II
Il lavoro può essere strutturato in quattro parti. Le prime tre sono dedicate
all’analisi evolutiva in ambito letterario che la nozione di vantaggio
competitivo ha avuto nel corso di questi anni.
La quarta parte è invece dedicata all’analisi del caso Iveco.
In particolare, nella prima parte viene affrontato lo studio del contributo
offerto da M.E. Porter nella formalizzazione delle fonti tradizionali di
vantaggio competitivo, analizzando in modo specifico il modello delle cinque
forze competitive (capitolo uno), la teoria della catena del valore (capitolo
secondo) e le tre strategie competitive di base (capitolo terzo); di queste ultime
viene effettuata un’analisi particolare alla fine di questa prima parte (capitoli
quarto, quinto e sesto).
La seconda parte è dedicata allo studio delle fonti del vantaggio competitivo
interne all’impresa, analizzate dalla Resource-Based View (capitolo sette) e
dalla Competence-Based Competition (capitolo otto); tali teorie, pur
presentando alcuni limiti (capitolo nove), hanno incontrato sempre più favore
nell’ambito degli studi strategici nel corso degli anni Novanta.
La terza parte si occupa invece di analizzare la ricerca del vantaggio
competitivo in ambienti concorrenziali dinamici, caratterizzanti il contesto
attuale dell’economia; viene quindi affrontato lo studio del Dynamic
Capabilities Framework (capitolo dieci), un approccio integrativo rispetto alla
Resource-Based View, e viene analizzato il fenomeno dell’ipercompetizione
(capitolo undici), nel quale diverse concezioni tradizionali del vantaggio
competitivo vengono rimesse in discussione.
La quarta parte è dedicata infine all’analisi del caso Iveco (capitolo dodici): in
essa vengono descritti i principali percorsi compiuti dal secondo costruttore
europeo di veicoli industriali per aumentare, nel corso di questi ultimi anni, la
propria competitività nel panorama internazionale.
CAPITOLO 1
L’ANALISI DELL’AMBIENTE COMPETITIVO
1.1. L’analisi della struttura del settore come base fondamentale
per la formulazione di una strategia competitiva
1.2. Il modello delle cinque forze competitive
1.2.1. La minaccia di nuove entrate
1.2.2. L’intensità della concorrenza tra le imprese
1.2.3. La concorrenza dei prodotti sostitutivi
1.2.4. Il potere contrattuale degli acquirenti
1.2.5. Il potere contrattuale dei fornitori
1.3. I limiti del modello delle cinque forze competitive
1.4. L’analisi dei raggruppamenti strategici
1
1.1. L’ANALISI DELLA STRUTTURA DEL SETTORE COME
BASE FONDAMENTALE PER LA FORMULAZIONE DI
UNA STRATEGIA COMPETITIVA
Porter, in linea di continuità con i precedenti dettami economico/industriali
della dipendenza ambientale e quelli di matrice harvardiana che proponevano
di ricondurre il successo delle imprese a strategie capaci di valorizzarne i punti
di forza in risposta agli stimoli dell’ambiente, attribuisce una notevole
importanza allo spazio competitivo, ma introduce tuttavia nella sua analisi
delle dimensioni nuove, riguardanti sia il settore industriale sia i
raggruppamenti strategici, le quali consentono di pervenire ad una più
organica definizione dello spazio competitivo.
La base di partenza dell’insegnamento di Porter è che la comprensione
dell’ambiente competitivo è un elemento critico di una strategia di successo, e
la strategia competitiva deve collegare l’impresa al proprio ambiente di
riferimento, per dar luogo alla realizzazione di un tasso di profitto
soddisfacente attraverso lo sfruttamento di quei fattori che determinano la
redditività aziendale all’interno del settore o dei settori in cui essa opera.
Tali fattori, alla base quindi del successo di un’azienda, sono costituiti da:
a) il livello di attrattività del settore industriale di attività
b) la particolare posizione assunta dall’impresa all’interno del settore stesso,
che le consenta di procurarsi un vantaggio competitivo
1
.
