II
l’identità di un popolo: “Chi era l’ebreo e quali erano gli elementi costitutivi
della sua identità. Una domanda, questa, cui era stato facile rispondere fino a che
il criterio distintivo era stato quello religioso, l’osservanza della Legge e
l’appartenenza religiosa, ma che ora, nell’ottica secolarizzata che
contraddistingue sia il mondo ebraico sia quello non ebraico a partire dal XIX
secolo, diventava assai più complessa
4
”.
La ricerca che ho svolto tratta proprio di questo mutamento nella percezione
della propria identità ebraica. Tramite l’aiuto di persone che si definiscono “ebrei
laici” (con interviste svolte in Italia ed un questionario inviato via e-mail negli
Stati Uniti), si è cercato di indagare:
- Cosa vuol dire sentirsi appartenenti al popolo ebraico, ma non credere in
alcuna forma di religione, o essere, al massimo, agnostici.
- Come si è originata una tale credenza e cosa questa comporta a livello
pratico.
Per il tipo di ricerca svolta è importante chiarire cosa si intende per “umanistico”
– “secolare” – “laico”. All’interno del mio lavoro di tesi, ho utilizzato questi
termini in modo intercambiabile sia nel contesto italiano che in quello
statunitense, ma in realtà c’è bisogno di una precisazione.
La definizione della parola “laicità” la troviamo sul Devoto Oli: “s.f. Assoluta
indipendenza e autonomia nei confronti della Chiesa cattolica o di altra
confessione religiosa, anche estensivo nei confronti di qualsiasi ideologia
5
”;
mentre quella di “laico” è : “s.m. Religioso non sacerdote” ed invece come
aggettivo estensivo è: “Scevro da pregiudizi o vincoli dinanzi a problemi e scelte,
specialmente etici o politici
6
”.
Nelle lingue anglofone “laico” è inteso piuttosto secondo il suo primo significato
e non secondo quello estensivo, di conseguenza se io parlo del laicismo nel mio
III
caso (l’Ebraismo) per i paesi anglofoni, questo si riferisce a tutti i membri di una
sinagoga che non sono il Rabbino o il cantore e che sono quindi membri laici, ma
questo non li esime dall’essere credenti. Il mio argomento di tesi tratta
dell’identità ebraica in prospettiva non tradizionalmente religiosa, quindi le
parole più idonee da utilizzare sono “secolare” ed “umanistico”. Infatti la
definizione di “umanesimo” è, in senso estensivo: “Corrente di pensiero tesa
all’esaltazione del valore e della dignità dell’uomo
7
”; e quella di
“secolarizzazione” è: “Nel linguaggio teologico moderno, la liberazione
dell’uomo dalla sottomissione acritica o fideistica a una concezione sacrale del
mondo, perseguibile mediante una corretta verifica delle nozioni di “sacro”, di
“profano”, di “religione
8
”.
Questa distinzione che ho fatto per i paesi anglofoni (e che è stato necessario
rispettare nelle domande dei questionari inviati negli USA) non è valevole per i
paesi europei non anglofoni (e quindi l’Italia), dove i tre termini possono essere
usati in modo intercambiabile, senza generare confusioni di sorta.
1
L’identità, seminario condotto da Lévi Strauss, Sellerio editore, Palermo, 1986
2
L’identité culturelle, rélations interethniques et problèmes d’acculturation, Selim Abou, éditions
Anthropos, Paris,1981
3
La questione ebraica oggi, Giorgio Israel, il Mulino, Bologna, 2002
4
A. Foa, Gli ebrei in Europa, citato in : La questione ebraica oggi, Giorgio Israel, il Mulino, Bologna,
2002
5
Nuovissimo vocabolario illustrato della Lingua Italiana, G. Devoto – G.C. Oli, casa editrice Felice Le
Monnier S.p.A. Firenze e Selezione dal Reader’s Digest S.p.A. Milano, 1997.
