Oggetto della presente tesi è l'utilizzo della fitoterapia e dei rimedi erboristici in
campo oncologico, inquadrato nella nuova concezione di Medicina Integrata e
Medicine Complementari. Tali pratiche si pongono come supporto e sostegno
alle terapie convenzionali, al fine di proporre al Paziente una terapia quanto più
rispondente ai bisogni e necessità della Persona, in cui ogni aspetto fisico,
psicologico e umano è affrontato da un team di operatori specializzati che
collaborano tra loro. Il concetto alla base della Medicina Integrata è quindi
quello di migliorare la vita del Paziente, in modo che possa affrontare
serenamente il percorso di malattia, cura, guarigione o fine vita, possibile grazie
alla collaborazione, il dialogo e l'ascolto tra gli specialisti coinvolti.
Viene descritta la figura dell'Erborista laureato e del suo possibile ruolo di
consulente esperto in Fitoterapia, in grado di affiancare i medici nella scelta di
rimedi ai disturbi minori che accompagnano il tumore e le terapie antitumorali.
Vengono elencate le piante e i rimedi utili per trattare i disturbi più comuni.
Infine, vengono riportati alcuni consigli alimentari e Pratiche di Buona Salute
per la prevenzione dei tumori, applicabili anche dal Paziente oncologico.
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1 - Introduzione all'Oncologia Integrata
1.1 – La patologia e il Paziente
Il tumore si potrebbe definire come nuovo flagello dell'uomo, sebbene, grazie
all'evoluzione della medicina, esso non sia la prima causa di morte ma venga
preceduto, ad esempio, dalle patologie cardiovascolari. Eppure, quando si
viene a conoscenza che una persona ha un tumore la notizia fa molto più
scalpore e provoca molta più agitazione e preoccupazione rispetto
all'apprendere di un infarto o un ictus. Questo si riflette anche nella difficoltà a
nominare anche solo le parole ''tumore'' o ''cancro'', preferendo alternative
come ''brutto male'', ''male oscuro'', ''lunga malattia''; definizioni che sottolineano
la tonalità emotiva della malattia: un vissuto di incomprensione e impotenza, sia
in chi la vive che nelle persone accanto e la prefigurazione di un percorso
doloroso, lungo che certamente termina con la morte, una brutta morte. Nella
società odierna “il tumore” e “la morte per tumore” sono ancora termini che
creano timore e necessità di tenerne la distanza, continuando a essere dei tabù
''innominabili''. Anche per questo, la cura e l’assistenza delle persone malate di
tumore, soprattutto se giovani, sono di difficile gestione.
Un po' di definizioni per cominciare.
L'oncologia è la specialità della medicina che si occupa dello studio, della
prevenzione, della diagnosi e della terapia dei tumori. Il medico oncologo è lo
specialista che dotato di nozioni di medicina interna, di cure quali la
chemioterapia e la radioterapia e conoscendo gli aspetti chirurgici, dopo un
corretto approccio diagnostico e prognostico, calibra la terapia sulla base dello
stato del paziente e della malattia.
Il tumore è una neoformazione di tessuto che si forma per anomala, esaltata e
disordinata replicazione delle cellule, le quali non rispondono più ai meccanismi
di controllo fisiologici. Questo avviene per alterazioni nella sequenza del DNA,
che determinano delle mutazioni. La trasformazione di una cellula normale in
cancerosa è un processo che avviene per tappe, può durare anni o decenni nel
corso dei quali il tumore diventa rilevabile clinicamente.
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A seconda del tipo di mutazione e della spinta proliferativa e differenziativa il
tumore può essere benigno o maligno. Il tumore benigno presenta
caratteristiche cellulari analoghe alle cellule sane del tessuto di origine, è
circondato da una capsula fibrosa, ha un ritmo di crescita solitamente lento, può
fermarsi o regredire, le recidive sono rare e la prognosi è normalmente fausta. Il
tumore maligno presenta cellule con caratteristiche diverse da quelle del
tessuto di origine, non presenta capsula e si propaga anche nei tessuti
circostanti e a distanza (metastasi), ha un ritmo di crescita solitamente rapido e
progressivo, i sintomi e le metastasi sono frequenti, le recidive sono usuali.
Le metastasi sono disseminazioni del tumore in distretti corporei diversi dal
tessuto di origine. La disseminazione inizia quando la formazione primitiva
secerne fattori di stimolazione di angiogenesi che portano alla formazione di
gemmazioni capillari che si prolungano verso le cellule tumorali. Si origina una
rete vascolare attorno alla massa tumorale, che apporta nutrimento e offre una
via di accesso al circolo e alla disseminazione metastatica in altre sedi.
