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Le opere camusiane sono contraddistinte dalla problematica dell’assurdo: l’uomo
che Camus descrive cerca una giustificazione all’esistenza e non la trova,
divenendo così estraneo a se stesso, da cui il titolo del romanzo più famoso,
L’Etranger, il cui protagonista, Meursault, si macchia dell’omicidio di un arabo e
accetta la condanna senza nessun tentativo di giustificazione. Egli è l’uomo che
esce da se stesso ma non evade col suicidio, bensì si lascia condannare dalla vita
stessa.
Le Mythe de Sysiphe approfondisce il tema a livello teorico, suggerendo una
morale e persino un eroismo dell’assurdo a patto di viverne la condizione con
lucidità e coscienza attiva, mentre La Peste è il simbolo del superamento
dell’assurdo nella rivolta, descrivendo una città assediata dall’epidemia come
simbolo metaforico della guerra nazista e della condizione umana allo sfacelo.
Stavolta, però, la fa da padrone la solidarietà umana:dopo il flagello si riapre il
dialogo fra gli uomini con l’Amore come unica via di liberazione. Questo tema è
più evidente ne L’Etat de siège.
L’Homme en révolte indica la presa di coscienza umana nei confronti di un mondo
che non funziona : solo afferrandone le redini sarà possibile indirizzarsi verso la
giusta via da seguire e dare un senso a ciò che non l’ha.
Secondo la critica contemporanea Camus vale perché è una “voce”, la voce di una
coscienza profonda, di grande onestà morale e che affronta i maggiori problemi e
analizza con occhio lucido l’angoscia del nostro tempo per superarne le difficoltà e
i dolori che affliggono gli uomini.
Roger Quilliot ha definito le sue opere come “un’espressione mitica della
coscienza contemporanea colta nella sua inquietudine e nella tendenza alla
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disperazione, sottolineata da una limpida perfezione stilistica e dalla classica
sobrietà della sua ispirazione romanzesca”(1)
NOTE
1.R.Quillot, La mer et les prisons, Paris, Gallimard, 1956, p.21
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“L’ASSURDO E IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA”
“IL SENTIMENTO DELL’ASSURDO: IL RISVEGLIO DELLA COSCIENZA”
Le Mythe de Sysiphe può essere analizzato considerando il sentimento
dell’assurdo.
Un giorno, senza un motivo apparente, un “perché” si risveglia nella coscienza,
stanca della sua monotona esistenza, e questo rompe la normale consuetudine
dei gesti quotidiani. Questo “perché” è l’inizio della vita cosciente e di
un’improvvisa impressione nei confronti del mondo, non è il risultato di una
lunga maturazione.
E’ un “perché” che si chiede quale sia la ragione della vita ed è interessante
paragonarlo al pensiero di Aristotele nella Metafisica, dove egli pone nella
meraviglia l’arte del filosofare. Dal confronto dei due si desume una diversa
sensibilità secondo le due epoche, l’antica e la contemporanea, e una diversa
modalità di rapportarsi all’essere.
La visione antica pone l’inizio del pensare nella positività dell’essere e ne ammira
le qualità; la contemporanea, invece, definisce l’essere come un’entità vuota, e
tale ideologia ricorre nell’inquietudine di Heidegger e ne La Nausée di Sartre.
Aristotele spinge il pensiero a progredire nella ricerca di una spiegazione, mentre
il sentimento dell’assurdo fissa la coscienza e rende inutile la ricerca stessa.
Dunque la nausea è collegata a questo vuoto esistenziale, alla mancanza di un
senso della propria vita e all’inesorabile scorrere del tempo che esclude l’uomo dal
proprio processo di sviluppo, sullo sfondo di un mondo ostile e di uno spazio
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sempre più lontano. Gli uomini diventano sempre meno umani e anche la donna
amata sembra un’estranea. Il proprio “io”diventa irriconoscibile.
La morte è vissuta come termine ultimo dell’essere stesso dell’uomo e frutto dello
scorrere del tempo e di tutto ciò che trasforma: è ciò che toglie significato
all’esistenza umana.
“IL PENSIERO ASSURDO”
La coscienza dell’assurdità si concretizza nel pensiero di essere estraneo alla
conoscenza e per mostrare i limiti del pensiero assurdo Camus analizza
l’intelligenza umana sotto tre punti di vista:
- la logica
- la psicologia
- la fisica
Ecco ritornare Aristotele col principio di contraddizione, poiché l’uomo tende ad
uniformare il sapere umano con due semplici definizioni: “tutto è vero” oppure
“tutto è falso” ma questo suscita contraddizioni difficili da superare.
L’intelligenza nasce dal desiderio di unità, chiarezza, familiarità, ma si scontra
con una realtà che le sfugge.
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Secondo Camus il mondo è estraneo all’uomo che non sa capirlo, e a proposito
dell’intelligenza dice “Comprendre le monde, pour un homme, signifie le réduire à
l’humain, lui donner son propre signe”(1):in questo modo si vorrebbe unificare i
fenomeni in leggi e le leggi in un principio unico che offrirebbe all’uomo la più
grande felicità che egli possa desiderare. L’uomo camusiano ricerca l’assoluto e
ciò che la realtà offre alla sua conoscenza, sa che non si vive nell’illusione e crede
che tutto il mondo si ordina secondo l’umana nostalgia di unità, ma chi vive con
gli occhi aperti non può eludere la parte irragionevole che si oppone al desiderio
di conoscenza.
