INTRODUZIONE
Questa tesi è frutto di un ampio lavoro di ricerca che mi ha portato dopo molti mesi a ricostruire
le vicende della Bottega di Gassman dalle origini nel 1979 fino alla sua chiusura nel 1992. Ho
cercato di rendere questa tesi il più esauriente e completa possibile: ho cercato nei giornali
dell'epoca le notizie che potevano interessarmi, sono andata in molti luoghi dove erano sparsi i
vari documenti che trattavano delle vicende della Bottega e ho parlato con politici e i personaggi
di quel tempo che si interessarono della vicenda. Alla Biblioteca della Pergola Alfonso Spadoni
ho trovato dei documenti che testimoniavano come, e grazie a chi, ha preso avvio l'iniziativa.
Infatti tutto parte da quelle stanze, dove in vecchi faldoni impolverati ho trovato tante foto degli
ex allievi e dei maestri, bozze di lettere e di discorsi, domande di iscrizioni alla Bottega e tanto
altro ancora. Forse non sarebbero neanche state più aperte quelle scatole chiuse ormai da anni.
Quando ho avuto tra le mani quei fogli, un pò sgualciti dal tempo, era come se un pezzo di storia
di Firenze prendesse nuovamente vita.
Ho scoperto così che proprio grazie ad un'idea di Alfonso Spadoni, l'allora direttore della Pergola
e con il consenso di Franco Camarlinghi, ex Assessore alla Cultura, (Pci), venne chiesto a
Vittorio Gassman di creare a Firenze la Bottega dell'attore. Era il 1979, e da quell'inverno tutto
prese vita.
Le selezioni per l'Italia, il debutto dello spettacolo Fa male, il Teatro in cui venivano selezionati
degli aspiranti allievi prima di ogni spettacolo e le tante speranze di buona riuscita,
caratterizzarono il primo periodo della Bottega.
Così, quando fu selezionato un numero sufficiente di allievi, iniziò il Corso preliminare, in cui
grandi nomi dello spettacolo tennero delle lezioni per gli allievi presso il Saloncino della Pergola,
la sede provvisoria della Bottega. Da non dimenticare il 'fermento' culturale e politico di Firenze
in quegli anni: le grandi mostre medicee, la Rassegna dei Teatri Stabili, Kantor a Firenze, ma
non solo questo. Nel 1980 l'Assessorato alla Cultura passò dal Pci al Psi, da quel momento i
socialisti presero in mano ogni aspetto che riguardasse la Bottega di Gassman.
Nel secondo capitolo invece viene trattato il periodo d'oro della Bottega, ossia gli anni che videro
in via Santa Maria - in quello che oggi è il Saloncino Goldonetta - la sede definitiva della scuola.
La convenzione col Comune di Firenze, unico vero finanziatore dell'attività e i costi di gestione
sempre più elevati.
Ed infine nel terzo capitolo, viene trattato il periodo più duro per le sorti della Bottega: la fase in
cui la scuola, costretta a spostarsi in altre sedi, per via dei lavori di ristrutturazione in via Santa
Maria, perde prima Gassman, (il quale si dimette dall'incarico di direttore per lasciarlo a Vittorio
Esposito), per poi perdere anche la convenzione nel '92 col Comune di Firenze: eventi che
porteranno la Bottega alla chiusura.
Questa ricerca, naturalmente, merita di essere ampliata ancora di più, perché rappresenta la
prima ricerca di ricostruzione delle vicenda della Bottega di Gassman.
Spero che questa tesi sia anche un'occasione di riflessione sulle vicende politiche fiorentine di
quel tempo, oltre che una ''semplice'' lettura.
. 2
CLIMA POLITICO E SOCIALE A FIRENZE (1975/1980)
Il 1975 è un anno denso di avvenimenti politici: l'anno in cui vi furono le elezioni amministrative e
durante il quale gli scontri sociali erano all'ordine del giorno.
I problemi a livello nazionale, come è naturale, si ripercuotevano anche a livello locale. La crisi
politica italiana si intrecciava con quella economica dovuta alla continua crescita dell'inflazione,
all'aumento del prezzo del petrolio e alla pressione sindacale.
Erano gli anni di piombo ed il terrorismo, sia nero che rosso, faceva sempre paura all'intera
nazione.
Questo clima di forte sofferenza e terrore lo si respirava non solo su scala nazionale ma anche a
Firenze che fino alle elezioni amministrative del 1975 era stata guidata da un sindaco della
Democrazia Cristiana, Giancarlo Zoli.
Le elezioni amministrative in quell'anno videro un quadro politico nazionale ben chiaro, con una
sinistra che da nord a sud aumentava il numero dei seggi; dalla Sicilia al Piemonte il Partito
Comunista, raggiungeva numeri sempre più importanti.
Naturalmente anche nelle elezioni fiorentine il risultato è chiaro e certo, vinse con il 41,46 % dei
voti il Partito Comunista Italiano. È dunque finito il centro-sinistra di Palazzo Vecchio.
Dopo 24 anni è possibile dare a Firenze una guida nuova, infatti la sinistra poteva contare su 29
voti. Tale successo viene confermato dalla conquista di 43 comuni della provincia di Firenze su
45. Nell'Amministrazione Provinciale il Pci ottenne la maggioranza assoluta. A presidente della
giunta venne e letto Franco Ravà del Psi che rimase alla guida della Provincia fino al 1980. La
giunta venne formata per la quasi totalità da esponenti del Pci.
