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Questa innovazione racchiude soprattutto i concetti di outsourcing delle attività non rientranti
nel core business e l’uso dell’Information and Communication Technology nelle procedure
di approvvigionamento. Il Magazzino Virtuale rappresenta un metodo rivoluzionario di
gestione delle scorte all’interno di un distretto industriale, ed è un concetto che racchiude gli
elementi tramite i quali il web ha influenzato l’economia così come la società in generale: la
virtualità e la commercializzazione del tempo e dello spazio.
Andrea Leonelli
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1. GESTIONE DELLA SUPPLY CHAIN
1.1 Supply Chain Management, possibili definizioni:
A seconda dei diversi punti di vista presi in considerazione, le definizioni di Supply Chain
Management possono essere diverse:
“L’incremento di valore economico e percepito da parte del cliente attraverso la gestione
sincronizzata dei flussi di materie prime e delle informazioni associate,
dall’approvvigionamento delle materie prime al consumo.” (B.J. LaLonde, Ohio State
University, 1996)
“SCM consiste nell’avere il prodotto giusto, nel posto giusto, al prezzo giusto, nel momento
giusto, nelle giuste condizioni.” (R. Blackwell, Ohio State University, 1998)
“Gestione integrata dei flussi fisici ed informativi tra più partner di una filiera produttiva-
distributiva.” (G. Spina, Politecnico Milano, 2002)
“SCM requires a change from managing individual functions, to integrating activities into
key supply chain process. The customer remains the primary focus of the project.” (Lambert,
Cooper)
Rileggendo queste definizioni possiamo estrapolare dei concetti che sono delle vere e proprie
fondamenta sulle quali si regge una efficace gestione della catena di fornitura:
ξ Focus sul cliente:
L’attenzione è posta al successivo stadio del processo di trasformazione secondo un’ottica di
cutomer satisfaction che vede il cliente interno della filiera produttiva come centro
gravitazionale dell’attività dei diversi attori nella Supply Chain. Il cliente è parte attiva
dell’attività dell’azienda, e secondo una logica di “kanban”, può contribuire in maniera
rilevante ad un’efficiente organizzazione interna. Infatti, come affermava Ohno,
nell’assemblaggio di automobili, possiamo concepire il processo produttivo come
un’operazione di prelievo, che partendo da “valle”, va a “monte” per prendere solo i pezzi
necessari e solo nel momento in cui ce n’è bisogno
1
.
1
Ohno, “Lo Spirito Toyota”
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ξ Condivisione delle informazioni:
La creazione del valore all’interno della filiera presuppone un gioco di squadra tra i vari
operatori economici che non può fare a meno di un continuo e rapido scambio di
informazioni. Uno strumento che permette lo scambio di informazioni in modo rapido ed
efficace è l’Information and Communication Technology, che attraverso le sue infrastrutture
ed innovazioni permette di migliorare l’interattività di Supply Chain sia dal punto di vista
qualitativo che quantitativo.
In una collaborazione o alleanza tra due o più aziende, l’obiettivo può essere rappresentato
sostanzialmente dalla riduzione dei costi di transazione, dalla massimizzazione del profitto, o
dall’incremento dello know-how interno aziendale. Chen e Li hanno suddiviso la conoscenza
aziendale in due parti: la conoscenza di contenuto e la conoscenza di processo. La prima è
rappresentata dall’insieme di capacità e risorse presenti in ogni singola area funzionale, e può
includere la tecnologia, le risorse di marketing, la capacità di produzione, e altre conoscenze
funzionali. La conoscenza di processo, o know-how invece, è creata da efficienti sistemi di
creazione e può derivare dalla gestione aziendale basata sulla collaborazione tra imprese, o
attraverso l’esperienza accumulata nello sviluppo di nuovi prodotti.
Entrambi i tipi di conoscenza condivisa tra più aziende contribuiscono comunque ad una
migliore gestione della supply chain.
ξ Integrazione delle attività interne della catena:
Il SCM introduce un concetto interessante ed innovativo come la competitività di filiera. E’
infatti sempre più difficile al giorno d’oggi, con la crescente concorrenza dovuta al
progressivo allargamento dei mercati, essere competitivi a livello globale senza un gioco di
squadra continuo che veda come fine e principio il consumatore finale (vedi fig.1). Per
attuare ciò è innanzitutto necessario il comportamento dell’imprenditore, che deve
necessariamente rinunciare a parte della sua sovranità e abbandonare un’ottica di breve
periodo per abbracciare la gestione integrata di filiera verso una maggiore efficienza della
catena di fornitura.