Quest’ultimo punto costituisce la maggiore innovazione rispetto ai precedenti
studi sul posizionamento strategico e viene sviluppato fino a divenire il perno
di tutta l’elaborazione del processo strategico: la strategia è la ricerca del
1
Porter M.E., Towards a dynamic theory of strategy, in: Strategic Management Journal, vol.12, 1991,
p.95-117
2
vantaggio competitivo come condizione di successo, mirante a stabilire una
posizione redditizia e sostenibile contro le forze che determinano la
concorrenza nell’ambito di un settore industriale.
La base fondamentale per la formulazione di una strategia competitiva è
quindi l’analisi della struttura del settore: la conoscenza delle forze
competitive chiarisce gli eventuali punti di forza e di debolezza dell’impresa,
fa emergere le opportunità e minacce ambientali, evidenzia i potenziali
percorsi di sviluppo aziendali.
Porter si sofferma sull’analisi dei settori e delle forze competitive che in essi
interagiscono soprattutto nel libro La strategia competitiva. Analisi per le
decisioni
2
.
In esso egli tende a riproporre molte delle ipotesi classiche dell’economia
industriale, le quali indicano sia come la struttura del settore guidi il
comportamento competitivo e ne determini la redditività, sia come le scelte
strategiche che ne derivano siano volte alla ricerca di posizioni protette
rispetto all’intensità della competizione
3
.
Porter tuttavia, rispetto ai precedenti studi sull’analisi strategica dell’ambiente
competitivo, i quali spesso introducevano approcci sistematici eccessivamente
carichi di informazioni di non sempre reale utilità, propone qualcosa di più
innovativo, poiché la sua attenzione si concentra soprattutto su quei fattori
vitali per l’impresa che ne influenzano direttamente la performance reddituale.
Se dunque il processo di formulazione della strategia deve discendere
dall’analisi dell’ambiente competitivo in cui l’impresa opera, come
conseguenza del collegamento tra la struttura del settore e le prospettive di
2
Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, Tipografia Compositori, Bologna,
1982
3
Porter M.E., Come le forze competitive modellano la strategia, in Porter M.E., Montgomery C. (a
cura di), Strategia, Il Sole 24 ore Libri, Milano, 1993
3
redditività, ne segue che l’analisi settoriale fornisce gli elementi necessari per
definire in modo concreto il percorso strategico da perseguire, secondo il
criterio preciso del vantaggio competitivo.
4
1.2. IL MODELLO DELLE CINQUE FORZE COMPETITIVE
A differenza delle tradizionali analisi settoriali, Porter propone una visione
allargata della struttura del settore industriale, non più cioè limitata ai
concorrenti attuali e potenziali, ma comprendente tutte quelle forze esterne che
incidono sul comportamento e sui risultati aziendali.
La definizione di settore industriale, e il suo livello di redditività (indicato dal
tasso di rendimento del capitale rispetto al costo del capitale), sono infatti
determinati dall’interazione di cinque forze competitive, le quali assumono
risalto diverso a seconda dei settori
4
.
Esse comprendono tre fonti di competizione “verticale”: l’entrata di nuovi
concorrenti, la minaccia di sostituti, la rivalità tra i concorrenti presenti; e due
fonti di competizione “orizzontale”: il potere contrattuale dei clienti e il potere
contrattuale dei fornitori
5
.
L’influenza di queste cinque celebri forze competitive determina l’intensità
della concorrenza e va a costituire la struttura del settore industriale, a sua
volta soggetta ad evoluzioni e cambiamenti di tendenza: anche le stesse
strategie delle imprese sono infatti in grado di indurre modifiche sugli assetti
settoriali, migliorando o peggiorando la redditività che ne consegue.
4
Porter M.E., Come le forze competitive modellano la strategia, in Porter M.E., Montgomery C. (a
cura di), Strategia, op.cit.; Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, op. cit.
5
Accanto a questi attori della ormai classica concorrenza allargata Rispoli aggiunge altri due gruppi di
attori: a) i regolatori, cioè “quei diversi attori istituzionali, pubblici e privati, che a vario titolo
prendono delle decisioni e sviluppano delle politiche con comportamenti che incidono sulla struttura e
sull’evoluzione della concorrenza”( Pubblica Amministrazione, sindacati dei lavoratori, associazioni
fra operatori, movimenti d’opinione); b) i produttori di beni e servizi complementari o comunque
“connessi dal punto di vista della domanda con il prodotto dell’impresa studiata”.
