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INTRODUZIONE
Con il presente lavoro si vuole delineare l’evoluzione delle strutture che si sono interessate,
in tempi e luoghi differenti, a quella che oggi definiamo finanza etica particolarmente
dell’aspetto che riguarda la microfinanza. Di istituzioni che si occuparono di questo
argomento troviamo traccia già a partire dal XV secolo quando, a Perugia, vide luce il primo
Monte di Pietà. Se il nostro lavoro non prendesse le mosse da tale periodo
1
, oggi non
riusciremo a comprendere appieno il senso della microfinanza e del suo successo.
Ma per affrontare un tale tema dobbiamo prima trattare del perché istituzioni del genere
siano, oggi come ieri, necessarie. Bisogna dunque partire dal concetto di povertà e dal
presupposto che la vede come un fattore endemico nelle società umane. Evidenziamo anche
che la sua natura è mutata nel corso del tempo. Nel succitato periodo i poveri erano
identificati con coloro che presentavano disagi fisici
2
. Da quando hanno preso il via le
trasformazioni economiche che porteranno alla rivoluzione industriale a queste forme di
povertà se ne sono affiancate delle nuove che colpiscono chi non riesce a tenersi al passo con
i cambiamenti economico – sociali o che risentono gravemente delle fluttuazioni
economiche. Le società hanno dovuto iniziare a fronteggiare la povertà attraverso interventi
pubblici e privati. Importante, nel mondo occidentale, sono state le radici cristiane che hanno
portato a sottolineare l’urgenza di un intervento.
Essere povero ed essere escluso dalla società sono fattori da sempre legati inscindibilmente.
Per cercare di migliorare la condizione di vita di molti bisogna, oggi come ieri, innanzitutto
renderli partecipi della vita economica e per farlo serve fornire gli strumenti. Ci si inizia
dunque a discostare dal significato classico di beneficentia cristiana che paralizza l’azione
umana e si preferisce, invece, puntare su piccoli prestiti fondamentali per l’attivazione
economica dell’individuo.
Nella realtà dei Monti di Pietà i prestiti vengono corrisposti attraverso l’uso di pegni da
restituire solo una volta che il prestito fosse stato rimborsato. Centrale nell’operato dei Monti
di Pietà sono gli insegnamenti di Bernardino da Feltre attraverso i suoi sermoni indirizzati
soprattutto contro l’usura
3
. Soggetti destinatari dei Monti furono i poveri meno poveri coloro
1
Se non addirittura da uno precedente che risale al sec. XI con il consolidamento dell’ordine cistercense.
2
Nello specifico ci si riferisce soprattutto a malati, handicappati ma anche anziani,.
3
L’impegno di Bernardino da Feltre verrà premiato nel 1515 da papa Leone X con la bolla Inter Multiplices
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i quali risentivano di cattive congiunture senza però valicare il limite dopo il quale si sarebbe
resa necessaria l’elemosina delle congregazioni religiose. Con l’avvento dell’età napoleonica
e con il maggior controllo della Chiesa da parte dello Stato i Monti di Pietà perdono parte
della loro autonomia di azione. Inoltre, al fine di evitare una eccessiva municipalizzazione,
fu istituito il Ministero per il Culto con compito primario quello di gestire le azioni delle
suddette istituzioni. Il periodo napoleonico lasciò segno anche in quello successivo: ormai
l’influenza del potere centrale è ineliminabile.
Non fu solamente l’ambito del prestito a conoscere un maggior coinvolgimento degli
individui meno abbienti. Grazie all’operato dei Monti di Pietà nacquero le Casse di
Risparmio
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la cui funzione primaria fu sempre la tutela e la guida del risparmio delle
famiglie meno abbienti. Il risparmio raccolto veniva investito per gettare le basi dello
sviluppo economico del paese. Anche in questo caso destinatari primari, come già accennato,
saranno persone economicamente svantaggiate. È però importante sottolineare che non
furono solamente i Monti di Pietà a favorire la nascita di queste nuove istituzioni. Spesso,
infatti , intervennero Comuni e Provincie o, addirittura, singoli cittadini. La natura stessa
delle Casse le rendeva in qualche modo vittime delle congiunture politico – economiche
5
.
Centrale nella loro esperienza fu il primo ventennio unitario poiché, iniziandosi a rendere
conto della loro importanza su scala nazionale, ci si iniziò ad interrogare circa una possibile
associazione o collaborazione
6
. L’obiettivo, però, venne raggiunto solamente nel 1912 anno
in cui nacque l’ACRI
7
. Come per il caso dei Monti di Pietà, così anche le Casse di Risparmio
furono sottoposte all’influenza governativa soprattutto durante il Ventennio quando la loro
possibilità di iniziativa venne decisamente ridotta come, del resto, il loro stesso numero che
diminuì decisamente. All’indomani della fine del secondo conflitto mondiale le Casse
accennarono ad una ripresa. Ma non recuperarono certamente il trend positivo che le aveva
più volte caratterizzate.
