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Nel settembre 1911 si iscrive alla Newman School di Hackensack nel New
Jersey, una discreta scuola cattolica. Compone due drammi, The captured Show e
The Coward, che verranno rappresentate da due filodrammatiche scolastiche negli
anni 1912-1913.
Culturalmente viva e nello stesso tempo mondana, l’università di Princeton, alla
quale egli si iscrive nel 1913, determinerà la formazione della sua personalità.
Durante gli anni di permanenza a Princeton, oltre all’amicizia con padre Fay, un
uomo di chiesa di grande apertura mentale, rappresentato nella figura di
Monsignor d’ Arcy in This Side of Paradise, egli conosce Edmund Wilson, con il
quale stringe un rapporto amichevole e duraturo; è Edmund a spronarlo ad
arricchire il suo bagaglio culturale.
Il 6 aprile del 1917 gli Stati Uniti intervengono nella Prima guerra mondiale,
Fitzgerald nell’ottobre dello stesso anno lascia Princeton senza aver conseguito la
laurea, si arruola nell’esercito e il 20 novembre parte per Fort LeavernWorth,
Kansas. Viene in seguito trasferito a Campo Sheridan, Alabama, dove finirà il suo
servizio militare senza aver ottenuto di essere inviato in Europa.
Nel frattempo, nel febbraio 1918, termina il suo primo romanzo dal titolo: The
Romantic Egotist. Respinto dapprima dalla casa editrice
3
Scribner, il romanzo viene accettato e pubblicato nel 1920 con il titolo: This Side
of Paradise. Poco tempo dopo la pubblicazione, Fitzgerald sposa la figlia ventenne
di un magistrato, la affascinante Zelda Sayre, conosciuta in Alabama durante il
servizio militare.
Le quarantamila copie del romanzo, vendute in meno di un anno, fanno
dell’autore un uomo ricco e famoso. Così inizia la leggenda di Scott e Zelda, la
coppia più conosciuta ed acclamata di New York, che si permette ogni sorta di
stravaganze. Negli Stati Uniti la gente voleva dimenticare a tutti i costi la guerra: il
boom della radio, la diffusione dell’automobile, contribuiscono a creare
un’atmosfera di euforia. Il benessere porta ad una rivoluzione del costume: gli
elettrodomestici, i cosmetici, le sigarette, i telefoni, il cinematografo, cambiano le
abitudini degli americani e in particolare delle donne. Nello stesso anno Fitzgerald
rivede e pubblica molti dei suoi racconti più celebri come Flappers and
Philosophers.
Dopo un viaggio in Europa torna a St. Paul nel luglio 1921 per la nascita della
figlia. Nel 1922 pubblica un nuovo romanzo: The Beautiful and Damned e i suoi
famosi racconti: Tales of the Jazz Age. I due libri vengono accolti con molto favore
dalla critica.
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Nell’ottobre del 1922 i Fitzgerald si trasferiscono di nuovo a New York e
affittano una casa a Great Neck, ricominciando quella vita densa di feste che li
aveva già visti protagonisti in quella città, nel periodo del primo successo
letterario di Scott. L’irrequietezza di Zelda, smisuratamente desiderosa di
primeggiare, non contribuisce alla tranquillità del lavoro artistico dello scrittore,
assillato, nonostante i notevoli guadagni, da problemi economici dovuti all’alto
tenore di vita. E’ anche vero che Fitzgerald trova, nella complessa personalità della
donna che ha sposato e nel tipo di vita da loro condotto, molto materiale per la
propria rielaborazione artistica.
Di nuovo desiderosi di viaggi, i due si trasferiscono in Francia, dove Scott
incontra per la prima volta Hemingway. Nel 1925 porta a termine l’altro suo
importante romanzo. The Great Gatsby, considerato dalla maggior parte della
critica il suo capolavoro. Perfetta rappresentazione della società materialistica
americana di quegli anni, con i suoi egoismi e la sua ostentata opulenza, il
romanzo ha anche numerosissimi spunti autobiografici.
