sull’EucaristiaErrore. Il segnalibro non è definito. e di seguito gli aspetti di-
battuti sul versante ecumenico. Si esamineranno dunque i documenti del magi-
stero della chiesa cattolica: per prima l’enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de
Eucharistia, in cui è condensato il magistero cattolico nell’ambito
dell’Eucaristia; di seguito, il Direttorio Ecumenico del Pontifico Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani in cui confluiscono i dettami conciliari e
sono trasposte sul piano pastorale le indicazioni dell’Unitatis Redintegratio. Si
prenderanno in esame anche gli ultimi riferimenti ecumenici del magistero cat-
tolico sull’Eucaristia: la dichiarazione Dominus Jesus, dove sono rilevati, con ri-
ferimento all’ecclesiologia, il legame con l’Eucaristia e l’importanza di questa
dal punto di vista della Salvezza; la Redemptionis Sacramentum, le Proposizioni del
Sinodo sull’Eucaristia, le Risposte a quesiti circa la dottrina della chiesa. In questi ultimi
documenti la dottrina del magistero è riaffermata senza notevoli novità; ciò
che interessa è il contesto differente in cui le affermazioni sono poste.
Alla prima parte, sulla teologia cattolica, farà seguito l’esposizione teo-
logica luterana a partire dalle confessioni di fede. Si considereranno, in ordine
cronologico: la Confessio Augustana, l’Apologia alla Confessio, gli Articoli di Smalcal-
da, la Formula di Concordia. Emergerà così la concezione luterana dell’Eucaristia
in raffronto a quella cattolica. A questi testi sarà affiancata un’analisi della Con-
cordia di Leuemberg, per evidenziare come sono state superate le divergenze con-
fessionali in campo protestante, verso una comunione di pulpito e altare tra i
luterani e i riformati. L’analisi di questo testo aiuterà a evidenziare quali siano
gli elementi necessari, secondo la comprensione luterana, per una possibile
comunione nella Cena del Signore con un’altra confessione cristiana.
Nel secondo capitolo si presenteranno i consensi raggiunti
sull’Eucaristia nel dialogo ufficiale tra cattolici e luterani. Per inquadrare in un
contesto più ampio il consenso raggiunto tra queste due confessioni, sarà ana-
lizzato il testo del BEM o Documento di Lima elaborato dalla Commissione Fede e
Costituzione e quindi frutto di un dialogo multilaterale in cui - come testimonia
il documento stesso - «praticamente tutte le tradizioni confessionali sono rap-
10
presentate»
3
. In questo documento sono raccolti i punti più importanti di con-
vergenza teologica su Battesimo, Eucaristia e Ministero secondo il metodo del
«consenso differenziato», motore del dialogo dell’ultimo ventennio.
Nella seconda parte sarà affrontato direttamente il problema
dell’Eucaristia nel dialogo cattolico-luterano analizzando prima i documenti in-
ternazionali in ordine cronologico, poi documenti dei dialoghi locali.
L’esposizione di questi documenti seguirà uno schema semplice: pre-
sentazione del documento ossia finalità e contenuti, analisi dei passaggi di rife-
rimento sull’Eucaristia, valutazione del contenuto. Il confronto tra i dialoghi
internazionali e quelli locali sarà utile per rimarcare eventuali ricadute e propo-
ste dei primi nei secondi e viceversa. Da questi documenti emergeranno iniziali
chiarimenti, convergenze su alcuni temi, proposte sull’intercomunione, pro-
blemi nodali da sanare.
Nell’ultimo capitolo si cercherà di organizzare quanto emerso
nell’indagine precedente, rilevando le convergenze raggiunte e le divergenze
che permangono. Si metteranno brevemente in luce le chiavi di lettura e le ca-
tegorie interpretative che hanno aperto la strada per il dialogo cattolico-
luterano. Ed infine, dando voce ad alcuni teologi sia cattolici che protestanti, si
tenterà di individuare qualche prospettiva per il dialogo futuro.
Cattolici e luterani sono ancora distanti sul tema dell’Eucaristia e forse
lo resteranno ancora per tanto tempo. Questo lavoro non intende colmare
queste distanze, ma solo fare il punto della situazione, facendo emergere i pro-
gressi comunque compiuti ed evidenziando alcune tracce che forse saranno u-
tili per il resto del cammino.
