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Ho effettuato le ricerche bibliografiche a Napoli (nella Biblioteca Nazionale,
nella Biblioteca del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Istituto Universitario
Orientale, in quella del Dipartimento di Studi Nord-americani dello stesso Istituto,
nella Biblioteca di Sociologia dell'Ateneo Federico II) e a Roma (nella Biblioteca
Nazionale, nella Biblioteca Alessandrina dell'Università di Roma e nella Biblioteca
dell'USIS presso l'Ambasciata degli Stati Uniti).
E' mio auspicio che il lavoro sia stato realizzato con successo.
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NOTA SULLE TRASCRIZIONI
Per i termini ebraici ho usato una traslitterazione semplificata, allo scopo di facilitare
la loro lettura. In particolare, la lettera ח (het) viene traslitterata con una h provvista
di puntino ed è pronunciata come una 'h' gutturale aspra e ho trascritto la lettera ע
('ayn) con ' .
La ז (zayn) è pronunciata come la 's' sonora di "rosa". La ה (he) in fine di parola è
muta e fa cadere l'accento tonico sull'ultima sillaba. Per i termini yiddish ho
adoperato la grafia attualmente in uso negli Stati Uniti.
Glossario
Ahad ha-'Am (םעה דחא) = Uno del popolo (ebraico), pseudonimo di Asher
Ginzberg.
'aliyah (הילע) = salita (ebraico), l'immigrazione ebraica in Palestina.
allrightnik = colui che ha abbandonato le tradizioni d'origine per integrarsi
(yiddish).
appikoros = epicureo, apostata (yiddish).
Ashkenaz (זנכשא) = Germania, Europa centrale (ebraico).
Ba'al Shem Tov (בוט םש לעב) = Signore del Buon Nome (ebraico).
bar mitzvah (הווצמ רב) = figlio del precetto, che ha raggiunto la maggiore età
religiosa (ebraico).
Breira (הרירב)= alternativa (ebraico).
glasnost' = trasparenza (russo).
greenhorn = il corno tenero dei vitelli (inglese), nello slang americano indica
l'immigrato di recente.
Haskalah (הלכשה) = cultura (ebraico), il movimento illuminista ebraico.
ha-Tikvah (הווקתה) = La speranza (ebraico), l'inno di Israele.
Hanukkah (הכונח) = la festa delle luci che va dal 25 Kislev, il terzo e il quarto mese
del calendario lunare ebraico.
hassid (דיסח) = devoto, giusto (ebraico), l'ebreo ultraortodosso.
hassidim (םידיסח) = plurale di hassid
hazzan (ןזח) = cantore di sinagoga (ebraico).
heder (רדח) = scuola religiosa per bambini (ebraico).
hevrah (הרבח) = compagnia religiosa di beneficenza (ebraico).
Histadrut (תורדתסה) = organizzazione (ebraico), il sindacato dei lavoratori
israeliani.
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kasher (רשכ) = puro, preparato secondo le norme rituali giudaiche (ebraico).
kashrut (תורשכ) = l'insieme delle norme religiose che rendono kasher un oggetto, in
genere un alimento (ebraico).
Kehillah (הליהק) = comunità (ebraico).
kosher = la pronuncia yiddish della parola ebraica kasher.
landslayt = ebrei provenienti dalla stessa comunità europea (yiddish, dal tedesco
Landsleute)
landsmanshaftn = associazioni di immigrati, i landslayt, che provenivano dalla
stessa città o dalla stessa zona in Europa (yiddish, dal tedesco Landsmannschaften)
mehitzah (הציחמ) = barriera divisoria tra uomini e donne in sinagoga (ebraico).
menorot (תורונמ) = candelabri a sette braccia (ebraico).
meshumad (דמושמ) = apostata (ebraico).
mezuzot (תוזוזמ) = astucci contenenti brani biblici che si affiggono allo stipite della
porta d'ingresso delle case (ebraico).
minyan (ןינמ) = decina, il numero necessario per tenere un servizio religioso
(ebraico).
Mokher Sefarim (םירפס רכומ) = venditore di libri (ebraico), pseudonimo di Shalom
J. Abramowitsch.
mischling = americano con un solo genitore israelita.
parnassim (םיסנרפ) = capi di comunità (ebraico).
payas = i riccioli pendenti dalle tempie (yiddish).
pogrom = massacro (russo).
rab (בר) = maestro, rabbino (ebraico).
rebbetzin = moglie del rabbino (yiddish).
Sefarad (דרפס) = Spagna (ebraico).
