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INTRODUZIONE
La questione energetica è da sempre, in ogni era ed in ogni luogo,
strettamente connessa alle attività umane. Dalla disponibilità e dalla
capacità di utilizzare energia, infatti, dipendono le opportunità di
crescita e di sviluppo economico e sociale delle popolazioni, le quali da
sempre sono impegnate a contendersene l'approvvigionamento e la
possibilità di sfruttamento. Le crisi petrolifere che investirono il mondo
negli anni settanta dimostrarono allora la fragilità dei sistemi produttivi
che dipendevano fortemente dalle importazioni di materie prime
energetiche, la spirale inflazionistica abbattutasi sul prezzo del greggio
fino al 2007, portando il prezzo del barile a sfiorare i 150$, ne ha
confermato oggi la sua attualità.
La forte volatilità dei prezzi e la dipendenza dalle importazioni
hanno posto la questione energetica all'ordine del giorno nelle agende
dei governi degli Stati della Comunità Europea, chiamati a collaborare
sullo scacchiere geopolitico internazionale per garantirsi l'accesso alle
risorse in un mercato che non penalizzi la competitività delle proprie
imprese.
Accanto ai problemi legati all'approvvigionamento vi è il tema
della sostenibilità ambientale legata al loro utilizzo, soprattutto per
quanto riguarda le materie prime energetiche fossili come il petrolio e
il carbone. I rapporti di valutazione periodicamente diffusi dall'IPCC
(Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organo delle Nazioni
Unite che studia il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici,
hanno sempre posto l'accento sulla necessità di ridurre le emissioni di
gas effetto serra e la loro concentrazione nell'atmosfera, ritenuti la
causa del forte innalzamento di temperatura rilevato negli ultimi
decenni sul pianeta. Per prevenire conseguenze catastrofiche ed
irreversibili sul clima, si deve sicuramente procedere ad una profonda
rivalutazione del sistema energetico mondiale e una rapida
trasformazione verso approvvigionamenti energetici a basso contenuto
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di carbonio, efficienti e quanto più possibile rispettosi dell'ambiente.
La sicurezza dell'approvvigionamento, la competitività e la
sostenibilità rappresentano dunque le sfide per il conseguimento degli
obiettivi economici, sociali e ambientali di ogni sistema economico e
produttivo. Anche la politica energetica comune dell'Unione Europea,
non ancora definita ma strutturata nei suoi principi essenziali, si fonda
su questo paradigma.
È dalla ratifica del Protocollo di Kyoto, avvenuta il 31 maggio del
2002, che la Comunità europea ha gettato le premesse per la
costruzione di una vera politica comune nei confronti dei problemi
ambientali e di approvvigionamento legati all'energia. Il successivo
libro verde sull'energia, emanato dalla Commissione nel marzo del
2006, ha posto le fondamenta della politica energetica comune, che
dovrà articolarsi intorno a tre obiettivi principali: garantire la sicurezza
dell'approvvigionamento energetico, assicurare la competitività per le
imprese europee e, non da ultimo, favorire la sostenibilità ambientale.
Da allora l'indirizzo politico e le azioni poste in essere dalle istituzioni
europee si sono dirette, con sempre maggiore convinzione, verso la
diversificazione delle fonti e verso la promozione delle energie
rinnovabili, mentre diventava sempre più evidente quanto anche la
razionalizzazione nell'uso finale dell'energia potesse contribuire al
risparmio energetico e dunque anche alla salvaguardia dell'ambiente e
dell'economia.
Allo scopo di affrontare i problemi ambientali derivanti dal
consumo di combustibili fossili, e per sostenere l'autosufficienza e la
sicurezza energetica, le istituzioni e tutti gli Stati della Comunità
Europea sono impegnati al miglioramento dell'efficienza energetica
negli usi finali dell'energia, fattore indispensabile all'avanzamento e
allo sviluppo futuro delle fonti d'energia rinnovabili. Il settore degli
edifici residenziali è chiamato a ricoprire un ruolo chiave nel
raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica complessivi,
considerato soprattutto il peso che ha per quanto riguarda i consumi
finali. Lo stock di edifici esistenti nei paesi europei incide per oltre il
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40% dei consumi finali di energia dell'Unione, dei quali gli edifici ad
uso residenziale rappresentano il 63% di tutto il settore. Di
conseguenza un aumento delle performance energetiche degli edifici
potrebbe costituire uno strumento importante per allentare la
dipendenza dalle importazioni di energia, e un passo avanti verso i
livelli di emissione di anidride carbonica richiesti dai trattati
internazionali. In questo senso viene emanata nel 2002 la direttiva
numero 91 sull'efficienza energetica degli edifici, completamente
recepita nell'ordinamento legislativo degli Stati membri il 4 gennaio del
2006.