Accogliere e valorizzare il cammino fatto significa porsi nell’ottica del
seminatore della parabola evangelica, che mette il suo sforzo nel gettare il se-
me. Un seme che attende l’azione dello Spirito Santo per maturare. Perché:
3
COMMISSIONE FEDE E COSTITUZIONE, Battesimo, Eucaristia, Ministero, (Documento di
Lima), Lima 1982 (=BEM), in EO I, EDB, Bologna 1986, n. 3037.
11
«L’unità dei cristiani è un dono di grazia del Dio uno e trino, opera che
lui stesso compie, con i mezzi che egli sceglie, nelle forme che Egli stabilisce,
caratterizzata da strutture che Egli ha posto, tendente ad una comunità vera-
mente universale»
4
.
4
CCREL, Vie verso la comunione, Augusta 1980, in EO I, EDB, Bologna 1986, n. 8.
12
CAPITOLO I
LA COMPRENSIONE DELL’EUCARISTIA NELLA
TEOLOGIA CATTOLICA E LUTERANA
1. Chiesa cattolica
La chiesa ha iniziato a confrontarsi con il mistero eucaristico sin dalle
sue origini; la stessa varietà dei termini con cui è definito («Eucaristia», «cena
del Signore», «agape fraterna», «santa messa», «frazione del pane», «sinassi»,
«divina liturgia»), rivela una polivalenza del mistero. Una trattazione sistemati-
ca della chiesa cattolica sull’argomento si ha comunque solo con il Concilio di
Trento che, in risposta alle tesi portate avanti da Lutero e dai i suoi seguaci, af-
ferma in tre documenti
5
distinti i punti saldi sull’Eucaristia. Successivamente
alle affermazioni del Tridentino l’indagine sull’Eucaristia subisce un ulteriore
approfondimento.
Il Vat II non ha uno specifico documento sull’Eucaristia, ma
l’argomento è presente in più contesti nei diversi documenti che sono prodot-
ti. Testi di rilevo, che riassumono il magistero della chiesa cattolica, sono le ul-
time encicliche dei Papi sull’argomento: Mirae caritatis
6
di Leone XIII (1902),
Mediator Dei
7
di Pio XII (1947), Mysterium fidei
8
di Paolo VI (1965). Sulla scia di
questi testi si pone L’Ecclesia de Eucharistia
9
(2003) di Giovanni Paolo II che
racchiude i capisaldi della dottrina cattolica.
5
CONCILIO DI TRENTO, Decreto sul sacramento dell’Eucaristia, in H. DENZINGER (a cu-
ra di), Enchiridion simboloroum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, versione curata e
accresciuta da P. HUNERMANN, Bologna 1996, nn. 1635-1661; ID., Dottrina e canoni sulla co-
munione sotto le due specie e la comunione dei fanciulli, in H. DENZINGER, op. cit., nn. 1725-1734;
ID., Dottrina e canoni sul sacrificio della messa, in H. DENZINGER, op. cit., nn. 1738-1760.
6
LEONE XIII, Mirae Caritatis, 1902, in AAS 34[1901/02], pp. 642-650.
7
PIO XII, Mediator Dei, 1947, in AAS 39[1947], pp. 528-580.
8
PAOLO VI, Mysterium Fidei, 1965, in AAS 57[1965], pp. 755-766.
9
GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia de Eucharistia, lettera enciclica sull’Eucaristia nel suo rappor-
to con la chiesa, Roma 2003 (=EdE), in EV XXI, nn. 213-325. Ogni anno Giovanni Paolo II,
13
1.1. L’enciclica Ecclesia de Eucharistia
10
All’inizio del documento è motivato lo scopo dell’Enciclica che può es-
sere ricondotto a due filoni principali: il recupero di un rinnovato stupore eu-
caristico e la contemplazione del mistero della fede, basati reciprocamente sulla
valorizzazione della dottrina e della prassi tradizionale e su più di
un’appassionata testimonianza di fede personale
11
.
