. Tuttavia è stato scelto di dare anche il giusto
risalto, alle vicende che originarono dapprima la scoperta della terra brasiliana,
successivamente la colonizzazione della stessa ed infine, appunto, all’inizio dell’era imperiale.
Una scelta ponderata, dovuta al fatto, che gli scopritori portoghesi, non solo annunciarono al
mondo l’esistenza del Brasile, ma ebbero soprattutto il merito, di abbattere credenze e
superstizioni, e tracciare al mondo intero, nuove rotte commerciali, un tempo considerate
impossibili.
E, dunque, per tale motivo che l’elaborato si struttura in cinque capitoli, analizzando in
modo completo ed esaustivo, un arco temporale che parte dallo studio della provincia romana
della Lusitania, da cui deriva lo Stato portoghese, arrivando fino alla sopra menzionata
proclamazione della Repubblica Brasiliana.
Il primo capitolo, soprattutto nei primi due paragrafi, costituisce una ricostruzione
storica, fondamentale per poter comprendere inizialmente le varie vicissitudini storiche, come
la lotta contro Roma, le invasioni barbariche, arabe e soprattutto quelle del vicino Regno di
6
Castiglia, nucleo originale dell’attuale Spagna, attraverso le quali la Lusitania, da semplice
provincia romana del 218 a.C, divenne Regno indipendente nel 1441, sotto la guida del Re
Giovanni I del Portogallo, della dinastia dei d’Aviz. Il terzo paragrafo, invece, è dedicato in
modo particolare alla figura del Principe infante portoghese, Enrico d’Aviz, detto “il
Navigatore”, che con le sue intuizioni, la sua perseveranza e soprattutto grazie alla scuola di
navigazione da lui istituita sul promontorio di Sagres, aprì l’era delle grandi scoperte
geografiche che portarono i Comandanti portoghesi Da Gama e Cabral, ad approdare,
navigando l’Oceano Atlantico, rispettivamente in India e Brasile.
Il secondo capitolo, si apre, invece, col il secondo viaggio portoghese per l’India, che
per un errore di rotta, spedisce Cabral e la sua flotta, sulla costa brasiliana, dove grazie
all’analisi della lettera di Pero Vaz de Caminhia, “Lettera sulla scoperta del Brasile”, un
marinaio in forza alla flotta portoghese, “partecipiamo”, al primo incontro tra europei ed
indios. Si passa, subito dopo, alla colonizzazione del Brasile da parte dei portoghesi, citando,
inoltre, i vari tentativi di interferenza, nel particolare quello dei francesi e degli olandesi.
Nel terzo capitolo, sono trattate, le varie rivolte dei nativi e le congiure contro i
portoghesi, che nel corso della colonizzazione, anche a seguito della scoperta dei giacimenti
minerari nella provincia del Minas Gerais, resero difficile la convivenza nel paese. Il capitolo
si chiude con l’invasione napoleonica del Portogallo, e l’arrivo in esilio in Brasile del Re
Giovanni VI del Portogallo e della corte reale portoghese.
Il quarto capitolo, analizza, la figura del primo Imperatore del Brasile, D. Pedro I, figlio
di Giovanni VI. Un’analisi, accurata e dettagliata, che descrive sia i trentasei anni di vita,
dall’infanzia trascorsa in Portogallo alla sua morte, che avviene pochi anni dopo aver abdicato
al trono brasiliano a favore del figlio D. Pedro d’Alcantara, sia i quasi nove di regno, attraverso
la sua Costituzione concessa al Brasile e le sue riforme. Ed è proprio grazie allo studio degli
anni di governo di D. Pedro I, che chi scrive è rimasto affascinato dalla figura del giornalista
italiano Giovanni Battista Libero Badarò, che paga con la vita, il manifestare, apertamente e
senza paura, sulle pagine del suo giornale “O Observador Constitutional”, il suo dissenso
all’autorità imperiale. Un uomo coraggioso, audace e convinto dei suoi ideali, alla cui memoria
ha deciso di dedicare questa tesi.
Il quinto ed ultimo capitolo, racchiude in sé, l’essenza del Brasile, che grazie ai quasi
cinquantotto anni di impero di D. Pedro II, dapprima riacquista una solidità politica, economica
e militare, in seguito si ripulisce la coscienza dall’orrore della schiavitù, ed infine abbraccia la
Repubblica. Il capitolo conclusivo, oltre a delineare i sessantesi anni di vita dell’Imperatore, da
ampio risalto alla figura dell’Imperatrice consorte, Teresa Cristina di Borbone, che come
7
vedremo, per il suo impegno e abnegazione nei confronti di un popolo che ha amato sin dal suo
arrivo da Napoli, viene ricordata come “La madre dei Brasiliani”.
