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INTRODUZIONE
L’ansia specifica nel post-partum si riferisce alla presenza di un’eccessiva
preoccupazione che si verifica successivamente alla nascita del bambino ed è
associata alla percezione di un pericolo costante che genera ansia e paura
irrazionali, traducendosi in una specifica sintomatologia a livello fisico, emotivo e
comportamentale (APA, 2014; Cleveland Clinic, 2022). Si stima una prevalenza
compresa tra il 15% e i 33% di ansia puerperale nelle neomamme, ma sono ancora
scarsi gli studi che trattano di questo disturbo (Coates, Schaefer & Alexander, 2004;
Grant et al., 2008; Giardinelli et al., 2012; Dennis, Coghlan, & Vigod, 2013; Paul,
et al., 2013; Farr et al., 2014; Radoš et al., 2018). Infatti, le informazioni relative a
tale fenomeno derivano principalmente dalle ricerche effettuate per approfondire il
fenomeno della depressione post-partum, per cui l’ansia puerperale è considerata
più come un sintomo che un disturbo a sé (Radoš et al., 2018). Nonostante ciò, si
sottolinea la necessità di incrementare l’attenzione verso la specificità della
sintomatologia ansiosa materna, in quanto diversi studi in letteratura hanno
dimostrato come tale stato incida negativamente sullo sviluppo del legame di
bonding con il bambino, influenzando così le traiettorie di sviluppo future (Robson
& Powell, 1982; Murray & Cooper, 1996; Brockington, 2004; Lambruschi, 2004;
McNamara et al., 2019; Fallon, Silverio, Halford, Bennett, & Harrold, 2021; Ferro,
Parodi, Barlocco, Valentini, & Riva Crugnola, 2018). La madre, infatti, dovrebbe
essere in grado di fornire risposte adeguate rispetto alle esigenze e ai bisogni
espressi dal neonato, stabilendo con quest’ultimo una relazione caratterizzata da
stabilità e sintonia, attraverso la presenza di sensibilità materna e disponibilità
emotiva (Bowlby, 1958; Tambelli et al., 2010; Le Bas et al., 2022; Camisasca, Di
Blasio, & Miragoli, 2022). Tuttavia, si è evidenziato come le madri con una
sintomatologia ansiosa mostrano una maggiore difficoltà a sviluppare una relazione
positiva e affettuosa con il loro bambino, non riuscendo a sintonizzarsi in modo
adeguato con i bisogni espressi e, di conseguenza, a rispondervi in modo
appropriato (Nicol-Harper et al., 2007; Grant et al., 2010; Beebe et al., 2011; Tiez,
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Zietlow, & Reck, 2014; McNamara, Townsend, & Herbert, 2018; Ferro et al.,
2018).
Alla luce di queste premesse, con il presente lavoro di tesi si intende indagare
l’impatto dell’ansia materna post-partum sulla qualità del bonding con il bambino.
Il primo capitolo, L’ansia nel post-partum, ha l’obiettivo di esplorare il fenomeno
dell’ansia puerperale, fornendone un quadro il più esaustivo e completo possibile.
Nello specifico, è stata dapprima effettuata una breve rassegna dei principali
disturbi del periodo puerperale per inquadrarne le caratteristiche principali.
Successivamente, è stata posta l’attenzione sull’ansia specifica del post-partum, di
cui si è fornita una definizione esaustiva e completa, per poi indirizzare l'interesse
sulle caratteristiche principali, la prevalenza, il decorso e le comorbidità. Sono
successivamente stati indagati diffusamente i fattori di rischio e di protezione; i
primi concorrono a determinarne l’insorgenza, mentre i secondi consentono di
mitigarne gli effetti negativi. Infine, si sono evidenziati i correlati neurobiologici
dell’ansia nel periodo del post-partum e sono stati brevemente presentati alcuni
interventi che possono essere effettuati per il trattamento di tale stato.
