ii
avanzate, robotica, sistemi di produzione flessibili), hanno
conosciuto una forte accelerazione nel corso degli anni '80 e '90.
Questo, se da un lato ha determinato una chiara obsolescenza
dei vecchi sistemi di rilevazione e controllo dei costi, spingendo
verso nuove concettualizzazioni nel campo del reporting,
dall'altro non ha provocato grosse reazioni nella realtà
aziendale.
Diverse ricerche promosse inizialmente negli Stati Uniti, sia
a livello universitario (soprattutto ad opera di R. Kaplan), sia a
livello di consorzi d'imprese come il CAM-I (Computer Aided
Manufacturing-International), hanno evidenziato almeno nei
primi tempi, un sostanziale immobilismo nei sistemi realmente
adottati dalle imprese.
Si può, senza dubbio, sostenere che le odierne necessità
informative delle imprese sono diverse e più complesse che nel
passato: non si tratta più di soddisfare esigenze legate a
produzioni scarsamente differenziate, con pochi prodotti
standardizzati, realizzate con l'impiego di tecnologie semplici e
ad alta intensità di lavoro.
iii
La naturale conseguenza è stata e dovrà essere quella di un
adeguamento o, addirittura, un ripensamento dei sistemi di
rilevazione e controllo preesistenti, in modo che l'uso di questi
strumenti possa favorire lo sviluppo tecnologico ed organizzativo
delle aziende.
Il mio intento è quello di trattare il recente metodo di
misurazione e controllo dei costi basato sulle attività (Activity
Based Costing) soffermandomi, oltre che sugli aspetti tecnici,
anche sulle differenze ed i vantaggi rispetto ai metodi
tradizionali e delineandone altresì le prospettive future di
sviluppo; accennerò, inoltre, alla funzione dell'ABC come
strumento della gestione basata sulle attività (Activity Based
Management).
Prima di giungere a questa specifica trattazione, ritengo
doveroso spiegare quali siano state le condizioni che hanno
aperto la strada a questo nuovo metodo. Infatti la prima parte di
questo lavoro sarà dedicata ad un breve cenno storico circa i
sistemi utilizzati dalle imprese dalle origini della
industrializzazione fino alla fine degli anni '70 e sarà rivolta,
iv
soprattutto, alla discussione dei fattori critici di cambiamento
dell'ambiente aziendale nell'ultimo ventennio.
Infine, nell'ultima parte, accennerò ad alcuni casi di aziende
che hanno applicato il metodo basato sulle attività.
1
CAPITOLO PRIMO
"EVOLUZIONE, OBSOLESCENZA E CRISI DEI
SISTEMI DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO".
1 Le fasi storiche dell'evoluzione dei sistemi di
rilevazione e controllo, (fino agli anni ‘20).
Il controllo di gestione può essere considerato come l'attività
di guida costante rivolta al conseguimento effettivo degli
obiettivi fissati in sede di programmazione; esso si basa sul
ricorso ad un meccanismo di retroazione (feed-back), necessario
per la rilevazione d'eventuali scostamenti dagli obiettivi
prefissati e per la messa a punto di eventuali azioni correttive
(fig. 1).
2
Obiettivi
fissati
Rilevaz.
risultati
Analisi
scostam.
Interventi
correttivi
Fig. N° 1 - Elementi di base di un sistema di controllo operativo.
Fonte: Sciarelli, “Il sistema d’impresa”, Cedam, Padova - 1985,
pag. 113.
Com'è noto, la nascita del controllo di gestione tradizionale,
dovuta alle necessità sorte con le attività svolte dalle grandi
industrie statunitensi, risale al periodo compreso tra la fine del
XIX secolo ed i primi decenni del XX. In quel periodo, infatti,
videro la luce le principali teorie riguardanti il controllo di
gestione.
Tali teorie hanno mantenuto la loro validità per un tempo
lunghissimo, pur riflettendo in modo significativo il contesto
economico nel quale e per il quale erano state concepite.Tuttavia
oggi appare evidente la loro scarsa adattabilità ad un contesto
socio-economico, che si è evoluto e differenziato con una velocità
impressionante
1
.
1
Johnson T. - Kaplan R. S.: “Ascesa e declino della contabilità direzionale”,
Isedi, Torino - 1989, pag. 43.
3
I sistemi di rilevazione dei costi nascono nelle prime aziende
tessili e nei servizi ferroviari; essi sono concepiti come una
risposta all'esigenza di creare procedure amministrative interne
che coordinino e rendano efficienti i processi necessari allo
svolgimento delle attività, come la trasformazione o il trasporto
di merci e passeggeri.
Accanto ai puri dati contabili viene messo a punto un sistema
di reporting, basato su dati statistici, per controllare e valutare
le prestazioni delle varie unità operative.
In tale periodo vengono introdotti parametri specifici, come
ad esempio il costo per tonnellata per miglio trasportato (un
parametro che esprime in un’unità indifferenziata una misura
del volume dell'attività di servizio).
Spesso le imprese svolgevano una singola attività producendo
beni indifferenziati; per questo motivo l'attenzione era rivolta
principalmente all'analisi dei costi diretti. Solo in seguito, col
moltiplicarsi dei prodotti offerti da ciascuna impresa, dei canali
distributivi e delle tecniche produttive, si è resa necessaria una
4
maggiore "visibilità" dei costi indiretti
2
ed una contabilizzazione
separata dei costi di prodotto e di periodo.
