2
Nel secondo capitolo si passerà, perciò, ad analizzare Internet banking;
puntando l’attenzione sul concetto di banca a distanza (remote banking,
virtual banking,…) e sui servizi tradizionali offerti on line, oltre allo
sviluppo del trading on line e dell’e-commerce. A tale scopo verranno
analizzate diverse realtà bancarie che hanno introdotto Internet come nuovo
canale distributivo.
Ma il punto centrale della tesi verrà trattato nel terzo capitolo, e cioè il
commercio elettronico come una delle opportunità più attuali offerte da
Internet per le banche. In realtà è un argomento trattato in diversi testi e
riviste, ma la nostra attenzione ha riguardato il ruolo della banca come
promotrice di iniziative di e-commerce. Le banche, infatti, stanno
diventando sempre più attive in questo settore con conseguenti vantaggi per
i propri clienti e per le imprese. Però per rendere più interessante
quest’analisi sono stati esposti dei casi reali di banche che hanno realizzato
dei progetti relativi al commercio elettronico.
Nel capitolo quarto si è pensato di fare un po’ il punto della situazione in
base a quanto esposto nei precedenti capitoli, puntando l’attenzione sui
gruppi bancari che si stanno affermando velocemente dagli anni ’90 in poi,
quando, cioè, è iniziato un processo di concentrazione degli istituti di
credito. Si è pensato, perciò, di analizzare il posizionamento di alcuni di essi
nelle diverse aree di attività di Internet, visto che alcuni hanno assorbito
banche già operanti in Internet e altri hanno creato divisioni o altri istituti
per operare on line.
3
Ovviamente i gruppi hanno realizzato risultati diversi che però hanno
evidenziato eventuali punti deboli e ulteriori modifiche da realizzare. Inoltre
l’analisi dei gruppi creditizi servirà anche come introduzione alla
presentazione del caso, visto che il portale di cui parleremo ha tra i
promotori un gruppo bancario.
Ma ritornando al tema centrale del lavoro; dall’analisi dell’e-commerce
risulterà evidente come esso sia soprattutto un’ottima opportunità per le
piccole e medie imprese (PMI) che rispetto alle grandi imprese sono in una
situazione svantaggiata per quanto riguarda il loro ruolo in questo settore.
Esse, oltre a dover affrontare ingenti investimenti, hanno bisogno di
conoscenze tecnologiche e di un’organizzazione interna ben strutturate.
Nonostante ciò esse sono molto importanti per il sistema produttivo italiano,
dato che il 90 % delle imprese ha meno di 200 dipendenti e sono ben
radicate in diverse realtà locali. Inoltre si stanno adeguando velocemente
alle innovazioni tecnologiche, basti pensare che il 70% delle aziende ha un
collegamento ad Internet.
Per queste motivazioni si è pensato di trattare, nel quinto capitolo, come
caso empirico, il portale Coralis che è stato definito come un punto di
riferimento per le PMI; è stato ideato proprio per aiutarle ad avere successo
nell’e-commerce. La caratteristica saliente è che, oltre ad offrire i servizi
presenti in qualsiasi marketplace, offre una serie di servizi a valore aggiunto
che servono a guidare e a rendere protagoniste le PMI.
4
L’offerta si rivolge sia a specifici segmenti produttivi (marketplace
verticale) sia a generiche categorie merceologiche (marketplace
orizzontale). Inoltre permette di far ottenere notevoli risparmi su alcune
utenze che spesso hanno un’elevata incidenza sulle spese delle imprese. I
risultati realizzati finora, così come risulterà dall’esame dei dati, sono
sicuramente soddisfacenti e nonostante il fallimento di alcune iniziative, il
futuro di Coralis ha buone possibilità di successo. Tutto ciò è confermato
anche da un intervento della d.ssa Martini B., responsabile comunicazione
Coralis, che ha dichiarato: “Attualmente Coralis ha uno stato di sviluppo
che pochi marketplace hanno. Si sta operando per allargare il gap con gli
altri attori presenti nel nostro mercato di riferimento. Dal nostro punto di
vista Coralis è un’iniziativa di ampio respiro che ha risorse ampiamente
sufficienti per poter trarre vantaggio dalla selezione che si verificherà nei
prossimi anni”.