Durante il soggiorno sulla riviera francese, Zelda dà segni di inquietudine, si
innamora di un giovane francese. Dopo litigi e incomprensioni la coppia si
rincocilia e prosegue per l’Italia, per tornare poi di nuovo in Francia, dove
Fitzgerald lavora ad un nuovo romanzo Tender is the Night, e pubblica nel 1926:
5
All the Sad Young Men. Il ritorno a Parigi, per accontentare Zelda che desidera
studiare danza, si risolve in un’esperienza negativa: il soggiorno trascorre tra litigi
e ubriacature. Nel 1929 la malattia mentale della moglie si manifesta in tutta la
sua gravità e si rende necessario il ricovero in una clinica di Ginevra.
L’anno dopo Zelda si ammala definitivamente e, per tentare di farle superare
questa nuova e più grande crisi, Fitzgerald l’aiuta a stendere il suo unico romanzo
Save Me the Waltz, rievocazione fedelissima degli avvenimenti della loro
esistenza. Zelda morirà poi nel 1948 nell’incendio della casa di cura dove era
ricoverata. Nonostante i gravi problemi finanziari e familiari che assillano
Fitzgerald, nel 1934 egli riesce a terminare il romanzo: Tender is the Night che ha
comunque scarso successo. Ormai Scott si avvia verso la solitudine, minato
dall’alcool e dalla tubercolosi.
Nel 1936, dopo la morte della madre, riceve una piccola eredità che gli
permette di far fronte ad alcuni debiti e di avere così un po’ di serenità.
Di nuovo nel 1937 Fitzgerald è a Hollywood per stipulare un contratto con la
Metro Goldwin Mayer per mille dollari a settimana; decisamente il mondo di
Hollywood non fa per lui. Scrive alcune buone sceneggiature,
come Three Comrades, A Yank at Oxford, Infidelity, The Women, Madame Curie e
Gone with the Wind.
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E’ di questo periodo la sua amicizia con la cronista mondana Sheilah Graham, con
la quale sembra ritrovare un certo equilibrio. Nello stesso tempo Fitzgerald prova
di nuovo un certo interesse per il romanzo e inizia ad organizzare il materiale per
The Last Tycoon.
Lo scrittore vi lavora freneticamente ma un mese dopo, esattamente il 21
dicembre 1940, ormai irrimediabilmente malato, muore per un attacco di cuore
lasciando The Last Tycoon incompiuto, ma così fitto di note e di appunti che
Edmund Wilson ne potè ricostruire la trama e pubblicarlo postumo nel 1941.
Una delle cose più straordinarie di Fitzgerald scrittore è il duplice carattere
della sua coscienza di sé, il modo curioso in cui combinava l’innocenza di un
impegno totale con una fredda osservazione, quasi scientifica, così da scrivere
quasi sempre di esperienze personali profondamente sentite, e quasi sempre
come se l’utilità fondamentale dell’esperienza personale fosse quella d’illustrare
valori generali. Egli ci mostra che la società che ha creato mostri disumani, con la
loro assurda preoccupazione di conformarsi al codice morale fissato dalla loro
società, può anche creare – spesso nella stessa persona- i suoi solitari uomini di
coscienza, i suoi Strether e Morris Gedge, i suoi Gatsby e
Stahr, con la loro profonda preoccupazione degli imperativi morali di una
esperienza privata e sentita.
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In One Hundred False Starts, Fitzgerald afferma che la cosa essenziale per lui
come scrittore è “ an emotion- one that’s close to me and that I can understand” .
L’emozione personalmente sperimentata è la cosa essenziale e precede la
formazione della trama. I suoi fallimenti caratteristici furono “ plots without
emotions, emotions without plots” i suoi successi caratteristici “ the inventions of
stories which would carry the emotion he cared about”
1
.
Meraviglioso parlatore, dotato di un incanto che si accresceva spendendosi,
Fitzgerald prodigava incessantemente la sua fatuità dolorosa e spettacolare. Come
animava le feste e fondeva le persone fra loro, suscitando il meglio nascosto di
ognuno, così scriveva libri, metteva in movimento la realtà, animava la festa
illusoria della vita. Con le sue mani si inflisse le ferite che dovevano farlo morire.
