Introduzione
Questa tesi si pone l‟obbiettivo di illustrare come un film possa costituire un valido
strumento di supporto e integrazione nell‟ambito della psicologia familiare come ad
esempio in situazioni cliniche o di mediazione familiare. In particolare verrà sottolineato
come, attraverso un‟analisi strutturale e formale del linguaggio cinematografico in
riferimento alle varie teorie sistemiche, sia possibile rendere manifeste quelle dinamiche
relazionali che oltremodo rimarrebbero astratte. La tesi si articolerà in tre capitoli.
Nel primo capitolo verrà illustrato il concetto di sistema, da principio formulato da
Ludwig Von Bertalanffy, il quale introduce una concezione dell‟organismo come
sistema, retto da principi di organizzazione; l‟autore inoltre distingue due tipi di sistemi:
quelli aperti, che si caratterizzano per un continuo scambio con l‟ambiente, e quelli
chiusi che sono visti come se fossero isolati dall‟ambiente. In seguito il concetto di
sistema si è evoluto grazie ai contributi della prima cibernetica, dove il funzionamento
dell‟organismo vivente viene ricondotto al funzionamento lineare di input- output delle
macchine, per arrivare al pensiero di Maturana e Varela che invece sottolineano come
un sistema vivente possa essere considerato un po‟ aperto e un po‟ chiuso in quanto
capace di confrontarsi con l‟ambiente e con i suoi stimoli in modo attivo, trasformandoli
in informazioni che a loro volta determinano le relazioni tra le parti del sistema stesso.
Successivamente, tenendo in considerazione le proprietà fondamentali dei sistemi
viventi, verrà evidenziato come anche l‟uomo può essere visto come un sistema attivo,
ovvero non considerato come un ricevitore passivo degli stimoli proveniente dal mondo
esterno ma egli stesso creatore del proprio mondo. L‟applicazione della teoria generale
dei sistemi allo studio del comportamento umano non considera l‟individuo come
isolato dal contesto, ma è identificato dalle “relazioni” con gli altri membri del sistema
1
(gruppo di appartenenza o famiglia) secondo non più una prospettiva di “causalità
lineare” dove le relazioni tra i componenti di un sistema vengono esaminate in termini di
causa-effetto, ma di “causalità circolare” dove ogni elemento è invece nel contempo
causa ed effetto dell‟altro. Ed è in tale contesto che si sviluppa il modello sistemico-
relazionale, un orientamento che si incentra sullo studio delle relazioni umane esistenti
tra i vari componenti di un gruppo o sistema di persone. In questo senso mi sento di
poter affermare che l‟approccio sistemico-relazionale ben si correla con il cinema, con il
film, in quanto durante la visione di una pellicola, lo spettatore, oltre ad avere
un‟esperienza diretta e fenomenologica significativa di ciò che è rappresentato nella
proiezione, assume il ruolo di osservatore attivo, diventa parte del sistema stesso e ne
viene influenzato a sua volta.
Successivamente verrà effettuata una breve analisi dei gruppi come sistemi facendo
riferimento alle teorie di Lewin, di Bion e di Foulkes e del gruppo famiglia intesa come
l‟esempio più significativo di gruppo naturale, dove ogni individuo svolge un ruolo
fondamentale nella definizione delle relazioni.
E quindi, considerando lo spettatore come parte attiva nella visione di un film, in seguito
verranno approfondite le similitudini che esistono tra il cinema e la psicanalisi
approfondendo i costrutti di identificazione, proiezione e le analogie tra il film e il sogno
e di come queste caratteristiche siano state determinanti nel promuovere l‟utilizzo del
cinema in ambito psicoterapeutico. A tal fine, verranno citati alcuni metodi di utilizzo
del film in ambito terapeutico riconducibili al lavoro di Brigit Wolz, Vincenzo
Mastronardi e Giampiero Ciappina e anche i diversi usi del cinema a secondo dei diversi
orientamenti psicoterapeutici. Infine verrà approfondito il tema dell‟immagine della
famiglia nel cinema, di come essa viene rappresentata e saranno citati i lavori di Maria
Vittoria Gatti e di Rodolfo di Bernart sull‟utilizzo di film sulla famiglia.