Nei primi numeri ritroviamo uno specifico riferimento ai problemi che
investono l’Eucaristia: abbandono dell’adorazione eucaristica, abusi e com-
prensione assai riduttiva del sacramento, rimozione del valore sacrificale e o-
scuramento della necessità del sacerdozio ministeriale, sacramentalità
dell’Eucaristia ridotta alla sola efficacia dell’annuncio.
in occasione del Giovedì Santo, ha inviato una sua lettera a tutti i sacerdoti della chiesa catto-
lica mettendo in luce l’uno o l’altro aspetto del mistero eucaristico. Nel XXV° del suo mini-
stero petrino, ha voluto coinvolgere più pienamente l’intera chiesa nella riflessione eucaristica
additandole con nuova forza la centralità dell’Eucaristia. L’Enciclica richiama tutta la dottrina
cattolica sull’Eucaristia, dai primi tempi della chiesa fino ad oggi, secondo quanto i Padri, i
Dottori della chiesa e i teologi hanno detto sull’Eucaristia come è stata definita dal Concilio
di Trento e ripresa dal Concilio Vaticano II. L’Enciclica si divide in sei capitoli in cui si af-
frontano gli elementi principali del mistero eucaristico, il rapporto dell’Eucaristia con la chie-
sa, l’apostolicità, la comunione ecclesiale, il decoro della celebrazione eucaristica e la figura di
Maria come «donna eucaristica». La sua intenzione è certamente dottrinale.
10
Dopo una sommaria presentazione del testo, si prenderanno in esame i principali
elementi della teologia cattolica sull’Eucaristia presenti nel documento e i richiami che sono
fatti agli aspetti ecumenici. Per un’analisi sull’impatto ecumenico dell’Enciclica rimando
all’articolo di R. GIRALDO, L’impatto ecumenico dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia, in P. SGROI -
R. GIRALDO (a cura di), Ecumenismo come conversione. Omaggio a Tecle Vetrali (Quaderni di Studi
Ecumenici n. 15), ISE San Bernardino, Venezia 2007, pp. 123-143.
11
«Quando penso all’Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di vescovo, di
Successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è
stato concesso di celebrarla. Ricordo la chiesa parrocchiale di Niegowić, la basilica di san Pie-
tro e le tante basiliche e chiese di Roma e del mondo intero. Ho potuto celebrare la Santa
Messa in cappelle poste sui sentieri di montagna, sulle sponde dei laghi, sulle rive del mare;
l’ho celebrata su altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle città. L’Eucaristia è sempre cele-
brata, in un certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e
pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un su-
premo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla. E così Lui, il sommo ed eterno Sacerdo-
te, entrando mediante il sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e
Padre tutta la creazione redenta. Lo fa mediante il ministero sacerdotale della chiesa, a gloria
della Trinità Santissima. Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell’Eucaristia». Cfr.
EdE, n. 8.
14
Dopo queste “ombre” è fatto un primo accenno all’Eucaristia in campo
ecumenico:
«Vi sono iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indul-
gono a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la chiesa esprime
la sua fede. L’Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e
diminuzioni»
12
.
Due possono essere le chiavi lettura di quest’affermazione: da un lato,
mettere in guardia da un riduzionismo nei confronti dell’Eucaristia riafferman-
do la posizione della chiesa cattolica; dall’altro, richiamare al rispetto della
comprensione delle prassi eucaristiche così come espressi negli accordi tra le
chiese, e di conseguenza un ammonimento a rimanere nell’ambito dei consensi
raggiunti
13
. Qualunque sia l’aspetto principale di questa dichiarazione, è da sot-
tolineare che tra le intenzioni dell’enciclica vi è anche quello di far comprende-
re appieno il mistero per evitare queste riduzioni.
1.1.1. Il sacrificio
Tutto il primo capitolo, intitolato «Mistero della Fede», introduce ed
esprime gli elementi centrali della dottrina cattolica sul sacramento.
L’Eucaristia in quanto sacrificio ci conduce al sacrificio storico del Calvario e
questo, a sua volta, al sacrificio dell’umanità. Il papa evidenzia la natura sacrifi-
cale del mistero Eucaristico con riferimento alla sua istituzione durante l’ultima
cena
14
:
12
EdE, n. 10.
13
Cfr. R. GIRALDO, L’impatto ecumenico dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia, op. cit., pp.
124-125.
14
Non si fa qui riferimento alla problematica sulla questione se l’ultima cena sia o
meno una cena pasquale con riferimenti sacrificali. Per l’approfondimento si rimanda a L.
LIGIER, Il Sacramento dell’Eucarestia, Pontificia Università Gregoriana, Roma 1974.
15
«Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, istituì il Sacrificio euca-
ristico del suo corpo e del suo sangue. Essa porta indelebilmente inscritto
l’evento della passione e della morte del Signore»
15
.
