Introduzione
Questa tesi affronta gli enfant prodige Jackie Coogan, Shirley Temple, Mickey Rooney, Jean Pierre
Léaud e Jodie Foster lungo la storia cinematografica e televisiva tra il 1920 e gli anni Settanta, un
periodo vario e multiforme che va dagli ultimi anni del cinema muto, percorre l'Età dell'oro
hollywoodiana e si conclude con la ribelle New Hollywood.
L'enfant prodige viene in questo lavoro inteso in tutta la sua complessità e nei molteplici significati
assunti: enfant prodige come interprete e soprattutto come personaggio (del quale verrà
approfondito il profilo, il comportamento e la funzione), come divo e al contempo come ruolo per
quest'ultimo ricorrente nel corso della propria carriera infantile ed adolescenziale.
Nella prima parte ci si concentra sul bambino prodigio del grande schermo, e per farlo sono stati
scelti i piccoli e giovanissimi interpreti più efficaci ai fini di evidenziare il legame tra il periodo
storico e il concetto di enfant prodige, di bambino e d'infanzia nel cinema.
Jackie Coogan, child star assoluta del periodo muto e dieci anni dopo la poliedrica Shirley Temple,
hanno costituito un sopporto psicologico, il primo per un'Europa reduce della Prima Guerra
Mondiale, attraverso l'interpretazione del Monello (The kid, Charlie Chaplin, 1921) orfano di strada,
la seconda mediante la figura della bimba sempre sorridente, vitale e assennata per gli Stati Uniti
della Grande depressione. Entrambi hanno vestito di film in film quasi sempre gli stessi panni, lui
scuciti, lei mossi dal tip tap, creando una linea continua ed invisibile tra ciò che sono stati nella
realtà e quello che hanno rappresentato sul grande schermo.
Successivamente, vengono affrontati gli anni Quaranta con Mickey Rooney e Judy Garland,
simbolo di una visione ancora immacolata della giovinezza, in contrasto con l'approccio all'infanzia
e all'adolescenza che si affermerà dopo la Seconda Guerra Mondiale, frutto dei fantasmi e dei
rimorsi dei danni del conflitto. Tale sentimento si espliciterà negli anni Sessanta e Settanta da una
parte attraverso soggetti crudi e urgenti, come quello della baby-prostituta interpretata da Jodie
Foster per Scorsese (Taxy Driver, 1976), dall'altra mediante figure estreme e diaboliche come quella
di Linda Blair posseduta ne L'esorcista (The Exorcist, W. Friedkin, 1973).
Prima di analizzare gli anni della New hollywood, viene però particolarmente approfondito
l'originale personaggio di Antoine Doinel, interpretato da Jean Pierre Léaud, che dagli anni
Cinquanta agli anni Settanta è cresciuto sullo schermo accompagnato da Truffaut, essendo Antoine
in ben cinque pellicole nel corso di vent'anni, dalla prima adolescenza all'età matura. Léaud ha una
personalità che fin da subito appare ben più forte di quella scritta per Antoine, alter-ego di Truffaut,
ex ragazzino timido, che si nota poco o nulla, se non per i guai che combina. Così Léaud arricchirà
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efficacemente il personaggio assegnatoli di Antoine, ma I 400 colpi (Les quatre cents coups,
Truffaut, 1959), capostipite della Saga, rimarrà un film profondamente autobiografico.
Nella seconda parte si trattano gli stessi interpreti bambini con ruoli diversi sul piccolo schermo e si
analizza come sono stati utilizzati e il valore che hanno avuto per il pubblico. Vengono ripresi
Jackie Coogan che cinquantenne è Zio Fester ne La Famiglia Addams (The Addams Family, David
Levy, 1964-1966), Mickey Rooney, Judy Garland e Jodie Foster. Su Rooney e Garland ormai adulti
ma ancora noti ed amati, sono stati cuciti degli show, che hanno puntato tutto il successo della serie
sulle loro figure, purtroppo invano. Jodie Foster invece è stata una delle più assidue interpreti del
piccolo schermo, partecipando ad una ventina di telefilm, fino al trasferimento nel mondo del
cinema dopo le “inaccettabili” (per la televisione) interpretazioni cinematografiche per Scorsese con
Alice non abita più qui (Alice doesn't live here anymore, M. Scorsese, 1974) e Taxi Driver. Viene
comparata allora la positività per l'enfant prodige del passaggio dalla televisione al cinema con
quello postumo e nei casi di Garland e Rooney non riuscito, dal grande schermo agli show.