4
Secolo XIX.
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Nel caso di tumulti politici, ad esempio, il cittadino era portato non solo a non investire più ma anche a ritirare quanto già
affidato nelle mani delle Casse di Risparmio per evitare di perdere tutto. Questo atteggiamento fu causa in molteplici
occasioni di crisi per le Casse che persero liquidità in tempi ristrettissimi. Si basti pensare alla situazione delle Casse di
frontiera durante il primo conflitto mondiale. La situazione precaria dei territori in cui sorgevano non mancò di ripercuotersi
sul loro operato.
6
L’azione all’unisono delle Casse si rese necessaria soprattutto allorquando lo Stato, avanti alla loro progressiva crescita di
importanza, decise di aumentarne la tassazione: la risposta non poteva che essere comune. Le cattive congiunture
economiche, tuttavia, riporteranno in auge l’azione singola.
7
Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane
3
In un periodo molto più vicino a noi rispetto a quello che vede la nascita dei Monti prima e
delle Casse poi, compie i primi passi quella che oggi definiamo propriamente finanza etica e
per la quale al centro dell’operato non deve essere il denaro ma l’individuo in quanto tale. Il
denaro è solo un mezzo per raggiungere un fine ben superiore. Ad una prima osservazione il
legame tra Monti di Pietà, Casse di Risparmio e finanza etica potrebbe sembrare debole. Ma
se pensiamo che una delle massime espressione di quest’ultima è il microcredito potrebbe
risultarci più evidente il legame. Ovviamente non possiamo prescindere dalle differenze
presenti nei modelli ma i principi di base da cui si parte rimangono invariati. Con il variare
dei contesti socio – politico – culturali le modifiche sono state indispensabili al fine di creare
un sistema correttamente rapportabile ed eseguibile nella realtà in cui opera. È
dall’esperienza della finanza etica prende le mosse quello che è considerato una della
maggiori innovazioni del XX secolo: il microcredito della Grameen Bank. È stata, infatti,
l’esperienza maturata in Bangladesh a portare alla ribalta l’intero sistema. Pioniere di questo
successo è stato il Professor Muhammad Yunus che, partendo dall’assunto che “se davvero
lo vogliamo possiamo realizzare un mondo senza povertà
8
” ha messo a punto un sistema di
prestiti e raccolta simile, rispettivamente, a quello dei Monti e delle Casse. Come già
spiegato, le differenze sono notevoli ma questo è dovuto anche alla volontà di rendere il
sistema perfetto e non corruttibile dalle sfere del potere.
L’esperienza bengalese ha ottenuto un successo talmente ampio da suscitare notevoli
critiche ma anche da portare a pensare ad un’esportazione del sistema in altre parti del
mondo che sembrano versare, ad una prima osservazione, in una situazione meno grave
rispetto al Bangladesh. Ma, ad un maggior approfondimento risulterà oltremodo evidente
l’esistenza di una sacca di popolazione che vive al di sotto del limite della povertà assoluta
stabilito dalla Banca Mondiale
9
. Da questa volontà sembrerebbe derivare il progetto
UniCredit Foundation – Università di Bologna messo in cantiere nel 2009 e in procinto di
essere avviato per la fine del 2011
10
.
Si è deciso di impostare il qui presente lavoro prendendo le mosse dall’esperienza del
Professor Yunus al fine di evidenziare sin da subito quale sia il modello cui si fa riferimento
8
M. Yunus, Il banchiere dei poveri, Universale Economica Feltrinelli, 2009.
9
È povero chi vive con meno di un dollaro al giorno (a volte la soglia viene alzata ai due dollari).
10
Non si è tuttavia ancora certi della possibilità di rispettare i tempi prefissati.
4
e per rintracciarne i prodromi nel passato italiano per poi ragionare sui progetti presenti per il
nostro paese e sulla loro possibile applicazione.