L’istituzione dell’Eucaristia è posta in riferimento al triduo pasquale; le
parole dell’istituzione hanno un chiaro sapore sacrificale:
«Istituendolo, egli non si limitò a dire “questo è il mio corpo”, “questo è
il mio sangue”, ma aggiunse “dato per voi...versato per voi”. Non affermò sol-
tanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo e il suo san-
gue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sa-
cramentale il suo sacrificio, che si sarebbe compiuto sulla Croce alcune ore do-
po per la salvezza di tutti»
16
.
Il sacrificio storico della croce si colloca in questa tensione universale
dell’umanità verso Dio. In quest’ottica il papa sottolinea l’unicità del sacrificio
di Cristo sulla croce, cui il sacrificio della Messa “non aggiunge e non moltipli-
ca”, ma da cui è reso attuale nel tempo:
«In effetti, “il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un u-
nico sacrificio”. La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si ag-
giunge e non lo moltiplica […]. L’unico e definitivo sacrificio redentore di Cri-
sto si rende sempre attuale nel tempo. La natura sacrificale del Mistero eucari-
stico non può essere, pertanto, intesa come qualcosa a sé stante, indipenden-
temente dalla Croce o con un riferimento solo indiretto al sacrificio del Calva-
rio»
17
.
In Gesù che muore, si stabilisce con l’umanità un vincolo di solidarietà,
viene annunciata l’alleanza che Egli stesso ha sancito nell’ultima cena. Questa
solidarietà non si fonda soltanto sul fatto che Lui appartiene all’umanità, ma
anche sul fatto che è il capo dell’umanità nuova. L’unico sacrificio di Cristo di-
viene così segno del sacrificio di ciascun uomo.
15
EdE, n. 10.
16
Ibid., n. 12.
17
Ibid., n. 12.
16
Per il suo legame con la croce il sacramento eucaristico è un sacrificio
vero e non solo propiziatorio o simbolico. Cristo si è offerto come primizia al
Padre e la chiesa deve offrire questo sacrificio partecipandovi in modo da of-
frire se stessa.
«In forza del suo intimo rapporto con il sacrificio del Golgota,
l’Eucaristia è sacrificio in senso proprio, e non solo in senso generico, come se
si trattasse del semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli. Il dono
infatti del suo amore e della sua obbedienza fino all’estremo della vita […] cer-
tamente, è dono in favore nostro, ma dono innanzitutto al Padre. La chiesa è
chiamata ad offrire, col sacrificio di Cristo, anche se stessa»
18
.
Il carattere sacrificale dell’Eucaristia non deve essere sminuito a favore
di un’interpretazione conviviale dell’Eucarestia: questo elemento è elencato tra
gli abusi da evitare.
«La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio
nel quale si perpetua il sacrificio della Croce e il sacro banchetto della comu-
nione al corpo e al sangue del Signore»
19
.
L’Eucaristia ha queste due dimensioni: memoriale del sacrificio e sacro
banchetto. Questi due aspetti non devono essere disgiunti; ogni volta che que-
sti due poli sono stati disuniti l’Eucaristia è stata compromessa. Interpretare
l’Eucaristia esclusivamente come un banchetto di fraternità vuol dire svuotarla
della sua dimensione essenziale e nativa; al contrario, considerare solamente la
sua dimensione sacrificale significa ridurla a un gesto cultuale chiuso al mondo
umano.
1.1.2. Il memoriale
La caratteristica sacrificale unita al comando «fate questo in memoria di
me» è strettamente legata al motivo della sua perpetuazione da parte dalla chie-
sa; il sacrificio non è solo ricordo ma memoriale. Il fare memoria non si esauri-
18
Ibid., n. 13.
19
Ibid., n. 12.
17
sce nel concetto di ricordo “psicologico”, ma rivela e attualizza oggettivamente
il contenuto stesso della memoria:
«Non ne è solo l’evocazione, ma la ri-presentazione sacramentale. È il sa-
crificio della Croce che si perpetua nei secoli. Quando la chiesa celebra
l’Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo even-
to centrale di salvezza è reso realmente presente»
20
.
Il memoriale è una categoria biblico-liturgica
21
che ricorre con moltepli-
ci significati. Il memoriale indica non solo che la chiesa si ricorda del Signore e
delle sue azioni, ma anche che il Signore si ricorda della sua chiesa e quindi
rende la sua salvezza presente. Nell’Eucaristia è presente tutto quanto è stato
fatto da Cristo per la nostra salvezza. È un atto che rende presente hic et nunc il
sacrificio unico di Cristo nei suoi elementi costitutivi, la stessa vittima, il mede-
simo offerente e la stessa azione sacrificale.