2
Nel secondo capitolo, dopo aver introdotto il concetto di famiglia e cinema nell‟ambito
dei sistemi e presentato quattro film sulla famiglia, verranno prese in esame le teorie
che, studiando la famiglia secondo un‟ottica sistemica, ci permetteranno di interpretare
il linguaggio cinematografico impiegato in alcuni film dedicati alle relazioni familiari:
nello specifico, le teorie sistemiche-strategiche derivanti dalle ricerche sulla schizofrenia
e sulla comunicazione umana effettuate dal Gruppo di Palo Alto, la terapia riconducibile
ad Ackerman, volta a conciliare il modello psicoanalitico con quello sistemico, le teorie
strutturali centrate sullo studio della famiglia come sistema interattivo e gerarchico
come ipotizzato da Minuchin e, per concludere, le teorie sistemiche in un‟ottica
trigenerazionale riconducibili al pensiero di Bowen, Framo e Boszormenyi-Nagy. Alla
fine del secondo capitolo verrà descritto anche l‟uso del genogramma e delle
Costellazioni Familiari quali metodi d‟indagine delle dinamiche e dei mandati familiari
nonché di rappresentazione dell‟immagine della famiglia. Nel capitolo conclusivo,
partendo dall‟analisi del testo filmico in riferimento al pensiero di Metz, verranno presi
in considerazione i vari codici presenti in un film e il loro significato nell‟ambito di
un‟analisi della struttura narrativa del film. Inoltre verrà specificato come poter dare una
lettura sistemica relazionale del film utilizzando alcune codici strutturali del film che
bisogna prendere in esame per poter evidenziare i ruoli, le regole e le funzioni che
sottostanno alle relazioni familiari.
Ed infine saranno analizzate alcune scene dei film, ciascuna rappresentativa di una
problematica familiare differente, su cui effettuare un‟analisi strutturale e formale del
linguaggio cinematografico in riferimento alle varie teorie sistemiche.
3
Capitolo I
DALLA TEORIA DEI SISTEMI AL SISTEMA CINEMA
1.1 La famiglia come sistema vivente.
La teoria generale dei sistemi, introdotta dal biologo Ludwig Von Bertalanffy nella
prima metà del „900 e sistematizzata nella sua opera “Teoria generale dei sistemi.
Fondamenti, sviluppi, applicazioni”
1
, è espressione di un nuovo paradigma scientifico
che ha influenzato diversi ambiti del sapere; la portata di questa nuova visione è
considerevole se si pensa che nel XIX secolo e sino alla prima metà del XX il mondo
era concepito come un caos, dominato dal gioco cieco degli atomi, e dove la vita stessa
veniva concepita come un prodotto accidentale di processi fisici. In questo senso anche
la personalità umana era considerata, nell‟ambito della teoria del comportamento e della
psicoanalisi, come un prodotto casuale della natura e dell‟educazione, come risultato dei
geni e di un‟accidentale sequenza di eventi dalla prima infanzia alla maturità.
Con la teoria sistemica si delinea, invece, una realtà non più casuale ma organizzata sia
che si tratti di organismi biologici o di strutture inanimate come le macchine e sia con
riferimento all‟intera società. Pur non essendo possibile ridurre i livelli del biologico, del
comportamentale e del sociale a delle mere leggi della fisica, essi presentano un
principio unificatore consistente nel ricercare in ognuno di essi l‟organizzazione e cioè
una complessità di elementi che possono essere esaminati nella loro totalità,
differenziazione, competizione e/o cooperazione..
L‟approccio sistemico ha influenzato lo studio della personalità umana in quanto
l‟individuo viene concepito come parte di un sistema di relazioni familiari in continua
evoluzione. La famiglia è qui considerata come un organismo biologico avente una sua
1
Bertalanffy L. von, Teoria Generale dei Sistemi. Fondamenti, sviluppo, applicazioni. Oscar Mondadori,
2010.
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struttura, delle proprie regole e delle specifiche finalità; lungi dall‟essere un semplice
insieme di individui i cui componenti non esercitano alcuna influenza gli uni sugli altri,
la famiglia è un insieme di relazioni dove la sofferenza di uno dei suoi membri viene
considerata espressione della disfunzionalità dell‟intero sistema.
Il significato dell‟espressione secondo cui “l‟insieme è maggiore della somma delle
parti” consiste nell‟affermare che le caratteristiche costitutive non sono spiegabili a
partire dalle singole parti isolate ma possono essere comprese solo attraverso l‟
“interazione”, che si verifica quando il comportamento di un elemento modifica quello
di un altro e viceversa formando appunto un sistema.
La famiglia può quindi inquadrarsi nell‟ambito di un sistema aperto che nella
concezione introdotta da Bertalanffy agli inizi del XX secolo (1925-26), è inteso come
un organismo vivente che si trova in uno stato continuo di interazione con il mondo
esterno.
Sul piano metodologico questa nuova visione introduce ad una psicologia familiare che
si svolge non più con il singolo membro sintomatico ma con l‟intera famiglia di questi;
si osservano perciò le modalità di relazione, i comportamenti verbali e non verbali dei
singoli componenti e si impiegano tecniche di indagine tese a rilevare le dinamiche
familiari. Tra queste, il cinema, che ha sempre rappresentato il tema della famiglia con
successo non solo perché l‟ambiente familiare è il luogo elettivo per la crescita e lo
sviluppo della personalità umana ma anche perché la tecnica filmica è in grado di
esaltare le caratteristiche sistemiche dei legami familiari grazie all‟uso di immagini e
suoni proiettati in un dato contesto spaziale e temporale. Si può anzi qui anticipare che il
film stesso può essere visto come un sistema composto di elementi tecnici, linguistici e
iconici che sono in grado di stimolare vissuti sensoriali, mentali, emotivi e relazionali
nello spettatore favorendo delle riflessioni e delle prese di coscienza.