“ My talent” diceva Dick Diver “ it’s a trick” .
2
Soggiogato dalla terribile abitudine di
farsi amare, a forza di spendersi e di sprecarsi in quotidiane orge d’affetto,
quest’uomo troppo delicato venne distrutto dal dono continuo che faceva di sé.
Un giorno si accorse d’improvviso di essere rimasto senza riserve e senza risorse
e come Dick
Diver tentò di suggere almeno un’ombra di vitalità dalla “ exciting youth” degli altri.
Ma gli altri, com’è naturale, non ne vollero sapere di lui.
1
Cfr. la prefazione di A. Mizener a Afternoon of an Author: a Selection of Uncollected Stories and
Essays, Scribner’s, New York, 1957, p.12.
2
F.S. Fitzgerald, Tender Is the Night, Scribner’s, New York, 1934
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La biografia intellettuale di Fitgerald è accerchiata dai due maggiori eventi del
Novecento: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Sono due decenni, l’uno
armato contro l’altro, che Fitzgerald ha saputo leggere come pochi altri scrittori:
leggere, nel senso della immediatezza e della sincerità con cui ha scrutato quel
tempo, e della volontà, fino quasi alla autodistruzione, di averne il possesso
storico e morale.
In mezzo, gli Anni Venti, la favolosa età del Jazz, e gli Anni Trenta con il
grande crollo del Capitalismo e delle sue allucinate menzogne.
Nessuno, come Fitzgerald, ha saputo esprimere la luminosità che emana la vita: il
vibrare continuo delle cose e dei sentimenti, immerse in una delicata luce
elettrica
3
.
Balli, appuntamenti, cocktail, cene, traversate per mare, flirt, amori così veri o
così falsi da sembrare veri, sassofoni, ricevimenti, centinaia di scarpette d’oro e
d’argento, tutto questo non è altro per lui che il segno della incantevole e
musicale fatuità dell’esistenza.
Fitzgerald non colorisce, non stilizza, non poetizza, non ricorre a simboli,
immerge le cose nella loro luminosa e vibratile continuità, e le lascia sospese e
inconsistenti, come pura, fluida atmosfera. La sua sensibilità non lascia residui o
3
Cfr. M. De Strobel e P. Citati, “Francis Scott Fitzgerald” in I Contemporanei-Novecento americano,
a cura di Elèmire Zolla, Lucarini, Roma, vol. I, pp.759-773.
9
tracce: nulla di pesante, di oscuro o di impuro, - una sorta di auto-imposto
sbarramento ai vissuti corporei- artista fin troppo esperto, che calcola
accortamente volgarità e intelligenza, così da ottenere confezioni per riviste alla
moda.
“ He stood outside the ballroom, a little Midwestern boy with his nose to
the glass, wondering how much the tickets cost and who paid for the
music”
4
.
In un brano tratto da The Popular Girl annotato in : The NotesBook of F. S.
Fitzgerald ( 1978) Fitzgerald dà di sala da ballo questa definizione:
“ it was that room, filled by day with wicker furniture, which was always
connotated in the phrase «let’s go in and dance ». It was referred to as «
inside » or « downstairs ». It was that nameless chamber wherein occurs
the principal transactions of all the country clubs in America” .
La società di quei difficili Anni Venti ha il suo luogo deputato nella sala da
ballo, dove la musica copre la vanità delle parole e il flusso di discorsi superficiali
e forzatamente allegri.
Dietro le quinte, intanto, covano grandi passioni capaci di scatenarsi con il colpo
violento della tragedia. Non è così la vita stessa, malinconica come una festa,
malinconica comunque, perché anche la più felice o divertente corre a precipizio
verso il commiato?
4
Cfr. English and American Literature: an Anthology with a Historical Survey, G. Pozzo e M. Skey
eds. , SEI, Torino, 1981.