In seguito viene quindi analizzata la modalità di rappresentazione del bambino all'interno delle
sitcom e delle comedy, esplose negli anni Sessanta e incentrate su nuclei famigliari perlopiù
numerosi, talvolta atipici, perennemente sereni e in realtà poco verosimili. Si nota come ci sia un
gap tra il realismo emerso negli anni Sessanta-Settanta nei vari lungometraggi, a seguito
dell'emergere di contestazioni politiche, sociali e spirituali e agevolato dalla caduta del Codice
Hays, e la permanenza di un buon costume nell'universo televisivo.
In appendice una lista di enfant prodige dell'intera storia del cinema, ordinati per decade e
accompagnati dalla segnalazione dei principali ruoli interpretati e premi consegnati, conclude la
tesi. Per compilarla ogni giovane interprete è stato selezionato basandosi su determinati criteri,
riassumibili in valenza storica dell'attore e del personaggio per gli spettatori e per la critica
dell'epoca.
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Capitolo 1
Da Jackie Coogan a Jodie Foster, funzione e evoluzione del
fanciullo nella rappresentazione cinematografica e similitudini
e interdipendenza tra l'attore enfant prodige e il personaggio
bambino
1.1 Jackie Coogan, orfano nel boom industriale
Charlot scopre il piccolo John Coogan
John Leslie Coogan nasce il 26 ottobre 1914 a Los Angeles. In realtà, il luogo di nascita di questo
bambino conta ben poco: è figlio di John Henry e Lilian Rita Coogan, due artisti itineranti. Cresce
sui vari palcoscenici che popolano il paese e debutta a soli cinque anni, in uno spettacolo di
vaudeville, il genere teatrale su cui da anni madre e padre si cimentano. Il piccolo John esegue con
spigliatezza ed espressività quello che per gli spettatori del 1919 era conosciuto come “shimmy”, un
ballo comico in cui vengono mosse tutte le parti del corpo contemporaneamente, come sono comici
e leggeri tutti gli spettacoli del vaudeville. Gli spettatori ne rimangono ammagliati, e tra loro uno in
particolare, ben conosciuto nel panorama cinematografico dell'epoca e che appena sei giorni prima
aveva drammaticamente perso il suo figlioletto. Si tratta di Charlie Chaplin.
Il regista all'epoca aveva già girato centinaia di cortometraggi e firmato contratti con la Keystone,
Mutual e Cinema Artist, con se stesso perlopiù come protagonista. Al debutto con la Keystone, il
suo personaggio era sprezzante e serio, ben diverso da quello che conosciamo ora, il quale emerse
però ben presto sotto la stessa casa di produzione con la breve pellicola Charlot si distingue (Kids
auto race at Venice, C. Chaplin, 1914). Due anni dopo, passato alla Mutual, aveva un contratto di
600.000 dollari l'anno ed era amato dal pubblico per l'umanità delle sue storie e la dolcezza del suo
personaggio, il cui slapstick elegante e unico strappava sorrisi e risate a bambini ed adulti.
Charlot da tempo cercava un ragazzino che fosse adatto per recitare accanto lui da coprotagonista in
The kid, tutto era già pronto, serviva solo l'attore giusto. Ora l'aveva trovato. Chaplin chiese al padre
di John il permesso per farlo recitare nella sua prossima commedia, che avrebbe segnato il debutto
cinematografico del figlio. Naturalmente il padre, tra l'eccitato e lo stupefatto, accettò.
Per approfondire il perché Jackie Coogan è entrato nell'immaginario comune ed è stato un simbolo
così potente negli anni Venti, bisogna contestualizzarlo nella sua epoca storica. Si affronterà con lo
stesso criterio l'impatto che gli altri enfant prodige in questa tesi trattati hanno avuto nella propria
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decade, quella in cui sullo schermo sono stati mediatori di un contenuto aderente alla mentalità
dell'epoca, a quanto essa credeva o voleva credere (e vedere).
La carriera di Jackie Coogan si concentra prevalentemente negli anni Venti. Il fanciullo non sarà
mai più protagonista di un film di successo alla pari di Il monello ma alcuni film successivi, come
l'immediatamente seguente Oliver Twist (Frank Lloyd, 1922) o in adolescenza Huckleberry Finn
(Norman Taurog, 1931), uniti alle presenze in serial televisivi, fanno si che il suo volto non venga
dimenticato fino ai primi anni Trenta.