Il tumore è una patologia complessa e, nonostante il meccanismo generale di
origine sia unico, può manifestare una vasta gamma di evoluzioni e
sintomatologie, toccando numerosi aspetti fisiologici (acidosi metabolica,
innalzamento della glicemia, stress ossidativo, mancato riconoscimento da
parte del sistema immunitario della cellula tumorale come minaccia per sviluppo
di proteine superficiali che la rendono ''invisibile'' inducendo una sorta di
immunodepressione) e con altrettanti fattori scatenanti. Primo fra tutti
l'infiammazione, che crea un terreno ideale per lo sviluppo di tumori e malattie
degenerative. Lo stile di vita (abitudini alimentari e vizi, stress emotivo), stress
ossidativo, inquinamento, la familiarità, l'età, infezioni e radiazioni agiscono
come fattori determinanti sulla cronicizzazione dell'infiammazione e alla
predisposizione dello sviluppo di tali patologie.
La diagnosi solitamente avviene quando il tumore supera le dimensioni di 1 cm
cubico. Le valutazioni preliminari si basano su dati di laboratorio e tecniche di
diagnostica per immagini. La conferma diagnostica della tipologia, grado di
malignità ed estensione si ha con l'esame istologico del tessuto, spesso
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integrato a tecniche di smascheramento di antigeni o ricorrendo all'analisi
genomica.
Le terapie possibili sono: l’intervento chirurgico, la radioterapia, la
chemioterapia (ormonoterapia e immunoterapia) e le cure palliative. La scelta
del trattamento dipende dalla posizione e dal tipo di tumore, dalla presenza di
metastasi, dalla salute del paziente e dalle aspettative.
La chirurgia può essere di prevenzione, diagnostica o di rimozione.
La chemioterapia prevede l'utilizzo di farmaci antineoplastici, che inibiscono
e combattono lo sviluppo del tumore. Possono agire inibendo la replicazione dei
DNA, bloccandola o impedendone la formazione, possono interferire con la
formazione di basi azotate o sostituirsi ad esse, possono impedire la mitosi e
bloccare la riproduzione cellulare. È possibile utilizzare anche ormoni (in
particolare per neoplasie ormonedipendenti quali mammella o utero nella donna
e prostata nell'uomo) che agiscono come modulatori dei recettori ormonali
annullando gli effetti sul DNA degli ormoni. Le chemioterapie presentano tutte
degli effetti collaterali e reazioni di tossicità spesso importanti e purtroppo a
volte risultano inefficaci per lo sviluppo di resistenza.
La radioterapia è il trattamento che comporta l'utilizzo di radiazioni ionizzanti
sulle cellule tumorali per danneggiarne il DNA: queste cellule infatti sono
generalmente scarsamente capaci di riparare i propri danni e quindi vanno
incontro a morte cellulare.
Le cure palliative sono l'insieme di interventi terapeutici e assistenziali rivolti
sia al paziente che alla famiglia finalizzati al miglioramento della qualità di vita.
Spesso vengono intese come ultima terapia di fine vita del malato, per
accompagnarlo alla morte senza sofferenza (terapie terminali), in realtà
rappresentano il trattamento del dolore e di altri problemi fisici, psicologici e
spirituali e dovrebbero essere attuate già dalla diagnosi, parallelamente alla
terapia antineoplastica.
Gli effetti collaterali delle terapie oncologiche sono numerosi, legati sia alla
malattia sia alle terapie, generalmente poco specifiche e quindi tossiche anche
per tessuti sani, in particolare quelli con alto tasso di proliferazione (cellule del
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sangue, cute e annessi, apparato gastrointestinale).
Parlando di tumore non ci si può esimere dal trattare anche l'aspetto
psicologico, sia del paziente che della famiglia ma anche del personale medico
e degli operatori coinvolti. Da qui la nascita della psico-oncologia, che si
occupa del riconoscimento e trattamento della sofferenza psicologica legata alla
malattia, allo scopo di strutturare un valido intervento di supporto psicologico
per il paziente, la famiglia e gli operatori sanitari. Nata a partire dagli anni '50
negli Stati Uniti, in Italia si è sviluppata dal 1980 presso l'Istituto Nazionale per
la Ricerca sul Cancro di Genova.
Il tumore, oltre a essere una patologia invalidante dal punto di vista fisico, lo è
anche dal punto di vista psicologico. La persona che riceve la diagnosi di
tumore è sconvolta, fragile, sotto shock, disorientata: segni questi che indicano
la presenza di un’esperienza traumatica. Il tumore incrina l'equilibrio personale
e intacca anche il nucleo familiare.
Soprattutto al momento della diagnosi, per valutare la capacità di adattamento e
di reazione all'evento, è quindi importante dare molta attenzione verso:
l’aspetto psicologico del paziente, ascoltando e valorizzando (cioè
dando un giusto valore) le sue reazioni; lasciando quindi esprimere
domande, timori, dubbi, aspettative, accogliendo le possibili reazioni
emotive che il paziente può manifestare rispondendo quindi segnali
verbali e non verbali di vicinanza);
le dinamiche familiari (vicinanze affettive o separazioni, problematiche
in famiglia,…);
le caratteristiche socioculturali, gli equilibri personali familiari e
parentali presenti.
Nell'analisi del paziente bisogna includere anche l'età, il sesso, la tipologia di
tumore, lo stadio e la possibile prognosi del tumore. Per esempio, nel caso del
tumore al seno o all'utero va compreso ciò che per una donna può significare
“avere un cancro” con tutto quello che ne consegue: il vissuto di un corpo
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