Shabbat (תבש) = riposo settimanale (ebraico), va dal tramonto del venerdì a quello
del sabato.
shiv'ah (העבש) = sette (ebraico), i sette giorni di lutto.
shtetl = cittadina, villaggio, diminutivo di shtot (yiddish, dal tedesco Stadt).
Shul = sinagoga (yiddish, dal tedesco Schule)
sweatshop = fabbrica del sudore (inglese).
Talmud (דומלת) = studio (ebraico).
Torah (הרות) = la Legge data da Dio a Mosè (ebraico).
treyfe = impuro, contrario di kosher (yiddish).
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tzedakah (הקדצ) = carità (ebraico), l'offerta rituale fatta ai poveri.
yeridah (הדירי) = discesa (ebraico), l'emigrazione da Israele.
yeshivah (הבישי) = scuola di studi talmudici avanzati (ebraico).
yeshivot (תובישי) = plurale di yeshivah
yiddish = lingua di origine mista parlata dagli ebrei est-europei. L'origine
etimologica dall'alto tedesco medio Jidisch ("giudeo"), che nella grafia è divenuto
yiddish. La pronuncia è quasi identica.
Yom Kippur (רופכ םוי) = il "giorno dell'espiazione" (ebraico), cioè il digiuno del 10
Tishrì, primo mese del calendario ebraico.
yordim (םידרוי) = coloro che scendono (ebraico), gli emigranti da Israele.
N.B. : Per alcuni di questi termini ho provveduto a inserire nel testo delle note
esplicative più ampie.
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CAPITOLO PRIMO
BREVE STORIA DELLE IMMIGRAZIONI
EBRAICHE NEGLI STATI UNITI
I.1. I primi insediamenti sefarditi e ashkenaziti
I.2. L'immigrazione in massa degli ebrei est-europei
I.3. Dalle leggi statunitensi sull'immigrazione ad oggi
When other groups emigrated, they were like leaves
which social winds scattered to a foreign land;
the tree from which they were blown
remained rooted in the old territory.
When Jews emigrated, it was not just leaves
that were wind-blown, nor even branches,
but whole segments of the tree.
CHARLES SHERMAN [1]
I.1. I primi insediamenti sefarditi e ashkenaziti
Il 1492 è ricordato come l'anno della scoperta dell'America. Ma nella
millenaria storia degli ebrei è anche l'anno della loro espulsione dalla Spagna. Fino
al periodo dell'Inquisizione, in confronto agli ebrei del resto d'Europa, quelli
spagnoli e portoghesi godevano di una posizione privilegiata: erano proprietari
terrieri, influenzavano la vita commerciale e politica dei loro paesi e non
conoscevano il ghetto; si erano in buona parte integrati con il resto della
popolazione. Con l'Inquisizione cominciò la persecuzione degli ebrei spagnoli e
portoghesi, che furono obbligati a convertirsi al cristianesimo, pena l'espulsione. Ma
tra gli ebrei convertiti non tutti tennero lo stesso comportamento. Alcuni, i marrani,
conservarono di nascosto i vecchi rituali religiosi, mentre altri scelsero di continuare
a professare il giudaismo, cadendo così nella rete dell'Inquisizione. Cominciò allora
l'esilio degli ebrei sefarditi [2] che si disseminarono per i paesi del bacino del
Mediterraneo, in Olanda e in Inghilterra.
Nel Nuovo Mondo gli ebrei arrivarono fin dai tempi della scoperta; è
accertata la presenza di ebrei tra i partecipanti alle spedizioni di Colombo (Wirth,
1968:109). Nel secolo XVI le maggiori ondate di ebrei verso il Nuovo Mondo erano
dirette verso le coste del Brasile, conquistate dagli olandesi. Però nel 1654 gli
olandesi vennero sconfitti dai portoghesi e dovettero restituire ai vincitori il Brasile,
e quindi anche Recife, la città del continente americano dove c'era la maggiore
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concentrazione di ebrei. Fu allora che ripresero le persecuzioni e le espulsioni.
E' in questo contesto storico che i primi ebrei sbarcarono sulle coste nord-
americane. Non dovevano essere molto osservanti perchè erano consapevoli che non
avrebbero avuto modo di praticare il loro giudaismo così come erano abituati in
Europa. Nel nuovo paese non erano in numero sufficiente per pregare in gruppo e
mancavano le sinagoghe e altre strutture adatte a praticare i riti religiosi. Erano gli
stessi problemi di fede degli ebrei venditori ambulanti in Europa, che vivevano
isolati senza contatti con qualche comunità.