Nel ventennio statunitense si assiste ad un'incredibile recupero della crescita sociale ed economica,
che si esprime con un'incentivazione sia nel campo artistico, come il cinema appunto, la letteratura
e la musica, sia in quello prettamente consumistico (di cui comunque anche il cinema, in quanto
industria, fa parte). La prosperità economica porta in questo senso alla produzione spasmodica di
oggetti e alla nascita di un fenomeno tutt'oggi presente, il consumismo.
I roaring twenties sono il risultato di un'intelligente, prevedibile ma non scontata reazione degli
Stati Uniti ai disastri della Prima Guerra Mondiale appena conclusasi. La Grande Guerra aveva
condotto gli Stati Uniti d' America e vari stati europei ad una depressione commerciale e soprattuto
interiore.
Negli anni Venti, gli Stati Uniti decidono allora di far rispondere Wall Street garantendo una
rinascita in Germania, Regno Unito e Francia, che lascia finalmente spazio ad un rasserenamento
spirituale e ad una ventata creativa.
Compare e caratterizza questi anni l'Art Decò, gusto estetico accolto nelle strade e nelle mostre
d'occidente che va ad esprimersi attraverso pittura, arti decorative, architettura e moda. Tra i
soggetti ricorrenti dell'Art decò, il Jazz.
Nato all'incirca vent'anni prima tra le comunità afroamericane del sud degli Stati Uniti, questo
genere musicale viene esportato più a nord, in particolare a Chicago e New york, che risponderanno
facendo fiorire sale da ballo e club ad hoc.
Il film che nel 1927 inaugura l'era del cinema sonoro si intitola proprio Jazz singer e permetterà alla
Warner Bros di superare la crisi in cui stava irrimediabilmente per precipitare.
Jackie, il protagonista de Il cantante di Jazz (Jazz singer, Alan Crosland, 1927), risulta significativo
per comprendere la nascente linea di pensiero dell'epoca, di cui i giovani come il carattere
principale del film sono iniziatori. Jackie da buon ragazzo ribelle dell'epoca, ama il Jazz ma il
padre, che rispecchia il punto di vista tradizionale dell'epoca, non lo sostiene in questa sua passione
né tanto meno nel sogno che su di essa costruisca la propria carriera.
Il ballo dei ragazzi come Jack è il Charleston, le loro amiche sono Flappers col taglio a Garconne,
(proto) femministe e combattive.
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Lo sviluppo di mass media come cinema e radio e la costruzione delle prime automobili, sinonimo
di indipendenza, contribuiscono all'accrescersi di una coscienza femminile, che lotta per
l'emancipazione, raggiungendo peraltro notevoli traguardi, più che politici (bisognerà aspettare
vent'anni circa per il suffragio universale) sulla morale tradizionalista dell'epoca.
Il personaggio ricorrente del piccolo orfano
In un contesto come questo buona parte del ceto medio rinasce respirando aria di modernità
materiale e intellettuale, cresce l'accessibilità dei beni di consumo e l'interesse estetico, nascono in
risposta nuovi hobby. Gli Stati Uniti si confermano il paese più ricco del mondo e il popolo ne
approfitta per vivere in maniera frizzante e alleviare le ferite della guerra.
A sinistra Jackie Coogan in Il monello, a destra quattro anni dopo in Old clothes
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Non tutti però, trovano presto un sollievo alle scottature interiori del dopoguerra, anzi risentono del
post conflitto ad un livello terribilmente concreto. Personaggi come Il monello, piccoli attori come
Jackie Coogan e registi come Charlie Chaplin, ricordano “l'altra metà dell'occidente” (ma
soprattutto dell'Europa, Il monello è ambientato nella città natia di Chaplin, Londra, che porta
maggiormente gli strascichi del conflitto), quella di bambini orfani e disadattati o con famiglie che a
stento riescono a nutrire la prole.
1 Da sinistra a destra fonti: http://formerchildactors.com/jackie-coogan/; http://acertaincinema.com/media-
tags/jackie-coogan/
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Charlot, affermatosi già da qualche anno nel panorama cinematografico occidentale, proprio con
The Kid, primo suo lungometraggio, si vede consacrato come il più geniale comico dell'epoca.
Attraverso questo film riesce, nello stesso modo in cui farà in seguito con opere come Tempi
moderni (Modern time, C. Chaplin, 1936), sulla crescita industriale o Il grande dittatore (Great
Dictator, C. Chaplin, 1940), sulla situazione politica di un'epoca, a diramare contenuti delicati, in
questo caso sociali, con leggerezza e comicità.
