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Introduzione
La presente tesi mostra lo studio dell’evasione fiscale, una tematica così attuale e discussa
che ha generato in me una forte curiosità sul lato oscuro dell’economia.
Consapevole del fatto che ogni soggetto considera le conseguenze delle proprie azioni,
spesso non si ragiona su quelle realizzate all’interno di un sistema più ampio, ovvero
rappresentato da numerose relazioni concatenate, dove la singola scelta opportunistica,
anche se irrilevante nel piccolo, alimenta in maniera vertiginosa l’instabilità del sistema,
che spesso danneggia chi abbia deciso di rispettare la complessa struttura normativa,
soprattutto in termini economici.
Si presenta l’analisi del macro sistema economico e fiscale, dalla quale sono emerse le
ragioni che incentivano l’evasore a non fare emergere e a portare a conoscenza le proprie
operazioni economiche, spingendo di conseguenza l’Amministrazione finanziaria a
perfezionare continuamente le discipline anti-evasione.
La tesi è costituita da tre capitoli, strutturati in maniera tale da abbracciare
progressivamente le tematiche con oggetto l’evasione fiscale.
Nel primo capitolo, viene elaborata l’economia sommersa nelle sue varie forme, ponendo
l’attenzione a quantificare l’impatto negativo prodotto in termini fiscali.
Il secondo capitolo, mostra le norme sostanziali ritenute più attinenti al contrasto e alla
prevenzione dell’evasione, le quali evoluzioni sono l’espressione della necessità di
recuperare le imposte evase, norme che ad oggi presentano un’efficacia ed efficienza
elevate.
il terzo capitolo, illustra nei dettagli i poteri a disposizione dell’Amministrazione
finanziaria, nonché azioni di supporto alle discipline contrastanti l’evasione, per
dimostrare non solo come si genera lo stretto contatto con il contribuente evasore, al fine
di recuperare a tassazione gli imponibili nascosti, ma anche per comprovare come la fase
istruttoria dell’Amministrazione sia la conseguenza parallela della propensione
dell’evasore a cooperare.
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Capitolo 1
Gli aspetti del sommerso e l’andamento dell’evasione
Premessa
Il primo capitolo mira a far comprendere il fenomeno del sommerso economico, nelle sue
manifestazioni e da che cosa viene alimentato, nonché la sua correlazione e gli effetti
prodotti in ambito tributario, mettendo in evidenzia l’evasione fiscale.
Iniziando dalla struttura e componenti dei sistemi economici, si giunge a discutere sulle
componenti dell’economia irregolare, per poi entrare nel merito dell’economia sommersa
italiana.
Un paragrafo molto articolato, espone i modelli teorici di base dell’economia sommersa,
dalle scelte valutative messe in atto dal contribuente, evasore o potenziale evasore, per
poi discutere dei metodi di rilevazione impiegati per stimare, in termini quantitativi e
qualitativi, il gap tributario sommerso.
Vengono illustrati i dati rilevati nei conti nazionali nel periodo 2013-2016, nonché
l’incidenza del sommerso nei settori economici e nel mercato del lavoro irregolare, per
poi rappresentare le componenti del sommerso, oltreché la sua distribuzione territoriale.
L’ultimo paragrafo del capitolo, espone il tax gap nelle diverse tipologie d’imposta, sia
nell’ammontare che nell’andamento, dall’anno 2011 al 2016.
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1. La definizione dell’economia sommersa
L’insieme delle attività per le quali sorgono problemi di rilevazione statistica, è definito
economia non osservata, nella quale occorre effettuare le seguenti distinzioni:
Economia sommersa: insieme di attività dove la produzione è interamente legale, ma la
pubblica amministrazione non ne viene a conoscenza per il verificarsi dell’evasione
fiscale e contributiva, per l’elusione della normativa del lavoro e per il mancato rispetto
delle norme amministrative.
Economia illegale o criminale: è riferita alle attività esercitate in violazione delle norme
penali, ma anche alle attività di per sé legali ma che non sono tali se esercitate senza le
adeguate autorizzazioni o competenze, per cui la mancanza di conoscenza permette di
includerle nell’economia non osservata. In queste attività illegali si sottolinea una
distinzione fra le transazioni per le quali esiste un mutuo consenso tra il compratore ed il
venditore per portarle al termine, e altre attività dove l’accordo reciproco manca come nel
caso dei furti e delle estorsioni, che per tale caratteristica rimangono escluse dal campo
del sommerso.