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SOGGETTO 1 SOGGETTO 2 SOGGETTO 3 SOGGETTO 4 SOGGETTO 5
CATENA DI FORNITURA
Figura 1: Schema elementare di orientamento al cliente della catena di fornitura
L’integrazione basata sulla condivisione di informazioni tra più imprese porta dunque ad una
migliore performance della supply chain. Questa collaborazione permette alle conoscenze,
all’engineering e alle capacità produttive del fornitore di costituire un input per il processo di
creazione e sviluppo di prodotto per il cliente di catena.
Effetti diretti di un’oculata gestione della catena di fornitura, possono essere quindi:
ξ Miglioramento della soddisfazione per il cliente, attraverso la personalizzazione del
prodotto e la riduzione del lead time.
ξ Creazione di valore per il cliente finale.
ξ Riduzione dei costi di magazzino, producendo in base alla domanda interna.
ξ Riduzione dei costi totali di produzione, attraverso l’aumento di efficienza dovuto alla
programmazione integrata di produzione per mezzo dei flussi informativi di catena.
…CLIENTE FINALE
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1.2 Due modelli di gestione della Supply Chain
Nella maggior parte delle aziende, comprese le realtà individuali, si sono delineati nel tempo
due modelli gestione dei rapporti all’interno della catena di fornitura. Modelli che dipendono
dalla natura delle relazioni, ed in gran parte dal grado di interazione tra gli attori interni alla
catena, la quale a sua volta determina il livello di integrazione e condivisione di informazioni
tra i vari soggetti.
Nella gestione della supply chain basata nell’approvvigionamento di commodities nei settori
tradizionali, come accade nella maggior parte delle imprese presenti nel Nord America, il
ruolo dell’interazione con il fornitore è ridotto ai minimi termini ed il cliente appena può
attua mosse speculative con lo scopo di minimizzare la forza contrattuale del fornitore e la
relativa dipendenza da esso.
Questo modello contrasta con la stretta collaborazione all’interno della supply chain, che
trova ispirazione nel modello giapponese, orientato verso la realizzazione di rapporti
collaborativi rilevanti e di lungo termine con i propri fornitori. Nel modello collaborativo, i
partner condividono un numero maggiore di informazioni e coordinano più risorse,
promuovono la qualità e la velocità di processo nella pianificazione di relazioni di lungo
termine, basate in gran parte sulla fiducia.
Echeverri e Carroll
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individuarono nella stretta integrazione di risorse all’interno della
catena, resa possibile dal continuo trasferimento di informazioni e conoscenze, il fattore
chiave del successo del modello collaborativo. Modello che si avvale di particolari strumenti
tecnologici di cui ci occuperemo più avanti.
Il modello di gestione della suppy chain di commodities è quindi usato con l’obiettivo di
contenere i costi a causa delle pressioni competitive. I rapporti con i fornitori, sono dunque
molto limitati per permettere la minimizzazione degli switching cost. Nel mercato dei
commodities, le soluzioni dell’Information Technology sono dunque usate per ottenere dei
vantaggi di efficienza, delle soluzioni di comunicazione semplificate e standardizzate che
hanno bisogno almeno di un computer standard, una connessione a internet, e un browser
standard. Una finalità dell’instaurazione di relazioni di breve termine è quindi quella di poter
usufruire di una catena di fornitura facilmente riconfigurabile a seconda dei trend di mercato,
con dei vantaggi di costo di lungo termine.
2
Echeverri-Carroll, E.L., "Knowledge Flows in Innovation Networks: A Comparative Analysis of Japanese and
US High-Technology Firms", Journal of Knowledge Management, 1999.
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Nel modello collaborativo, grazie alla stretta integrazione e allo sviluppo di network
strategici, la stretta connessione tra i vari attori nella loro attività tipica è usata come fonte di
valore per ogni singolo partner. In questo caso, strumenti tecnologici come i sistemi di EDI,
gli ERP o i supply chain portals, rappresentano delle risorse chiave per permettere
l’integrazione tra i partner. Integrazione che consiste nella condivisione di informazioni
critiche, e che rende la conoscenza un vero e proprio input chiave. Un risultato di questo
modello di gestione è rappresentato, oltre che dalla riduzione dei costi e l’incremento della
qualità, dalla superiore capacità di apprendimento del dipendente, grazie sia
all’organizzazione interna, che alle conoscenze provenienti dall’esterno. Questo fattore può
essere considerato utile inoltre, anche in fase di progettazione e di sviluppo di un nuovo
prodotto. Un esempio è rappresentato dalla Toyota, che con l’integrazione con i propri
fornitori, stabilì con questi obiettivi comuni e promosse la condivisione di know-how. Il
risultato non fu solo la rilevante mole di nuova conoscenza creata, ma anche il rafforzamento
dei rapporti. Inoltre si ottenne una aumento della produttività del 14% ed i costi di inventario
furono ridotti per il 25%.