Introduzione
2
sistema di comunicazione che da un punto di vista organizzativo è costruito in
modo da rispettare i vari target che si rivolgono al PE (cittadini, giornalisti,
lobbisti, politici), e da un punto di vista comunicativo ha portato ad un aumento
nella copertura delle attività del PE da parte dei media. Un miglioramento che è
comunque da considerare anche effetto dell’aumento dei poteri del Parlamento
stesso.
Il dibattito sulla comunicazione in Europa è ampio e in continua evoluzione:
quello che emerge è da una parte l’incapacità della Comunità europea nel
diffondere una visione corretta di sé stessa e delle proprie azioni, dall’altra
l’incapacità dei cittadini di percepire l’Europa come una realtà che ha a che fare
concretamente con la loro vita quotidiana. L’impressione di molti è che le
istituzioni europee, in questi anni, abbiano più informato che comunicato
1
, e
siano state più predisposte a parlare agli addetti ai lavori che ai cittadini,
faticando a trovare un coordinamento effettivo (pur tanto invocato) nei processi
di comunicazione istituzionale.
Tutto questo all’interno di una Europa dove le istituzioni soffrono da sempre di
una mancanza di legittimità democratica, perché ideate da una classe dirigente
che dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale voleva portare in Europa
pace e prosperità, ma purtroppo sempre considerate inaccessibili al cittadino a
causa della complessità del loro funzionamento. Questo a causa dell’assenza di
uno spazio pubblico europeo come fonte di legittimazione politica, dove si
possa discutere di questioni europee secondo un’ottica che vada al di là dei
nazionalismi e dei localismi.
I governi nazionali non sono esenti da colpe in questa situazione: molto spesso
infatti l’UE è diventata il capro espiatorio scelto dai politici nazionali per
giustificare problemi o periodi negativi all’interno del proprio stato. Ma
l’affermazione «è colpa dell’Unione europea» non può essere considerata
corretta, dal momento in cui le decisioni prese a Bruxelles non sono mai
1
ROLANDO S. (2003), “Valori, identità, interessi. Perché e come comunicare l’Europa”, in Rivista
italiana di comunicazione pubblica, n. 18, p. 88.
Introduzione
3
direttive imposte, ma sono sempre il frutto di un processo decisionale che vede
coinvolti moltissimi attori.
I mezzi di comunicazione infine sono lo strumento attraverso cui le notizie
arrivano nelle case dei cittadini europei, andando a coprire praticamente tutti i
455 milioni di cittadini dell’Europa allargata. Non sempre i media hanno dato
spazio a tematiche europee, nel passato ma anche nel presente, anche se ora
la situazione sta un po’ cambiando, grazie anche all’avvento di internet. Varie le
cause della scarsa copertura dei media nazionali: sia per la complessità e la
lunghezza dei processi decisionali europei, sia perché le tematiche europee
non sono altamente notiziabili o vendibili, che è la caratteristica che fa la
differenza nella diffusione o meno di una notizia.
Nel corso degli anni le istituzioni hanno cercato di superare questi problemi
sviluppando delle strategie di informazione e comunicazione ad hoc, nel
tentativo di coinvolgere il cittadino nelle proprie attività. La Commissione
europea, in particolare, ha sviluppato una prima strategia tra il 2001 e il 2004, e
dopo i risultati ottenuti, piuttosto negativi, come la scarsa affluenza alle elezioni
del 2004 e i no di Francia e Olanda ai referendum sulla Costituzione europea,
ha deciso di svilupparne una seconda, proponendo anche un Libro bianco su
una politica di comunicazione europea. Il Parlamento europeo ha sempre
offerto suggerimenti e proposte, in nome di una collaborazione istituzionale, ma
bisogna dire che il fallimento della prima strategia è conseguenza anche di una
mancata cooperazione tra istituzioni.