Rispoli M., Sviluppo dell’impresa e analisi strategica, Il Mulino, 1998, p.71-72
5
Scrive infatti Porter:
“Ad esempio, se l’impresa è capace, dopo il suo ingresso [ in un nuovo
mercato] , di aumentare le barriere alla mobilità, l’equilibrio del settore sarà
modificato e si potranno realizzare profitti superiori alla media”
6
.
L’intensità di ciascuna forza competitiva è determinata da un certo numero di
variabili strutturali chiave che determinano la “struttura del settore” (figura
1.1).
Obiettivo dell’impresa sarà dunque trovare all’interno del settore una
posizione che possa meglio difenderla da tali forze o possa influenzarle a
proprio vantaggio.
6
Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, op. cit., p.321
6
Figura 1.1: GLI ELEMENTI DELLA STRUTTURA DEL SETTORE: IL
MODELLO DELLE CINQUE FORZE DI PORTER
Barriere all’entrata
Economie di scala
Differenziazione dei prodotti
Identità di marca
Costi di conversione
Accesso ai canali di distribuzione
Fabbisogno di capitali
Accesso alla tecnologia più
avanzata
Effetti dell’esperienza e
dell’apprendimento
Provvedimenti governativi
Protezione del settore
Regolamentazione del settore
Coerenza nelle politiche
Movimenti di capitale tra i paesi
Dazi doganali
Cambi
Investimenti esteri
Assistenza fornita ai concorrenti
Potere dei fornitori
Numero di fornitori importanti
Disponibilità di prodotti sostitutivi
di quelli dei fornitori
Differenziazione o costi di
sostituzione dei prodotti dei
fornitori
Minaccia di integrazione a valle da
parte dei fornitori
Minaccia di integrazione a monte
da parte del settore
Contributo del fornitore alla
qualità o al servizio dei prodotti
del settore
Contributo dato dal fornitore al
costo industriale totale
Importanza del settore per i profitti
dei fornitori
M
i
n
a
c
c
i
a
d
i
n
u
o
v
e
e
n
t
r
a
t
e
M
i
n
a
c
c
i
a
d
i
p
r
o
d
o
t
t
i
s
o
s
t
i
t
u
t
i
v
i
Disponibilità di prodotti
sostitutivi
Disponibilità di prodotti pressoché
intercambiabili
Costi di sostituzione del fornitore
Aggressività e redditività di chi
produce prodotti sostitutivi
Prezzo- valore del prodotto
sostitutivo
Rivalità tra i concorrenti
Concentrazione e grado di
equilibrio tra i concorrenti
Crescita del settore
Costi fissi (o di magazzino)
Differenziazione dei prodotti
Aumenti graduali della capacità
Costi di riconversione
Posta strategica in gioco
Barriere all’uscita
Specializzazione degli investimenti
Costo una tantum dell’ uscita
Interrelazioni strategiche con altri
business
Barriere emotive
Vincoli sociali e governativi
Potere degli acquirenti
Numero di acquirenti importanti
Disponibilità di prodotti sostitutivi
di quelli del settore
Costi di sostituzione
dell’acquirente
Minaccia di integrazione a monte
da parte degli acquirenti
Minaccia da parte del settore di
integrazione a valle
Contributo dell’acquirente alla
qualità o al servizio del prodotto
Contributo del settore al costo
totale dell’acquirente
Redditività dell’acquirente
Potere contrattuale
dei fornitori
Fonte: Porter M.E., Il Vantaggio Competitivo, Edizioni Comunità, Milano, 1987, p.13
Potere contrattuale
degli acquirenti
Entrate
potenziali
Concorrenti del
settore
Intensità della
rivalità
Prodotti
sostitutivi
Fornitori
Acquirenti
7
1.2.1. LA MINACCIA DI NUOVE ENTRATE
Spesso la questione strategica fondamentale per un’azienda non è tanto la
conoscenza dei concorrenti esistenti e il modo di conseguire un vantaggio
competitivo nei loro confronti, ma quella di rivolgere la necessaria attenzione
alle eventuali e talvolta inevitabili nuove entrate.
Un settore con un rendimento del capitale investito superiore al costo
incoraggia infatti l’entrata di nuove imprese che si trovano al di fuori di esso.