Statisticamente gli Stati membri con il più alto consumo finale di
energia negli edifici residenziali e terziari sono la Germania, il Regno
Unito, la Francia e l'Italia; in termini di percentuale espressa dal
rapporto tra consumo finale di energia nel settore edilizio e consumo di
energia totale, il primato spetta però ai nuovi stati membri dell'Europa
orientale.
Sono presenti sul territorio europeo circa 196 milioni di abitazioni,
delle quali più del 50% sono state costruite prima del 1970, e circa 1/3
tra il 1970 e il 1990. Il tasso annuale di costruzione di nuove abitazioni
espresso in percentuale dello stock esistente va dallo 0,3% della
Svezia al 3,5% dell'Irlanda, con un tasso medio dell’1,1%, mentre il
tasso annuale di rimpiazzo delle abitazioni in Europa è solo dello
0,07%. Per questo motivo l'attenzione maggiore è concentrata sul
mantenimento e sulla riqualificazione energetica del parco edifici
esistente. Oltretutto bisogna considerare che circa il 70% degli edifici
residenziali esistenti hanno più di trenta anni e che la costruzione di
circa il 35% risale a più di mezzo secolo fa. Questa considerazione è
assolutamente importante se consideriamo che le prime
regolamentazioni circa l'efficienza energetica dell'involucro edilizio
risalgono ai primi anni settanta, in concomitanza con la prima crisi
energetica. Senza considerare che si stima la presenza di oltre 10
milioni di caldaie domestiche vecchie di venti anni con bassissime
prestazioni e altissimo impatto ambientale. Migliorare la condizione dei
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vecchi edifici esistenti offre l'opportunità di adottare misure ottime dal
punto di vista costi/benefici incoraggiando la loro trasformazione in
direzione di una maggiore efficienza e sostenibilità ambientale, con
esternalità positive di natura economica e sociale. Pensando alla
ricchezza del territorio italiano si può senz'altro considerare la
conservazione dell'eredità architettonica e culturale del paesaggio il
primo beneficio ottenibile da una politica di riqualificazione degli edifici
esistenti, cosa che però non esclude i vantaggi economici di tale
strategia. In molti casi la ristrutturazione costa molto meno della
demolizione e ricostruzione di un edificio esistente, a maggior ragione
se si quantificasse il danno irreparabile dal punto di vista sociale e
culturale che la trasformazione radicale del territorio porterebbe con
sé.
Dunque la vera sfida per l'effettiva realizzazione degli obiettivi
posti dalle normative nazionali ed europee sull'efficienza energetica
degli edifici è la riqualificazione dello stock esistente in modo che gli
utilizzi di energia da fonti non rinnovabili siano minimi, che di
conseguenza siano basse le emissioni inquinanti di risulta, che migliori
la salubrità degli ambienti interni, e che tutto avvenga a mezzo di
accettabili costi operativi e d'investimento.
Nel primo capitolo della tesi sono descritte e analizzate le
tecniche, i materiali e gli impianti disponibili oggi nel campo della
riqualificazione energetica degli edifici. Vengono prese in
considerazione le tecnologie applicabili all'involucro edilizio, nella
componente opaca e trasparente (rispettivamente i muri e le finestre),
e i sistemi di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua
calda sanitaria; per ognuna di queste sono messe in evidenza le
possibili applicazioni, le tecniche di realizzazione, i vantaggi, le criticità,
e dove possibile gli aspetti economici e ambientali dell'eventuale
applicazione. Il secondo capitolo analizza l'iter normativo che dalla
direttiva 2002/91/CE arriva al recepimento nella legislazione italiana
con la legge n. 192/2005 e relativi decreti attuativi. In questa parte
ampio spazio è dedicato a due degli strumenti più importanti per
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l'attuazione della normativa: la certificazione energetica degli edifici e
il sistema d’incentivi messo in piedi con la legge Finanziaria del 2007
dal governo Prodi. Nello stesso capitolo si approfondisce anche
l'aspetto federale della legislazione, con una panoramica sull'attuale
stato di recepimento della normativa in materia d’efficienza energetica
degli edifici in tutte le Regioni d'Italia.