5
1.2 L’evoluzione del concetto di sistema familiare: cenni.
Lo studio della famiglia prende le mosse e si sviluppa con le teorie dei sistemi,
definendo un modello dell‟uomo in termini di “sistema della personalità attiva”. E‟
questo il denominatore comune di molte correnti, per altri aspetti diverse tra di loro,
come la psicologia dello sviluppo secondo Piaget, le varie scuole neofreudiane, la
psicologia dell‟ego, le teorie della personalità sul tipo di quelle sviluppate da Allport
2
e
da Maslow
3
.
L‟accento posto sul lato creativo dell‟essere umano, sull‟importanza delle differenze tra
gli individui, sugli aspetti che non sono utilitaristi e che vanno aldilà dei valori biologici
della sopravvivenza sono tutti aspetti del nuovo modello dell‟organismo attivo che
fanno comprendere il crescente interesse che le teorie dei sistemi stanno incontrando in
psicologia e in psichiatria.
Questa visione sistemica della famiglia è stata favorita dall‟emergere di nuove discipline
quali la cibernetica, la teoria dell‟informazione e la psicologia dei gruppi che hanno
tentato di individuare quei meccanismi di comunicazione che possono ritenersi comuni
negli organismi viventi e non.
E‟ noto come la cibernetica
4
e la teoria dell‟informazione siano due approcci che tentano
di riunire in un‟unica visione tanto i “meccanismi fisiologici” che i criteri di
funzionamento degli “automi complessi” attraverso l'individuazione di un fenomeno
comune, quello della “retroazione” (feedback). Si tratta, in particolare, di un
meccanismo basato sulla comunicazione (trasporto di informazione) tra il sistema e
2
Allport G. W., The Nature of Prejudice, Cambridge, Cambridge UP, 1954; trad. it. 1973, La natura del
pregiudizio, Firenze, La Nuova Italia.
3
Maslow A. H., Motivazione e personalità, Armando ed., 1992.
4
Wiener N., Cybernetic, New York, John Wiley & Sons, 1948; trad. It. Wiener N., La cibernetica.
Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina, Milano, Il Saggiatore, 1982.
6
l‟ambiente circostante, sulla comunicazione interna al sistema stesso, e sul controllo
(retroazione) della funzione del sistema rispetto all‟ambiente
5
.
All‟interno di questa prima fase di sviluppo della scienza cibernetica il cervello umano
fu considerato come simile, nella struttura e nelle operazioni logiche compiute, al
computer; come questo, il sistema vivente veniva considerato in base allo schema
input/output o stimolo/risposta per cui un soggetto era concepito come semplice
recettore passivo di stimoli esterni mentre il suo funzionamento interno veniva
completamente ignorato.
Analogamente, anche la famiglia veniva considerata come un sistema aperto in continuo
scambio con l‟ambiente al quale potere applicare il principio di retroazione; si pensi, ad
esempio, alla comunicazione (stimolo) di un membro della famiglia che riceve un
messaggio di ritorno (risposta) da parte degli altri componenti in grado di modificare il
suo comportamento.
Come meglio evidenziato nel successivo capitolo, tale impostazione costituirà la cornice
teorica di quell‟approccio “sistemico” alla psicologia familiare sviluppato dal Gruppo di
Palo Alto nel corso degli anni cinquanta, basato proprio sui concetti di interazione e
comunicazione.
Successivamente, vi fu un totale ripensamento della scienza cibernetica; i contributi
offerti da diversi studiosi come Heinz von Foerster, Humberto Maturana, Jean Piaget e
5
Il sistema comprende infatti un recettore o organo di senso, che può essere una cellula fotoelettrica, un
termostato o un organo di senso biologico. Il messaggio può essere dato da una debole corrente o, in un
organismo, dalla conduzione nervosa
5
. Si ha poi un centro che ricombina i messaggi entranti e li trasmette
ad un effettore che può essere un elettromotore oppure un muscolo che inoltra i messaggi in uscita. Infine
il funzionamento dell‟effettore viene retrocontrollato sul recettore, il che rende il sistema capace di
autoregolarsi, cioè di garantire una stabilità o una direzione d‟azione; la deviazione rispetto all‟obiettivo è
infatti inviata all‟indietro come informazione attraverso la retroazione, finché l‟obiettivo non viene
raggiunto.
I dispositivi retroattivi sono usati anche nelle tecnologie per dirigere un‟azione verso un certo obiettivo
come nei termostati o nei ricevitori radio.