L’espropriazione delle terre alle comunità Mapuche della Patagonia argentina.
Compañia Sud Argentino Limitado ( o CSAL) e si converte nel più grosso
proprietario privato dell’Argentina; Jospeh Lewis compra un paradiso, un
paesaggio naturale e un lago meraviglioso nel El Bolsòn; Ted Turner, fondatore
della CNN, compra le rive di un fiume (il fiume Traful, nei pressi di Villa Traful)
perché è fanatico della pesca; Douglas Tompkins compra un pezzo di un Parco
Nazionale perché dice di “voler preservare la natura” però potrebbe starci dietro
l’interesse per l’acqua. Si tratta di multimilionari, stravaganti ed eccentrici che
vanno in Patagonia perseguendo il sogno di un mondo proprio, ma il problema
non è tanto ciò che perseguono, il problema è che li lasciano comprare, che non
ci sia nessuno sia li freni. Non è male che ci siano stranieri, in questo bisogna
essere chiari, non c’è da tenere un discorso antistranieri.
Il problema è la mancanza di legislazione e le modalità di concentrazione
e distribuzione delle terre, in altre parole, prima di vendere un milione d’ettari ad
uno straniero, distribuiamo la terra correttamente e riconosciamo i diritti dei
popoli originari e della gente che non possiede la propria terra.
Sia chiaro che non è un male che ci siano stranieri che apportano, tra le
altre cose, capitale economico al paese, il conflitto non è generato da questo,
l’Argentina e buona costa della Patagonia sono state forgiate da stranieri e c’è
stata convivenza pacifica tra i popoli originari e gli stranieri, è una cosa possibile;
un Mapuche deve poter convivere, e di fatto lo ha saputo fare, con i Gallesi di
Trevelin e le colonie gallesi di Esquel, storicamente è successo e si può, ciò che
manca è politica, non c’è limitazione, non c’è una legge che regoli la vendita di
terra in Argentina, non c’è uno Stato forte che invece di vendere 900mila ettari
ad una corporazione privata, quale i Benetton, capisca che tali cifre sono troppo,
e si accontenti di venderne 100mila, che comunque il progetto produttivo avrà
lo stesso rendimento e inoltre, in Argentina c’è terra a sufficienza come per
vendere 100.000 ettari a un privato.
Questo è ciò che manca, il controllo da parte dello Stato.
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Introduzione
Dunque, la prima parte della tesi sarà dedicata ad un’approfondita
descrizione della comunità Mapuche; oltre a considerare l’origine e l’evoluzione
di questo popolo, si cercherà di individuare l’ambiente sociale ed economico nel
quale questa vive attualmente. In questa prima parte sarà analizzata anche la
pressione che esercita la società indigena sulla questione della terra, ne sarnno
descritte le conseguenze locali, mettendo in luce le precarie condizioni lavorative
e di vita dei Mapuche e le controverse conseguenze sulla crescita economica
dell’Argentina. Questa parte terminerà analizzando la questione indigena in Cile
e Argentina.
La seconda parte di questo lavoro, invece, racchiude l’investigazione sul
campo vera e propria.
Nel periodo di ricerca di tre mesi svolto in Argentina, e in particolare in
Patagonia, si ha avuto modo di incontrare e intervistare gente locale, lavoratori e
contadini, è stato possibile conoscere la comunità Mapuche di Leleque, in
particolare Rosa e Attilio Curiñanco, nonché gli avvocati che si sono occupati
del caso Benetton/Curiñanco (Augusto Macayo prima, e Fernando Kosovsky
dopo) e vari rappresentanti di associazioni Mapuche (come la “Once de
octubre”) e di organizzazioni non governative (come GAJAT: Grupo de Apoyo
Juridico por el Acceso a la Tierra, e Indymedia) che si occupano delle
problematiche legate all’espropriazione e all’espulsione delle comunità indigene
dalle loro terre. Per quanto riguarda i rappresentanti delle imprese o dei
proprietari di stabilimenti in Patagonia, è necessario sottolineare che non è stato
in alcun modo posibile accedere direttamente e personalmente all’informazione
su di essi, né di ottenere alcuna intervista con qualcuno di questi personaggi.
Tutti i dati presenti su questa tesi riguardanti, i grandi magnati e proprietari della
Patagonia sono stati ricavati dall’informazione raccolta con le interviste e
testimonianze della gente locale e dalla documentazione esistente sul tema.
