5
dell’idrogeno, indicano come negli ultimi anni ci sia stata una sensibile
accelerazione.
In questo lavoro di tesi si cerca di dare una visione, il più possibile
completa, dello stato dell’arte delle tecnologie legate all’idrogeno, dalle
tecniche di produzione agli usi, mettendo in luce il funzionamento, i limiti e
le prospettive future di quest’ultime (cap. 4 e 7). Viene in seguito definita la
situazione nazionale ed internazionale delle politiche energetiche ad esso
legate, mantenendo una visione molto pratica dei macroproblemi da
affrontare nel breve e lungo periodo (cap. 1, 2, 3) senza tralasciare il
problema dal punto di vista tecnico (cap. 5 e 6).
Nell’ultimo capitolo (cap. 10) viene inoltre illustrata la strada (molto
promettente all’avviso dell’autore) della produzione microbiologica
dell’idrogeno da biomassa e/o da luce solare. Il prodotto finale di tale
processo è chiamato, appunto, bioidrogeno. L’indagine, svolta
principalmente su letteratura in lingua inglese e tedesca, presenta i recenti
sviluppi di tale tecnologia e la raccolta dei dati (non molto diffusi) sulle
efficienze energetiche e sui costi di impianto è volta ad una stima
preliminare del costo di produzione, paragonato a quello di altri metodi di
produzione da energie rinnovabili.
6
1 L’alternativa dall’idrogeno
Immagina
un’Italia molto più indipendente dall’importazione di combustibili fossili,
trasporti in Italia con emissioni di CO
2
e di altri agenti inquinanti
praticamente assenti,
una fiorente industria per l’Italia basata sulla produzione di energia
all’avanguardia e di veicoli innovativi,
un’agricoltura che potrebbe aumentare i propri introiti dalla coltivazione di
piante per la produzione di energia.
In questo momento questa visione è abbastanza distante dalla realtà e
la domanda globale di energia continua a crescere in modo drammatico.
Sebbene le previsioni siano molto variabili, il trend è in aumento nel
prossimo futuro. La maggior parte di questo aumento dei consumi si sta
accompagnando alla diminuzione delle riserve di combustibili fossili ed alla
emissione continua di biossido di carbonio e di altri inquinanti atmosferici.
Anche l’Italia ha seguito questo trend dato che attualmente la stragrande
maggioranza dei nostri bisogni energetici vengono soddisfatti da fonti non
rinnovabili. Negli ultimi trent’anni il maggior incremento del consumo di
energia è stato registrato nel settore dei trasporti, che rimane quasi
interamente dipendente dai combustibili fossili.
1.1 Il problema del carbone
Le preoccupazioni ambientali per i tradizionali combustibili fossili sono
il motore del distacco da una economia basata sul carbone. Circa il 90% di
CO
2
e l’80% di altri gas serra provengono dalla produzione e dall’uso di
energia ed il rilascio di questi gas nell’atmosfera producono un
riscaldamento globale e piogge acide. Negli ultimi 150 anni c’è stato un
7
aumento di 1° C della temperatura del pianeta e la società scientifica
conviene sul fatto che se la società continuerà in questo modo il trend avrà
addirittura un’accelerazione. I problemi diventeranno ancora più evidenti
con l’incremento delle inondazioni e l’alterazione delle stagioni.
Figura 1 – Andamento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) raccomanda una
riduzione globale di emissioni di anidride carbonica almeno del 50% al fine
di stabilizzare il livello di CO
2
nell’atmosfera a 550 ppmv (parti per milione in
volume) per contenere gli effetti climatici negativi.
Per questi motivi molte nazioni, compresa l’Italia, hanno firmato il
protocollo di Kyoto, un impegno legale a ridurre le emissioni al di sotto dei
livelli del 1990. Un passaggio ad una fonte energetica meno inquinante si
rende quindi necessaria per raggiungere questi obiettivi e l’Idrogeno viene
considerato come una strada per realizzare questo passaggio. Anche
motivazioni economiche, oltre che energetiche, spingono all’allontanamento
8
dai combustibili fossili. Sia la natura limitata dei combustibili fossili, sia
l’aspettato aumento dei consumi alla luce delle poche sicurezze geo-
politiche tenderanno a far lievitare il prezzo al passare del tempo.