Lo sviluppo di aziende siderurgiche come la Carnegie's Steel
Company e l'avvento delle teorie dell'organizzazione di Taylor,
influenzarono fortemente i sistemi di controllo, aprendo la
strada alla contabilizzazione analitica dei costi ed allo Scientific
Management.
La strategia Carnegie, che prevedeva la riduzione dei costi
come fonte d’aumento dei profitti, rendeva più semplice il
sistema di calcolo dei costi che erano misurati e contabilizzati
nel momento in cui venivano sostenuti.
Il taylorismo, invece, grazie all'analisi delle lavorazioni ed
allo studio dei tempi e dei metodi, determinò l'individuazione dei
costi diretti di manodopera e dei materiali, che fossero standard,
cioè proporzionali per ogni unità di prodotto finito. Dato che i
costi indiretti erano relativamente bassi, era più semplice
considerare come costo guida - il futuro cost driver - il costo
diretto, ad esempio, della manodopera.
2
Fimiani A.: “L’analisi delle attività aziendali per un miglior controllo dei costi”, in
Budget, febbraio - 1995, pag.4.
5
Questo periodo, in cui si sente l'esigenza d'individuare
tecniche in grado di ripartire le spese generali in relazione alle
fasi dell'attività d'impresa, vede anche il sorgere di polemiche
tra chi propone l'utilizzazione di una base unica per la
ripartizione e chi, come Church
3
, al contrario, dissente,
proponendo l'uso di basi differenziate a seconda dei diversi
generatori di costo (quelli che Porter definirà cost drivers).
3
Church H.: “The proper distribution of expense burden”, in The Engineering
Magazine, New York - 1908, pag. 24.
6
1.1 Il controllo direzionale (anni '20 - '25).
In questi anni, un nuovo cambiamento nel contesto
ambientale e produttivo segnò un'ulteriore evoluzione dei
sistemi contabili in uso.
Si sviluppò il cosiddetto controllo direzionale, nato nelle
società Dupont Powder Company prima e General Motors poi, in
seguito alla messa in atto di un decentramento organizzativo su
base funzionale, che fece della Dupont un primo esempio di
azienda multibusiness (produzione e distribuzione di massa)
integrata verticalmente, che utilizza cioè un modello
multidivisionale. Ciò che avvenne di preciso, fu una separazione
dell'azienda nelle varie unità funzionali (produzione, vendita,
finanza e acquisti), con a capo specialisti della funzione aventi
obiettivi di massimizzazione delle prestazioni della singola unità
e dell'azienda nel suo complesso.
Si rese, dunque, necessario un sistema di rilevazione e
controllo che misurasse l'efficienza di ogni singola unità.
La formalizzazione di questa esigenza si ebbe nell'uso di un
indice come il ROI (Return On Investments) che misura la
7
redditività del capitale investito
4
: esso, non solo divenne il
parametro principe per misurare l'efficienza delle divisioni, ma
anche uno strumento di motivazione per il manager divisionale,
al perseguimento degli obiettivi fissati dalla direzione centrale;
infatti, il ROI venne (e viene) usato anche per decidere
l'allocazione dei fondi tra le diverse unità.
Dunque, può sembrare strano, ma già prima del 1925 erano
state sviluppate tutte le teorie e le prassi più avanzate in tema
di contabilità dei costi. Era stato enunciato (da Clark) un
principio come quello della separazione tra contabilità di costi e
contabilità generale ma, soprattutto, era stata sottolineata
l'importanza di una differenziazione delle configurazioni di
costo: "costi diversi per scopi diversi", principio, ancora oggi, non
del tutto applicato.
Inoltre, erano già state definite le finalità primarie della
contabilità direzionale: determinazione dei prezzi di vendita,
valutazione dell'efficienza operativa, motivazione e controllo del
personale.
4
Per il calcolo del ROI: risultato operativo/capitale investito netto. Il risultato
operativo è il margine ottenuto sottraendo al margine lordo industriale (differenza
tra ricavi e costi di produzione delle merci vendute), i costi commerciali e le
spese generali.
8
1.2 Le grandi difficoltà: dalla gestione alla
contabilizzazione dei costi (dal '25 ai primi anni '70).
Fino al 1925 gli sviluppi delle pratiche di controllo furono
promossi da tecnici o da imprenditori operanti in organizzazioni
reali; in seguito, si sono avuti sviluppi solamente teorici con
abbellimenti formali che hanno avuto scarso riscontro nelle
realtà aziendali.
La crisi del '29 contribuì a mutare nuovamente le esigenze
delle aziende: la loro priorità divenne quella di badare ad
obiettivi come la valorizzazione del magazzino, sicché esse
abbandonarono la gestione manageriale dei costi per passare
alla pura contabilizzazione, che si basava unicamente sulla
valorizzazione delle rimanenze finali e divenne anche l'unica
fonte d'informazione sul costo del prodotto.
Negli anni seguenti e fino ai giorni nostri, le innovazioni
proposte dalla teoria circa i sistemi di controllo non sono state
molte.