5
Introduzione
L’elaborato ha l’obiettivo di fornire un quadro di come si è evoluto nel tempo il
comportamento del consumatore, tenendo conto dell’impatto che Internet ha avuto
nelle modalità e nei tempi di consumo di beni e servizi. Il modello economico del
comportamento del consumatore si è evoluto nel tempo aprendo le porte alla
dimensione psicologica delle scelte, riconoscendo all’individuo una maggiore
complessità rispetto alla sola dimensione razionale.
Il primo capitolo del lavoro traccia le fasi principali dello studio del
comportamento del consumatore partendo dalle origini della teoria neoclassica e
arrivando fino all’ingresso della psicologia economica. Calando poi il consumatore
nell’attualità, si è cercato di analizzare le differenze della modalità di acquisto online
rispetto al canale tradizionale.
Nel secondo capitolo si approfondisce, inizialmente, il contesto del
commercio online in Italia inquadrandone le dimensioni e lo sviluppo;
successivamente si analizzano le motivazioni che spingono il consumatore a
preferire il commercio elettronico rispetto ai negozi fisici, tracciando il profilo del
cyberconsumatore e individuando i rischi e gli elementi che possono frenare gli
acquisti in Rete.
Infine, nel terzo capitolo si lascia spazio alle strategie di marketing
dell’impresa studiando l’adattamento delle leve tradizionali del marketing mix nel
contesto virtuale, ponendo particolare attenzione alla leva della comunicazione. Si
analizza inoltre come, grazie alla Rete, impresa e consumatore possano raggiungere
un livello di collaborazione impensabile in un contesto offline. Il prezzo da pagare
per questa collaborazione è pero alto per il consumatore, il quale, per poter essere
soddisfatto a pieno, deve completamente aprirsi all’impresa fornendo gran parte
delle proprie informazioni personali.
7
CAPITOLO I.
Il comportamento del consumatore
1.1. L’evoluzione del comportamento del consumatore
Prima di analizzare l’influenza di Internet sul comportamento del consumatore,
occorre definire cosa si intende per “comportamento”, come si è modificato nel
tempo e quali sono i modelli teorici che cercano di spiegarlo. Per usare una
definizione di Dalli e Romani, il comportamento del consumatore è “l’insieme dei
processi impiegati da individui e gruppi per la valutazione, la scelta, l’utilizzo e
l’eliminazione di prodotti, servizi o altri beni per la soddisfazione di bisogni e
desideri”
1
.
Dalla definizione emergono alcune parole chiave interessanti: in primis si fa
riferimento al consumatore non solo come individuo, ma anche come gruppo, in
quanto, in alcuni casi, le decisioni di acquisto possono essere prese collettivamente.
2
Inoltre, viene evidenziato il processo di acquisto nella sua totalità,
considerando la valutazione (comportamento ante-acquisto), la scelta (durante),
arrivando all’utilizzo e all’eliminazione (post-acquisto). L’oggetto di consumo può
essere identificato con il prodotto fisico, ma non solo: può essere anche un servizio,
e in generale un bene, che permetta al soggetto di raggiungere il suo scopo finale,
cioè la soddisfazione di bisogni e desideri.
Lo scopo ultimo del comportamento del consumatore è in ogni caso
soddisfare un suo bisogno, inteso come
“[…] una necessità, una vera e propria richiesta che proviene dall’interno del
nostro corpo e la cui soddisfazione è necessaria per la sopravvivenza o per
mantenere un buon livello di equilibrio psicofisico.”
3
1
Dalli D., Romani S. (2011), Il comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in una
prospettiva di marketing, FrancoAngeli, Milano, op. cit., p. 5.
2
La famiglia è un tipico esempio collettività di consumo: all’interno di questa vivono più individui, e
le decisioni prese collettivamente derivano da un aggiustamento delle preferenze di consumo di
ciascun componente.
3
Dalli D., Romani S. (2011), Il comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in una
prospettiva di marketing, FrancoAngeli, Milano, p. 40.
8
In questa definizione, ancora una volta di Dalli e Romani, tutto ruota intorno alla
soddisfazione. Il bisogno è la mancanza di qualcosa e, quando il consumatore
comincia ad avvertirlo, si mette in movimento per cercare di colmare la lacuna al
fine di migliorare il proprio benessere. Entra in gioco quindi la motivazione: si genera
una forza che spinge l’individuo al raggiungimento della soddisfazione del bisogno.
Più la motivazione è intensa, più l’individuo risulta coinvolto. Quanto maggiore è la
tensione data dal bisogno insoddisfatto, tanto maggiore sarà il coinvolgimento che
il consumatore avrà nel processo di scelta e di acquisto di un prodotto o di un
servizio. Proprio il processo di scelta deve essere analizzato e compreso perché
contribuisce a generare o meno la soddisfazione del consumatore
4
. Inoltre, quando
un consumatore avverte un bisogno e inizia a cercare informazioni, viene
inevitabilmente influenzato da una serie di fattori presenti nell’ambiente circostante,
che poi rielabora attraverso i cinque sensi. Il consumatore riceve costantemente
stimoli e input da ciò che lo circonda, e contestualmente seleziona alcuni input e li
rielabora, producendo output che riversa nell’ambiente. In generale quindi, il
consumatore prende le sue decisioni partendo dalle sue preferenze, che sono però
condizionate dalla società in cui vive, dalla cultura che lo permea, dalle comunità
che frequenta e dalla famiglia in cui vive
5
.