«La chiesa vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede
non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto
attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramental-
mente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. Quello
che si ripete è la celebrazione memoriale, l’ostensione memoriale (memorialis de-
monstratio)»
22
.
Il memoriale è un atto della chiesa davanti a Dio, non è un andare del
presente nel passato ma un venire del passato nel presente. L’enciclica eviden-
zia, oltre alla ripresentazione attuale, il suo carattere di segno che indica e anti-
cipa il suo compimento escatologico. Nella celebrazione c’è dunque una pre-
gustazione dei beni del Regno: è evento escatologico che porta con sé questa
20
Ibid., n. 10.
21
Il termine «memorialeErrore. Il segnalibro non è definito.» traduce gli equiva-
lenti greci di anàmnesis e mnemòsynon e gli ebraici azkarâh e zikkarôn; «memoriale» è senz’altro
una traduzione approssimativa e tuttavia la migliore possibile per esprimere il significato ori-
ginale di zikkarôn, che richiama un evento attivo.
22
EdE, n. 12.
18
tensione escatologica. Il memoriale nella sua interezza riassume quindi passato,
presente e futuro.
1.1.3. La presenza reale
Il mistero eucaristico si realizza nel sacrificio della messa; questo si
compie nell’atto in cui Cristo si rende presente sacramentalmente. Il papa rile-
va che il modo in cui si rende tale presenza è «specialissima» e ribadisce la vali-
dità della dottrina del Concilio di Trento.
«La ripresentazione sacramentale nella Santa Messa del sacrificio di Cristo
coronato dalla sua risurrezione implica una specialissima presenza che “si dice
‘reale’ non per esclusione, quasi che le altre non siano ‘reali’, ma per antonoma-
sia perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa
presente”. “Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di
tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e
di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione
in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa chiesa cattolica tran-
sustanziazione”»
23
.
Si tratta di un mistero, che può essere accolto solo nella fede e di fronte
al quale la ragione umana sperimenta tutta la sua finitezza. La confessione della
fede della chiesa cattolica sulla presenza di Cristo nell’Eucaristia ha posto sem-
pre un problema alla teologia: l’identità del corpo eucaristico, ossia ci si do-
manda come l’Eucaristia possa essere il corpo di Cristo.
«Per essere in accordo con la fede cattolica si deve mantenere fermo che
nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han
cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il cor-
po e il sangue adorabili del Signore Gesù ad essere realmente dinanzi a noi sot-
to le specie sacramentali del pane e del vino»
24
.
23
Ibid., n. 15.
24
Ibid., n. 15.
19
Quest’affermazione si pone come punto di partenza in ogni confronto
sulla dottrina eucaristica cattolica. La riposta della teologia è sempre oscillante
tra il realismo e il simbolismo. La giusta misura della fede eucaristica comporta
sempre l’equilibrio tra queste due tensioni. Il termine «transustanziazione»,
condizione chiave per descrivere questa presenza, oggi è in corso di reinterpre-
tazione: sono stati proposti altri vocaboli, come «transfinalizzazione» e «transi-
gnificazione»; è comunque evidente che la problematica non investe il termine
utilizzato ma piuttosto il contenuto che con tale espressione si vuole trasmet-
tere, ossia che il significato e la finalità acquistati dal pane e dal vino
nell’evento eucaristico non possono sostenersi se la realtà stessa, profonda e
oggettiva, non è mutata. Ciò che cambia non è la composizione fisico-chimica
delle specie ma la destinazione profonda del pane e del vino.
Di seguito il papa ricorda che la presenza sacramentale di Cristo non
solo è posta nell’atto sacrificale ma rimane in vista della consumazione, e
l’efficacia salvifica del sacrificio si realizza in pienezza quando ci si comunica
ricevendo il corpo e il sangue del Signore. Il sacrificio eucaristico è di per sé o-
rientato all’unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la comunione.
L’Eucaristia è il vero banchetto in cui Cristo si offre come nutrimento, non
metaforicamente, ma realmente, e comunica il suo Spirito.
1.1.4. Il culto eucaristico fuori della Messa
La dimensione del sacrificio, orientato all’unione del fedeli con Cristo, e
la Presenza reale di Cristo, che nel sacramento perdura finché sussistono le
specie, ha la sua manifestazione ed un suo prolungamento nel culto reso
all’Eucaristia al di fuori della Messa:
«Il culto reso all’Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile
nella vita della chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione
del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si con-
20