In molti settori le nuove imprese non riescono ad entrare alle stesse condizioni
di quelle consolidate, ma tuttavia possono costituire una minaccia contro la
quale, per difendersi, vengono create delle barriere all’entrata. La gravità della
minaccia dipende dall’altezza delle barriere all’entrata (che determinano fino a
che punto un settore può, nel lungo periodo, beneficiare di profitti superiori al
di sopra del livello competitivo) e dalla vivacità delle reazioni dei concorrenti
attuali che i nuovi arrivati debbono attendersi.
Le possibili categorie di barriere all’entrata sono
7
:
1) ECONOMIE DI SCALA
Si hanno quando un aumento delle risorse impiegate nel processo
produttivo provoca un aumento più che proporzionale dei risultati.
Esse scoraggiano le entrate poiché costringono il potenziale concorrente o
a iniziare la produzione su larga scala, per non incorrere in svantaggi a
livello di costi, oppure a entrare su piccola scala e accettare alti costi
unitari.
7
Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, op. cit., p.15
8
2) DIFFERENZIAZIONE DI PRODOTTO
La differenziazione del prodotto e la forza dell’immagine di marca,
realizzate tramite la pubblicità, il servizio alla clientela, le caratteristiche
differenziali del prodotto o semplicemente per il fatto di essere entrati per
primi nel settore, tengono alto il grado di fedeltà tra gli acquirenti e li
rendono poco sensibili alle argomentazioni di vendita di un nuovo venuto.
Gli investimenti per costruire un’immagine di marca, oltre a essere spesso
elevati e a lungo termine, sono però spesso rischiosi poiché diventano
irrecuperabili se l’entrata non ha successo.
3) FABBISOGNO DI CAPITALI
La necessità di investire ingenti risorse finanziarie per affermarsi
all’interno di un settore può costituire una barriera all’entrata così elevata
da scoraggiare molti concorrenti, specialmente quelli di dimensione
minore. L’esigenza di finanziamenti può essere considerevole non solo per
quanto concerne gli impianti di produzione ma anche per elementi quali lo
stock di magazzino, il credito alla clientela, la pubblicità,…
4) COSTI DI TRASFERIMENTO
Sono i costi, reali o psicologici, che l’acquirente deve sostenere per passare
dal prodotto del fornitore al prodotto nuovo.
Se sono alti, i nuovi entranti devono offrire un qualche vantaggio di costi o
di rendimento affinché il compratore abbandoni il precedente fornitore.
5) ACCESSO AI CANALI DI DISTRIBUZIONE
Una barriera all’entrata può essere determinata dalla mancanza di
immagine del marchio di un nuovo prodotto.
Una limitata capacità di assorbimento dei canali di distribuzione (ad
esempio lo spazio sugli scaffali dei supermercati) e la riluttanza dei
9
distributori ad aggiungere ai loro campionari un nuovo prodotto rendono
più difficile per una nuova impresa l’entrata nel settore.
Talora la barriera è così alta che, per superarla, il nuovo concorrente è
costretto a crearsi ex novo un proprio canale distributivo.
6) VANTAGGI ASSOLUTI DI COSTO
Le imprese già affermate in un determinato mercato possono godere di un
vantaggio di costo sui nuovi entranti solo per il fatto che sono entrate
prima, indipendentemente dalle loro dimensioni e dalle relative economie
di scala ottenibili.
I vantaggi assoluti di costo sono identificati soprattutto nell’accesso
privilegiato alle materie prime e negli effetti delle economie di
apprendimento
8
; essi hanno un peso considerevole soprattutto nei settori a
forte intensità di manodopera.
7) POLITICA PUBBLICA
In alcuni settori, come ad esempio quello degli autotrasporti, delle ferrovie
o del commercio al dettaglio dei liquori, i governi limitano o precludono
l’entrata mediante controlli che vanno dall’obbligo di ottenere specifiche
autorizzazioni fino a limitazioni nell’accesso di materie prime.
Un ruolo indiretto in materie di barriere all’entrata può essere svolto inoltre
dallo Stato mediante controlli sull’inquinamento o sulla sicurezza, che
possono rendere svantaggiosa la posizione dei nuovi entranti rispetto alle
imprese affermate poiché i costi di adesione alle norme sono spesso
ingenti.