Il secondo capitolo, L’impatto dell’ansia port-partum sul legame con il bambino,
si pone, invece, l’obiettivo di indagare l’impatto dell’ansia post-partum della madre
sul legame con il bambino. É stata dapprima posta l’attenzione sui concetti di
bonding e di attaccamento, per i quali sono state analizzate le caratteristiche
principali al fine di distinguerli e delinearli accuratamente. Successivamente, si è
spostata l’attenzione sulle conseguenze dell’ansia materna sullo sviluppo del
bonding madre-bambino, al fine di analizzare come la sintomatologia ansiosa
materna possa di fatto influenzare le interazioni e il legame con il neonato.
Il terzo e il quarto capitolo si soffermeranno sulla metodologia della ricerca e
sull’analisi dei dati ricavati dallo studio di ricerca “International survey of
Childbirth-Related Trauma” (INTERSECT), organizzato dall’Unità di Ricerca sul
Trauma del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano in
collaborazione con la City University di Londra. Nello specifico, il terzo capitolo,
Metodologia della ricerca, è finalizzato alla descrizione della metodologia di
ricerca del presente lavoro di tesi. Pertanto, sono stati illustrati gli obiettivi e le
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ipotesi di ricerca e sono stati descritti dettagliatamente il campione di riferimento,
gli strumenti presi in considerazione e la procedura adottata. Nel quarto e ultimo
capitolo, Analisi dei dati e discussione, sono stati analizzati e discussi i risultati
ottenuti sulla base della letteratura di riferimento e, infine, sono stati messi in luce
i limiti della ricerca e le prospettive future.
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CAPITOLO 1
L’ANSIA NEL POST-PARTUM
1.1 Introduzione
La nascita di un bambino costituisce un momento particolarmente significativo per
una donna, trattandosi di un evento trasformativo che impatta sulla vita quotidiana
a diversi livelli (Borders, 2006; Takahashi & Tamakishi, 2014). Infatti, tale
fenomeno comporta l’integrazione del nuovo ruolo di genitore all’interno
dell’identità della donna, nonché una mutazione dei ruoli precedenti (Takahashi &
Tamakishi, 2014).
Il periodo post-partum, noto anche come puerperio, inizia immediatamente dopo il
parto e termina entro sei settimane, quando il corpo della madre ritorna alle sue
condizioni anatomo-funzionali pregravidiche (Dennis et al., 2007). Oltre ai
cambiamenti fisiologici e alle problematiche mediche che possono insorgere
durante questo periodo, di particolare pregnanza sono i diversi cambiamenti a
livello psicologico che avvengono nella neomamma (Dennis et al., 2007; Takahashi
& Tamakishi, 2014). Comunemente, si verifica un progressivo adattamento della
donna a tali cambiamenti; tuttavia, è possibile che tale momento di transizione
abbia un esito diverso, sfociando in problematiche che interessano la salute
mentale. Pertanto, il periodo neonatale risulta essere particolarmente critico
(Dennis et al., 2007; Takahashi & Tamakishi, 2014).
Per la maggior parte delle donne, diventare madre comporta un miglioramento
dell’umore sia durante la gravidanza, sia nel periodo post-partum, conducendo ad
una diminuzione dei livelli di ansia (Altshuler, Hendrick, & Cohen, 2000; Sjogren,
Widstrom, Edman, & Unvas-Moberg, 2000; Breitkopf et al., 2006). Tuttavia, il
medesimo evento può essere vissuto come angosciante sia fisicamente che
psicologicamente (Takahashi & Tamakishi, 2014; Pawluski, Lonstein, & Fleming,
2015; Rai, Pathak, & Sharma, 2015). Preoccupazioni frequenti nella neomamma
possono riguardare numerosi aspetti, quali:
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- la propria salute e quella del neonato;
- la necessità di una riorganizzazione del proprio tempo e delle proprie
abitudini;
- la diminuzione di tempo per sé;
- le continue richieste di accudimento da parte del bambino e la capacità di
prendersene cura in modo adeguato;
- il tentativo di mantenere le proprie relazioni interpersonali con amici e
familiari;
- le eventuali difficoltà che si possono manifestare nella relazione con il
partner.