Il primo Imperatore Pedro I, il protagonista del “Dia do fico”, del gennaio 1822,
quando, opponendosi al governo portoghese, accettò commosso di non tornare in Portogallo e
di diventare un sovrano costituzionale.
Pedro II e la consorte, Teresa Cristina, che tutti i brasiliani, con ingiustificato ritardo
riconobbero essere stati un Magnanimo e la Madre dei Brasiliani, destituiti ed esiliati, furono
dimenticati dal paese, lasciati morire e seppellire lontano da una terra, che nonostante tutto non
smisero mai di amare. Solo fin quando nel 1920, finalmente il popolo brasiliano, attribuì il
giusto merito alla memoria dei sovrani, permettendo che le loro spoglie riposassero per sempre
nella terra che tanto hanno amato.
8
I Capitolo: LE ORIGINI DELLA SCOPERTA DEL BRASILE
1.1 La Lusitania
La Repubblica del Portogallo deve la sua storia e le sue origini ai Lusitani un popolo di
pastori, che anticamente, risiedeva in un’ampia regione della penisola iberica, delimitata dai
fiumi Tago e Duero, chiamata appunto Lusitania.
La Lusitania come quasi tutto il resto della penisola iberica sin dal 218 a.C. era sotto il
controllo dell’Impero Romano. Le terre comprese tra le coste mediterranee e la valle del
Guadalquivir ne delineavano il confine e tutti i popoli che si trovavano al di fuori di questa
demarcazione erano stati alleati dei Cartaginesi nel corso delle storiche guerre puniche.
1
Quest’ultimi accettarono la dipendenza da Roma, cosicché ogni formale atto di rottura avrebbe
significato un accenno di ribellione.
Nel 193 a.C., i Lusitani insieme ad i Cartaginesi tentarono vanamente di invadere
l’Andalusia, un zona costiera ricadente nell’attuale Regno di Spagna, dando inizio così a
numerosi focolai di guerra che si protrassero per anni, esattamente fino alla nomina di
Governatore della Hispania Citerione
2
del Console Tiberius Sempronius Gracchus.
3
Gracco infatti attuò una politica di accordi tra lui ed i popoli ispanici, che regolavano
gli obblighi e tributi, da quelle terre verso Roma. La politica del Console fu un successo perché
“per la mentalità romana l’assunzione di un qualsiasi impegno verso coloro che erano
considerati propri sudditi e per di più barbari era quasi inimmaginabile”
4
ed assicurò
all’Impero un quarto di secolo di pace.
Infatti tra il 155 e 154 a.C., le numerose rivolte e ribellioni dei Lusitani si
trasformarono in una vera e proprio guerra, che impegnò in maniera ardua le legioni romane.
La fine delle ostilità fu decretata dal Governatore Servius Sulpicius Galba,
5
che dopo aver
raggiunto una tregua, sigillata da un accordo formale con cui si impegnava nell’assegnare ai
Lusitani delle terre fertili da coltivare, invitò i ribelli ad abbandonare le fortezze montane per
scendere in pianura, ma una volta effettuata la discesa a valle, Galba non rispettò più la parola
data ed ordinò ai suoi soldati di compiere una carneficina.
1
Furono tre grandi Battaglie tra i Romani e i Cartaginesi, chiamati punici dai primi, combattute tra il III ed il II
secolo a.C, che si conclusero con il successo di Roma ed il conseguente dominio nel Mediterraneo.
2
La Hispania fu divisa dai Romani in due provincie la Citerione (Catalogna e Valencia) con capitale
Terragona e la Ulteriore (Andalusia) con capitale Cordoba.
3
Tiberio Sempronio Gracco (220 a.C. - 54 a.C.), fu militare e console della Repubblica Romana.
4
ZIOLKOWSKI A., “Storia di Roma”, Mondadori, Milano, 2010, p. 150.
5
Servio Sulpicio Galba (190 a.C. - 135 a.C.), fu militare e Console della Repubblica Romana.
9
Tra i sopravvissuti al tradimento di Galba ci fu Viriathus,
6
che divenne dal quel
momento il principale nemico dei Romani, sospinto dal desiderio di vendicare il suo popolo
dal tradimento del Governatore romano. Viriato improntò la sua vendetta basandosi sulla
guerriglia, una lunga serie di imboscate ed azioni fulminee, con cui inferse numerose perdite
tra le fila dei legionari romani.