5
Capitolo I
IL MICROCREDITO
1.1. Origini e sviluppo del microcredito
Gli economisti che si occupano di crescita economica reputano la mancanza di credito una
delle cause del sottosviluppo. Né la situazione è cambiata alla luce dei prestiti effettuati dai
paesi ricchi a quelli in via di sviluppo. Secondo il World Development Report 2002 della
Banca Mondiale i paesi dove una larga parte della popolazione vive con meno di un dollaro
al giorno ricevono solamente l’1,1% del credito
11
. A questo dobbiamo aggiungere che in
questi paesi la grande maggioranza della popolazione non ha libero accesso al credito
soprattutto per problemi di garanzie di solvibilità. Il problema, dunque, non è solo
economico ma anche sociale. Amartya Sen
12
parla dello sviluppo come allargamento delle
libertà reali individuali. Ogni conquista sociale, dunque, è un passo avanti verso lo sviluppo
economico in quanto rende il quadro generale più aperto a delle modifiche. È proprio Sen ad
affermarlo: “[…] la cosa di cui c’è maggiore bisogno per garantire una crescita più rapida è
un clima economico più amichevole, e non certo un sistema politico più rigido e severo”
13
.
Per uscire dalla “trappola della povertà” interessante è il fenomeno del microcredito. La
parola è diventata di uso comune a partire dagli anni settanta. Con il termine intendiamo
riferirci a piccoli prestiti forniti ad individui o gruppi di individui che sono considerati non
bancabili o non solvibili. Le istituzioni di microfinanza (MFI) hanno come obiettivo
principale la lotta alla povertà puntando sulle capacità umane. Nei sistemi convenzionali più
che l’individuo conta il suo patrimonio e dunque le sue garanzie. Proprio per la sua natura, il
nuovo sistema non rientra nel novero degli aiuti umanitari perché punta sulle capacità
imprenditoriali di chi viene finanziato
14
. Diventa centrale, dunque, il potenziale umano e si
11
Report consultabile all’indirizzo
http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/EXTDEC/EXTRESEARCH/EXTWDRS/0,,contentMDK:22295291~page
PK:478093~piPK:477627~theSitePK:477624,00.html#consultations (novembre 2010)
12
Amartya Kumar Sen è stato insignito del premio Nobel per l’economia nel 1998
13
A. Sen, La democrazia degli altri, Perché la libertà non è un'invenzione dell'Occidente, Mondadori, Milano, 2004 cit. p.
55
14
R. Levi Montalcini e G. Tripodi, Tempo di revisione, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006
6
forniscono gli strumenti per riuscire a liberarlo. Dalla metà del XX secolo il degrado
ambientale e la povertà di alcune regioni del mondo stanno emergendo chiaramente e i
problemi regionali fanno sentire il loro peso a livello mondiale. Il microcredito, assieme ad
altri sistemi (come quello delle ONG, dei sistemi cooperativi e l’associazionismo) sono
riusciti a far sentire i loro effetti a livello mondiale andando ad operare su drammatiche
situazioni locali fonti di instabilità. Inoltre, si fa sempre più forte la richiesta dell’opinione
pubblica ai governi per promuovere politiche che incrementino l’impiego femminile come
segnale di una nuova forma mentis che superi la discriminazione sessuale
15
.
Esistono quattro tipi di istituti di microfinanza
16
:
- ONG: organizzazioni non governative senza scopo di lucro.
- Credit Unions: cooperative finanziarie che forniscono servizi di risparmio e di
prestito ai propri membri.
- Casse di risparmio: istituti che operano in maniera preferenziale per la raccolta del
risparmio
- Banche commerciali: concedono prestiti solo ad attività di ampie dimensioni.
Questi istituti basano la loro sopravvivenza sull’ammontare degli interessi. Ovviamente la
valutazione per fissarlo è molto attenta perché bisogna trovare un compromesso tra interessi
reali e interessi che il destinatario del credito può rimborsare. Dunque Grameen è solo uno
degli esempi di maggior successo
17
. Ma troviamo anche il BancoSol che opera in America
Latina e lo Unit Desa System in Indonesia o, ancora il Cerudeb in Africa.
Il successo del sistema è stato tale da spingere l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
ad adottare la risoluzione 52/194
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nel dicembre del 1997 che riconosce, per la prima volta, il
ruolo centrale del microcredito nella lotta alla povertà e ne promuove il sostegno. E ancora
con la risoluzione 53/198
19
nel dicembre 1998 L’assemblea ha proclamato il 2005 Anno
Internazionale del Microcredito sottolineando ancora di più il successo raggiunto dal nuovo
sistema di finanziamento. La decisione è da inquadrare nel clima seguente il World Summit
15
http://www.annodelmicrocredito.org/about/obiettivi.php (ott. 2010)
16
J. Paxton, A worldwide Inventory of Microfinance Institutions, Sustainable Bank for the Poor, Washington DC, 1996
17
http://www.grameen-info.org/index.php?option=com_content&task=view&id=28&Itemid=108 (ott. 2010)
18
Per la consultazione della risoluzione si rimanda a http://www.un.org/depts/dhl/resguide/r52.htm (nov. 2010)
19
Per la consultazione della risoluzione si rimanda a http://www.un.org/depts/dhl/resguide/r53.htm (nov. 2010)