Quest'ultima sicuramente risulta il mezzo più potente (oltre che già tipico dell'autore) per riuscire a
sensibilizzare più popoli sulla condizione infantile.
Il giovanissimo Coogan diviene così l'incarnazione della povertà che colpisce i bambini inglesi del
dopoguerra, una personalità che Francesco Pitassio nell'approfondire in Attore/Divo il rapporto fra
cinema e classi sociali chiama tipo moderno, “un essere umano catalogabile, comparabile,
ascrivibile a una classe sociale[...]”
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Gli spettatori statunitensi ed europei riescono perciò tramite la figura irresistibile del Monello ad
accettare, conoscere e prendere a cuore la realtà che egli vive.
Jackie Coogan a 16 anni in Huckleberry Finn
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L'Inghilterra non è da meno, si commuove e persino ride dinanzi ad una storia in verità drammatica
e soprattutto personalmente a loro vicina.
John Coogan in seguito al clamoroso successo di The kid, diverrà presto per tutto l'occidente
2 Francesco Pitassio, Attore/Divo, Milano, Le dighe, 2003, pag 21
3 Fonte http://acertaincinema.com/media-tags/jackie-coogan/
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semplicemente il piccolo Jackie e la sua immagine sarà associata lungo l'intera carriera infantile e
addirittura adolescenziale a quella dell'orfanello dolce, ingegnoso e non troppo sorridente.
Dal Monello a Huckleberry Finn passando per Oliver Twist e Old Clothes (E. Cline, 1925), Jackie
vestirà rigorosamente camicie logorate, pantaloni larghi e luridi spesso a salopette e un simpatico
cappello a incorniciargli vistosamente il volto.
La ricorrenza di ruoli così simili, accentuata dalla tipicità e ripetitività del vestiario, deriva da
un'incapacità dello spettatore di separasi del ruolo che ha lanciato quella che dopo il 1921 sarà la
prima star bambina della storia del cinema.
Finché è ragazzino Jackie Coogan recita quindi in svariati film, almeno una decina quelli di rilievo,
perlopiù impersonando parti da protagonista. Sebbene la sua carriera in età adulta stenti a decollare
(piaga perenne tra la gran parte dei bambini prodigio), il suo destino lavorativo fino quasi ai
vent'anni risulta favorevole.
Si può fare un'ipotesi, sulla causa di tale continuità lavorativa, prendendo come paragone la carriera
delle altre decine di bambini attori di successo e il profilo di Jackie Coogan personaggio del cinema
e divo.
Coogan innanzitutto interpreta un carattere ben definito, non un bambino qualunque, anzi. Tale
elemento solitamente fa si che le parti date agli attori siano purtroppo molto limitate e simili tra loro
ed effettivamente per Coogan così è stato ma va considerato che siamo in un'epoca in cui film di
formazione con ragazzine e ragazzini orfani non sono una rarità e quindi il risultato è che la sua
frequenza sul grande schermo sia davvero insistente. Pellicole di questo tipo sono frequenti e molto
amate dal pubblico infantile e adulto fino alla rivoluzione della New Hollywood (pensiamo a Giochi
proibiti, Jeux interdits, di Réne Clément del 1952 o Il giardino segreto, tanto è che quest'ultimo ha
avuto più versioni). Coogan quindi, che ben si è dimostrato abile nel capolavoro The Kid, viene
intelligentemente sfruttato nei film successivi, assicurando a registi e produttori una buonissima
presenza nelle sale, visto l'affetto del pubblico nei suoi confronti e le convenzioni del cinema
mainstream che “concentrano la propria attenzione sulla forma umana, [...] la curiosità e il desiderio
di guardare si sovrappongono a una fascinazione per la similitudine e il riconoscimento”
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Il giovane attore è divenuto un divo e ha originato un media franchise intelligente e forte, come
testimoniano i vari prodotti costruiti su di lui (dagli abiti alla cancelleria) e la casa di produzione
che nascerà in seguito al suo successo, la Jackie Coogan productions. Evidentemente, come
sottolinea l'autore Leslie Wolson in una biografia dedicata all'attore
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, è difficile comprendere l'entità
4 L. Mulvey, Visuale Pleasure and narrative cinema, New York, ,Leo Braudy e Marshall Cohen, 1975, pag 9
5 Leslie Wolfson, Jackie Coogan, America's first child superstar, Baltimore, Publish America, 2011
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