In conformità a queste considerazioni, nel primo capitolo di questa
trattazione si è ritenuto opportuno tracciare un profilo storico di ogni
Paese considerato, attraverso le vicende che hanno determinato le
specifiche realtà sociali, politiche e culturali.
Le differenti tradizioni politico - amministrative, influenzate dalle
dominazioni dei secoli XIX e XX, hanno determinato in ogni Paese
specifiche realtà e un modo diverso di subordinazione ai regimi
autoritari. Così, ad esempio, a seconda che il territorio attuale,
parzialmente o per intero, del paese considerato sia stato parte
dell’Impero asburgico, ottomano o zarista diversa è stata anche la sua
condizione di subordinazione durante la dominazione sovietica.
La diversità di condizioni socio-economiche, culturali e politiche,
dalla quale è derivato un persistente dualismo tra aree più o meno
arretrate della regione, ha condizionato anche le performances di partiti
comunisti arrivati al potere, o comunque fautori di un modello di
sviluppo «universale».
La teoria dello stato e del diritto socialista adottata nell’area
balcanica dopo la II guerra, ha avuto l’effetto di «appiattire» una realtà
caratterizzata da differenze di pensiero che col tempo sono emerse in
tutta loro evidenza. Il principio dell’unità del potere statale, che aveva
concentrato il potere in un unico organo rappresentativo di una società
supposta omogenea (poiché abolite le classi sociali) e guidata dal partito
unico, si è dimostrata inadeguata a gestire una realtà complessa e
articolata.
Nel secondo capitolo si affrontano i cambiamenti politici che,
nell’ultimo decennio del secolo scorso, hanno investito l’Europa centro-
orientale, trovatasi così a fronteggiare la disintegrazione del blocco
2
comunista e il conseguente problema della nascita di Stati indipendenti.
La nuova situazione ha costretto i Paesi della regione balcanica ad
affrontare il pluralismo culturale, i contrasti tribali, le minoranze etniche;
tutti quei problemi nazionali, che la parziale omogeneità dei regimi
politici subentrata alla seconda guerra mondiale e alla guerra fredda,
aveva momentaneamente congelato, lasciandoli, però, vivi e presenti.
Il crollo del Comunismo ha avviato un processo di transizione che
ha visto i Paesi a regime autoritario, modificare i propri ordinamenti
scegliendo forme di governo di democrazia liberale. Un processo di
democratizzazione che in ogni Paese ha assunto tratti distinti e originali e
che in qualche caso non si è ancora concluso.
L’analisi dell’ordinamento costituzionale, istituito ex novo o
derivante dalla transizione da forme di stato totalitarie, è partita dalla
considerazione dei percorsi culturali e politici all’origine del fatto
politico-istituzionale.
Il processo di democratizzazione, che è stato influenzato
dall’eredità storica del regime precedente, in alcuni casi ha consentito ai
partiti eredi del vecchio regime di divenire i maggiori protagonisti della
trasformazione e del nuovo regime democratico.
Nel terzo capitolo della trattazione si affronta il tema delle forme di
governo e della loro classificazione, per inquadrare le scelte che i vari
Paesi hanno operato nel favorire il consolidamento della democrazia
attraverso l’instaurazione della forma di governo più idonea alle
specifiche situazioni nazionali.
3
PREMESSA
1 Il regime politico democratico
Il termine “regime” indica l’insieme delle istituzioni e regole che
caratterizzano uno specifico assetto politico. Fishman propone quale
definizione di “regime”: «l’organizzazione formale ed informale del centro
del potere politico e delle sue relazioni con la società in senso ampio»
1
. Il
regime, quindi, riguarda lo Stato, la sua forma politica e organizzativa, il
suo rapporto con la società.
All’interno della forma istituzionale storicamente denominata Stato, la
“forma di stato” inquadra il rapporto individuo - autorità. In altri termini,
l’espressione “forma di Stato” evidenzia i «mutevoli rapporti che si
stabiliscono tra individuo e autorità, tra Stato - comunità e Stato -
apparato»
2
.