Economia informale: include le attività legali svolte da unità produttive ma con proprie
caratteristiche, quali il basso livello di organizzazione, la scarsa o nulla distinzione tra
capitale e lavoro, rapporti di lavoro occasionali e largamente basati su relazioni personali
o familiari, conducendo tali attività all’impossibile osservazione statistica, ma non
vengono comprese nel sommerso per il mancato fine evasivo. Tipiche sono le attività
avviate da singoli individui che svolgono prestazioni nell’artigianato, nel commercio
ambulante e nei servizi personali.
1
L’evoluzione degli studi e i modelli di analisi sull’economia sommersa, la definiscono
come l’insieme di attività che contribuiscono alla formazione del reddito e della ricchezza
di una nazione, ma senza poter essere rilevate nelle statistiche ufficiali, per cui nella sua
natura occulta, risulta di difficile misurazione e identificazione. È importante dichiarare
che non si tratta di un’economia parallela o differente da quella rilevata dalle statistiche,
la quale risulta quantificata e disciplinata, ma è in stretto legame con quest’ultima, dal
momento che necessita anche ad essa il reperimento delle materie prime e l’acquisizione
di servizi, per poi sfociare sul mercato per la collocazione di ciò che ne risulta dall’attività.
1
ZIZZA R., Metodologie di stima dell’economia sommersa: un’applicazione al caso italiano, Banca
d’Italia, 2002, p. 6-8.
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Il parere di alcuni economisti riguardo il legame fra il sommerso e le entrate fiscali,
dichiara che una riduzione dell’economia sommersa comporta un aumento concreto delle
entrate fiscali, estendendo la quantità di beni pubblici offerti, e di conseguenza un
maggiore impulso alla crescita dell’economia nel suo complesso. Si sostanzia in una
relazione inversa fra il sommerso e l’ammontare economico rilevato nel Paese.
Opposto è il pensiero di altri economisti, che mettono in risalto i vantaggi che l’economia
emersa può trarre da quella sommersa, sia per l’acquisizione di semilavorati a prezzi
minori, ledendo in tale maniera la concorrenza di un sistema disciplinato dalle norme, sia
perché parte dei suoi prodotti sono acquisiti con i redditi generati nel sommerso,
sostanziandosi dunque in uno scambio e vantaggio reciproco. Scaturirebbe anche una
visione positiva di chi sostiene come l’economia sommersa dia vantaggio e flessibilità
all’intero sistema economico, permettendo di competere più facilmente a livello
internazionale, soprattutto per quelle produzioni scomponibili in più fasi e per le quali si
procede ad un decentramento. L’aumento del cosiddetto commercio di transito tra alcune
imprese dei distretti industriali italiani e dei laboratori localizzati all’estero, è una chiara
testimonianza di questo fenomeno. Su questo aspetto dunque, si evidenzia l’esistenza di
costi ma anche di benefici nell’alimentare il sommerso, per cui la comprensione della sua
presenza è essenziale se lo si vuole combattere; di certo costituisce un ostacolo per il
sistema economico che, tramite la disciplina, tende a rispettare le regole nonché applicare
la giusta concorrenza fra gli operatori economici.
Lo stretto legame fra il sommerso e l’evasione fiscale presente in Italia, consente ad
entrambi di essere stimati: la fonte Istat quantifica l’input del lavoro irregolare e l’Agenzia
delle Entrate misura la base imponibile IVA evasa. La distorsione di indicatori economici
come il PIL, il tasso di disoccupazione e il tasso d’inflazione, non permette la corretta
valutazione dello stato di salute dell’economia nazionale. Per lo più si viene a creare un
circolo vizioso su altri equilibri, come nel sistema di previdenza sociale e un
indebolimento dell’equilibrio finanziario e dei sistemi di protezione sociale, provocando
un dispendio di risorse pubbliche per i servizi offerti dallo Stato, i quali risulteranno
distorti quantitativamente e qualitativamente per l’inesattezza delle informazioni raccolte
e disponibili.
Una caratteristica del sommerso, data appunto dall’irregolarità, è anche la sua
concentrazione, nonché un limite geografico che si viene ad instaurare, che non gli
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permette di presentarsi e perfezionarsi in un’economia conosciuta ed aperta, comportando
di conseguenza la sua localizzazione.
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2. La struttura dei sistemi economici
È opportuno chiarire come l’economia irregolare trova insediamento nel sistema
economico, per cui occorre rivelare le componenti di tale sistema; in realtà i sistemi
economici sono caratterizzati da componenti misti, nel senso che questi non adottano uno
specifico raggruppamento, per la presenza della vasta interazione fra le attività.