6
ibidem
7
ibidem
8
ibidem
1
1. Le origini e lo sviluppo del popolo ebraico
“La nozione di Dio non è un concetto statico, ma
un’idea dinamica, legata alle condizioni sociali, e che,
in quanto tale, si modifica e si evolve, intrecciandosi a
quella di altre divinità, sino a che non è raggiunta
un’immagine idealizzata, specchio della moralità e dei
bisogni di una determinata epoca. L’uomo crea Dio a
sua immagine e somiglianza
1
”
1.a) La storia del popolo ebraico
Storia antica
Cronologia avanti era volgare (a.e.v.):
- 1738, anno in cui Dio parla ad Abramo; nascita della prima religione
monoteista: l’Ebraismo.
- 1200/1100, esodo del popolo ebraico, uscito dall’Egitto, Mosé, riceve la
Toràh sul monte Sinai. La Toràh è il segno dell’alleanza tra il divino e il
popolo ebraico: Israele deve riconoscere Jahvé come unico Dio ed in
cambio Jahvé li aiuterà ad avere la terra di Canaan (Terra Promessa).
- 1200/1100, il giudice Samuele ed i re Saul, David, Salomone. David
unisce i due regni di Giuda ed Israele, pone Gerusalemme come capitale
della nuova nazione ed è l’autore dei Salmi.
- X secolo, Salomone erige il primo Tempio.
- 586, i Babilonesi conquistano il regno di Giuda. Distruzione del Tempio e
deportazione di parte degli ebrei a Babilonia. Il profeta Ezechiele
stabilisce le regole del sacerdozio da seguire; i Profeti, insieme ai
2
sacerdoti del Tempio, donano un’eredità culturale al popolo deportato,
attraverso l’inizio dello studio sistemico della Toràh.
- 538, costruzione del II Tempio a Gerusalemme. Legge di Esdra che vieta i
matrimoni misti, per proteggere i rapporti che gli ebrei hanno con Jahvé
ed evitare che sia compromessa la fede monoteistica. Questa proibizione
fa parte ancora oggi dell’Ebraismo tradizionale. La figura dei profeti
scompare, nasce la classe dei soferim (scribi), cioè gli interpreti delle
Scritture, da cui si formerà la classe dei Rabbini.
- 300, Esseni, Sadducei, Farisei
2
- 332, col dominio di Alessandro Magno in Giudea ha inizio un processo di
ellenizzazione: la Bibbia è tradotta in greco, la sinagoga, oltre che per
adorare Dio, viene usata per coordinare i bisogni della comunità.
- 200 ca., dominio Tolomeo e Seleucide. Il re della Giudea Antioco IV
Epifane attua restrizioni verso il popolo ebraico: proibisce il culto, il
rispetto del Sabato e la circoncisione; saccheggia il Tempio e lo dedica a
Zeus. Rivolta dei Maccabei
e riconquista del Tempio (167).
Cronologia dell’era volgare (E.V.)
Nel 70 avviene la distruzione del II Tempio da parte romana e la Giudea prende
il nome di Palestina (“Terra dei Filistei”).
Fu allora, che, in vista della seconda diaspora, per far sopravvivere la cultura
ebraica, si decise di mettere per iscritto i precetti che fino allora avevano fatto
parte della tradizione orale: nacque l’halachà, testo che entrò poi a far parte della
Mishnàh (interpretazione orale della Toràh), che era stata costituita appunto nel
220 e.v. Le discussioni/interpretazioni sulle Sacre Scritture avevano dato vita a
due scuole di pensiero (quella Palestinese e quella Babilonese) che formularono
un testo scritto che conteneva i dibattiti fatti sulla Mishnàh: il Talmùd. Tra i due
3
Talmùd, quello Palestinese (terminato nel 300 e.v.) e quello Babilonese (500
e.v.), quest’ultimo sarà quello a cui si riferirà la futura religione ebraica.
In questo periodo la frattura tra Cristianesimo e Giudaismo si fece sempre più
forte e con l’Editto di Costantino (313 e.v.), il Cristianesimo divenne religione
ufficiale dell’Impero Romano e nacquero le prime leggi anti - giudaiche.