Connesso alla dinamica evolutiva del substrato sociale e politico, lo
Stato ha assunto nel corso della storia diverse forme; le tipologie
storicamente succedutesi sono: la forma di stato patrimoniale (monarchica),
quella di polizia e la forma di stato di diritto.
Lo Stato liberale di derivazione ottocentesca, che si caratterizza come
stato di diritto fondato sulla supremazia della legge e non sulla volontà del
sovrano che non riconosce superiori, fornisce gli elementi essenziali del
modello statuale liberale. Un modello statuale che possiede una sua identità
1
Fishman D.(1990), Rethink state and regime: southern Europe’s transition to
democracy, in «World Politics», 428.
2
Lanchester F., Gli strumenti della democrazia, Milano, 2004, p. 58.
4
ben definita
3
e che si caratterizza anche perché supera la vecchia maniera
dei parlamenti inglesi di intendere il principio rappresentativo.
Quello rappresentativo è un principio di straordinaria portata, in quanto
costituisce lo strumento attraverso il quale far transitare nello Stato tutti i gruppi
sociali che verranno via via acquistando maturità politica e forza organizzata.
Questo principio, inoltre, alimenta una nuova cultura politica e genera dei
corrispondenti meccanismi istituzionali, ispirati al necessario rapporto tra potere
e responsabilità, tra potere e consenso, tra interessi sociali e fini perseguiti
dall’azione statale, delegittimando la ragion di Stato
4
.
Lo Stato, quale forma giuridica istituzionale espressa da una base
sociale organizzata, concretizza gli elementi essenziali della base sociale
che vi è sottesa; la diversità della base sociale determina forme diverse di
Stato. La forma di stato segue l’evoluzione storica della società di cui è
l’espressione, quindi, in Europa le profonde differenze tra le regioni hanno
determinato, nel corso della storia, differenti forme di Stato.
Nel XIX secolo le strutture politiche e sociali dell’Europa sono state
radicalmente modificate dai movimenti liberali; le innovazioni introdotte
all’epoca sono state ereditate dalle generazioni future, tanto che la democrazia
contemporanea, in alcuni dei suoi principali connotati, è nata con quelle
innovazioni.
Un fenomeno con il quale la forma di stato si è dovuta confrontare nel
corso della sua evoluzione, è quello della democratizzazione; un processo
3
Le caratteristiche del modello statuale liberale sono: a) il substrato sociale portante,costituito
dalle borghesie nazionali; b) la nuova legittimazione del potere statale, che diviene
rappresentativo, quindi ha derivazione elettorale; c) il principio di libertà riferito non più a
gruppi sociali, ma ai singoli, liberi dallo Stato e liberi dai ceti e dalle corporazioni.
4 Cfr. Amato G., Forme di stato e forme di governo, Bologna, 2006, p. 43.
5
che, attraverso l’estensione del suffragio, ha provocato l’ingresso della
società civile all’interno delle istituzioni.
Etimologicamente il potere del popolo, alla democrazia reale sono
stati attribuiti referenti empirici e significati assai diversi. Oggi è fuori
discussione che sia definita democrazia la liberal - democrazia di massa
sviluppatasi e affermatasi nell’esperienza occidentale; per cui sono
considerate democrazie tutti i regimi contraddistinti dalla garanzia reale di
partecipazione politica più ampia della popolazione adulta maschile e
femminile e dalla possibilità di dissenso e opposizione
5
.
Per Sartori è democratico «il meccanismo che genera una poliarchia
aperta la cui competizione nel mercato elettorale attribuisce potere al
popolo, e specificamente impone la responsività degli eletti nei confronti
dei loro elettori»
6
, dove responsività sta ad indicare la capacità dei
governanti di rispondere alle domande dei governati.
La democrazia, quindi, si esprime attraverso un regime politico che
manifesti «la continua capacità di risposta del governo alle preferenze dei
suoi cittadini considerati politicamente uguali»
7
.