Quando ho cominciato questa investigazione credevo che si trattasse di
gente comunemente ricca, ma percorrendo le varie e vaste regioni della
Patagonia, scoprivo poco a poco che non stavo dietro alle tracce di semplici
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L’espropriazione delle terre alle comunità Mapuche della Patagonia argentina.
ricchi con appena un poco di potere. I milionari che sono arrivati nel sud del
mondo perseguendo, giustamente, il sogno del mondo proprio, appartenevano a
una categoria di magnati difficilmente classificabile: si tratta degli impresari più
potenti della terra. Sembrerebbe un’affermazione esagerata ma non lo è. La
somma delle loro fortune supera il PNL di un paese come la Bolivia.
La ricerca in Patagonia era tesa a scoprire chi erano questi uomini che
compravano la Patagonia in vendita senza alcun inconveniente, per poi tessere
un mondo nuovo, fatto a loro misura, tra le bellezze di questo paradiso che è la
Patagonia; che stabilivano leggi proprie e dormivano senza alcuna
preoccupazione; che passeggiavano per i paesini come completi sconosciuti,
approfittando della sicurezza e tranquillità negate nei paesi centrali, dove
avevano accumulato le loro ricchezze. Alcuni venivano per affari economici,
altri semplicemente per riposare, ma tutti restavano affascinati e innamorati di
queste terre paradisiache nell’estremo sud del mondo.
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PARTE PRIMA
Il problema indigena in Argentina
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CAPITOLO 1
LE COMUNITÀ MAPUCHE IN CILE E ARGENTINA
Un po’ di storia
L’origine del popolo Mapuche non si conosce con molta certezza. I
Mapuche che si autodefiniscono “gente della terra” ( in mapudungun: che: gente;
mapu: terra) nascono da una lotta incessante tra l’oceano e la cordigliera delle
Ande, i due elementi centrali che governano il loro territorio e la loro cultura.
La teoria più conosciuta è
quella postulata da Ricardo Antonio
Latcham,
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il quale afferma che i
Mapuche sono originari dell’attuale
territorio argentino e che attraverso
un lungo processo di migrazione, si
sarebbero introdotti come un gruppo
etnico e culturale straniero tra altre
comunità già esistenti in Cile, tra cui i
Picunches e gli Huilliches,
stabilendosi definitivamente tra i
fiumi Bìo-Bìo e Toltén e imponendo
la propria lingua e abitudini.
Foto scattata nel Museo de Culturas Originarias Patagonicas
“Bquete Nahuelpan”, Esquel, Patagonia, il 22 febbraio 2007.
e prime invasioni che minacciarono l’esistenza del popolo Mapuche,
proven
L
nero dall’impero incaico. È da allora che i Mapuche cominciarono ad avere
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Fino a qualche anno fa, la teoria di Latcham sembrava non meritare obiezioni, ma oggi nuovamente è oggetto
di revisioni e discussioni.
1. Le comunità Mapuche in Cile e Argentina
fama di coraggiosi guerrieri e popolo indomito capace di trionfare sui migliori
eserciti dell’epoca.
La seconda grande invasione fu quella dei conquistatori spagnoli, in
occasione della quale i Mapuche respinsero l’intromissione nel loro territorio e
uccisero Pedro de Valdivia, capo della spedizione. Furono queste le gesta che
ispirarono Alonso de Ercilla e Zuñiga nei famosi versi de “La Araucana”. I
Mapuche sono, quindi, un popolo con una lunga storia.
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La traiettoria del popolo Mapuche si può riassumere in alcuni punti
fondamentali. Innanzi tutto un primo periodo, antecedente l’arrivo degli
spagnoli, del quale, ovviamente si sa molto poco.
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Segue un secondo periodo, di guerra crudele e senza tregua che durò più
di un secolo, la famosa “Guerra d’Arauco” (1550-1656) che, in realtà, terminò
recentemente, durante la Repubblica con il processo denominato di
“Pacificazione” dell’Araucanìa che si concluse nel 1891. Essa narrata da
differenti cronisti durante il periodo coloniale, come una costante “guerra a
morte” tra spagnoli e Mapuche, significò qualcosa di più di un conflitto bellico,
ma rappresentò un intenso scambio culturale ed economico e un processo di
mestizaje,
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(durante questi contatti è importante ricordare l’adozione, da parte dei
Mapuche, del cavallo e di varie tecniche di lavorazione dei metalli).