La struttura del mio lavoro rispecchia e contiene le riflessioni fatte finora, con
una particolare focalizzazione sul Parlamento europeo e sulla sua struttura di
comunicazione. Nel primo capitolo descriverò la struttura del Parlamento
europeo come istituzione, partendo dalla sua fondazione, e delineandone lo
sviluppo nel corso degli anni. Non tralascerò di descrivere i poteri (legislativo, di
bilancio e di controllo) che il PE esercita, e le funzioni degli eurodeputati.
Introduzione
4
Vorrei sottolineare fin da ora l’importanza del diritto di petizione e degli Uffici
nazionali del Parlamento, presenti in tutti gli Stati membri, perché entrambi sono
strumenti in mano ai cittadini per poter comunicare con l’Europa.
Nel secondo capitolo tratterò l’atteggiamento dei cittadini nei confronti dell’UE,
cercando di individuare le cause della mancanza di comunicazione e della
mancanza di interesse da parte del grande pubblico sui temi europei. In questo
capitolo, per sondare l’atteggiamento dei cittadini, utilizzerò ampiamente le
analisi fatte da eurobarometro sull’opinione pubblica europea
2
.
Dedicherò un paragrafo alle cause del deficit demografico che affligge da
sempre l’UE, per concentrarmi poi nel ruolo che hanno i media nel diffondere
l’idea di Europa. Come ho precedentemente spiegato, varie cause concorrono
nell’atteggiamento dei media verso l’UE: la complessità di quest’ultima, la
mancanza di notiziabilità e vendibilità dei temi europei, i tempi brevi dei media
nazionali. Concluderò il capitolo descrivendo gli strumenti ideati dalla
Commissione europea (con il supporto delle altre istituzioni) per risolvere i
problemi di comunicazione con l’opinione pubblica: partenariato,
decentramento, coordinamento.
Il terzo capitolo tratterà la storia delle attività di informazione e comunicazione
dell’Unione europea. Dal trattato di Maastricht, che diede un primo forte impulso
verso una politica di informazione e comunicazione dell'UE, al Libro bianco su
una politica europea di comunicazione, del febbraio 2006. In mezzo, il
programma PRINCE, il Libro bianco su una governance europea, la prima
strategia vera e propria con le comunicazioni della Commissione del 2001,
2002 e 2004; e ancora il Piano d’Azione per il rilancio di una nuova strategia di
comunicazione, dopo i fallimenti della prima, e il Piano D sul periodo di
riflessione indetto dal Consiglio dopo i no di Francia e Olanda.
2
Dal 1973 l’Eurobarometro costituisce il mezzo principale attraverso cui le istituzioni dell’Unione
europea sondano percezioni, atteggiamenti, comportamenti e stato dell’informazione della popolazione
dei Paesi membri sui temi più ricorrenti in agenda. Istituito come strumento d’interesse per la
Commissione Europea fa parte del settore Analisi dell’opinione pubblica.
Introduzione
5
Accanto ad ogni dichiarazione della Commissione, la risposta e le proposte del
Parlamento europeo. Un paragrafo sarà dedicato al sistema delle reti europee,
e un altro riguarderà la prospettiva del Parlamento europeo sul periodo di
riflessione e il rilancio del dibattito costituzionale, con la relazione Duff-
Voggenhuber approvata il 19 gennaio 2006.
Il quarto capitolo riguarderà le forme e le strutture della comunicazione del
Parlamento europeo, con un’analisi delle attività di comunicazione del PE.
Dividerò il capitolo in due sezioni, una che riguarderà la DG 4 Informazione, la
struttura preposta alla comunicazione dell’istituzione, e una che riguarderà le
attività comunicative degli eurodeputati, facendo riferimento alla copertura dei
media nazionali e all’importanza, in questo tipo di comunicazione, anche dei
media locali e regionali.
Per stendere quest’ultimo capitolo la documentazione sia cartacea che
telematica era insufficiente o comunque inadeguata, e quindi nel redigerlo mi
sono avvalsa di interviste che ho fatto personalmente a funzionari del
Parlamento e a eurodeputati. In particolare mi sono rivolta a Federico Rossetto,
funzionario incaricato dell’informazione in lingua italiana e addetto stampa della
commissione petizioni, a Jean-Yves Loog, funzionario addetto stampa della
commissione bilancio e agricoltura, a Leone Rizzo, funzionario dell’Unità Eventi.