5
1. EVOLUZIONE DELLA STRUTTURA BANCARIA: DAGLI
SPORTELLI TRADIZIONALI ALLA BANCA VIRTUALE
1.1 La banca tradizionale
Come introduzione all’esame dell’evoluzione dell’attività creditizia può
essere utile qualche cenno storico. La denominazione originaria di banca era
banco
1
. Esso nacque innanzitutto per custodire la moneta che il pubblico gli
affidava sia per farne accertare il valore, sia per farla conservare in un luogo
più sicuro delle dimore private. Ma si occupava anche di effettuare i
pagamenti per conto dei depositanti, anche in luoghi lontani, utilizzando
propri corrispondenti.
Col passar del tempo il banco cominciò ad erogare prestiti non solo a privati
ma anche agli Stati ed a consegnare ai propri depositanti dei certificati di
deposito i quali finirono per assolvere una funzione tipicamente monetaria.
Inoltre alcuni banchi cominciarono ad emettere biglietti aventi corso legale
che erano convertibili in moneta metallica. Successivamente, cambiando le
esigenze economiche della collettività, oltre alla moneta metallica si diffuse
l’uso di banconote a cui lo Stato riconobbe il valore di moneta legale.
1
Ricci R., La banca moderna, UTET, 1988.
6
Attualmente la banca però ha come funzione principale quella di raccogliere
risparmio e trasformarlo in prestiti per le aziende di produzione e le
famiglie; si interpone cioè tra chi si trova in situazione di surplus monetario
e chi è in deficit monetario.
Soggetti in surplus BANCA Soggetti in deficit
La banca svolge due funzioni principali: monetaria, ossia fornire al mercato
i mezzi per agevolare gli scambi, la moneta bancaria e quella legale;
creditizia
2
, che si estrinseca attraverso due momenti collegati tra loro:
raccolta e impieghi. Oltre a queste funzioni, che verranno analizzate nei
prossimi paragrafi, vi è anche la funzione di servizi che si sta sviluppando
molto negli ultimi anni. Infatti la banca sta vivendo profondi cambiamenti,
ma la sua organizzazione resta in parte legata a quella originaria: lo
sportello tradizionale non perderà la sua importanza, vedrà semplicemente
mutate le funzioni svolte e il ruolo distributivo. Da sportello “tutto fare”
potrà essere convertito in uno sportello orientato al “servizio” del cliente per
tutte quelle operazioni che richiedono un intervento attento della banca.
2
De Simone E., La storia della banca: dalle origini ai nostri giorni, Arte Tipografica,
1987.
7
1.1.1 Organizzazione della banca tradizionale
Per poter analizzare l’evoluzione della struttura bancaria, occorre
innanzitutto esaminare quale è il modello di riferimento della banca
tradizionale per poi evidenziare i cambiamenti che si sono verificati nel
corso degli anni.
La banca è organizzata sull’offerta di servizi attraverso la copertura capillare
del territorio mediante una rete di filiali, al fine di essere quanto più vicine
possibili alle esigenze della clientela e a tale scopo ne sono state aperte
anche alcune in centri commerciali e supermercati. Ogni sede della banca è
presidiata da personale non caratterizzato da particolari orientamenti
professionali che si occupa di gestire un insieme standard di prodotti bancari
tradizionali. I dipendenti della banca sono elemento caratterizzante la
struttura organizzativa, essi operano nel rispetto di una precisa gerarchia
creata in base ai vari gradi del personale direttivo e fondata sul rispetto di
regole ben precise e sulla diligenza. Su questo modello però si sono
innestate da tempo diverse modalità di erogazione dei servizi (self-service,
Organizzazione banca
Filiali
Funzioni
svolte
Clientela
8
carte di credito, dispensatori di contanti) che sono basate sulla semplicità e
facilità di accesso
3
.