Tutto è costruzione dello spirito, si possono impartire insegnamenti generali ma
l’intimità del singolo è unica e impossibile da capire perché troppo personale.
Lo stesso dicesi per la conoscenza del mondo:la scienza può stabilire delle ipotesi
ma non può capire alle origini i singoli fenomeni, le spiegazioni sono metafore, per
cui è impossibile pensare di poter conoscere gli uomini e la verità, il contatto
attraverso i sensi e l’amore è una buona base per poter affermare che cos’è la
realtà.
Secondo questo principio si colloca il ruolo dell’arte per Camus: i creatori sono i
pensatori lucidi “convaincus de l’inutilité de chaque principe explicatif e
convaincus de l’explicatif message de l’apparence sensibile”(2), per cui
l’impossibilità di raggiungere l’unità della dimostrazione si rivolge verso la
diversità delle immagini.
Nella lettera a Pierre Bonnel del marzo 1943 Camus dichiara “Je me réfuse
seulement de croire que dans l’ordre métaphysique le besoin d’un principe exige
l’existence de ce principe ”(3) riferendosi alla realtà come desiderio di assoluto .
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Per Camus il mondo non ha senso o meglio, il non senso nasce dal confronto fra
la coscienza e il mondo, dire “il mondo è assurdo” significa oltrepassare i confini
dell’evidenza. L’uomo non potrà mai capire una realtà che superi le sue capacità,
tuttavia l’evidenza non implica poter dire che la realtà non ha senso, secondo le
sue stesse parole “Je disais que le monde est absurde, mais j’étais trop pressé. Le
monde n’est pas raisonnable, mais ce qui est absurde est la comparaison de cet
irrationnel avec le désir trop violent de clarté, dont l’echo résonne dans l’homme.
L’absurde dépend soit par l’homme soit par le monde et c’est leur seule liaison.
C’est tout ce que je peux comprendre dans cet immense univers où mon aventure
se déroule.”(4)
In questo modo Camus definisce il significato dell’assurdo e le esigenze dello
spirito umano, l’assurdo fa parte del legame fra l’uomo e il mondo “L’absurde nait
du désir de trouver une signification au monde et de lui donner une forme. Au
maximum il est dans l’absolu d’une éxigence qui s’oppose à la réalité chaotique
de l’univers.
Le désir le plus profond de l’homme est l’unité: épuiser le contenu le plus intime
de chaque Etre pour éviter des zones d’ombres “Si l’on pouvait dire au moins une
fois « C’est clair » chaque chose serait résolue”.(5)
Naturalmente tale chiarezza è un miraggio poiché la realtà è un’indefinibile fata
d’ombre, i cui chiaroscuri si contrappongono alle lucide prese di coscienza di ciò
che l’uomo vive e sperimenta sulla propria pelle. E’ possibile fare una somma
delle esperienze vissute ma sempre dall’esterno e l’importante è rimanere lucidi di
fronte all’assurdo, visto come forma di saggezza.
Secondo Conilh “Camus pose le problème de la raison à la manière de Pascal
mais il en cherche une solution cartésienne ”: infatti, mentre Pascal identifica la
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ragione con la facoltà che permette di capire ciò che la supera, Camus parla di
“raison humiliée”secondo il principio del “clair et distinct”.(6)
Camus sostiene che non si debba né negare né affermare in modo assoluto le
capacità della ragione, poiché essa ha un ordine proprio che funziona bene e che
è quello dell’esperienza umana e che serve per sondare il buio intorno dove la
stessa deve fermarsi, per cui il pensiero assurdo deve riconoscere che le
contraddizioni non saranno mai superate e la chiarezza mai raggiunta.
L’uomo deve fare un grande sforzo e mantenere accesa la luce dell’irrazionale, e
qui Mounier parla di “filosofia cupa delle luci”.
“LE TENTAZIONI CONTRO L’ASSURDO”
Oltre al suicidio fisico le tentazioni, secondo Camus, possono essere due: il
suicidio dell’intelligenza, che nega ogni entità superiore, o la sua totale
razionalità, presentando un mondo chiaro e unificato.
La prima si ritrova in alcuni esistenzialisti come Jaspers, Chestov e Kierkegaard
mentre la seconda si riflette nel pensiero fenomenologico di Husserl.
Secondo Chestov l’assurdo è segno di redenzione sopra di noi, per Kierkegaard il
paradosso indica una realtà al di sopra dell’intelligenza, e Camus stesso lo
afferma
“Coscient de ne pas échapper à l’irrationel , Kierkegaard veut se sauver de
cette grande nostalgie qui lui semble stérile et sans aucune valeur. Le monde n’a
pas de sens pour l’homme, donc il faut y avoir un sens supérieur ”(7). “Quindi” è