3
dunque contestualizzabile sotto questo aspetto il lavoro svolto dagli intermediari.
Allo stesso modo la presenza degli intermediari permette di contrastare l’asimmetria
informativa presente tra imprese che vogliono finanziarsi e possibili finanziatori
poco informati delle vicende interne alle società.
Il ruolo di filtro degli intermediari non ha solo aspetti positivi ed è proprio
questo che fa muovere il presente lavoro. Nei paragrafi conclusivi dei primi due
capitoli, è stato svolto un esame in merito ai risvolti negativi della presenza degli
intermediari finanziari all’interno del mercato, in qualsiasi accezione esso sia
considerato. Tra tutti gli aspetti analizzabili è stato preso in esame come
l’informazione impatti sul mercato, non tanto per verificare l’efficienza del mercato,
quanto per mettere in evidenza la selezione che il mercato compie tra tutti gli
intermediari che emettono report e le successive implicazioni che questa comporta.
L’indagine è stata svolta nel capitolo 3, partendo dall’esame dei report, su un
periodo e un numero di emittenti limitato per non disperdere l’analisi. Le conclusioni
a cui si è giunti, esposte nel capitolo 4, pertanto sono parziali o comunque relative ad
una sola parte del mercato azionario italiano. Queste possono essere però un punto di
partenza per futuri sviluppi o approfondimenti nella stessa direzione, vista la
centralità del problema in questione.
4
1. LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA
1.1. Il processo di comunicazione
La comunicazione è quel processo tale per cui un fatto inizialmente non noto è
reso tale, ossia viene messo a conoscenza della collettività o della maggior parte di
essa. Analizzando la Teoria della Comunicazione, la quale è un’applicazione della
teoria della probabilità allo studio dei sistemi di comunicazione, è possibile trarre una
rappresentazione dei sistemi comunicativi, mediante alcuni passaggi logici
schematizzabili come segue: la sorgente dell’informazione decide di inviare un
messaggio, trasformato da un trasmettitore in un segnale, il quale passa attraverso un
canale di comunicazione per arrivare ad un ricevitore che decodifica il segnale (una
sorta di trasmettitore al contrario), ritrasformandolo in un messaggio pronto per
essere recepito dal destinatario. Volendo usare l’esempio della comunicazione orale è
abbastanza intuitivo capire come la sorgente sia il cervello della persona che vuole
comunicare qualcosa, il trasmettitore sia tutto il suo apparato vocale (corde vocali,
lingua, ecc.), il quale produce una certa gamma di suoni, il segnale, diffusi attraverso
il canale di comunicazione, ovvero l’aria, fino all’orecchio (ricevitore)
dell’ascoltatore. A questo punto l’apparato uditivo di chi ascolta trasforma le
vibrazioni in impulsi elettrici che possono essere percepiti dal suo cervello, ossia il
destinatario. Bisogna aggiungere che il processo di comunicazione può essere
oggetto di distorsioni e/o interferenze esterne, chiamate rumore (traduzione del
termine inglese noise), le quali fanno variare il contenuto della comunicazione.
E’ bene precisare che qualsiasi comportamento umano, intenzionale o
involontario, porta con sé un bagaglio comunicativo. Il fatto che questo sia percepito
o meno dipende esclusivamente dal destinatario, la cui non percezione può essere
volontaria se il messaggio non è ritenuto interessante, o dipendente dalla sua non
capacità di recepirlo se la codifica risulta non adeguata o troppo complessa. Risulta
5
quindi evidente la centralità del ruolo del destinatario del messaggio: la sorgente,
infatti, si aspetta da quest’ultimo una reazione al messaggio, introducendo così una
circolarità nel processo comunicativo, il quale viene in questo modo chiuso dal
meccanismo di retroazione (feedback). L’importanza del feedback è data dal fatto
che da esso dipendono le comunicazioni future, affinché la relazione diventi
duratura, qualora la sorgente abbia la volontà di comunicare, nuovamente ed
eventualmente con continuità, allo stesso destinatario. Ma il feedback è altresì
necessario nel caso in cui la stessa sorgente voglia affinare la tecnica di codifica per
migliorare il flusso di comunicazione ed estenderlo a più destinatari omogenei o
eterogenei, relativamente alle loro caratteristiche intrinseche o di capacità di
ricezione del messaggio.
1.2. La comunicazione e l’impresa
1.2.1. Perché l’impresa comunica
Il processo comunicativo è facilmente comprensibile attraverso la sua
applicazione all’impresa (come sorgente) e all’ambiente che la circonda.