Volendo dare una definizione molto generale della banca, si potrebbe dire
che è un’impresa di intermediazione creditizia, un organo di pagamenti e un
centro di servizi. Intermediaria creditizia, perché raccoglie depositi e li
trasforma erogando credito
4
; infatti i depositi generano prestiti e questi a
loro volta creano altri depositi e il ciclo continua con depositi e credito che
si autoalimentano. Ma oltre a tali funzioni tipiche bancarie, se ne sono
aggiunte negli ultimi anni altre innovative; ciò a causa della crescente
concorrenza e della riduzione della redditività. La banca è perciò anche
centro di servizi, in quanto si occupa di un insieme eterogeneo di
prestazioni. Esse spaziano dall’intermediazione in titoli alla consulenza
finanziaria, dalla gestione degli investimenti obbligazionari e azionari alla
custodia di beni e valori in locali attrezzati, dalla vendita di valute straniere
al pagamento delle utenze
5
. Questi servizi oltre a incidere positivamente sul
reddito delle aziende di credito, migliorano anche il rapporto con la
clientela, date le condizioni di contratto differenziate e coerenti con le
esigenze dei risparmiatori.
3
Dainesi E., Net banking: banche e utenti dialogano su Internet, Apogeo, 1999.
4
Lacchi L., La banca, ESI, 1994.
5
Ricci R., La banca moderna, UTET, 1988.
9
Nella banca tradizionale, infatti, il cliente si rivolge all’istituto in base alle
sue necessità; invece, nella banca virtuale, come verrà spiegato in seguito,
essa stessa si propone alla clientela
6
.
Si può dedurre che nella banca tradizionale la clientela ha un ruolo molto
importante nella gestione del rapporto, in quanto è anche la variazione dei
gusti del cliente ad indurre la banca a fare determinate scelte.
Successivamente si vedrà che questo ruolo è diventato ancor più
determinante per le strategie realizzate.
6
Pietrabissa E., “Verso la banca virtuale”, Sviluppo & Organizzazione, n.152, 1995. Dallo
stesso articolo è stato tratto lo schema che rappresenta il rapporto cliente-banca
tradizionale.
PRODOTTI/SERVIZI
BANCA TRADIZIONALE
CLIENTE
10
1.1.2 Costi e benefici
Quando si parla di banca, non è sufficiente considerare soltanto le scelte
organizzative, ma occorre far riferimento anche al controllo delle condizioni
concorrenziali del mercato. Negli ultimi tempi si è avuto un aumento
dell’incidenza dei costi operativi sui fondi intermediati, ciò non solo per le
spese del personale, ma soprattutto per altri costi di struttura
7
.
Comunque anche le spese per il personale sono aumentate data la crescita
dell’occupazione che è risultata pari a circa 1/5 di quella degli anni ’80; ciò
per l’insediamento di numerosi sportelli “leggeri” in termini di addetti
occupati e a per i processi di riallocazione del personale dalle direzioni
centrali alle filiali operative
8
. Gli incrementi del costo del lavoro sono
dovuti anche a normative di legge (trattamento di fine rapporto, scala
mobile) e al contenuto dei contratti collettivi nazionali. Altro elemento che
incide su questi costi è l’anzianità media del personale cui è legata una serie
di disposizioni contrattuali con effetti economici diretti (es. maggiorazioni
retributive) e indiretti (es. passaggio automatico di grado a cui segue il
diritto di maggiori retribuzioni).