Inoltre, più nello specifico per quanto riguarda l’attività di eurodeputati e gruppi
parlamentari, ho intervistato l’onorevole Iles Braghetto (PPE-DE) e il suo
assistente Alberto Toso, Stefano Nava, addetto stampa dell’onorevole Costa
(ADLE), l’assistente dell’onorevole Amalia Sartori (PPE-DE), Gawain Towler,
responsabile comunicazione dell’Ind-Dem group, Mariangela Fontanini, addetta
stampa della delegazione italiana del PPE-DE, e Alessio Sitran, responsabile
comunicazione della delegazione di Bruxelles di Unioncamere Veneto.
A tutti loro va il mio sincero ringraziamento per la disponibilità che hanno
dimostrato.
Capitolo I
7
CAPITOLO I
ORGANIZZAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Visita a Strasburgo
1.1. Dall’Assemblea designata al Parlamento eletto
Il Parlamento europeo (PE), che, come dichiara il Trattato di Roma del 1957, è
composto da «rappresentanti dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità»
3
, è
l’istituzione comunitaria che più si è evoluta nel corso degli anni. Il primo passo
verso la costruzione di quello che sarebbe diventato l’unico organo elettivo
europeo fu la creazione, nel 1952, della CECA, la Comunità Economica del
Carbone e dell’Acciaio, che prevedeva un’Assemblea rappresentativa dei sei
Stati fondatori, composta da 78 rappresentanti nominati dai parlamenti
nazionali.
Il Trattato di Roma del 1957, istitutivo della CEE (Comunità Economica
Europea) mantenne l’Assemblea, e introdusse l’elezione a suffragio universale,
che però si concretizzò solo nel 1979, data delle prime elezioni del Parlamento
Europeo, nome con cui l’Assemblea fu designata a partire dal 30 marzo 1962
4
.
Attualmente, dopo le elezioni del 2004, circa 455 milioni di europei di 25 Paesi
partecipano, tramite i loro 732 deputati eletti al Parlamento europeo, alla
costruzione dell’Europa.
Legittimato dal suffragio universale diretto, il Parlamento europeo, che viene
eletto ogni cinque anni, ha ottenuto attraverso successivi trattati poteri sempre
maggiori. In particolare, dal punto di vista legislativo, una prima svolta si ebbe
con l’entrata in vigore dell’Atto unico europeo (Aue), nel luglio 1987, che
attribuiva al PE poteri legislativi non più solo consultivi, introducendo la
procedura di “cooperazione” e quella di “parere conforme” in merito all’adesione
di nuovi Stati membri. Il Trattato di Maastricht del 1992 e quello di Amsterdam
del 1997 hanno trasformato il PE in un’autentica assemblea legislativa, che
3
Trattato che istituisce la Comunità europea, articolo 190, paragrafo 5.
4
Per la storia del Parlamento europeo FABBRINI S. (2002), L’Unione Europea. Le istituzioni e gli attori
di un sistema sovranazionale, Roma – Bari, Laterza; BARDI L. e IGNAZI P. (2004), Il Parlamento
europeo, Bologna, Il Mulino.
Capitolo I
8
approva ormai la maggior parte delle “leggi” europee congiuntamente al
Consiglio dei ministri, fungendo da “co-legislatore” grazie all’introduzione della
procedura di “codecisione”. Il Trattato di Amsterdam ha anche accresciuto il
controllo del PE sull’esecutivo, grazie all’introduzione di una procedura di
approvazione sulla nomina del presidente della Commissione. Con il Trattato di
Nizza, entrato in vigore nel febbraio 2003, il PE ha visto i suoi poteri di
“codecisione” estendersi ad ulteriori campi.