Attualmente in molte aree di produzione di combustibili fossili hanno
raggiunto il picco e ci si aspetta una diminuzione dei livelli di produzione nei
prossimi 20 anni. Le stime più recenti indicano che la produzione diminuirà
drasticamente intorno al 2040 e il gas naturale circa 20 anni dopo. Negli
anni seguenti il restante combustibile fossile sarà disponibile solo in quelle
regioni che sono più instabili politicamente. La curva di domanda e offerta ci
indica che la nostra attuale dipendenza da prodotti derivati dal petrolio
dovrà cessare in futuro.
E’ in questo contesto che lo sviluppo di un’economia energetica basata
sull’Idrogeno viene portata avanti. Anche in Italia la pubblicazione del
recente “Libro Bianco sull’Idrogeno” sottolinea l’importanza dell’idrogeno in
mercati futuri e viene auspicato uno sviluppo dell’economia all’Idrogeno.
Bisogna ricordare inoltre che l’utilizzo di base di un combustibile solido
piuttosto che liquido sono scelte strategiche che hanno non poca
importanza anche per l’Italia. Il nostro Paese ha conosciuto il suo boom
economico ed industriale quando si è verificata una larga disponibilità di
petrolio, cioè di un vettore energetico liquido che ha una distanza
economica di trasporto maggiore di 3000 km. Se, in futuro, i combustibili
fossili solidi saranno convertiti in sintetici liquidi, si prolungherà l’attuale
disponibilità di greggio e si confermeranno le possibilità dell’Italia di restare
nell’èlite dei Paesi più industrializzati. In sintesi, il vero sviluppo futuro per
l’utilizzazione del carbone dovrebbe perciò essere la realizzazione dei
processi industriali di liquefazione o gassificazione
1
.
9
In particolare i problemi che ci si presentano sono:
1.2 Domanda di Energia
La domanda di energia globale raddoppierà verosimilmente nei
prossimi 50 anni, spinta da una popolazione in aumento e la crescita
economica, in particolare dei paesi in via di sviluppo. Allo stesso tempo, le
riserve di petrolio avranno raggiunto il picco nella maggior parte dei paesi
produttori. La maggior parte del petrolio rimanente si troverà concentrato
negli instabili paesi del Golfo. Sebbene la domanda energetica in Italia non
stia crescendo alla velocità di altri paesi, se si continuerà a rifornirsi in
questo modo per soddisfare i propri bisogni energetici, la competizione
nell’approvvigionamento a causa delle riserve in diminuzione farà
aumentare significativamente i costi dell’energia così come le potenziali
difficoltà economiche a cui si va incontro.
1.3 Sicurezza e Continuità dell’approvvigionamento
Le recenti interruzioni di energia in molte parti del pianeta hanno
messo in luce i potenziali problemi che si presentano quando la domanda
non riesce ad essere soddisfatta dalla fornitura o dove grandi centri urbani
sono dipendenti da un’unica infrastruttura energetica centralizzata. Gli effetti
del black-out del 2004 in Italia, come quelli ad esempio del North Eastern
degli Stati Uniti e di Londra negli ultimi anni, hanno avuto un impatto
negativo sull’economia. Le recentissime polemiche sull’importazione di gas
naturale dalla Russia ci ricordano la nostra instabile dipendenza da una
fornitura continua di combustibili fossili e le potenziali difficoltà che
accompagnano interruzioni di fornitura anche di breve periodo. Si vede
l’evidenza a scala globale della potenziale instabilità dei paesi fornitori di
combustibili fossili. Senza cambiamenti nel nostro modo di
10
approvvigionamento energetico i temi di sicurezza e continuità nella
fornitura diventeranno sempre più significativi.