Queste preoccupazioni, qualora si manifestino in modo particolarmente intenso,
possono condurre ad un disturbo specifico del periodo post-partum (Fishbein, &
Burggraf, 1998; Huizink, Mulder, Robles De Medina, Visser, & Buitelaar, 2004;
Pathak, & Sharma, 2015). Tali pensieri possono provocare uno stato di ansia
eccessiva, pregiudicando diversi aspetti della vita della neomamma, fra cui la
relazione con il nuovo nato (Lonstein, 2007; Pawluski, Lonstein, & Fleming, 2015).
Malgrado ciò, tale momento particolarmente critico e delicato non riceve la giusta
attenzione da parte degli operatori sanitari, al punto che, dopo che il parto è
avvenuto e che madre e bambino sono rientrati presso l’abitazione, la salute fisica
e mentale post-partum della donna è in gran parte ignorata (Borders, 2006).
Attualmente, il periodo post-partum è molto sottovalutato sia dagli operatori, che
dovrebbero tutelare la salute della donna e del neonato, sia dai neogenitori stessi, i
quali presentano la tendenza a percepire tali difficoltà come meramente transitorie
e, pertanto, non sono tempestivamente e adeguatamente affrontate (Borders, 2006).
Inoltre, con specifico riferimento al contesto socioculturale, i media contribuiscono
a tale latitanza nel richiedere supporto, trasmettendo una rappresentazione di
maternità caratterizzata da gioia, spensieratezza e dedizione totale al neonato, in
assenza di affettività negativa (Grandolfo, 2012). Tale visione risulta deleteria, in
quanto può disincentivare le giovani madri a chiedere aiuto e sostegno, persistendo
in una condizione di incertezza e vulnerabilità emotiva (Grandolfo, 2012).
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Il presente capitolo si propone di esplorare il fenomeno dell’ansia nel periodo post-
partum. A seguito di una breve rassegna dei principali disturbi del periodo
puerperale, al fine di inquadrarne le principali caratteristiche e gli elementi di
specificità, il secondo paragrafo, che rappresenta il fulcro del capitolo, si focalizzerà
sull’ansia specifica del post-partum, proponendone una definizione ed
evidenziandone le caratteristiche e la sintomatologia principali. Inoltre, tale sezione
si propone di esplorare la prevalenza e il decorso, le eventuali comorbidità, i
possibili fattori di rischio che concorrono a determinarne l’insorgenza e i fattori di
protezione che, invece, possono mitigarne gli effetti. In ultima analisi, saranno
presentati i correlati neurobiologici dell’ansia nel periodo del post-partum e, in sede
conclusiva, saranno evidenziati brevemente alcuni interventi che possono essere
effettuati per il trattamento di tale condizione.
1.2 I disturbi del post-parto
Esiste una vasta gamma di disagi e patologie, di seguito brevemente presentati, che
a diverso titolo possono impattare sulla salute mentale della donna:
- Maternity blues:
Il maternity blues (conosciuto anche come “Baby blues” o come “Sindrome del
terzo giorno”) è una condizione psicologica transitoria che emerge solitamente 2-3
giorni dopo il parto e tende a risolversi spontaneamente entro 15 giorni post-partum
(O'Hara & McCabe, 2013; Vidayati & Zainiyah, 2021). Essa sarebbe indotta da un
drastico cambiamento ormonale provocato dal brusco crollo dei livelli
estroprogestinici (Ministero della Salute, 2019). Tale sindrome è caratterizzata da
episodi di pianto ricorrenti, associati ad una sensazione generalizzata di tristezza e
di malinconia (Stewart, Robertson, Dennis, Grace, & Wallington, 2003; Takahashi
& Tamakishi, 2014; Vidayati & Zainiyah, 2021). Inoltre, durante questo periodo,
la donna potrebbe sperimentare ansia, irritabilità e un senso di inadeguatezza
rispetto al nuovo ruolo di madre (Ministero della Salute, 2019).
Tale fenomeno risulta essere molto comune; infatti, si riscontra una prevalenza che
varia dal 50% all’80% (O'Hara & McCabe, 2013; Ministero della Salute, 2019).
Inoltre, si è rilevata una maggiore incidenza nelle donne diventate madri per la