3
Il capitolo si chiude presentando i principali strumenti di programmazione
negoziata.
Il terzo capitolo è dedicato all’analisi delle diverse tipologie di incentivi
attualmente in vigore in Italia con l’obiettivo di individuare gli esistenti schemi o
modelli di incentivazione. Vengono quindi presentate le linee di intervento della
Finanziaria 2005 dove hanno assunto un valore aggiuntivo le agevolazioni relative alla
ricerca e sviluppo per l’innovazione.
Il capitolo si chiude affrontando il tema della semplificazione e di una corretta e
tempestiva informazione alle imprese.
Il quarto capitolo presenta il sistema di incentivazione nella Regione Puglia. Il
capitolo si apre ripercorrendo l’evoluzione delle politiche per lo sviluppo dell’Italia
Meridionale, analizzando in particolare il ruolo della Cassa per il Mezzogiorno.
Successivamente, si analizza il ruolo oggi assunto a favore dello sviluppo
imprenditoriale e dell’attrazione di investimenti nel Sud Italia dall’Agenzia Sviluppo
Italia. Infine viene approfondito il tema del sistema di incentivazione pugliese.
Negli ultimi anni, la Regione ha attuato un programma di politica economica
volto ad accelerare lo sviluppo dell’economia regionale. Il criterio ispiratore
dell’intervento è stato quello di sostenere il Sistema Puglia in una difficile congiuntura
per l’economia internazionale, agendo sulle condizioni di contesto necessarie allo
sviluppo. Il Piano Regionale di Sviluppo contiene le linee guida dove vengono unificati
i vari piani di intervento settoriale per incentivare la ricerca e l’innovazione, per
aumentare l’efficienza della Pubblica Amministrazione e per promuovere soprattutto la
competitività. In sostanza il Piano si occupa di definire gli obiettivi e gli indirizzi
strategici per favorire la crescita e la competitività della Puglia nel quadro di uno
sviluppo omogeneo per l’intera regione in grado di valorizzare le diverse vocazioni
territoriali. In tale contesto la Puglia ha definito un sistema articolato di incentivi rivolto
al sistema industriale e dell’artigianato per favorire le aggregazioni di filiera,
promuovere l’innovazione dei processi e dei prodotti, attrarre nuovi investimenti in
settori innovativi e ad alto contenuto tecnologico, agevolare l’accesso al credito da parte
delle PMI e delle imprese artigiane. La Regione ha incentivato lo sviluppo delle imprese
anche attraverso l’impiego dei fondi comunitari e ha contribuito in misura determinante
al raggiungimento di alcuni obiettivi.
4
Grazie all’impegno delle strutture regionali ed alla collaborazione prestata dagli
enti locali e dalle imprese coinvolte nell’attuazione del POR, la Regione ha
contraccambiato agli impegni previsti. Le risorse comunitarie aggiuntive assegnate dalla
premialità sono pari ad oltre 300 milioni di Euro, cui si sommano risorse nazionali e
regionali, per un totale di oltre 550 milioni di Euro per nuovi investimenti.
5
CAPITOLO 1
SVILUPPO TERRITORIALE E SISTEMA DI INCENTIVAZIONE ALLE
IMPRESE
1.1 IL MARKETING TERRITORIALE
La globalizzazione delle economie ha comportato il progressivo annullamento
delle distanze e il conseguente avvicinamento delle aree geografiche del mondo. Questo
fenomeno ha intensificato i processi competitivi tra i territori per l’ottenimento delle
migliori risorse disponibili. La stessa realizzazione dell’Unione Europea, ancora oggi
con l’introduzione dei Paesi dell’Est, sta contemporaneamente integrando le diverse
realtà e aumentando la concorrenza tra le città europee che si trovano a contendersi i
flussi di investimenti produttivi, la localizzazione delle imprese, gli investimenti
finanziari, i flussi turistici, le attività culturali e così via.