La diaspora degli ebrei in Europa, il Medioevo
Carlo Magno (768-814), protesse gli ebrei e gli concesse libertà religiosa e
mercantile; questo fatto li portò a spostarsi come mercanti anche per la restante
parte dell’Europa: giunsero in Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Ucraina,
Spagna (da considerare che parte degli ebrei era presente in Spagna dal tempo del
re Salomone). Gli ebrei Spagnoli vennero detti Sefarditi (in ebraico Spagna è
“Sefaràd”).
Quando la Spagna meridionale fu occupata dagli arabi almohadi (Ortodossi) e
questi pretesero conversioni forzate all’Islamismo, parte degli ebrei emigrò in
Castiglia, Aragona, Provenza e Marocco, e parte si convertì: i cosiddetti
“marrani”. Questo termine è dispregiativo per evidenziare colui che
esteriormente si comporta da cristiano, ma in segreto continua ad osservare i
precetti dell’Ebraismo.
Si può sostenere che furono queste nuove conversioni forzate, a mutare l’aspetto
del mondo ebraico, preparando una nuova società dove l’identità religiosa non
sarebbe più stata elemento fondante dell’essere ebreo.
Un pensatore importante per il pensiero ebraico del Medioevo fu Mosé
Maimonide. Egli era un ebreo sefardita, che visse la maggior parte della sua vita
in Egitto. Fu autore di alcuni Responsa, un commentario alla Mishnàh ed un
4
codice della legge ebraica. Nel commento alla Mishnàh presenta tredici principi
di fede, ritenuti ancora validi dall’Ebraismo ortodosso: il cosiddetto “Credo”.
Dalla fusione tra gli ebrei kazari (un popolo del Caucauso che si era convertito
all’Ebraismo) e gli ebrei siti nell’Europa dell’est, nacque invece il ceppo degli
ebrei aschenaziti.
All’inizio dell’anno mille cominciarono le prime crociate per liberare
Gerusalemme dai musulmani; in queste crociate furono sterminate varie
comunità islamiche ed ebraiche.
Le crociate durarono fino al 1300 e cominciarono a diffondere varie accuse sugli
ebrei, che poi si protrassero fino al 1900.
Tra le accuse troviamo: l’omicidio rituale (di un bambino cristiano vicino alla
Pasqua, per impastare gli azzimi col suo sangue), la profanazione di ostie
consacrate (friggendole come segno di disprezzo del Cristianesimo), ed il
complotto ebraico (riunione di ebrei ogni cento anni, per organizzare l’uccisione
dei cristiani; da ciò verrà formulato il falso storico dei “Protocolli dei Savi di
Sion”, utilizzato da Hitler nella sua campagna antisemita
3
).
Sempre durante il Medioevo, tutte le professioni lavorative vennero radunate
sotto la denominazione di “Corporazioni di Arti e Mestieri” ed ognuna era
rappresentata da un santo, quindi gli ebrei furono esclusi da tali occupazioni.
L’unico lavoro ancora concesso era il prestito ad interesse; questo genere di
occupazione li fece facilmente inimicare sia col popolo, che con lo Stato
Pontificio.
Nel periodo medioevale (XIII secolo) assistiamo anche allo sviluppo della
Qabbalàh (in Provenza; anche se ha origine nella Babilonia ebraica). Secondo
5
quest’ultima, le Scritture nascondono dei significati profondi e segreti da
scoprire, che vanno oltre la lettura didascalica del testo; ne consegue che viene
data molta attenzione alla combinazione delle lettere dell’alfabeto ebraico.
Opera importante di questo filone è la Zòhar (Libro dello Splendore),
interpretazione della Toràh, scritta in aramaico, sulla base di dieci emanazioni
con cui si dice essersi rivelato Dio (corona, saggezza, comprensione, pietà, forza,
bellezza, vittoria, maestà, fondazione e regno).