Prima di esaminare il come, è necessario introdurre il perché l’impresa
comunichi. Come già sottolineato, ogni individuo comunica perché non può farne a
meno, poiché ogni suo comportamento innesta un processo comunicativo;
applicando questo concetto alla realtà aziendale, si ha che il fatto stesso di esistere e
quindi avere un nome, un marchio, un’insegna, piuttosto che commercializzare il
proprio prodotto in un certo modo o inviare fatture secondo una determinata forma è
già indice di comunicazione. Le imprese, inoltre, tendono a voler rafforzare la
propria capacità di coordinare funzioni diverse al loro interno, facendole comunicare
fra loro, per poter reagire e resistere meglio ad eventuali situazioni di crisi. Appurato
6
ciò, è possibile rappresentare l’impresa anche come un sistema aperto
1
nel quale
convivono relazioni di interdipendenza tra gli elementi che lo compongono e legami
con altri ambienti e con l’ambiente esterno in generale. Quindi, dal momento in cui
“la comunicazione origina naturalmente ove convivono elementi diversi ed è una
componente fondamentale delle relazioni che si sviluppano tra tali elementi, essa
risulta un fattore intrinseco alla vita d’impresa” [Bertinetti, 1996, 10].
1.2.2. La comunicazione generata dall’impresa
La comunicazione di un’impresa esiste, dunque, a prescindere
dall’intenzionalità nel generarla, ma non è altrettanto scontato che essa venga
utilizzata come strumento per raggiungere determinati scopi ed obiettivi aziendali. Il
problema di comprendere e governare la comunicazione dell’impresa è sicuramente
complesso per il numero degli attori in gioco e per la fitta rete di collegamenti che
questi hanno fra loro. La questione diventa semplificabile mediante l’approccio di
suddivisione in comunicazione interna ed esterna, non tanto perché le due realtà
siano separate a livello strategico, bensì perché esse sono differenti sul piano
operativo.
Per comunicazione interna si intende far condividere a tutti i membri
dell’organizzazione-azienda gli obiettivi aziendali e coinvolgerli nel perseguimento e
raggiungimento di questi. Per sua natura quindi, “essa attraversa trasversalmente
diverse fondamentali aree dell’azienda
2
” [Barni, 1998, 88] e non richiede
l’investimento di grosse risorse economiche, quanto piuttosto particolari capacità di
1
Per sistema si intende “un insieme i cui elementi sono avvinti da relazioni di interdipendenza. Si
tratta quindi di una realtà di relazioni e nel contempo anche di una classificazione di fenomeni e di
cose, di principi e di concetti che siano legati da tali relazioni. Un sistema aperto, poi, è legato per
vincoli vari di relazione ad altri sistemi o fenomeni dell’ambiente” [Bertinetti, 1996, 10].
2
Sembra rilevante sottolineare che in questo lavoro si usano i termini “impresa” e “azienda” come
sinonimi, nonostante questo possa essere considerato una imprecisione. Il significato di impresa infatti
è generalmente quello di attività economica organizzata per la produzione di beni e servizi, mentre
l’azienda rappresenta l’insieme degli strumenti che permettono all’impresa di esplicare la sua attività.
7
chi si occupa di comunicazione all’interno dell’impresa in modo da riuscire a
integrarla con la comunicazione esterna, affinché siano rivolte entrambe nella stessa
direzione strategica. Il modo di comunicare all’interno, si è per altro evoluto e
modificato nel tempo in seguito all’adattamento dell’azienda a nuove specifiche
necessità di organizzazione interna, emerse in risposta al mutamento dell’ambiente
esterno, con cui le imprese si sono di volta in volta confrontate. Ciò ha comportato
un progressivo abbandono della mera comunicazione dei sistemi operativi da attuare
che il capo imponeva ai propri subordinati secondo uno schema rigidamente
gerarchico, tipico della prima metà del secolo scorso. L’impresa ha così intrapreso
una evoluzione tesa a eliminare i presupposti del Taylorismo, coinvolgendo in questo
anche la comunicazione interna e dirigendola verso un ruolo di infusione della
cultura d’impresa a tutti i coloro i quali collaboravano per portare avanti gli obiettivi
aziendali, facilitando questo compito con l’accorciamento dei livelli gerarchici.
Si è già anticipato il fine dell’esercizio della comunicazione esterna da parte
dell’impresa, riassumibile come il raggiungimento dell’obiettivo strategico scelto.