Ogni istituzione, infatti, nell’era della globalizzazione, può scegliere dove
insediare le proprie attività con ampia libertà. Le reti globali di comunicazione
aumentano la capacità di interdipendenza, per cui ogni decisione viene presa sulla base
delle migliori condizioni offerte da un territorio in un preciso momento, senza rigidità
derivanti dal passato e senza condizionamenti per il futuro.
Questi contesti di a-contestualità e di a-temporalità delle decisioni localizzative,
rimettono in discussione le posizioni e il ruolo delle città nelle tradizionali gerarchie
territoriali. Quelle zone che erano particolarmente favorevoli possono non esserlo più ed
essere superate da altri territori che in precedenza erano lontani dai circuiti economici
più importanti.
1
L’applicazione del marketing territoriale alla strategia di sviluppo della città e
delle aree urbane trova ampia conferma nella storia economica di molti paesi e città. In
Europa, le prime significative esperienze di promozione del territorio si ebbero verso la
metà dell’800, nel campo turistico, dove tutte le principali località di vacanza europee
1
Miani F., Albanese V., Economia e gestione delle risorse territoriali, Azzali, Parma, 2004
6
realizzarono numerose attività di propaganda e di promozione per attrarre il turismo
internazionale
2
.
Gli esempi iniziali di politiche di attrazione degli investimenti si ebbero in Gran
Bretagna, esattamente nel 1899, quando la Camera di Commercio e il Consiglio
cittadino di Luton istituirono un “comitato per le nuove industrie” che realizzò una
brochure promozionale che ebbe molto successo, al tempo. Anche in Gran Bretagna, la
parte prevalente dell’attività di promozione territoriale riguardò le aree di attrazione
turistica. Nella prima parte del secolo, le politiche poste direttamente in essere dai
governi delle città riguardavano essenzialmente la soluzione dei problemi di giustizia
sociale; intervenivano, infatti, essenzialmente su quei problemi di distribuzione della
ricchezza a livello locale che il governo centrale non riusciva a risolvere. Nei due
decenni immediatamente successivi alla conclusione della seconda guerra mondiale,
gran parte dei governi europei hanno sviluppato delle politiche di intervento finalizzate
a guidare il processo di sviluppo delle singole aree urbane o regionale e ad influenzare i
cambiamenti sociali a livello locale. In molti casi, tali politiche sono state realizzate
attraverso importanti interventi legislativi che hanno formalizzato sistemi di
pianificazione territoriale o attraverso un’ampia regolamentazione delle attività
economiche. Dall’inizio degli anni 70 in poi, tali politiche si sono rivelate in gran parte
fallimentari praticamente in tutti i paesi che le avevano attuate: non adatte a favorire lo
sviluppo del territorio e, in molti casi, addirittura causa di un indebolimento degli
impulsi produttivi locali.
I risultati negativi, insieme al prevalere in gran parte dell’Europa di un
orientamento politico di tipo liberale favorirono il declino della logica basata sulla
pianificazione e facilitarono la progressiva affermazione del ruolo del mercato nella
politica di sviluppo delle economie locali poste in essere dal soggetto pubblico. Questa
nuova situazione rilanciò fortemente le politiche urbane che divennero sempre più
orientate al miglioramento dell’efficienza e della competitività economica dell’area
locale. In questo ambito, hanno naturalmente avuto nuovo impulso anche i tentativi di
applicare le tecniche di marketing ai problemi di sviluppo delle aree urbane.
Inizialmente, tra le tecniche di marketing è stata considerata soprattutto la
2
Piazza O., “Il territorio protagonista”, Parma economica, 1,2, 2004
7
comunicazione, finalizzata a descrivere elementi di forza del territorio ai potenziali
investitori o ai potenziali fruitori di servizi, in primo luogo turistici. Si trattava di
qualcosa nella sostanza molto simile alle attività di promozione che erano ampiamente
svolte nelle medie e dalle grandi città europee ed americane. Solo da pochi anni e solo
in alcuni Paesi, il marketing delle città e del territorio ha iniziato ad essere qualcosa di
più complesso. Ed è anche per questo che la leva prezzo ha acquistato maggiore
importanza
3
.