La prima testimonianza dell'immigrazione ebraica a Nuova Amsterdam,
l'odierna New York, è del 1654. Fu, infatti, in quell'anno che i primi due immigrati
ebrei vi giunsero dall'Europa, seguiti nello stesso anno da altri ventitrè ebrei,
provenienti da Recife e sbarcati dalla Ste. Catherine, ricordata come la Mayflower
ebraica.
Non si può dire che questi profughi venissero accolti a braccia aperte.
Scacciati dai portoghesi, rifiutati dagli spagnoli nelle isole caraibiche, erano
trattenuti agli arresti dalle autorità olandesi finchè non fosse stato pagato il costo del
viaggio. Ma il governatore della colonia, Peter Stuyvesant, che non avrebbe voluto
accoglierli, ricevette questo messaggio dalla Compagnia Olandese delle Indie
occidentali: "Sebbene noi desideriamo di tutto cuore che questi e altri settari
rimangano fuori di qui, dubitiamo assai se procedere con severità contro di loro
senza diminuire la popolazione e fermare l'immigrazione. Voi dovreste dunque
chiudere gli occhi e permettere ad ognuno di avere le proprie credenze" (in
Thernstrom, 1992:83 [3]). Era implicito l'ordine di non impedire lo sbarco di coloro
che non fossero di peso alla società e alla Compagnia.
Le prime comunità ebraiche di Nuova Amsterdam si ispirarono al modello
dell'Olanda, dove, pur nel ghetto, gli ebrei erano in una posizione relativamente
privilegiata.
Comunque, a quell'epoca, non era questa città trarre il maggior numero di
ebrei, bensì Newport, il centro commerciale più importante del tempo nelle colonie
nord-americane. Le famiglie sefardite giunte dall'Europa allo scopo di arricchirsi
rimasero deluse e la maggior parte tornò in Olanda. Rimasero solo i più poveri che
non potevano permettersi di pagare il viaggio di ritorno in Europa.
Nel 1664 gli inglesi conquistarono Nuova Amsterdam, che nel 1666 prese il
nome attuale di New York. A cavallo tra i secoli XVII e XVIII cominciarono ad
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arrivare gli ashkenaziti [4].
Tra sefarditi e ashkenaziti, nonostante fossero correligionari, la convivenza si
dimostrò subito molto difficile. Ciò era soprattutto a causa dei sefarditi che
avocavano a sé il diritto di formare l'aristocrazia della nuova comunità.
Nel 1695 a New York, comunque, vide la luce la She'erit Israel (Il resto
d'Israele), la prima congregazione in terra nord-americana, espressione di una
comunità tendente all'unificazione degli ebrei di diversa provenienza. Tra il 1729 e il
1730, 75 anni dopo il primo insediamento di ebrei, fu fondata la prima sinagoga a
dimostrazione che le autorità inglesi ormai accettavano definitivamente la presenza
degli ebrei in America. La congregazione She'erit Israel provvedeva, tra le altre
cose, all'istruzione di base dei bambini ebrei (all'epoca non esistevano scuole
pubbliche) avvalendosi dei maestri itineranti che insegnavano la religione,
l'aritmetica, l'inglese. In questo senso agì come fattore di coesione.
Una parziale o quasi totale inosservanza delle tradizioni religiose era
diventata la norma: coloro che mostravano di voler abbandonare la propria fede non
subivano sanzioni da parte della propria comunità. Di fatto si registrarono, per
effetto anche delle pressioni dei puritani, molte conversioni, specialmente tra quei
gruppi che risiedevano in villaggi isolati o alla frontiera, lontani dalle prime
organizzazioni comunitarie ebraiche.
Allo scoppio della Rivoluzione, nelle colonie erano presenti solo duemila
ebrei (Wirth, 1968:113). La Rivoluzione creò divisioni in questa piccola comunità.
Alcuni ebrei presero le parti dei lealisti, ma c'erano anche gli ebrei liberali che
speravano in una maggiore libertà, una volta terminata la guerra. Essi, durante la
Guerra d'Indipendenza, dettero il loro contributo fornendo armi e finanziando la
causa rivoluzionaria. La maggioranza degli ebrei tuttavia preferì una posizione
neutrale. La Costituzione promulgata nel 1787, riconobbe agli ebrei il principio della
libertà di culto senza restrizioni. Il sesto articolo della Costituzione sanciva che gli
aspiranti a cariche pubbliche non sarebbero stati sottoposti ad alcuna verifica sulla
loro religione. Due anni dopo, un emendamento a questo articolo decretò
esplicitamente la separazione tra stato e chiesa. Secondo la legge federale qualsiasi
fede negli Stati Uniti diventava una questione personale, privata; credenti e non
credenti erano uguali di fronte alla legge. Ma in parecchi stati della Federazione
vigevano delle disposizioni legali, richiedenti un giuramento religioso, che
privavano di fatto gli ebrei dei diritti politici. Si dovette aspettare la Convenzione
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Costituzionale del 1868 perchè la libertà religiosa divenisse effettiva.