Nel 141 a.C , i Romani dopo una serie di vittorie sotto la guida del Console Quintus
Fabius Maximus Servilianus,
7
occuparono la città di Erisane ma furono sorpresi nella notte
dagli uomini di Viriato che li costrinsero alla fuga spingendoli verso le montagne dove li
accerchiarono e costrinsero alla resa. Un episodio che rievocò quanto già provato dai Romani
nel 321 a.C, nella gola di Caudio,
8
quando furono sconfitti dai Sanniti
9
e costretti
all’umiliazione del passaggio sotto le forche caudine.
10
Viriato che permise ai Romani di andarsene indisturbati, chiese in cambio il possesso
libero della Lusitania che doveva, inoltre, essere riconosciuta e considerata amica e alleata di
Roma.
11
Il patto fu siglato da tra i due comandanti Viriato e Serviliano, e proprio a
quest’ultimo toccò il compito di ratificarlo al popolo romano.
La pace durò poco, infatti appena fu nominato Console Quintus Servilius Caepio,
12
ottenne dal Senato l’autorizzazione per poter dichiarare guerra ai Lusitani. Viriato al fine di
scongiurare l’inizio di una nuova guerra, si premurò di inviare al Console tre negoziatori, che
però vennero raggirati dai Romani e dietro la promessa di grandi ricompense e titoli, convinti a
tradire e uccidere il loro Comandante.
13
Costoro, tornarono da Viriato e sorprendendolo nel sonno “gli conficcarono un
6
Viriato (Lusitania,180 a.C - 139 a.C.), eroe nazionale portoghese, fu un condottiero lusitano che combatté per
l’indipendenza della penisola iberica dalla Repubblica Romana.
7
Quinto Fabio Massimo Serviliano, fu militare e Console delle Repubblica Romana.
8
È una zona non meglio localizzata ricadente tra le provincie di Avellino e Benevento. Caudium la principale
città sannita secondo gli storici si chiamerebbe adesso Montesarchio, un piccolo comune montano della provincia
di Benevento.
9
Antico popolo italico, stanziato in una zona dell’Italia meridionale che prese nome di Sannio, in un area
localizzata tra la Regione Molise ed alcune zone dell’Abbruzzo e della Campania.
10
I Romani furono costretti a passare inermi sotto il giogo sannita, in cambio della loro vita stessa.
11
FREDIANI A., “Incredibile storia di Roma Antica”, Newton Compton Editori, Roma, 2016.
12
Quinto Servilio Cepione, fu militare e Console romano.
13
FESTUS R., “Le Dignita De' Consoli, E De Gl'Imperadori, E I Fatti De' Romani, E Dell'Accrescimento
Dell'Imperio, ridotti in Compendio da Lodovico Dolce Tradotti ed ampliati”, Gabriele Giolitto dé Ferrari, Venezia,
1560, p. 363.
10
pugnale nella gola, unica parte del suo corpo che fosse vulnerabile, perché Viriate non
lasciava mai la sua propria corazza.”
14
Il loro tradimento non portò loro ricchezze ma bensì la morte, perché tornati dai
Romani per riscuotere quanto loro promesso, ricevettero come risposta dal Console “che
Roma stimava troppo Viriato, per ricompensare coloro, che punto non avevano arrossito di
levarlo proditoriamente di vita e loro ordinò sotto pena di morte di uscire da Roma.”
15
Con l’uccisione di Viriato, morì quello che venne considerato idealmente come il
primo “Re dei Lusitani”, perché fu colui che postosi a capo del popolo lo condusse a sfidare lo
strapotere romano, in cerca di una propria identità e della libertà. Ma la resistenza ai Romani,
non fu opera solo di Viriato, perché era cominciata già prima della sua nascita e continuò
anche dopo la sua morte. Infatti tra l’80 e il 72 a.C. Quintus Sertorius,
16
un politico romano,
appena Lucius Cornelius Silla
17
ottenne il potere a Roma, si rifugiò nella penisola iberica, da
dove iniziò a dare un forte contributo al popolo lusitano sempre in lotta contro l’Impero,
portandolo alla vittoria per ben due volte sulle legioni romane guidate da Quintus Caecilius
Metellus
18
prima e Gnaeus Pompeius Magnus
19
dopo, venendo però successivamente tradito e
ucciso da un suo luogotenente nel 72 a.C. La Lusitania restò una provincia romana, fino agli
inizi del 400 d.C., quando l’Europa venne sconvolta dalle invasioni barbariche, e fu il popolo
suebo,
20
in fuga dagli Unni, guidato da Re Ermerico,
21
uno dei primi a ribellarsi all’Impero, ad
occupare la Lusitania. I Suebi, che entrarono nella penisola iberica insieme agli Alani ed i
Vandali, furono gli unici che formarono un organizzazione politica, infatti Paulus Orosius
22
14
BASSERIS L., “I Martiri della libertà”, Perrin, Torino, 1851, p. 304.