Per ottenere questo, attraverso il mezzo della comunicazione esterna, l’impresa deve
tener presente il fatto che essa comunica ad un ambiente composto da un pubblico
eterogeneo o, se si vuole, da diverse tipologie di pubblici. I destinatari del messaggio
dell’impresa sono generalmente definiti stakeholders, termine che indica una
categoria di persone le quali siano portatori di interesse nei confronti dell’impresa
stessa; costoro possono essere identificati in azionisti, creditori, fornitori, clienti,
pubblica amministrazione, movimenti di opinione, ecc. La segmentazione del
pubblico di riferimento è divenuta maggiore nel corso dell’evoluzione macro e
microeconomica: se infatti possiamo ora estendere la categoria degli stakeholders
anche ai movimenti di opinione per la loro funzione sociale di cassa di risonanza di
talune problematiche, non era certamente così, ad esempio, fino agli anni Settanta del
‘900. In questo periodo, infatti, i destinatari della comunicazione esterna di
un’impresa erano limitati ai soli clienti attuali e potenziali, posto che la crescita
dimensionale era l’obiettivo principale e considerata la stabilità ambientale di quel
8
momento che permetteva, per citare un aspetto rilevante, una sostanziale certezza
delle condizioni di finanziamento. Naturalmente tra gli stakeholders bisogna far
rientrare anche i dipendenti dell’impresa, nonostante essi siano destinatari della
comunicazione interna. Infatti tutti i quali che operano all’interno di un’azienda
trasferiscono messaggi all’esterno (riguardanti l’azienda stessa), i quali concorrono
alla formazione della comunicazione d’impresa. Prendendo in considerazione un
periodo di crisi di un’azienda, sembra ovvio rilevare che le eventuali comunicazioni
esterne di tipo rassicurante nei confronti di azionisti e creditori, vadano
accompagnate da un sostegno alle motivazioni di chi vi opera all’interno per non
creare disomogeneità nei flussi comunicatori. “La missione di una comunicazione
d’impresa mirata verso gli stakeholders deve garantire e sviluppare, nell’ambito delle
politiche aziendali e degli orientamenti strategici dell’esecutivo, i rapporti con i
pubblici dell’azienda, interni ed esterni, assicurando una corretta comunicazione dei
fatti e degli interessi” [de Vincentiis, 1997, 20]. E’ proprio da questa considerazione
che emerge il concetto di Comunicazione Integrata il cui significato originale
corrisponderebbe all’“uso integrato delle diverse discipline della comunicazione
d’impresa, utilizzando le specifiche caratteristiche di ciascuna per arrivare a
sviluppare sinergie comunicative tali da raggiungere il risultato più efficace con il
miglior rapporto costi/benefici” [Muzi Falconi, 2002, 61]. In verità il termine
comunicazione integrata è spesso usato in diverse accezioni tra le quali l’omogeneità
della comunicazione interna ed esterna, o la coerenza tra il marketing e la
comunicazione istituzionale.
Risulta a questo punto necessario un approfondimento, poiché, in riferimento
alle varie categorie di destinatari della comunicazione d’impresa esterna, vi sono
particolari metodi per raggiungere ciascuno di essi, identificabili in: marketing e
public relations. Mutuando Barni, si può assumere che il marketing comunica il
prodotto, mentre la comunicazione istituzionale comunica l’azienda.
Per quanto riguarda il marketing sembra opportuno solamente trattarne gli
aspetti base. Questo è l’aspetto della comunicazione esterna che si rivolge ai clienti
9
già acquisiti e potenziali dell’impresa. La sua applicazione avviene mediante
l’utilizzo delle cosiddette quattro P: product, price, place, publicity. Per il prodotto
(product) va fatta una distinzione tra bene fisico e servizio: relativamente ai beni, essi
vanno differenziati per tipologia di clientela, vanno curati gli attributi e le funzioni, si
dedica particolare attenzione a forme, colori, ingombro e al pakaging
(confezionamento); i servizi invece hanno una “componente personale” [Collesei,
2000, 170] molto più marcata e necessitano di attenzione, da parte dell’impresa,
verso aspetti quali l’affidabilità, la velocità di risposta, la competenza e la cortesia.
Quanto al prezzo (price), esso possiede varie possibilità di utilizzo: infatti l’impresa
determina il prezzo del proprio prodotto, non solo sulla base dell’analisi della
domanda del mercato e delle offerte concorrenti, ma userà questo come strumento
per posizionarsi in un determinato segmento di mercato e per dare al cliente un
riferimento di qualità; bisogna tenere in considerazione l’importante funzione,
anch’essa legata al prezzo, svolta da sconti e promozioni. Con place si intende tutto
ciò che comprende la distribuzione del prodotto dell’impresa: diventa perciò
rilevante la commercializzazione del prodotto, dal passaggio tra azienda di
produzione e intermediari, fino alla disposizione all’interno dei negozi. Infine la
pubblicità (publicity), realizzabile anche in modi alternativi a quelli propri del
termine (ad esempio le sponsorizzazioni), la quale può promuovere sia un particolare
prodotto, che l’immagine dell’intera impresa
3
.