A questa si affianca la Qabbalàh luriana, che nascerà più tardi (XVI secolo), in
Galilea, ad opera del mistico Ytzhaq Luria e che influenzerà molto la vita nei
ghetti ebraici. Questa è guidata dal concetto principale secondo cui l’uomo deve
raggiungere lo stato di comunione tra Dio e le altre Creature.
La nascita della Qabbalàh è un evento importante, perché sarà poi ripresa nel
1700 dal movimento dello Hassidismo, corrente dell’Europa orientale.
Il Rinascimento, l’Illuminismo
Durante il Rinascimento (1400-1500), le prime sinagoghe furono erette in tutta
Europa, come luoghi di culto e riunione e, con l’invenzione della stampa,
cominciarono anche a circolare le prime copie scritte della Bibbia.
Dal 1500 attraverso l’Inquisizione (istituzione della Chiesa volta ad eliminare
qualsiasi forma di “eresia”), persero la vita anche diversi ebrei; i quali, sempre in
questo periodo storico, furono anche costretti dal re a lasciare la Spagna (1492).
L’espulsione dette vita ad una vera e propria dispersione: Olanda, Francia, Italia,
America settentrionale, Impero Turco e Portogallo.
Gli ebrei sefarditi portarono con sé, oltre allo studio delle Scritture, l’amore per
la poesia, la letteratura, i canti e lo studio della filosofia e della scienza.
All’Inquisizione si affiancò la costruzione di ghetti in tutta Europa: il primo
ghetto della storia fu istituito nel 1516 a Venezia.
6
Con l’avvento della rivoluzione francese e dell’Illuminismo gli ebrei francesi
vennero equiparati agli altri cittadini ed i ghetti furono chiusi, in Francia, nel
1700. In Italia ciò avvenne solo nel 1860.
Bisogna evidenziare che nel 1666 si assistette ad un evento importante per gli
ebrei d’oriente, un uomo, di nome Shabbètài Tzévì, nato in Turchia ed
appartenente al ramo ebraico aschenazita, si presentò come il Messia e chiese ai
Turchi la restituzione della terra di Israele, per farvi tornare gli ebrei.
Quest’uomo dette vita ad un vero e proprio movimento: gli Shabbètàni; questo
gruppo dava particolare rilievo al libro mistico della Zòhar, piuttosto che al
Talmùd. Shabbètài fu poi arrestato e si convertì all’Islam, causando la delusione
di molti suoi seguaci.
Il 1700 segna la nascita dell’Illuminismo ebraico: l’haskalah, che si diffuse
nell’Europa centro-orientale, a partire dalla Germania.
Importante rappresentante di questo movimento fu Mendelssohn. Il suo apporto
fu rilevante in quanto cercò di conciliare la cultura ebraica con quella dell’Europa
orientale, fatto innovativo per gli ebrei aschenaziti.
Fu lui che tradusse la Toràh in tedesco, usando caratteri ebraici, allontanandosi
dall’uso dello yiddish, un misto di ebraico e tedesco.
La nascita del sionismo
Dopo il 1700, però, gli ebrei in Russia e nell’Europa dell’est non furono più ben
accolti, basti ricordare la loro uccisione a centinaia, dopo la morte dello zar
Alessandro II (1881), in quanto accusati di complotto.
Com’è facile immaginare ciò ebbe le sue conseguenze, fra cui la nascita a
Cracovia di un movimento: gli “Amanti di Sion”, ispirato allo scrittore russo Leo
Pinsker, che predicava il Sionismo (cioè il ritorno a Gerusalemme e nella
Palestina). Questo fatto è da correlare alla nascita dell’antisemitismo (fine del
7
1800). Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, seguendo i dettami del
Sionismo, parte degli ebrei emigrò in Palestina, ma parte si diresse anche verso
gli Stati Uniti.