Alla fine del secolo XVIII, con l'arrivo di sempre più numerosi ashkenaziti,
cominciò a mutare più profondamente la composizione delle comunità ebraiche
nord-americane. Gli ashkenaziti fino ad allora venivano accettati nelle congregazioni
dei sefarditi, nonostante il clima di sospetto e riva nei loro confronti. Perlopiù
adottavano il rituale dei sefarditi e si amalgamavano con loro mediante matrimoni
misti [5]. I nuovi arrivi portarono ben presto gli ashkenaziti a soverchiare nel
numero i sefarditi. Le piccole comunità sefardite allora, sentendosi minacciate,
accentuarono l'atteggiamento di esclusione verso gli ebrei di provenienza diversa
dalla loro. Così cominciarono a diffondersi congregazioni ebraiche separate di
ashkenaziti che videro fiorire intorno alla sinagoga varie attività assistenziali e
culturali. L'inizio di questa frattura tra sefarditi e ashkenaziti s'ebbe con la
fondazione della Hebrew-German Society Rodef Shalom, avvenuta a Filadelfia nel
1802. Questa comunità fece da modello per gli ashkenaziti che negli anni seguenti
giunsero in altre città (Wirth, 1968:114). Anche la più importante delle
congregazioni degli ashkenaziti, la B'nai Yeshurun, sorta nel 1825, si ispirò alla
congregazione di Filadelfia (Gartner, 1972:1071).
I sefarditi, nelle loro attività commerciali, s'avvalevano dei legami che
avevano conservato con le comunità ebraiche del Vecchio Continente, mentre gli
ashkenaziti, una volta giunti in America, istituivano le cosiddette landsmanshaftn,
congregazioni formate dai landslayt, ossia da ebrei provenienti dalla stessa comunità
europea d'origine. I landslayt cercavano compagnia, occasioni di svago, la
possibilità di parlare la lingua nativa e, soprattutto, aiuto in caso di bisogno. Le
landsmanshaftn si occupavano prevalentemente dell'assistenza dell'immigrato e della
sua famiglia e, con il tempo, si trasformarono in organismi laici, simili alle "società
di mutuo soccorso" degli italiani. Le landsmanshaftn fondavano proprie sinagoghe
alle quali davano il nome della città di origine dei suoi landslayt.
Gli ashkenaziti, stabilitisi dapprima sulla costa orientale, tendevano a spostarsi in
nuove città, seguendo l'espansione verso Ovest, dove fondavano congregazioni
proprie. Le nuove congregazioni rimanevano però legate a quelle della costa
orientale, dalle quali ricevevano sostegni finanziari, finalizzati soprattutto alla
costruzione di sinagoghe.
In genere, esistevano stretti vincoli tra tutte le comunità ebraiche in America e si
iniziava a sviluppare una coscienza di far parte della stessa collettività. Si
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avvertivano i primi segni di un processo di americanizzazione: la regolazione delle
questioni religiose avveniva autonomamente, erano i capi laici delle comunità
ebraiche a risolverle senza l'autorità riconosciuta di un rabbino, come era stata prassi
in Europa. Il tasso di matrimoni misti con cristiani e il numero delle conversioni era
in sensibile aumento. Gli ebrei, nella loro emigrazione verso l'Ovest, portavano
sempre con sè la famiglia. Viaggiando verso l'America si poteva abbandonare anche
Dio ma abbandonare la propria famiglia veniva considerato un imperdonabile atto di
tradimento. Dove si stabilivano, i più pii cercavano di fondare una sinagoga per
permettere l'esistenza di una comunità, per adempiere ai doveri religiosi, per
soddisfare un bisogno di sicurezza nella realizzazione della continuità del gruppo. Di
solito le attività praticate da questi ebrei erano l'ambulantato e il piccolo commercio
e, per cercare opportunità ancora migliori, tendevano a occupare zone diverse,
stabilendosi nella cittadina che avessero trovato più adatta alle loro esigenze. Nelle
piccole località dove si insediavano, era difficile che ci fosse il minyan [6]
indispensabile per costituire una sinagoga e quindi una comunità, per cui era più
facile che fossero assorbiti nella società circostante. Una data significativa nella
storia degli ebrei negli Stati Uniti il 1852, anno in cui fu fondato il Jews' Hospital in
the City of New York, con l'assistenza della She'erit Israel e di altre congregazioni.