Rimangono da esaminare le public relations, alle quali viene dedicata una
particolare attenzione per meglio focalizzare il percorso del lavoro.
1.2.2.1. Le relazioni pubbliche
E’ essenziale chiarire innanzitutto l’uso dell’espressione Relazioni Pubbliche:
la maggioranza degli operatori usa indifferentemente l’espressione Pubbliche
3
Per un approfondimento in materia di marketing, si consiglia di consultare Collesei, 2000.
10
Relazioni non curandosi del fatto che questa dicitura “è errata e deriva da
un’impropria traduzione dell’espressione inglese Public Relation (nel senso di
relazioni con i pubblici influenti)” [Muzi Falconi, 2002, 13]. Si cercherà di usare
quindi il termine in modo appropriato.
Parlando di comunicazione istituzionale, come sinonimo delle relazioni
pubbliche, si vuole scorporare da tale concetto quello dei public affairs, i quali sono
la parte che mette in relazione l’impresa con la pubblica amministrazione e le
istituzioni in genere, così da instaurare rapporti con il governo, con i sindacati, ecc.
Le relazioni pubbliche possono essere definite, a questo punto, come l’attività
di comunicazione (ma non solo) con cui una organizzazione (quindi anche l’impresa)
entra o si mantiene in relazione con un particolare segmento del pubblico influente:
nel caso di un’azienda, azionisti e creditori, già in essere o possibili, o la stampa.
Come strumento della comunicazione esterna, le relazioni pubbliche hanno lo scopo
di contribuire al raggiungimento degli obiettivi da parte dell’impresa. Esse sono
diventate ormai parte integrante della “scienza del management” [Muzi Falconi,
2002, 10], poiché è il management a governare le situazioni complesse e certamente,
mantenere corrette relazioni con il pubblico di riferimento a cui sono dedicate fa
parte della complessità aziendale, come già descritto in precedenza. E’ possibile
individuare un’altra funzione delle relazioni pubbliche che riassuma e completi il
processo logico fin qui seguito; esse contribuiscono “al raggiungimento degli
obiettivi di un’organizzazione con un’attività continuativa, consapevole e
programmata di gestione e coordinamento dei sistemi di relazione che si attivano fra
l’organizzazione stessa e i segmenti di pubblico per essa influenti. Un’attività che
deve essere sempre trasparente e corretta, a due vie” [Muzi Falconi, 2002, 51].
Volendo spiegare quanto riportato nelle ultime righe, a proposito del raggiungimento
degli obiettivi dell’organizzazione-impresa, del fatto che le pubbliche relazioni
vengano svolte in maniera consapevole e programmata e del concetto di sistema di
relazioni, si rimanda a quanto è già stato ampiamente descritto nell’esame della
comunicazione d’impresa interna ed esterna. Rimane un’ultima, ma non meno
11
importante, nuova considerazione a proposito della trasparenza e correttezza
dell’informazione. Al di là dell’aspetto etico, che non si vuole prendere in esame, nel
momento in cui un’impresa sceglie di dare una continuità alla propria
comunicazione, quindi di istituire una relazione con il pubblico di riferimento,
sembra ovvio pensare che le condizioni di trasparenza e correttezza diventino
necessarie. Si anticipa poi il fatto che l’impresa, agendo in un ambiente
regolamentato, debba mantenere le due condizioni appena citate come obbligo
nell’emissione di comunicazioni di un certo tipo, tra le quali vi sono le
comunicazioni finanziarie.
Se si vuol fare un ulteriore ripartizione delle public relations, è possibile
suddividerle in: comunicazione ai giornalisti, marketing public relations, internet
public relations e financial public relations. La prima indica la relazione che si
intende creare o mantenere con la stampa e i media in generale. Quanto alle seconde,
constano nell’immagine dell’impresa che si vuole trasmettere alla filiera di
distribuzione (è quindi un approccio differente rispetto al marketing come strumento
per la comunicazione esterna nei confronti della clientela). Le internet public
relations sono di nuova concezione e stanno ad indicare ciò che viene trasmesso
dall’azienda sul web (si deve prestare attenzione al fatto che spesso il messaggio dato
dalle aziende nei loro siti è unico, ma è altresì da rilevare che generalmente sui siti
delle aziende di grandi dimensioni viene fatta una suddivisione delle comunicazioni
secondo il modello fin qui spiegato, facendo perdere alle internet public relations il
loro significato). Infine le financial public relations delle quali si farà un esame a
parte.
1.2.2.2. Le financial public relations
Prima di iniziare l’analisi sembra opportuno, ancora una volta, dare qualche
definizione. Il tema va affrontato descrivendo cosa si intende per comunicazione