15
BERTOLOTTI D., “Storia di Portogallo dai primi tempi sino ai di nostri tratta dal La Clede, dal Vertot,
dal Durdent, dal Balbi e da altri autori per cura di Davide Bertolotti in continuazione al compendio della storia
universale del sig. conte di Segur”, Ranieri Fanfani Vendesi da Fusi Stella e compagni, Milano, 1824, p. 33.
16
Quinto Sertorio (Nursia,126 a.C. - 72 a.C.), fu militare e politico della Repubblica Romana.
17
Lucio Cornelio Silla (Roma,138 a.C. - Cuma,78 a.C.), fu militare e dittatore romano.
18
Quinto Cecilio Metello (250 a.C. circa - 75 a.C.), fu militare e politico romano
19
Gneo Pompeo Magno (Picenum,106 a.C. - Pelusio,48 a.C.), fu militare e politico romano
20
Suebi o Svevi erano un popolo barbaro di origine germanica proveniente dalle terre lambite dal Mar Baltico.
21
Fu Re dei Suebi di Gallaecia, dal 409 al 441, nel 438 a causa di una grave malattia che lo afflisse fu costretto
ad affiancarsi al trono il figlio Rechila, che divenne Re successivamente alla morte del padre.
22
Paolo Orosio (Braga,375 - 420), fu presbitero, storico, apologeta romano e discepolo di Sant’Agostino
d’Ippona, su invito del quale redasse gli “Historiarum adversos paganos libri VII”, complemento storiografico
alla sua opera “De civitate Dei”.
11
Presbitero di Braga scrisse di loro che: “rapidamente cambiarono le spade con gli aratri e
diventarono amici”.
23
Il regno dei Suebi durò fino al 584 , quando la Lusitania cadde in mano
ai Visigoti di Re Leovigildo, che vinse la dura resistenza sueba iniziata nel 416 quando
Walia,
24
succeduto ad Alarico,
25
autore del famosissimo sacco di Roma,
26
era penetrato nella
penisola iberica con l’intento di conquistarla e liberarla dalla presenza degli Alani, dei Vandali
ed appunto dei Suebi.
La dominazione visigota nella penisola iberica, resistette circa tre secoli ma non lasciò
traccia tangibile, in quanto non vennero apportate importanti modifiche in campo economico e
lavorativo, poiché si continuò semplicemente a sfruttare il quadro sociale ed economico
lasciato in eredità dai Romani. I Visigoti inizialmente non erano cattolici ma ariani, il che non
permise nell’immediato una perfetta integrazione con i popoli ispano romanici, fin quando
però nel 589, Re Recaredo I,
27
appena salito al trono, si convertì, abbracciando il
Cristianesimo.
28
Successivamente, fu elaborata una legge generale che doveva fornire una
linea guida sia per i Visigoti che per le popolazioni ispaniche.
“La liber iudicorum”
29
entrò in vigore nel 654, e grazie ad essa si stabilirono le prime
distinzioni sociali che caratterizzarono la società medievale portoghese, ovvero quella tra clero,
nobiltà e popolo. Infatti all’interno del regno visigoto, l’elezione del sovrano, differentemente
dalla quasi totalità degli altri regni dove questa era il frutto della discendenza dinastica
ereditaria, avveniva appunto per suffragio, il ché ovviamente creò forti divisioni e contrasti tra
le famiglie più potenti che miravano ognuna alla conquista della nomina. Il logico epilogo di
questo clima di tensione, altro non poteva essere se non lo scoppio di vere e proprie guerre
civili tra le fazioni contendenti, accompagnato da un sempre più manifestato malcontento per
le invariate condizioni economiche e sociali, ereditate dalla dominazione romana, in cui il
23
SARAIVA J.H., “Storia del Portogallo”, Mondadori, Milano, 2004, p. 11.
24
Vallia del Baltico, fu Re dei Visigoti dal 416 al 418.
25
Alarico dei Balti (Perice sul Danubio,370 - Cosenza,410), fu Re dei Visigoti, autore del sacco di Roma del
410, trovò la morte durante il suo tentativo di conquistare l’Africa.
26
LANFRANCHI P., “I Barbari”, Demetra, Milano, 2004, p. 23.
27
Recaredo dei Visigoti fu Re dei Visigoti dal 586 al 601, anno della sua morte.