1.4 Cambiamento climatico
Il preoccupante bilancio di evidenza scientifica ci dimostra l’opinione che le
emissioni dell’attività umana stanno avendo un effetto nocivo sul clima
mondiale. La principale di queste emissioni, il biossido di carbonio, è
un’inevitabile conseguenza dell’uso inesorabile di combustibili fossili. Senza
una drastica riduzione della quantità di CO
2
rilasciato dalle nostre attività, ci
saranno potenzialmente conseguenze disastrose per il clima globale e
impatti devastanti sull’umanità. Il cambiamento climatico in Italia può
influenzare negativamente gli habitats naturali e culturali, avere effetti sulla
salute e danneggiare l’economia italiana.
1.5 Peggioramento della qualità dell’aria
L’assenza di uno smog visibile in gran parte dell’Italia nasconde il
problema creato dagli invisibili ossidi di azoto, monossido di carbonio e
articolato generato dai nostri veicoli e dalla nostra industria. E’ stimato che
nel pianeta circa 3 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a
causa dell’inquinamento atmosferico. Il traffico ad esempio delle grandi città
italiane contribuisce non poco ai problemi di salute degli italiani. Per
contrastare questa situazione in Italia, come nel resto del mondo, è
necessario proporre nuove soluzioni di trasporto ad energia pulita. L’uso
dell’Idrogeno come carburante per i trasporti può ridurre drasticamente
queste pericolose emissioni. Da uno studio molto recente (giugno 2006)
dell’OMS su 13 città italiane
2
si è messo in luce come siano responsabili le
polveri sottili di malattie e cancro. Da questo studio emerge che sono oltre
11
8000 in Italia i decessi che si sono verificati tra il 2002 e il 2004 in 13 città
del Bel Paese per gli effetti a lungo termine delle sostanze atmosferiche
nocive (particolato pm10 e ozono). Lo studio è stato condotto
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – Ufficio regionale per l’Europa
per conto dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Almeno il 9% della
mortalità negli “over 30” avrebbe come causa l’inquinamento e le emissioni
automobilistiche ed in particolare quell’insieme di particelle solide e liquide
che, sospese nell’aria, rappresentano una miscela complessa di sostanze
organiche e inorganiche e che prende il nome di articolato. Concentrazioni
di particolato superiori ai 20 µg/m
3
si traducono in cancro al polmone
(stimati 742 casi/anno), infarto (2562 casi/anno) e ictus (329 casi/anno).
L’ozono si stima che provochi annualmente nelle città italiane 516 morti
1.6 L’energia dall’Idrogeno
La fornitura di idrogeno è teoricamente inesauribile e quest’ultimo può
essere prodotto in molti modi da varie fonti primarie di energia.
Diversamente dai combustibili fossili, le risorse da cui produrre l’Idrogeno
sono illimitate in ogni paese o regione e possono venire utilizzate a questo
scopo una larga varietà di tecnologie, adattate al luogo.
Le diffuse applicazioni per la produzione di elettricità da fonti
rinnovabili, adattate alle risorse locali, possono dare una risposta a molti dei
problemi dell’energia basata sul carbonio. Molte forme di energia
rinnovabile hanno però una natura discontinua e per questo necessitano
delle forme di stoccaggio dell’energia a lungo termine per consentire la
corrispondenza tra domanda e offerta. L’uso dell’Idrogeno come vettore
energetico, insieme all’uso di fonti di energia rinnovabile può soddisfare
l’effettivo stoccaggio dell’energia rinnovabile discontinua, eliminando lo
squilibrio tra domanda e offerta. L’Idrogeno prodotto da fonti rinnovabili può
inoltre mantenere la libertà del trasporto personale, ottenendo al contempo
una necessaria riduzione di CO
2
e degli altri inquinanti.