Data l’eterogeneità e la continua evoluzione degli approcci alla teoria di scelta
e di decisione, nei prossimi paragrafi si cercherà di analizzare i punti chiave che
hanno caratterizzato i diversi filoni di pensiero.
1.2. Cosa è cambiato nello studio del comportamento del
consumatore
Se da un lato verrebbe naturale pensare che lo studio del comportamento del
consumatore in un contesto economico sia compito esclusivo della microeconomia,
la grande complessità degli individui ha stimolato negli anni l’intervento delle più
varie discipline, tra le quali psicologia, sociologia e marketing. Inizialmente, vi era
una concezione di individuo pienamente razionale, tipicamente microeconomico,
4
Dalli D., Romani S. (2011), Il comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in una
prospettiva di marketing, FrancoAngeli, Milano, pp. 40-41.
5
Ivi, p. 223-226.
9
ma gli individui-consumatori hanno nel tempo dimostrato comportamenti non
pienamente conformi alla teoria della razionalità.
Si può aprire l’analisi con una parte del discorso del professor Lars-Göran Nilsson,
a Stoccolma, a motivazione dell’assegnazione del premio Nobel in economia nel
2002 a Daniel Kahneman e Vernon Smith:
“La descrizione comunemente in uso delle scienze economiche teoriche ed
empiriche può avere validità storica, ma, oggigiorno, deve essere modificata.
Coloro che studiano il ruolo della psicologia in ambito economico possono
dimostrare […] che in alcune situazioni gli individui non si comportano come
Homo oeconomicus.”
6
Si procede quindi ad esplicitare al meglio il significato di questa proposizione,
analizzando l’evoluzione delle teorie in ambito decisionale.
1.2.1. Il comportamento di consumo nella teoria neoclassica
Il pensiero neoclassico si sviluppa in Europa negli ultimi decenni del XIX secolo. Uno
degli aspetti fondamentali sul quale si focalizza è l’analisi del comportamento
individuale del consumatore, creando ad hoc un agente economico astratto, detto
Homo oeconomicus, del quale la microeconomia studia la massimizzazione
dell’utilità, cioè la risposta ottimale ai bisogni
7
. Alla base del concetto di Homo
oeconomicus trovano collocazione i postulati dell’individualismo metodologico.
Quest’ultimo si tratta di una corrente di pensiero che afferma che ogni fenomeno
sociale derivi da azioni, credenze e opinioni dei singoli individui che compongono la
società stessa. Tra i postulati più significativi per l’analisi del comportamento del
consumatore, troviamo quelli della sequenzialità, della razionalità, dell’egoismo e
del comportamento ottimizzante. In breve, l’individuo è supposto essere cosciente
delle conseguenze delle proprie azioni, comprendendone le relazioni; inoltre, lo si
considera interessato solo alle conseguenze che lo riguardano individualmente e le
6
Viale R. (a cura di), (2005), Le nuove economie: dall’economia evolutiva a quella cognitiva: oltre i
fallimenti dell’economia neoclassica, Il Sole 24 ore libri, Milano, op. cit., p. 1.
7
Gaffeo E., Mittone L., Tamborini R. (2011), Introduzione all’economia, Zanichelli, Bologna, p. 24.
10
sue azioni sono supposte sempre intenzionali. Durante la scelta delle proprie azioni,
egli compie sempre quelle che gli consentono di massimizzare la differenza tra
beneficio ricavato e costo da sostenere per soddisfare il bisogno. L’obiettivo
massimizzante presuppone un comportamento razionale sostanziale dell’individuo,
finalizzato cioè al raggiungimento del miglior risultato
8
possibile
9
. A sua volta,
questo tipo di comportamento può essere adottato solo da un consumatore con
caratteristiche ben definite: si tratta, appunto, dell’Homo oeconomicus. Secondo la
teoria della scelta razionale, egli è considerato avere preferenze complete, coerenti,
stabili e egoistiche. Inoltre, per essere in grado di portare a termine scelte ottime,
deve essere dotato contemporaneamente di conoscenza completa di tutte le
conseguenze di ogni azione e capacità illimitata di confrontarle: tutto questo
corrisponde alla definizione di razionalità illimitata.
10
Viene spontaneo quindi il
nesso logico tra comportamento razionale sostanziale e preferenze complete,
queste ultime attuabili proprio solo in caso di razionalità illimitata.
1.2.2. Razionalità limitata: l’inizio della fine della teoria neoclassica
Una volta teorizzato, il modello di pensiero razionale viene anche largamente
applicato nelle organizzazioni, e qui cominciano a generarsi i primi contrasti tra la
teoria della razionalità e il mondo reale. È proprio dalle osservazioni empiriche sul
funzionamento delle organizzazioni economiche nella prima parte degli anni
Cinquanta del XX secolo che cominciano ad affiorare i primi studi
11
sui limiti
dell’individuo a comportarsi in modo pienamente razionale: in questo particolare
contesto, la teoria razionale era incapace di spiegare i comportamenti dei manager,
i quali erano ogni giorno alle prese con la risoluzione di problemi e il continuo
mutamento delle situazioni. Le decisioni in questo ambito vengono infatti prese in
8
Di contro, il comportamento razionale procedurale, si “accontenta” del raggiungimento di un
obiettivo soddisfacente, non di quello migliore.
9
Gaffeo E., Mittone L., Tamborini R. (2011), Introduzione all’economia, Zanichelli, Bologna, pp. 27-
29.
10
Ivi, p. 33.
11
Herbert Simon fu tra i primi ad occuparsi di questa problematica.