Prima di lui c'era un altro uomo della schiera del Pci, ovvero, Luigi Tassinari (1970-1975).
Il segretario regionale del Psi riconfermò la validità dell'accordo pre-elettorale riguardante la
maggioranza di sinistra alla Regione. Il presidente della giunta, Lelio Lagorio 1 (Psi), rilevò che i
partiti della coalizione di sinistra che avevano diretto la Toscana per cinque anni avevano
guadagnato, passando dal 54% al 59%. Così il Pci aveva il controllo di ogni livello del potere
locale: Provincia e Regione.
Ma torniamo a Firenze, dove la strategia politica del nuovo sindaco fiorentino Elio Gabbuggiani
(Pci), soprannominato ''cortese sindaco di Firenze'' 2
fu subito chiara.
<< Emerge dunque da queste elezioni la possibilità per Firenze di costituire solo una
maggioranza di sinistra; quella maggioranza che fin dall'inizio avevamo indicato come unica
soluzione per risolvere i problemi della città. Non abbiamo concepito mai, né ora concepiamo
questa ipotesi come formula chiusa, ma come momento aperto ai contributi delle forze sociali e
politiche democratiche e anti fasciste>>
3
.
1 In carica fino al settembre del 1978 fu sostituito da Mario Leone Psi. Ministro della Repubblica, fu esponente del
PSI e venne eletto in nove competizioni elettorali. È stato sindaco di Firenze nel biennio 1964 - 1965 succedendo a
Giorgio La Pira.
È stato il primo Presidente della regione Toscana , dal 1970 al 1978 , ed il primo esponente del Partito Socialista
divenuto Ministro della Difesa in Italia (complessivamente dal 4 aprile 1980 al 4 aprile 1983 ).
2 ''Era un amministratore dai modi gentili e pieni di tatto, scrive un inviato speciale del Wall Street Journal, usa una
politica di non violenza, ed è disposto al dialogo con l'opposizione.'' Tratto dal libro di Giorgio Morales '' Le scale
consumate politica e amministrazione a Firenze1965-1985'' , Firenze, Ponte alle Grazie, 1989.
3 Cfr Michele Ventura, segretario provinciale della federazione fiorentina del Pci.
. 4
La situazione del Comune era comunque critica, la nuova giunta di sinistra si trovava a dover
affrontare problemi vecchi e nuovi, come quelli urbanistici, finanziari e molti altri ancora.
Risultati delle elezioni comunali a Firenze nel 1975
4
Partiti Comunali
voti 1975 %
Seggi Comunali
voti 1970 %
S.
PCI 137427 41,5 26 110928 35 22
PSIUP 6,82 2,1 1
PDUPC 6408 1,9 1
PSI 34400 10,4 6 30011 9,5 5
PSDI 17333 5,2 3 33617 10,6 6
PRI 12263 3,7 2 6320 2 1
DC 96119 29 18 95272 30,1 19
PLI 7415 2,3 1 117330 5,5 3
MSI 17227 5,2 3 16569 5,2 3
Altri 2818 0,8 - - - -
Totali 331410 60 316863 60
4 In '' L'Unità'' , Firenze, 18 giugno 1975.
. 5
• Elezioni politiche del giugno 1976 Nel 1976 a livello nazionale a seguito della crisi dei partiti di maggioranza, furono sciolte
anticipatamente le Camere e indette nuove elezioni politiche a giugno dello stesso anno. La
Democrazia Cristiana si confermò col 38,7 % dei voti come partito di maggioranza, mentre il
Partito Comunista raggiunse al Senato il 33,8 % dei consensi e alla Camera il 34,4 %; il Partito
Socialista invece toccava il suo minimo storico con il 9,6 % dei voti.
Quest'ultimo infatti stava vivendo una grave crisi di identità che trovò sbocco nella nuova
gestione della segreteria di Bettino Craxi.
Fu necessaria un'ampia maggioranza per affrontare la crisi economica e sociale del paese,
infatti, al governo monocolore di Giulio Andreotti (Dc), il Pci assicurò la non sfiducia.
Quel periodo, noto come ''solidarietà nazionale'', vide entrare il Partito Comunista nell'area della
maggioranza.
A Firenze analogamente le elezioni politiche del 20 e 21 giugno 1976 confermarono la Dc e il Pci
i partiti più votati, il Pci però ottenne una percentuale di voti maggiore rispetto alla Dc, mentre il
Partito Socialista proseguiva la sua caduta libera toccando il 9,4%.
La Democrazia Cristiana fiorentina e il gruppo consiliare di Palazzo Vecchio non vollero cercare
una collaborazione col Pci (al contrario della Dc di Andreotti), addirittura, l'Osservatore Toscano 5
,
organo della Curia locale, ammoniva gli stessi democristiani ad evitare ogni contatto col Pci.
La Provincia e la Regione restarono, comunque, guidate dalla sinistra. Lelio Lagorio (Psi),
presidente della Regione era a capo di una giunta formata da esponenti del Pci e Psi.
5 Era il settimanale cattolico della Chiesa fiorentina. Il primo numero uscì nel 1945.
. 6