12
L’Idrogeno può essere prodotto utilizzando energia elettrica da fonti
rinnovabili per mezzo di elettrolisi dell’acqua, che ha come prodotto
idrogeno e ossigeno. Si tratta ti una tecnica sicura e matura ma può
risultare un metodo costoso di produzione, fintanto che il prezzo dell’energia
rinnovabile è più alto di quella da combustibili fossili, essendo l’elettrolisi
comunque un processo in sé costoso. Ciononostante nicchie di mercato
come quelle dell’energia eolica hanno una posizione di vantaggio in quanto
l’energia che viene in ogni caso prodotta come surplus può essere usata
per creare idrogeno. La produzione e la distribuzione dell’Idrogeno è già
un’alternativa economicamente conveniente per l’istallazione o l’upgrade di
reti elettriche in zone remote dove si vuole favorire lo sviluppo di nuova
energia rinnovabile come ad esempio le maree. L’Idrogeno può inoltre
essere prodotto da biomassa, materiale organico di rifiuto e coltivazioni
energetiche
a
. La produzione da biomassa, come sarà illustrato in seguito,
crea CO
2
che non entra nel bilancio totale in quanto il carbonio rilasciato
dipende dal naturale ciclo del carbonio). La produzione di Idrogeno da
biomassa risponde agli obiettivi di uno sviluppo sostenibile, della sicurezza
nella fornitura e della diversificazione dell’agricoltura.
Le tecnologie che sfruttano l’idrogeno sono ideali anche per comunità
agricole poiché l’idrogeno può essere prodotto e stoccato localmente, senza
la necessità di un’infrastruttura nazionale. E’ tuttavia possibile anche
un’infrastruttura centralizzata per un’economia dell’idrogeno, che potrebbe
a
Normalmente le coltivazioni energetiche non vengono utilizzate per la produzione di H2 ma per la
combustione. E’ qui riportato un esempio delle rese e del contenuto energetico delle più comuni (fonte:
UNDP World Energy Assessment):
Tipo di coltivazione
Resa
[tonnellate secche/ha/anno
Rendimento energetico
[GJ/ha/anno)
Legnose
Legna 1-4 30-80
Piantagione tropicale (senza
fertilizzanti e irrigazione)
2-10 30-180
Piantagione tropicale (con
fertilizzanti e irrigazione)
20-30 340-550
Selvicoltura con rotazione 10-15 180-260
Non legnose
Canna da zucchero 15-20 400-500
Barbabietola da zucchero 10-21 30-200
Semi di colza 4-10 50-170
13
beneficiare di economie di scala per quanto riguarda la produzione, ma
ostacoli maggiori si presenterebbero poi nello stoccaggio e nella
distribuzione. Una combinazione di questi due modelli di infrastruttura
possono essere applicati a seconda della localizzazione geografica del sito
e delle risorse naturali
3
.
L’idrogeno può venire bruciato e si comporta come un combustibile
pulito ed a rendimento piuttosto alto, che rilascia nell’ambiente come
prodotti della combustione solo acqua e nessuna traccia di CO
2
. Inoltre può
anche essere mescolato con altri combustibili tradizionali nella trazione e
garantire un maggiore rendimento termico e una minore emissione di gas
esausti. In alternativa, può essere utilizzato in celle a combustibile. Le celle
a combustibile (fuel cells) combinano idrogeno ed aria, producendo acqua,
elettricità e calore. Non hanno parti in movimento, quindi sono più silenziose
dei motori tradizionali e in condizioni operative di picco tre volte più
efficienti. L’idrogeno è abbastanza versatile da soddisfare le necessità di
energia in edifici, trasporti ed attrezzature portatili.
L’idrogeno prodotto per via rinnovabile usato in combinazione con le
fuel cells può ridurre drasticamente (se non addirittura eliminare) le
emissioni di inquinanti come CO
2
, CO, NO
x
. Inoltre mischiato ad altri
combustibili tradizionali come diesel o gas naturale riduce di molto le
emissioni, anche quando bruciato in un normale motore a combustione
interna. La riduzione degli inquinanti in atmosfera che può favorire l’uso
dell’idrogeno porterebbe ad un netto miglioramento della salute per un
numero significante della popolazione italiana.