Questo periodo termina con la pace di Quilìn, quando la corona cercò un
certo modus vivendi con i Mapuche. Questa tregua portò a fissare la frontiera
indigena nel fiume Bìo-Bìo e a riconoscere l’indipendenza dei territori che
occupavano. Da allora ebbe inizio un lungo periodo coloniale (anche questo
durerà un secolo e mezzo) caratterizzato da una prolungata resistenza alla
corona ispanica con frequenti attacchi al territorio e accesi sollevamenti indigeni,
obbligando l’amministrazione a riconoscergli una certa autonomia. Non fu un
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J. Bengoa ed E. Valenzuela, “Economia Mapuche. Pobreza y subsistencia en la sociedad Mapuche
contemporanea” . PAS. Pag. 14
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Gran parte dell’informazione sui Mapuche proviene quasi esclusivamente dai conquistatori spagnoli. Per cui,
s’intende che è necessario analizzarla criticamente. Abbiamo inoltre, a partire dal XVIII secolo, molte
testimonianze di viaggiatori europei che cominciano a visitare il territorio con interesse scientifico o
semplicemente per essere naufragati nelle vicinanze. Questi viaggiatori saranno la migliore informazione durante
il XIX secolo.
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Mescolanza, eterogeneità. Trad. personale.
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L’espropriazione delle terre alle comunità Mapuche della Patagonia argentina.
periodo di tranquillità nelle frontiere ma neppure un tempo di guerra
permanente. In questo periodo si ebbero molte trasformazioni nella società
indigena, tra le quali l’annessione al loro territorio della pampa argentina che
contribuì ad accrescere le loro ricchezze di bestiame.
Un quarto periodo, si ebbe con l’Indipendenza del Cile e le guerre che la
accompagnarono. In queste, il popolo Mapuche fu, più che altro, uno
spettatore.
Dal 1866, quinto periodo, il colonnello Cornelio Saavedra organizzò un
attacco contro i Mapuche. L’esercito cileno avanzò sul territorio, cambiando la
linea di frontiera del Bìo-Bìo con quella del Malleco, e riducendola così di 200
Km. Ciò scatenò una violenta guerra, furono venti anni di lotta sanguinaria in
cui le lance e i “boleadores” Mapuche non resistettero contro un esercito moderno
e furono duramente sconfitti.
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Parallelamente alla “Pacificazione” cilena, in Argentina, dopo la resa di
vari cacicchi tra i quali Purràn, Namuncurà, Curruhuinca e Sayhueque, si
terminarono le azioni militari iniziate nel 1879 sotto il nome di “Conquista del
deserto” e condotte dal generale Julio Roca.
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Evidentemente, e aldilà dei
conflitti per le rispettive sovranità nazionali, si trattò di un’operazione che ebbe
come esito lo sterminio di massa dei Mapuche di entrambi i lati della cordigliera
delle Ande e la perdita quasi totale delle loro terre, che si concentrarono così
nelle mani di pochi proprietari. Così fu come la metà del territorio argentino
abitato da diversi popoli aborigeni, fu occupata dal governo nazionale e
ridistribuito secondo le richieste dei gruppi di potere dominanti, i quali dopo la
fine della Guerra del Paraguay nel 1870, cominciarono un processo
socioeconomico e politico di concentrazione della terra e di ripopolamento del
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J. Bengoa ed E. Valenzuela, “Economia Mapuche. Pobreza y subsistencia en la sociedad Mapuche
contemporanea” – PAS. Pag.16
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"Estamos como nación empeñados en una contienda de razas en que el indígena lleva sobre sí el tremendo
anatema de su desaparición, escrito en nombre de la civilización. Destruyamos, pues, moralmente esa raza,
aniquilemos sus resortes y organización política, desaparezca su orden de tribus y si es necesario divídase la
familia. Esta raza quebrada y dispersa, acabará por abrazar la causa de la civilización. Las colonias centrales,
la Marina, las provincias del norte y del litoral sirven de teatro para realizar este propósito".
Julio Argentino Roca (1843-1914) – Citazione tratta dal sito http: //www.elortiba.org/guedes.html
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