8
Le economie di apprendimento contribuiscono alla riduzione dei costi poiché la ripetizione delle
mansioni diminuisce il tempo necessario per eseguire lavori specifici, riduce lo spreco ed eventuali
difetti e migliora il coordinamento tra i lavoratori
10
Anche l’aspettativa del potenziale nuovo concorrente circa le possibili reazioni
delle altre imprese operanti nel settore con cui dovrà scontrarsi è un fattore che
influenza l’efficacia delle barriere all’entrata.
L’entrata può essere scoraggiata se è prevedibile che la reazione delle altre
aziende del settore sarà energica e determinata, e tale reazione dipenderà
soprattutto dai seguenti fattori:
a) la conoscenza di precedenti azioni aggressive messe in atto contro
eventuali nuovi entranti
b) il grado di coinvolgimento nel settore delle aziende affermate
c) la capacità di notevoli risorse finanziarie e il grado di liquidità
d) la capacità di scatenare rappresaglie nello stesso mercato del concorrente
potenziale
E’ l’insieme di queste condizioni - l’esistenza di barriere di difesa e la capacità
di rispondere – che dovrà costituire, per il potenziale concorrente, un prezzo
proibitivo dell’ingresso nel mercato.
Per quanto riguarda poi l’efficacia delle barriere all’entrata come deterrenti
all’ingresso di potenziali nuovi attori, è bene rilevare che essa dipende anche
dalle risorse e competenze dei potenziali entranti.
Porter ha inoltre elaborato uno schema molto semplice per stabilire l’effetto
congiunto delle barriere all’entrata e all’uscita sulla redditività di un settore
9
.
Livelli elevati di redditività sono favoriti da barriere significative all’entrata
mentre barriere ridotte all’uscita sono garanzie di stabilità. Di conseguenza, la
situazione ideale (anche se molto rara), è proprio quella caratterizzata da
barriere elevate all’entrata e da barriere ridotte all’uscita (figura 1.2).
9
Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, op. cit., p.29
11
Fig. 1.2.: BARRIERE ALL’ENTRATA E BARRIERE ALL’USCITA
Barriere all’uscita
Barriere
all’entrata
Fonte: Porter M.E., La strategia competitiva.Analisi per le decisioni, op. cit.,p.29
1.2.2. L’INTENSITA’ DELLA CONCORRENZA TRA LE
IMPRESE
I comportamenti competitivi delle imprese operanti in un settore, quali le
manovre sui prezzi, le battaglie pubblicitarie, le strategie di innovazione e la
qualità del servizio offerta ai clienti, sono dirette ad accrescere la quota di
mercato o a difenderla dagli attacchi dei concorrenti.
Otto fattori strutturali determinano la natura e l’intensità della concorrenza tra
le imprese
10
:
10
Porter M.E., La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, op. cit., p.25
BASSE ELEVATE
BASSE Redditività bassa
e stabile
Redditività bassa
e rischiosa
ELEVATE Redditività alta
e stabile
Redditività alta
e rischiosa
12
1) L’INDICE DI CONCENTRAZIONE INDUSTRIALE
Indica il numero e la distribuzione per dimensione delle imprese
concorrenti all’interno di un mercato.
Se il mercato è dominato da una sola impresa, essa può godere di una certa
discrezionalità nell’applicazione dei prezzi; in caso di oligopolio i prezzi
tendono a essere simili e spesso la concorrenza si concentra sulla
pubblicità, sulla promozione e sullo sviluppo dei nuovi prodotti; quando
invece le imprese sono molte il coordinamento del livello dei prezzi
diventa più difficile e cresce la probabilità di iniziative autonome.
2) CRESCITA LIMITATA
Se la crescita di un settore è lenta, l’espansione delle imprese tende a
misurarsi principalmente sulle quote di mercato.
3) LIVELLO DEI COSTI FISSI
Un alto livello dei costi fissi rispetto ai costi variabili spinge le imprese al
pieno utilizzo della propria capacità produttiva e la competizione si sposta
sul prezzo.
4) DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO
Se un prodotto è indifferenziato (commodity), la scelta del compratore si
basa sul prezzo e quindi quest’ultimo diventa l’unica base per la
concorrenza.
5) CAPACITA’ PRODUTTIVA IN ECCESSO
La capacità inutilizzata incoraggia le imprese ad abbassare i prezzi per
attrarre nuovi ordini e poter così distribuire i costi fissi su un più grande
volume di vendite.