Nel 1866 l'ospedale cambiò nome, assumendo quello con cui è conosciuto anche
fuori dell'America: Mount Sinai Hospital. I pazienti poveri ricevevano gratis un
trattamento sanitario. Il personale, come pure i pazienti, era composto sia da ebrei
che da non ebrei (Gartner, 1972:1073).
In quegli anni, a causa dei rivolgimenti politici in Europa, si erano, intanto, venuti
intensificando gli arrivi dalla Germania, dalla Boemia, dall'Austria-Ungheria, dalla
Prussia, in numero tale da portare profonde modifiche rispetto agli insediamenti
precedenti. Gli ebrei tedeschi erano in genere laici, colti, più interessati ai problemi
socio-politici che non a quelli religiosi. Avevano aderito alle idee rivoluzionarie
dell'Ottocento e, proprio per evitare la reazione politica seguita ai sommovimenti,
erano fuggiti dall'Europa. Comprendevano personalità affermatesi nella vita
economica e politica nel paese d'origine, le quali trovavano nella nuova patria la
realizzazione di molte loro aspirazioni politiche. Gli ebrei tedeschi avevano una
mentalità aperta che li spingeva a lottare per una completa integrazione. Si
consideravano di nazionalità tedesca e di religione israelita, piuttosto che membri di
un gruppo etnico separato dal resto della popolazione tedesca. Gli ebrei tedeschi
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avevano aderito alle dottrine liberali dell'Illuminismo, che aveva cominciato a
diffondersi in Europa dopo la Rivoluzione Francese, più degli ashkenaziti
provenienti dalla Polonia e dalla Russia. Questa cultura di stampo moderno spiega la
loro larga adesione alla Riforma, versione sincretica del giudaismo, nata in
Germania nel 1840 e che, grazie a loro, arrivò in America. La Riforma fu un
tentativo di riammodernare e conciliare le dottrine e i rigidi principi dell'ebraismo
tradizionale con la filosofia razionalistica, presupponendo la possibilità di
assimilazione. Si riteneva che questo giudaismo riformato potesse ben adattarsi
all'ambiente americano più di quanto non fosse avvenuto in Europa, dove aveva
avuto origine. In America, in effetti, esso si sviluppò prevalentemente tra gli ebrei
benestanti che, più degli altri, mostravano di voler essere accettati dal mondo dei
gentili [7]. I riformisti erano convinti che se la religione fosse andata nella stessa
direzione dei mutamenti sociali, l'ebraismo in America non avrebbe corso il pericolo
di estinzione. Era un modo di prevenire conversioni e matrimoni misti e, quindi, di
preservare il gruppo etnico. Il capo e il simbolo degli ebrei tedeschi aderenti alla
Riforma fu il rabbino Isaac Wise [8]. Fu in America che egli mise in pratica le idee
che aveva cominciato a sviluppare in Europa. A New York, dove aveva ricevuto
l'incarico di predicatore, Wise raggiunse l'apice della sua popolarità pur non
riuscendo mai a divenire il capo della comunità ebraico-americana, e ciò a causa
dell'opposizione degli ortodossi, motivata dalla teologia che Wise aveva esposto nel
suo Minhag America
(Il rito americano) [9]. Wise vedeva con favore l'integrazione degli ebrei e credeva
che negli Stati Uniti essi avessero raggiunto quella eguaglianza politica che
cercavano di raggiungere nel resto del mondo. Non aveva senso, egli affermava,
desiderare di tornare in Palestina, nè pregare per l'avvento del Messia, anche se
nell'integrarsi non avrebbero dovuto perdere la propria fede. Riassumeva così il suo
pensiero: "Siamo cittadini americani di religione israelita" (in Hertzberg, 1993:65).
Wise fu una figura fondamentale nella comunità ebraico-americana, tanto che alla
sua morte, avvenuta nel 1900, si disse che la generazione di immigrati, arrivati verso
la metà dell'Ottocento, con lui perdeva il suo maggior rappresentante. Secondo
Shapiro (1992:151), la proposta di Wise mirava a sopprimere gli elementi di
distinzione tra ebrei e americani. Una serie di cambiamenti, criticati dagli ebrei
tradizionali, miravano a ridurre la distanza tra giudaismo e protestantesimo. Tra
questi: l'abbreviazione della durata dei servizi, l'abolizione del matroneo e della