1.7 Il futuro mix energetico
E’ chiaro che il nostro prossimo futuro energetico continuerà a
rimanere dipendente dai combustibili fossili, con una transizione dal
consumo di petrolio a quello di gas naturale, conseguenza delle riserve in
diminuzione. Anche l’Italia sta spostando la produzione dell’energia elettrica
14
dal petrolio al gas naturale proveniente dall’est in base alle previsioni future.
Non c’è una politica simile per quanto riguarda il trasporto (in particolare il
trasporto su gomma) che al momento è quasi interamente dipendente dal
petrolio. Una transizione su scala globale verso l’idrogeno come
combustibile per i trasporti è inverosimile nel breve periodo, in particolare a
causa dell’assenza di una infrastruttura di rifornimento di idrogeno. Il miglior
modo per sorpassare quest’ostacolo sembra quello di adottare
progressivamente miscele combustibili e idrogeno, come miscele di gas
naturale-idrogeno o motori diesel ad idrogeno. Ciò permetterebbe lo
sviluppo di una struttura di rifornimento precedente alla larga diffusione di
veicoli funzionanti con idrogeno puro (a combustione interna o a fuel cells).
Anche l’Italia si è impegnata ad aumentare la quantità di energia
elettrica da fonti rinnovabili. Dove possibile, è termodinamicamente
preferibile utilizzare questa energia sotto forma di elettricità anche se la
variabilità della maggior parte delle fonti rinnovabili indicano che il
bilanciamento nella rete tra domanda e offerta sarà una delle sfide
principali, tanto più all’aumentare della proporzione di queste fonti.
L’idrogeno, più di ogni altra tecnica, è adatto all’accumulo di energia durante
periodi di eccessiva produzione da fonti rinnovabili e al successivo rilascio
nei momenti di deficit. Esso può quindi essere usato in modo estremamente
flessibile per la ri-conversione in energia elettrica o per il trasporto.
Anche i bio-combustibili hanno un ruolo importante nel futuro mix
energetico, anche se non sembra possibile che le coltivazioni energetiche
destinate alla produzione di bio-combustibili potranno soddisfare le
esigenze dei trasporti in Italia. L’idrogeno può essere infatti prodotto da
biomassa, sia coltivata sia da liquidi di scarto. In molti casi questo è
accompagnato ad una co-produzione di metano, che si presta al
funzionamento in applicazioni con combustibile misto idrogeno-metano. Non
è ben chiaro ancora quale potrebbe essere l’utilizzo migliore della biomassa
nel mix energetico italiano, sebbene la produzione di idrogeno da biomassa
porterebbe molte nuove potenzialità all’economia.
Bisogna sottolineare che nessuno ha intenzione di convertire l’intero
sistema energetico verso l’idrogeno poiché questo potrebbe in teoria farci
15
perdere una notevole quantità di energia. Piuttosto l’idrogeno dovrebbe
rivestire un posto adeguato nel mix energetico totale nel momento
opportuno. La disponibilità di numerose tecniche di produzione indica che
l’idrogeno può essere prodotto a partire da tutte le fonti di energia che sono
disponibili localmente. Sfruttando il nostro potenziale di produzione in Italia,
potremmo iniziare ad eliminare i prodotti del petrolio, in particolare nel
settore dei trasporti. Anche se la transizione non sarà immediata ci sono
molte opportunità per un utilizzo precoce dell’idrogeno nei combustibili misti
per motori a combustione interna. Ciò come detto aiuterebbe a creare
un’infrastruttura per la produzione e distribuzione di idrogeno in Italia e di
conseguenza ridurre la nostra dipendenza dai paesi fornitori di petrolio.
Il fatto di spostarci verso un’economia dell’idrogeno è supportata sia da
motivazioni ambientali che economiche in alcuni casi. L’idrogeno è un
vettore energetico estremamente versatile con una varietà di tecnologie di
produzione, in grado di essere stoccato ed utilizzato sia in applicazioni
stazionarie (macro) sia di locomozione (micro). Generando in modo
rinnovabile si ottengono benefici dalla sicurezza della fornitura e dalla
possibilità di una generazione distribuita e quindi una proprietà della
possibilità di generazione. Ne potrebbero beneficiare sia economia agricole
che urbane dalla formazione di nuovi posti di lavoro e ciò potrebbe essere la
base per uno sviluppo sostenibile.