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Le attività possono essere identificate in quattro macro categorie: regolare; irregolare;
informale; criminale.
Come primo ragionamento, si nota che i legami sono dovuti dalle caratteristiche tecniche
dei sistemi produttivi, dalle norme, dal sistema dei prezzi e dai rapporti interpersonali
specialmente di tipo economico, ecc. Tali legami risultano dinamici nel tempo, per cui è
difficile numerare le attività che si manifestano nelle diverse categorie economiche.
Gli scambi che avvengono con l’economia criminale sono chiamati di tipo speciale,
perché differenti rispetto agli altri scambi, per l’unico fatto che si dichiarano proibiti dalla
legge. Nella pagina successiva, in figura 1 è mostrato il sistema delle connessioni che si
manifesta tra le quattro categorie dei sistemi economici.
2
Guardia di Finanza, Economia sommersa: profili di analisi comparata tra i principali Paesi dell’Unione
Europea, 21/10/2008, p. 19-21.
3
DALLAGO B., L’economia irregolare, Economia ‹‹sommersa›› e mercato irregolare del lavoro in
sistemi economici differenti, Franco Angeli, 1988, p. 33.
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Figura 1. Sistema di connessioni tra le categorie dei sistemi economici.
Fonte: B. DALLAGO, L’economia irregolare, Economia ‹‹sommersa›› e mercato irregolare del lavoro in
sistemi economici differenti, Franco Angeli, 1988, p. 34.
Seguendo l’ordine numerato in figura 1, si presenta la descrizione delle connessioni:
le attività appartenenti all’economia informale, tipiche di tipo familiare o comunque di
piccole dimensioni, passano all’economia regolare;
il passaggio da attività regolari a quelle informali, riguarda soprattutto le remunerazioni
per le collaborazioni che avvengono all’interno dell’ambito familiare, per cui emergono
le decisioni culturali delle famiglie ad effettuare tali scelte;
vari sono i motivi per rendere irregolari quelle attività che precedentemente erano
regolari, come l’aumento dei prezzi, della tassazione e della disoccupazione, che
generano un circuito composto da attività a basso costo e localizzate;
quando si sviluppano condizioni favorevoli, come l’aumento dell’occupazione,
l’economia di scala e lo sviluppo tecnologico, permettono di transitare nell’economia
regolare; si aggiunge pure che quando le attività sforano i confini territoriali, allora risulta
conveniente regolarizzare i vari rapporti economici per evitare le sanzioni imposte dalla
legge;
Economia informale
Economia regolare
Economia irregolare
Economia criminale
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specialmente per piccoli beni e servizi di cui aumentano i prezzi, e le collaborazioni
familiari come i lavori domestici che possono presentare vari rischi nello svolgimento,
riescono a spingere le attività irregolari a renderle informali;
il ritorno delle attività informali nelle irregolari dipende da un’inversione delle
condizioni;
le proibizioni dovute dalle leggi, impedendo la continuazione delle attività regolari già
presenti, spingono la loro prosecuzione in maniera illecita nell’economia criminale;
le attività rese legali, permettono la loro emersione dalle condizioni criminali in regolari;
la scelta di eseguire attività che non sono più criminali, in irregolari e non come regolari,
può dipendere ad esempio dall’eccessiva tassazione;
se venissero riportate nelle attività criminali ciò che veniva individuato come irregolare,
è dovuto dall’applicazione di norme che rendono proibite la loro prosecuzione;
le stesse ragioni del punto precedente, spingono le attività informali ad essere incluse in
quelle criminali;
qualora la legge ne permetta l’esecuzione, rendendo le attività lecite e possibili, queste
possono essere incluse nell’economia informale se non venisse deciso di regolarizzarle
oppure di tenerne traccia.
Questo ampio sistema di relazioni permette l’evoluzione delle politiche economiche del
governo, nonché l’aggiornamento dell’attività legislativa.
Dalle aree sotto esame, l’economia regolare e non, porge l’attenzione ai lavoratori
dipendenti e autonomi, dove i primi ottengono dei compensi minori rispetto ai secondi,
per cui più propensi a svolgere altre attività, che spesso risiedono nell’economia
irregolare, non perché non possano essere svolte regolarmente, ma per il fatto che si
sconfina il limite della convenienza ad operare regolarmente, in primis per l’esistenza
delle imposte e dell’inflessibilità dalla legislazione.
4
4
Op, cit., p. 34.