Il movimento sionista fu guidato in primo luogo da un giornalista viennese,
ebreo-laico, Theodor Herzl, che venne mandato a Parigi per seguire il caso del
capitano A. Dreyfus
4
. Dall’aver seguito quel caso, Herzl, sostenne il sionismo,
ma in ottica piuttosto politica che religiosa. Egli mirava alla fondazione di uno
Stato Ebraico.
Il primo congresso sionista si ebbe nel 1897 a Basilea. Lo Stato d’Israele vide la
luce solo nel 1948, alla fine del secondo conflitto mondiale.
Il novecento, la Shoà, la nascita dello stato di Israele
Dal 1933, anno della nascita del regime nazista, l’antisemitismo cominciò ad
acquisire una forma sempre più delineata; nacquero i primi provvedimenti contro
gli ebrei: questi furono allontanati dal commercio, dall’insegnamento e dalle
cariche amministrative.
Nel 1935 sorsero le prime vere e proprie leggi razziali (le Leggi di Norimberga)
che, per la tutela della “stirpe ariana”, vietarono i matrimoni misti tra ebrei e
tedeschi ed obbligarono gli ebrei a portare simboli che li identificassero (la stella
del re David).
Dal 1938, oltre alla distruzione di case, negozi e sinagoghe, iniziarono le vere e
proprie deportazioni nei campi di concentramento, dove furono sterminati
milioni di ebrei (e non solo): è la Shoà.
In Italia, le leggi razziali promulgate col governo Mussolini, entrarono in vigore
a partire dal 1938. Quando Mussolini entrò in guerra a fianco di Hitler (1943),
incominciarono ad essere deportati in Germania anche molti degli ebrei italiani.
La guerra si concluse con la sconfitta del regime nazista (1939-1945).
8
Alla fine del secondo conflitto mondiale, con la creazione dello stato di Israele,
cominciarono gli scontri tra Israeliani e Palestinesi, cui seguirono le quattro
guerre arabo-israeliane (dal 1948 al 1973/1974).
1.b) Gli scritti
Possiamo suddividere gli scritti della tradizione ebraica in due categorie distinte:
quelli ebraici e quelli rabbinici.
Gli scritti ebraici
5
(secondo la terminologia cristiana, il Vecchio Testamento), si
dividono in tre sezioni: la Toràh, i Profeti (Nev’im) e gli Scritti o Agiografi
(Ketuvim).
Le tre Scritture sono chiamate dagli ebrei Tanakh, che è l’acronimo delle iniziali
di Toràh, Nev’im e Ketuvim.
Nella Toràh troviamo cinque libri, infatti questa si chiama anche Pentateuco (dal
greco penta = cinque, tèuchos = volume): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e
Deuteronomio.
Secondo gli studiosi, la Toràh è stata promulgata e canonizzata nel 450 a.e.v., nel
periodo di Esdra. Per gli ebrei religiosi è, invece, il frutto della rivelazione, sul
Monte Sinai, fatta da Jahvè a Mosé, che l’avrebbe poi trasmessa al popolo di
Israele.
La Toràh (“insegnamento “ o “legge”) è divisa in 54 sezioni ed ogni Sabato nella
sinagoga se ne legge una, quindi occorre un anno per completare l’intero ciclo,
che inizia nel sabato seguente a Sukkot.
La Toràh è scritta su di un rotolo di pergamena ed è conservata nella sinagoga
all’interno dell’Arca Sacra, che ricorda l’altare usato dagli ebrei per venerare
Dio, durante l’esodo nel deserto del Sinai.
9
La Genesi tratta di: creazione del mondo e dell’uomo; le genealogie dei
patriarchi prima del diluvio di Noé; il diluvio; le storie dei patriarchi da Noé ad
Abramo; le storie di Isacco e Giacobbe fino all’esodo in Egitto.
L’Esodo tratta di: la schiavitù in Egitto; la manifestazione di Dio a Mosé; l’esodo
e l’attraversamento del Mar Rosso; i Dieci Comandamenti ed altre leggi civili e
penali; il peccato del popolo ebraico col vitello d’oro, mentre Mosè era sul
Monte Sinai; la costruzione del santuario portatile nel deserto mentre il popolo
era in esodo.