1.8 Le tappe
La transizione verso un’economia dell’idrogeno in Italia può essere
schematizzata in questo modo:
Fase 1 Sviluppo e dimostrazione delle tecnologie, scelta di politiche a
sostegno di una iniziale domanda
Fase 2 Sfruttamento commerciale dei nuovi mercati e ricerca di un
consenso da parte della popolazione
16
Fase 3 Crescita del mercato, creazione di una infrastruttura di
supporto e di linee guida per una produzione sostenibile
Fase 4 Raggiungimento di un’economia dell’idrogeno
Fase 1 (prossimi 5 anni)
Sviluppo e dimostrazione delle tecnologie
Al momento a livello internazionale ed anche in Italia si stanno
svolgendo significativi progressi di ricerca&sviluppo. Primi passi di successo
verso un’economia dell’idrogeno dipenderanno dall’insieme di ricerca e
sviluppo fatti a livello locale e dall’adozione altrove di queste nuove
tecnologie. La fortuna dell’esistenza di un’industria dell’automobile in Italia,
dei legami tra l’Italia ed il resto d’Europa, USA e Giappone sono motivi
stimolanti per futuri sviluppi delle tecnologie nel nostro paese.
L’utilizzo di queste tecnologie in progetti dimostrativi operativi è
importante per le prime tappe di sviluppo di un’economia in Italia, così come
tecnologie pilota nella realtà quotidiana e dimostrazioni di alto livello creano
una pubblica coscienza e una pubblica confidenza riguardo al loro impiego.
Ciò non vuol dire che tutti i progetti dimostrativi devono essere pionieristici,
ma devono essere applicati alla realtà italiana attraverso delle esposizioni
per il pubblico. In questa prima fase bisognerebbe anche dimostrare
l’utilizzabilità dell’idrogeno come combustibile per trasporti adattabile a
diversi tipi di veicoli. Finché non ci saranno significativi sviluppi e
dimostrazioni nello sviluppo e standardizzazione delle fuel cells, l’idrogeno
in motori a combustione interna può considerarsi un’ottima tecnologia di
passaggio. L’Italia possiede una delle più grandi industrie europee di
autoveicoli e di motori e numerosi fornitori minori di componenti. Questo
know-how nella progettazione, sviluppo e produzione di motori a
combustione interna pone l’Italia come uno dei possibili pionieri in questo
campo.
17
Politiche di sostegno
Il passaggio ad un’economia dell’idrogeno in Italia necessita di una
strategia politica che inglobi i principi dello sviluppo sostenibile delle future
fonti energetiche così come deve considerare i costi ambientali
dell’approvvigionamento e dell’uso. Sicuramente ciò non potrà essere
raggiunto dall’Italia da sola ma c’è il bisogno di una collaborazione con le
politiche del Parlamento Europeo. Ciò significa leggi e standards per le
politiche regolatrici ed economiche, ed aiuti finanziari per coadiuvare la
diffusione dell’idrogeno e di combustibili e sistemi energetici puliti alternativi.
Una politica energetica in Italia ha bisogno però di una stabilità a lungo
termine per permettere agli investitori e alle organizzazione di gestire il
proprio rischio d’investimento.
Stimolo della domanda iniziale
Oltre ai punti di forza dati dal settore automobilistico e le misure fiscali
gli aiuti economici dovrebbe essere creata un’infrastruttura che permettesse
in pratica il rifornimento di idrogeno. I primi sviluppi verso un sistema di
trasporto basato sull’idrogeno andrebbero effettuati in quei parchi di
automezzi che tornano periodicamente ad una stazione base quindi:
autobus cittadini, mezzi per la raccolta dei rifiuti, schuttle di alberghi ecc.
Fase 2
(5-15 anni)
Sfruttamento commerciale dei mercati emergenti