Al fine dell’analisi empirica delle transizioni ed instaurazioni
democratiche, che nelle regioni dei Balcani hanno caratterizzato soprattutto
l’ultimo scorcio del XX secolo, è importante la definizione minima di
democrazia, cioè i pochi aspetti più immediatamente controllabili ed essenziali
a livello empirico, che consentano di stabilire una soglia al di sotto della quale
un regime non può essere considerato democratico. I requisiti che entrano
nell’individuazione della definizione minima sono: a) suffragio universale,
5
Cfr. Morlino L., Democrazie e democratizzazioni, Bologna, 2003, p. 18.
6
Sartori G., Democrazia: cosa è, Milano, 1993, p. 108.
7
Cfr. Lanchester F., Gli strumenti della democrazia, Milano, 2004, p. 23.
6
maschile e femminile; b) elezioni libere, competitive, ricorrenti, corrette; c) più
di un partito; d) diverse e alternative fonti di informazione
8
.
La definizione minima implica una definizione massima. Il termine
democrazia presenta la caratteristica di essere descrittivo e prescrittivo, la
definizione massima deve partire dagli ideali o dai principi, piuttosto che
dalle istituzioni concrete. Questa definizione è funzionale all’analisi della
fase del processo di democratizzazione, nella crescita della qualità
democratica. Va sottolineato che una definizione massima in senso proprio
non esiste, in quanto non è possibile fissare un punto di arrivo di principi e
ideali che sono anche continuamente in divenire. Più che di una definizione
massima, quindi, si intende una massimizzazione delle democrazie reali,
cioè una volta fissati ideali e direzione di sviluppo si tratta di ottimizzare la
loro realizzazione progressivamente
9
.
Una democrazia ideale, quindi, è definita a partire dai principi che la
fondano; un postulato che incontra un ampio accordo è quello secondo cui i
valori che una democrazia contemporanea dovrebbe realizzare sono: libertà ed
uguaglianza. In modo molto semplice, una democrazia ideale potrebbe essere
precisata come il regime che deve creare le opportunità istituzionali migliori per
realizzare libertà e uguaglianza
10
.
Il metodo democratico affronta il problema del collegamento tra le
condizioni, la forma e l’esercizio del pluralismo politico, proponendo
assetti che siano rispettosi degli essenziali principi della democrazia.
8
Cfr. Morlino L., Democrazie e democratizzazioni, cit., p. 25.
9
Cfr. Morlino L., Democrazie e democratizzazioni, cit., pp. 25-26.
10
Cfr. Morlino L., Democrazie e democratizzazioni, cit., p. 27.
7
L’eterogeneità dal punto di vista sociale e politico produce l’eterogeneità
di domande provenienti dalla società civile e politica che potrebbe determinare
il crollo delle istituzioni democratiche, cedendo il passo ai regimi autoritari
11
.
Il regime politico democratico concilia il rispetto dei principi essenziali
della democrazia e la governabilità che è data dalla stabilità delle istituzioni.
Gli ordinamenti democratici sono caratterizzati da: suffragio universale;
votazioni libere competitive e ricorrenti, in cui nessun gruppo o concorrente
possiede il monopolio delle informazioni e delle risorse; presenza di livelli più
o meno numerosi, in cui i soggetti interagiscono sulla base di una pluralità di
valori e di principi.
2. Democrazia liberale e democrazia socialista
Sul processo di democratizzazione hanno pesato notevolmente le
vicende storiche dei vari Paesi delle diverse aree geografiche. Nei paesi
nati dal crollo degli imperi Ottomano, Austro-Ungarico e Russo, ad
esempio, le democrazie nate dopo la prima guerra mondiale sono state per
lo più incomplete e politicamente instabili e la maggior parte dei nuovi
regimi è stata travolta dall’ondata di autoritarismo che, tra le due guerre, ha
investito gran parte dell’Europa.
In Jugoslavia e in Bulgaria, dove la democrazia era apparsa in forma
embrionale ed incerta, l’autoritarismo sarà più pressante e la breve
esperienza della democrazia cecoslovacca si concluderà con l’occupazione
nazista. In Russia si avranno deboli tendenze democratiche e con il
consolidamento dei Soviet e la fine della guerra civile, non emergeranno
più segni tangibili di uno sviluppo politico di tipo liberal-democratico.