Il Levitico tratta di: i sacrifici da offrire nel santuario; le leggi sull’alimentazione;
i riti di purificazione; il rito del giorno dell’espiazione; i contatti sessuali vietati;
gli obblighi etici per chi vuole essere in stato di santità; le regole di purità per i
sacerdoti; le feste; gli anni sabbatici: ogni sette anni, quando i debiti sono
cancellati, le terre devono essere lasciate incolte e gli schiavi per debito sono
liberati; gli anni del giubileo: ogni cinquant’anni, quando la terra deve ritornare a
chi la possedeva in origine; benedizioni e maledizioni per chi obbedisce o meno
alla legge di Dio.
I Numeri trattano di: il censimento delle tribù; la prova delle acque amare per le
donne che sono accusate di essere adultere; il voto di non tagliarsi capelli e bere
vino; le offerte fatte per consacrare l’altare; l’ordine di marcia delle tribù che
lasciano il Sinai; le quaglie che Dio ha dato quando il popolo chiedeva carne; le
spie che dissero al popolo ebraico che non avrebbe conquistato Canaan; la
sconfitta d’Israele per mano di alcuni Cananei, perché non avevano fiducia in
Dio; i segni di Dio miracolosi per dimostrare che aveva scelto Aaròn come suo
sacerdote; le regole per evitare di contaminarsi con chi è venuto a contatto con un
corpo morto; la sconfitta del popolo ebraico a causa di due re Giordani; la storia
di Balaam: il profeta che doveva maledire il popolo d’Israele ed invece fu
costretto da Dio a benedirlo; il popolo ebraico che si dedica all’idolatria e la
10
peste divina come punizione a ciò; l’uccisione dei Midianiti, come vendetta per
aver indotto il popolo d’Israele all’idolatria; il fatto che le figlie hanno diritto ad
ereditare dal padre, se questi non ha figli maschi; l’insediamento di alcune tribù
del popolo ebraico ad est del fiume Giordano; i limiti della terra di Canaan su cui
è giunto Israele; l’indicazione sia delle città da dare ai leviti, che di quelle di
rifugio (dove si nascondeva chi aveva accidentalmente ucciso una persona e
temeva la vendetta del parente del morto).
Il Deuteronomio tratta di: le relazioni di Mosè sui viaggi e le guerre d’Israele; i
dieci Comandamenti; il comandamento di amare Jahvé; la legge del solo
santuario al quale Dio dovrebbe trasmettere il suo nome; il divieto di idolatria; le
leggi alimentari; l’anno sabbatico, le feste, le leggi civili e penali; le disposizioni
per gli ebrei su come comportarsi quando fossero entrati nella terra di Canaan;
l’addio di Mosé al suo popolo e la sua morte.
Secondo studi compiuti a riguardo, la Toràh sarebbe un insieme di quattro testi,
che gli studiosi chiamano i documenti: J, E, D, P.
Il documento “J”, proviene dai tempi di Salomone, e si riferisce a “Iahvé”, che in
tedesco ed altre lingue si scrive: Jahweh; il documento “E”, proviene dal regno
d’Israele, ed indica Dio con la denominazione di Elohìm; il documento “D”,
consiste nel Deuteronomio ed alcune sezioni di altri libri; il documento “P”, é
quello della casta sacerdotale, redatto durante e dopo l’esilio babilonese.
Nei Profeti troviamo appunto i testi dei profeti: Giosué, Giudici, I e II Samuele, I
e II Re, Isaia, Geremia, Ezechiele, i Dodici; ed inoltre alcuni libri storici. I profeti
erano figure che, per l’ortodossia ebraica, sono state ispirate nelle loro previsioni
direttamente da Dio.
Anche gli Scritti, per l’ortodossia, sono opera di profeti ispirati da Dio. Per gli
studiosi, alcuni di questi libri sono successivi al ritorno da Babilonia.