Ma, esattamente, cos’è il marketing territoriale? Non esiste un’unica definizione
per inquadrare il suo concetto ed è anche per questo che si continua a parlarne e a cerare
di racchiudere in un unico concetto le varie definizioni date. Può essere definito come
una funzione contribuente allo sviluppo equilibrato di una determinata area, attraverso
l’ideazione di un’interpretazione delle caratteristiche territoriali in chiave di offerta,
capace di soddisfare segmenti identificati di domanda attuale e potenziale
4
.
Per un territorio fare marketing può significare, soddisfare i bisogni dei propri
mercati di riferimento. L’operazione ha successo se i cittadini e le aziende sono contente
dell’ambiente nel quale vivono e operano, e le aspettative dei visitatori e degli
investitori trovano adeguato riscontro.
Il marketing territoriale è un processo che partendo dall’analisi dei bisogni della
domanda consente di costruire, mantenere e rafforzare rapporti di scambio vantaggiosi
con i diversi pubblici di riferimento con lo scopo ultimo di aumentare il valore del
territorio e l’attrattività dello stesso.
5
Il marketing territoriale comprende un’articolata serie di attività di
valorizzazione economica di un territorio con una pluralità di obiettivi che si specificano
a seconda della tipologia di domanda che si prende in considerazione
6
.
Può essere definito, anche, come uno strumento di competizione tra determinate
aree, come un’azione di vendita di ciò che si ha, perché la città è una merce per attrarre
investimenti, come la massimizzazione dell’efficienza sociale ed economica del
territorio, perché la città è considerata come un mercato, come un’impresa e infine si
3
Caroli M.G., Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano, 1999
4
Ciramella A., Marketing territoriale e sviluppo immobiliare, Il sole 24 ore, Milano, 2004
5
Latusi S., Il marketing territoriale per gli investimenti, Egea , Milano, 2002
6
Bellini N., Il marketing territoriale: sfida per l’Italia della nuova economia, Franco Angeli, Milano,
2000
8
può definire come una via obbligatoria per governare nel modo migliore lo sviluppo
locale
7
.
Il motivo per cui gran parte delle applicazioni di marketing del territorio coglie
una prospettiva così limitata deriva dalla complessità concettuale di questa disciplina e
dal fatto che anche a livello teorico vi sono diverse definizioni; forse per questo è più
semplice dire cosa non è il marketing territoriale per capire meglio il suo campo
d’azione:
¾ non è un nuovo modo di chiamare la politica di sviluppo locale;
¾ non è una modalità “moderna” per realizzare la pianificazione degli spazi nelle aree
urbane;
¾ non è l’insieme delle misure per rafforzare la competitività anche internazionale
delle imprese collocate nel territorio;
¾ non è l’insieme delle misure per attrarre gli investimenti produttivi di soggetti
esterni al territorio
8
.
Il marketing territoriale può essere utilizzato come promozione del territorio, delle sue
caratteristiche e delle sue prospettive, al fine di attirare dall'esterno investimenti e
visitatori, come finalizzazione delle politiche territoriali e urbane, alle esigenze degli
operatori economici locali e alle aspettative degli operatori esterni che si vogliono
attrarre, come riorganizzazione complessiva delle procedure amministrative nella
direzione di una maggiore attenzione ai clienti del prodotto "sistema locale", la cui
soddisfazione non può essere solo quantitativa, ma anche qualitativa.
9
Il marketing territoriale fornisce l’approccio concettuale e gli strumenti operativi
che permettono di cogliere nella giusta maniera gli elementi che sono alla base di
qualsiasi orientamento strategico per lo sviluppo territoriale.
Secondo Caroli
10
, se l’obiettivo è promuovere l’area geografica come
localizzazione di attività produttive, il marketing territoriale svolge quattro funzioni
fondamentali (figura 1):
7
Miani F., Albanese V. op. cit.
8
Caroli M.G. op. cit.
9
Paradiso M., Marketing e territorio: problematiche di competitività e coesione nei processi di
territorializzazione, Edizioni Scientifiche italiane, Napoli, 1999
10
Caroli M.G., op. cit.