1.2. I deputati europei
Il Parlamento europeo è formato da 732 deputati europei
5
, numero stabilito dal
Trattato di Nizza del 2003.
Dal 1979, ogni cinque anni i deputati europei sono eletti a suffragio universale,
secondo un sistema elettorale proporzionale realizzato o su base regionale
(Belgio, Italia e Regno Unito), o su base nazionale (Austria, Danimarca,
Francia, Lussemburgo, Spagna ecc.), o con un sistema combinato (Germania),
il che dimostra quanto sia difficile cercare di armonizzare tradizioni nazionali
differenti. Ovunque si applicano alcuni “principi comuni”, in particolare il diritto di
voto a 18 anni, la parità tra uomini e donne e la segretezza del voto. In taluni
Stati (Belgio, Grecia e Lussemburgo) il voto è obbligatorio.
Il livello di partecipazione alle elezioni europee è comunque inferiore a quello
delle elezioni nazionali, per molteplici ragioni, tra cui la scarsa conoscenza delle
funzioni, dei compiti e dei poteri del PE, e la scarsa considerazione dei media
nei confronti delle attività di tutta l’Unione europea.
Si è passati così da un’affluenza del 63% nel 1979, primo anno delle elezioni a
suffragio universale, a una del 49,8% nel 1999, per finire con un’affluenza del
45,5% nelle ultime elezioni di giugno 2004. L'affluenza più scarsa si è registrata
nei 10 nuovi Paesi membri con una percentuale del 26,7%, mentre nei 15 è
stata del 49,1%
6
. Per quanto riguarda la bilancia uomo-donna tra i deputati, la
5
Per comodità ci riferiremo ai deputati europei anche come MEPs, dall’inglese Member of the European
Parliament.
6
Fonte: Parlamento europeo in collaborazione con l'Istituto Eos Gallup Europe
Capitolo I
9
percentuale di donne elette al Parlamento è aumentata costantemente,
passando dal 16, 5% delle elezioni del 1979, al 30, 3% di quelle nel 2004.
1.2.1. Lo Statuto dei deputati europei
Il 28 settembre 2005 è stato adottato in seduta plenaria lo Statuto dei deputati
europei
7
, che è stato a lungo al centro del dibattito tra Parlamento e Consiglio.
Tale Statuto, già previsto dal Trattato di Amsterdam su iniziativa del Parlamento
europeo, è volto a correggere le disparità di trattamento tra le varie nazionalità
e ad assicurare una maggiore trasparenza. Nelle considerazioni preliminari,
facendo riferimento all’art. 1, si precisa che lo Statuto «non disciplina diritti e
doveri dei deputati del Parlamento europeo, bensì la regolamentazione e le
condizioni generali di esercizio delle loro funzioni».
1.3. La composizione del Parlamento europeo
Il numero di deputati per ciascuno Stato membro è stabilito dal Trattato di
Nizza, per un totale di 732 membri
8
. La composizione del PE sarà nuovamente
rivista al momento dell’adesione della Romania e della Bulgaria
9
. In Aula i seggi
dei deputati non sono ripartiti in base alle delegazioni nazionali, ma secondo il
gruppo politico di appartenenza.
7
Pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione il 7 ottobre 2005.
8
Ripartizioni dei seggi per i 25 paesi dell’Unione: Germania 99, Francia 72, Gran Bretagna 72, Italia 72,
Polonia 50, Spagna 50, Olanda 25, Belgio 22, Grecia 22, Portogallo 22, Repubblica Ceca 22, Ungheria
22, Svezia 18, Austria 17, Danimarca 13, Finlandia 13, Slovacchia 13, Irlanda 12, Lituania 12, Lettonia 8,
Slovenia 7, Cipro 6, Estonia 6, Lussemburgo 6, Malta 5.
9
Più precisamente durante la legislatura 2004 - 2009, 35 seggi saranno attribuiti alla Romania e 18 alla
Bulgaria, aggiungendo questo numero ai 732 già esistenti. Dopo il 2009, sempre secondo il Trattato di
Nizza, la composizione si abbasserà di nuovo ad un massimo di 736 seggi.