28
MONTECCHIO L., “I Visigoti e la rinascita culturale del VII secolo”, Graphe.it, Perugia, 2006, p. 38.
29
Complesso di norme promulgate nel 654 dal Re visigoto Recesvindo valide per i Romani e per i Visigoti. È
conosciuta anche come Lex Wisigothorum Recesvindiana. Benché abroghi l’uso del diritto romano, sono presenti
molte fonti della Lex romana Wisigothorum riordinate in 12 libri. Le caratteristiche di diritto barbarico sono
evidenti nella crudeltà delle pene: la pena di morte è frequente, la fustigazione e la mutilazione sono pene correnti
per tutti. La vera novità della consiste nel tentativo da essa compiuto di superare il principio della personalità della
legge in nome del principio della territorialità della legge. (Cit. Edizioni giuridiche Simone).
12
regno versava. Se sotto l’aspetto politico il clima che si respirava era di forte instabilità, non da
meno era quello religioso. Nonostante la conversione al Cristianesimo di Re Recaredo,
all’interno del regno i sedimenti ariani rimasero presenti per secoli, cosi come quello dei
Sefarditi,
30
costretti da tutti i sovrani via via succedutesi alla conversione, ed infine ridotti alla
schiavitù perpetua sotto il regno di Egica.
31
Intorno al 711, un esercito di soldati berberi, guidato da Tariq ibn Zyyad,
32
esattamente
quasi un secolo dall’inizio della predicazione del profeta Maometto
33
in Arabia, attraversarono
lo stretto di Gibilterra, sconfissero a Guadalete
34
l’opposizione visigota di Rodrigo,
35
ed
invasero la penisola iberica, dando inizio ad una dominazione musulmana, i cui strascichi si
sarebbero protratti fino al 1492. La vittoria di Tarib fu dovuta al tradimento di alcuni ufficiali
visigoti Oppa e Sisbert,
36
che decisero di schierarsi dalla parte di Agila II,
37
figlio del defunto
Re Witiza,
38
in quella che precedentemente all’arrivo degli Arabi, era sfociata in una lotta alla
successione tra lui e Rodrigo, e che lo vide costretto a rifugiarsi a Ceuta, da poco caduta in
mano in mano musulmana.
L’Hispania che divenne Al Andalus in soli cinque anni passò quasi interamente sotto
l’influenza araba, grazie alla politica di invasione attuata che prevedeva: l’eliminazione o
messa in fuga della popolazione, la capitolazione e la consegna di una città dopo la stipula di
un patto (suhl) o un trattato di alleanza con cui avveniva la sottomissione in cambio di
30
Gli Ebrei residenti nella Penisola Iberica sino alla fine del 15° sec., gli esuli da quella regione (insediatisi in
molti paesi del bacino mediterraneo e altrove) e i loro discendenti. Rappresentano uno dei due gruppi principali in
cui è diviso l’ebraismo (l’altro è quello ashkenazita) distinto per tradizioni liturgiche e rituali, usi e lingua (è ancora
parlato in molte comunità lo spagnolo originario, chiamato ladino). I gruppi più consistenti di Sefarditi vivono in
Israele, Europa (soprattutto in Francia) e in America. (cit. Enciclopedia Treccani).
31
Egica dei Visigoti, fu Re dei Visigoti dal 687 al 702.
32
Tariq ibn Zyyad (670 - Damasco,720), fu il condottiero berbero musulmano che nel 711 diede avvio alla
conquista islamica della Spagna visigota.
33
Maometto (La Mecca,570 - Medina,632), in arabo Muhammad “Il lodato”, fondatore della religione
islamica è considerato dai musulmani il sigillo dei profeti, cioè colui che ha concluso il ciclo della rivelazione
iniziata da Adamo. (Cit. Enciclopedia Treccani).
34
Periodico, “Indicatore: ossia raccolta periodica di scelti articoli”, Nervetti, Milano, 1831, pp. 305-306.
35
Roderico dei Visigoti, o Rodrigo (Cordova,688 circa - battaglia di Guadalete,711 o 712), fu l’ultimo Re
della Spagna visigota.
36
LEONI A., “Storia militare del Cristianesimo”, Piemme, Casale Monferrato, 2005, pp. 46-48.
37
Agila II dei Visigoti (695 - Toledo,716 circa), fu un sovrano visigoto che resse il potere insieme al padre dal
708 al 710 anno in cui iniziò la disputa per la successione al trono con Roderico.
38
Witiza dei Visigoti, (sconosciuta - Toledo,710), fu Re dei Visigoti dal 702 al 710.