11
Cfr. Lanchester F., Gli strumenti della democrazia, cit., pp. 90-91.
8
Negli anni dopo la seconda guerra si profilarono con notevole
rigoglio, sotto l’influsso dell’URSS vittoriosa, gli Stati Socialisti definitisi
democratici, ma di una democrazia diversa da quella liberale: la
democrazia marxista o progressiva. Regimi di democrazia marxista o
comunisti vennero creati in Polonia, Romania e Bulgaria, con il pretesto di
istituire governi popolari e di unità nazionale.
In Jugoslavia ed in Albania, le forze comuniste locali avevano
condotto la guerra di liberazione e, con la fine della guerra, crearono regimi
politici autoritari, modellati secondo specifiche varianti nazionali della
dottrina marxista.
Un regime è democratico quando manifesta la necessaria
corrispondenza tra gli atti di governo ed i desideri di coloro che ne sono
toccati. In questa ottica, democrazia può essere considerata una modalità di
governo applicabile tanto allo Stato liberale, quanto a quello socialista.
Alla base dello Stato liberale vi è il liberalismo, cioè la concezione
etico - politica che afferma il diritto dell’individuo ad esplicare liberamente
la propria attività, con la riduzione dell’intervento dello stato nella
direzione dell’azione individuale al minimo necessario per salvaguardare la
possibilità della convivenza sociale. Specifica connotazione dello Stato
liberale, quindi, sono la teoria e la prassi della libertà individuale, della
protezione giuridica e dello Stato costituzionale
12
.
La democrazia liberale è caratterizzata da un insieme di regole e di
istituzioni che permettono la partecipazione dei cittadini nella selezione dei
rappresentanti che da soli prendono le decisioni politiche, cioè decisioni
relative alla comunità
13
.
12
Cfr. Sartori G., Democrazia cos’è?, Milano, 2007, p. 198.
13
Cfr. Held D., Modelli di democrazia, Bologna, 2007, p. 167.
9
Le peculiarità della democrazia rappresentativa sono:
1. Governo eletto;
2. Elezioni libere e corrette nell’ambito delle quali ogni cittadino ha un voto di
egual peso;
3. Suffragio universale, esteso cioè ai cittadini senza distinzione di razza,
religione, classe, sesso, ecc.;
4. Libertà di coscienza, di informazione e di espressione su tutte le questioni
pubbliche;
5. Autonomia associativa.
Per evitare che la sovranità popolare senza limiti possa degenerare in
totalitarismo o in populismo, nella democrazia liberale sono previste garanzie e
limiti agli elementi di autodeterminazione dei singoli e dei gruppi
14
.
La democrazia socialista è fondata sulla responsabilità pubblica per
l’organizzazione dell’economia e per il soddisfacimento degli stessi bisogni
privati.
Modello di democrazia socialista è lo Stato sovietico, considerato il
diretto antagonista storico dello Stato liberal-democratico. Fondato sulla
ideologia marxista-leninista, lo Stato Sovietico partiva dal convincimento
che lo stato liberal-democratico negasse spazi di attuale e potenziale libertà
per i ceti proletari; che lo sfruttamento capitalistico fosse eliminabile
soltanto con il rovesciamento della struttura economica e non invece con
l’uso progressivo e via via ampliato dei diritti civili e politici. Convinto che
la lotta di classe fosse il mezzo per liberare il proletariato dal dominio
capitalista e che il partito, quale guida del proletariato, potesse sconfiggere
le resistenze capitalistiche, lo Stato sovietico aveva l’obiettivo di stabilire
un nuovo assetto fondato sull’economia pubblica e pianificata in vista di
interessi collettivi e non orientata alla ricerca del profitto. Uno Stato che
risultasse dal partito che guidava ed organizzava il proletariato nella lotta di
classe per la sua liberazione dal dominio capitalista.
14
Cfr. Lanchester F., Gli strumenti della democrazia, cit., p.87.
10