Capitolo I
10
1.3.1. Gruppi politici
Una volta eletti, i deputati si raggruppano in formazioni politiche su basi
ideologiche e politiche; esistono anche deputati che non appartengono a
nessun gruppo politico: questi vengono definiti “non iscritti”. Attualmente in
Parlamento si contano sette gruppi, in cui confluiscono oltre cento partiti
nazionali.
Tab. 1.1 – I gruppi parlamentari
GRUPPO POLITICO
DEPUTATI
PRESIDENTE
Partito Popolare Europeo-
Democratici Europei (PPE-
DE)
268
deputati
Hans-Gert Poettering (Germania).
Partito Socialista Europeo
(PSE)
200
deputati
Martin Schulz (Germania)
Alleanza dei Democratici e
Liberali per l'Europa (ELDR)
88 deputati Graham Watson (Gran Bretagna)
Verdi-Alleanza Libera Europa
(Verdi-Ale)
42 deputati
Daniel Cohn-Bendit (Germania)-
Monica Frassoni (Italia).
Gruppo Sinistra Unita (GUE) 41 deputati Francis Wurtz (Francia).
Gruppo per l’Europa delle
Democrazie (EDD)
37 deputati
Jens-Peter Bonde (Danimarca)-
Nigel garage (Gran Bretagna).
Unione per l’Europa delle
Nazioni (UEN)
27 deputati
Brian Crowley (Irlanda)- Cristiana
Muscardini (Italia).
Non Iscritti (NI) 29 deputati
Prima di ogni voto in plenaria, i gruppi esaminano i rapporti delle commissioni
parlamentari, e depositano degli emendamenti, svolgendo inoltre un ruolo
importante nella fissazione dell’ordine del giorno e nella scelta dei temi di
attualità. Le formazioni politiche del PE non sono tutte uguali fra di loro: più un
gruppo politico è numeroso, maggiore è il suo peso nel far valere la propria
Capitolo I
11
voce; inoltre ai gruppi più grandi sono attribuiti dei vantaggi come il diritto di
parola e di iniziativa politica, proporzionali alla grandezza del gruppo. Questa
regola permette loro di beneficiare di mezzi tecnici (collaboratori, sale riunione,
traduzioni…) e di accedere a posti di responsabilità (vice-presidenza del
Parlamento, collegio dei questori, presidenza e vice-presidenza delle
commissioni…).
Inoltre, più i gruppi sono importanti più i loro deputati sono influenti.
Ciascun gruppo politico dispone di un presidente, di un ufficio di presidenza e di
una segreteria. Nell’organizzazione dei lavori e nella distribuzione delle risorse
del PE i gruppi politici hanno un ruolo fondamentale, perché sono loro che
scelgono le cariche istituzionali, dal presidente del PE ai questori, dai presidenti
delle commissioni alle delegazioni parlamentari.
1.4. L’organizzazione del Parlamento europeo
Il Parlamento europeo è l’unica istituzione comunitaria che si riunisce e delibera
in sedute e riunioni aperte al pubblico, e le sue decisioni, posizioni e discussioni
sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
Inoltre, i deputati lavorano in seno a delegazioni e commissioni parlamentari, di
cui sono membri titolari o supplenti. La sessione parlamentare ha inizio a marzo
ed è suddiviso in dodici tornate mensili; ciascuna tornata a sua volta è suddivisa
in diversi giorni di seduta. I deputati europei si riuniscono in seduta plenaria una
settimana al mese a Strasburgo.
Durante due settimane al mese, essi partecipano alle riunioni delle commissioni
parlamentari a Bruxelles, mentre la settimana restante è riservata alle riunioni
dei gruppi politici.
I lavori del Parlamento, da maggio 2004, si tengono nelle venti lingue ufficiali
dell’Unione.