Però c’è anche da dire che l’incidenza delle spese del personale sul totale
dell’attivo è crescente al diminuire delle dimensioni unitarie della banca. Le
7
Corbellini M., “Evoluzione dei costi della banca”, Banche e banchieri, n.4, 1995. Tali
costi comprendono non solo il costo medio per addetto, ma anche gli oneri relativi ai locali,
alla sicurezza, ai macchinari e a quanto altro occorre per la gestione di un punto vendita.
8
Zaccari C., “I costi operativi delle banche italiane”, Bancaria, n.5, 1994.
11
banche maggiori operano con costi operativi più contenuti e le banche
minori, invece, hanno condizioni di efficienza meno competitive. La
quantità di fondi gestita dallo sportello medio di una grande banca risulta
più del doppio di quella di uno sportello di una banca media e quasi il triplo
di quella gestita dallo sportello di una banca piccola. Tutto ciò grazie ad
elevate economie di scala: aumentando le dimensioni si riducono i costi
unitari. Pertanto la politica di concentrazione è opportuna e talvolta
obbligata per banche di dimensioni poco competitive
9
.
L’attività della banca determina però anche vari benefici. Essi vanno
considerati innanzitutto in termini economici.
La banca negozia condizioni contrattuali differenziate a seconda della natura
dei fondi che affluiscono nei conti: remunerazione più elevata per i depositi
tempo (certificati di deposito, obbligazioni) e retribuzione più bassa per i
depositi moneta che spesso sono richiesti solo per motivi legati alla gestione
della tesoreria delle aziende depositanti
10
.
Esistono comunque due modalità di tariffazione dei servizi bancari: l’una
esplicita, che implica l’addebito diretto delle commissioni o delle
provvigioni relative al servizio erogato; l’altra implicita, che prevede il
recupero indiretto dei costi sostenuti mediante l’applicazione di particolari
condizioni contrattuali sulle operazioni creditizie. Oggi la banca adotta
9
Preda S., “Redditività e concentrazione nelle banche italiane: tre strade per uscire dal
guado”, Bancaria, n.7, 1995.
10
Motta G., La banca, Il Mulino, 1999.
12
soprattutto il secondo tipo di tariffazione così la maggior parte dei costi
vengono recuperati con l’imputazione di oneri accessori alle operazioni
dell’attività tradizionale. Il sistema di remunerazione indiretta può essere
però svantaggioso sia per la banca che per la clientela. Le banche,
confondendo nel margine di interesse i proventi dell’attività tradizionale con
quella dei servizi, si privano della possibilità di rilevare i ricavi derivanti
dall’offerta dei servizi e di individuarne il grado di redditività. I clienti non
conoscendo il prezzo, non possono effettuare un confronto con le condizioni
praticate dalle imprese concorrenti
11
.
Ma al di là dell’aspetto puramente economico, la banca deve considerare
anche altri benefici quali: la promozione dell’immagine della banca, la
qualità del servizio, la cura del rapporto banca-cliente; in particolare la
banca deve generare fiducia e tutelare tutte le informazioni utili e riservate
relative alla clientela.
1.1.3 Redditività della banca
Dopo aver esaminato la composizione dei costi e dei ricavi, è necessario
considerare anche gli effetti sulla situazione economica. Tra l’altro la
redditività del sistema bancario italiano è stata caratterizzata negli scorsi
anni da un sensibile calo dovuto a una serie di fattori.
11
Salvatici A.,“La banca virtuale”, Banche e banchieri, n. 2, 1996.
13
L’andamento del margine di intermediazione
12
rapportato al volume dei
fondi intermediati ha subìto una riduzione che non è stata accompagnata da
una riduzione dei costi operativi
13
.
Ciò anche a causa dell’aggregato “altri ricavi netti”
14
, che ha concorso
sempre poco alla redditività; poiché, per esempio, la componente riferita
agli utili da negoziazione titoli è influenzata da fattori congiunturali quali
l’andamento dei tassi d’interesse, l’intensità della domanda e le dimensioni
dei portafogli delle banche.
Inoltre, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crescente
competizione all’interno del sistema bancario con fenomeni di notevole
importanza. Il numero degli sportelli è aumentato, ma ogni nuova filiale non
ha garantito adeguati livelli di redditività nel medio-lungo termine. Inoltre,
12
Il margine di intermediazione è dato dalla somma del margine di interesse con i ricavi
netti. Il margine di interesse è dato dal risultato dell’attività tipica bancaria.
13
Giorgino M., “Diversificazione e redditività delle banche italiane”, Bancaria, n.10, 1996.
14
Risultati economici netti provenienti da attività estranee all’intermediazione creditizia
(incasso effetti, consulenza, intermediazione e negoziazione titoli).
Riduzione
redditività
Riduzione margine
intermediazione
Aumento
concorrenza
Riduzione
margine interesse
14
la forte concorrenza ha determinato numerose operazioni di fusione e
acquisizione da parte di banche più grandi verso altre più piccole, che hanno
permesso di realizzare elevate economie di scala e livelli di rendimento più
soddisfacenti
15
.
Anche il margine di interesse ha subìto un calo dovuto all’aumento dei costi
operativi, in particolare quelli del personale, che, come visto in precedenza,
sono aumentati non per la crescita del numero di dipendenti, quanto per
l’andamento del costo del lavoro e i costi per la formazione del personale.
Tutto ciò però ha indotto le banche a massimizzare i redditi facendo leva sui
volumi intermediati; la spinta sui volumi ha comportato affidamenti non
sempre economicamente convenienti, con un peggioramento della qualità
del credito.
Dalla metà degli anni ’90 la situazione, però, è migliorata; il margine di
interesse è cresciuto, soprattutto per le piccole banche, in quanto il margine
cresce al diminuire della dimensione aziendale e ciò per un incremento delle
masse di credito verso la clientela.
Anche il risultato di gestione è cresciuto in misura soddisfacente. Gli utili
sono saliti fino al 9.7% nel 1999, anche se quasi la metà di tale valore è
assorbito dal negativo andamento delle perdite stimate sui crediti
16
.
15
Preda S., “Redditività e concentrazione nelle banche italiane: tre strade per uscire dal
guado”, Bancaria, n.7, 1995.
16
Relazione annuale su “La politica monetaria unica: gli intermediari finanziari e i mercati
finanziari e monetari” della Banca d’Italia tratto dal sito www.bancaditalia.it
15
Tutto ciò grazie ad una politica di diversificazione del portafoglio delle
attività bancarie, minimizzando il rischio e aumentando il rendimento. Sono
state sviluppate aree di attività a più elevato contenuto di servizio,
privilegiando i servizi con caratteristiche innovative al fine di realizzare
delle sinergie tese a contenere i costi operativi
17
, ad aumentare il margine di
interesse
18
e a stabilizzare i profitti.
Tutto ciò ha permesso alle banche di essere più competitive e di dare
maggiore attenzione al miglioramento dei processi produttivi e
all’ampliamento della gamma di prodotti, anche se la redditività è in
continua evoluzione.
1.1.4 Servizi offerti e grado di soddisfazione della clientela
Analizzati gli aspetti organizzativi ed economici dell’attività bancaria, si
può passare ad esaminare ciò che la banca offre e la reazione della clientela,
che come visto, spesso è importante nelle diverse scelte.
17
Giorgino M., “Diversificazione e redditività delle banche italiane”, Bancaria, n. 10,
1996. V. anche Baglioni A., “Banca universale”, Banca Impresa e Società, n.12, 1999
18
Il margine di interesse è migliorato grazie alla riduzione del divario tra i tassi praticati nel
nostro sistema e quelli praticati a livello europeo e alla riduzione della differenza tra tassi
attivi a breve termine applicati al Sud e Centro-Nord, con tassi leggermente più alti al Sud
vista la maggiore rischiosità del credito. Comana M., “La redditività delle banche italiane:
ritorno al futuro?”, Banche e banchieri, n.2, 1998.