Capitolo I
12
1.4.1. Sede e luoghi di lavoro
Il Parlamento europeo dispone di tre luoghi di lavoro: Bruxelles, Lussemburgo e
Strasburgo; quest’ultima città è anche la sua sede ufficiale. C’è una spiegazione
storica: queste sono infatti le tre città dove le istituzioni europee si sono
insediate fin dalla loro creazione.
Un protocollo allegato al Trattato di Amsterdam (1997) precisa, in particolare,
che il Parlamento europeo ha sede a Strasburgo, dove si tengono in linea di
massima dodici tornate plenarie, compresa la tornata del bilancio. Le tornate
plenarie aggiuntive si tengono a Bruxelles, dove si riuniscono anche le
commissioni del Parlamento europeo; il Segretariato generale e i suoi servizi
restano invece a Lussemburgo. Per ragioni funzionali, tuttavia, un certo numero
di funzionari e i collaboratori dei gruppi politici del Parlamento europeo lavorano
a Bruxelles.
1.4.2. La Presidenza e l’Ufficio di presidenza, la Conferenza dei presidenti
Il presidente
10
dirige l’insieme delle attività del Parlamento e dei suoi organi.
Egli presiede le sedute plenarie nonché le riunioni dell’Ufficio di presidenza e
della Conferenza dei presidenti, e rappresenta il Parlamento in tutte le relazioni
esterne. Il presidente è eletto a scrutinio segreto dai 732 deputati del
Parlamento europeo, e la durata dell'incarico è di due anni e mezzo.
L’Ufficio di presidenza è l’organo di direzione regolamentare dell’istituzione,
competente per il bilancio del Parlamento così come per le questioni
amministrative, del personale e organizzative. Esso comprende il presidente e
quattordici vicepresidenti nonché cinque questori, dotati di funzioni consultive.
I questori sono incaricati degli affari amministrativi riguardanti direttamente i
deputati.
10
Il presidente del Parlamento europeo attualmente in carica è il socialista spagnolo Josep Borrel
Fontelles, eletto il 20 luglio 2004.
Capitolo I
13
La Conferenza dei presidenti, che riunisce il presidente del Parlamento e i
presidenti dei gruppi politici, è l’organo di direzione politica dell’istituzione. Essa
stabilisce l’organizzazione dei lavori parlamentari, le competenze e il numero
dei membri delle commissioni e delle delegazioni parlamentari, decide la
ripartizione dei seggi in Aula e prepara il calendario e l’ordine del giorno delle
tornate. Visita
1.4.3. Le commissioni parlamentari
Le commissioni parlamentari sono il cuore del lavoro legislativo del PE, perché
responsabili dei lavori preparatori delle tornate del Parlamento. Ogni deputato è
membro di almeno una delle venti commissioni, ripartite per settore: agricoltura,
budget, industria, politica regionale, cultura, diritti della donna e così via. Le
commissioni elaborano e approvano progetti di relazione sulle proposte
legislative, ma possono anche proporre relazioni di iniziativa su questioni non
legislative, come ad esempio nel settore degli affari esteri.
Oltre a queste commissioni permanenti, il Parlamento può istituire anche
commissioni temporanee e commissioni d’inchiesta, come nel caso della crisi
della mucca pazza.
Esistono poi commissioni parlamentari miste, che intrattengono relazioni con i
parlamenti dei paesi candidati all’adesione e delegazioni interparlamentari, che
intrattengono relazioni con i parlamenti di altri paesi terzi.
1.4.4. I dibattiti pubblici in sessione plenaria
Come si è già visto, il Parlamento è l’unica istituzione europea dove tutti i
dibattiti sono pubblici. A Strasburgo i deputati europei possono esprimersi
durante le sessioni plenarie, sia in veste di portavoce delle commissioni di cui
sono membri, sia a nome dei propri gruppi politici, sia infine a titolo personale.
Oltre alle sessioni plenarie, esistono anche delle “mini-sessioni” che durano due
mezze giornate e che si svolgono a Bruxelles, con un limite di sei per un anno.