L'ultimo capitolo della tesi invece è dedicato ad un'analisi
sperimentale con l'obiettivo di capire quali sono i margini di
miglioramento che la riqualificazione energetica può offrire in un
contesto urbano come la città di Roma. Viene realizzata sottoponendo
due edifici-tipo, rappresentativi di tipologie architettoniche ante e post
i primi regolamenti sull'efficienza energetica degli anni '70, a vari
interventi migliorativi, monitorandone i progressi attraverso la
certificazione energetica dell'immobile, e svolgendo un'analisi
economica degli investimenti realizzabili.
L’analisi di un edificio realmente esistente, infine, sarà utile per
mostrare le potenzialità della tecnologia solare applicata agli edifici
residenziali in termini di efficienza energetica.
Oltre alle considerazioni tecnologiche ed economiche sugli
interventi in questione, si analizzerà anche la potenzialità strategica
della certificazione energetica degli edifici, uno strumento che
dovrebbe riuscire ad orientare il mercato delle abitazioni dando valore
economico all'intangibile efficienza energetica delle case.
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CAPITOLO 1
- L’efficienza energetica dell’ «involucro edilizio» -
1.1 "L'INVOLUCRO EDILIZIO"
Nella percezione comune il concetto di risparmio di energia viene
solitamente associato ai soli costi che gravano sulla bolletta
energetica, cioè a quello che si paga per la climatizzazione in inverno
ed estate degli ambienti interni e per l'utilizzo delle apparecchiature
elettriche all'interno dell'abitazione. Sfugge però all'utente medio la
considerazione di quanto incidano sul calcolo finale della propria spesa
energetica le modalità e le tecniche di costruzione dell'involucro
edilizio. L'involucro edilizio è un elemento architettonico che delimita e
conclude perimetralmente l'organismo costruttivo e strutturale. La sua
funzione è quella di mediare, separare e connettere l'interno con
l'esterno, costituendo anche un elemento ambientale che delimita e
identifica gli spazi esterni circostanti. Le forme e le funzioni
dell'involucro edilizio sono ampiamente cambiate nel corso del tempo.
Dai prodotti legati alla tradizione locale come la pietra ed il legno, fino
all'utilizzo di nuovi materiali come acciaio e vetro svincolati dalla
tradizione, gli involucri moderni risultano oggi in grado di controllare
dinamicamente i flussi energetici, governandoli in funzione delle
esigenze del comfort abitativo
1
. L'involucro edilizio costituisce quindi la
somma delle superfici fisiche direttamente a contatto con l'ambiente
esterno, che analogamente ad una membrana cellulare, svolgono le
funzioni di regolazione e controllo degli scambi di materia ed energia
con l'esterno. Proprio il cambiamento di prospettiva da elemento
architettonico di sola protezione ad elemento funzionale e dinamico
capace di sfruttare le condizioni atmosferiche esterne per l'interno, ha
spinto il progresso e la sperimentazione tecnologica alla ricerca di
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"L'involucro edilizio, evoluzione della progettazione e del processo realizzativo" Francesco
Fiorito, Giovanni Fuzio. Atti del convegno "L'involucro edilizio tra innovazione e sostenibilità" Bari
24 aprile 2004.
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nuove soluzioni capaci di ottimizzare le interazioni dinamiche tra fattori
atmosferici e microambiente interno. L'efficienza energetica
dell'involucro abitativo risulta quindi direttamente proporzionale alla
capacità di compensazione e isolamento dalle temperature esterne
della struttura, efficienza energetica da cui dipende poi a stretto giro il
risparmio energetico complessivo dell'abitazione. Appare evidente
come, là dove ricercate in fase di progettazione, le migliori
performance energetiche dell'involucro abitativo siano riscontrabili in
edifici di nuova costruzione; in primo luogo perché realizzati secondo le
recenti normative più sensibili alla questione dell'energy saving, ma
soprattutto perché ottenute con materiali e tecniche più
all'avanguardia nel campo dell'isolamento termico
2
. Occorre
sottolineare però come anche nelle ristrutturazioni di edifici già
esistenti siano conseguibili dei risultati di primo ordine in termini di
efficienza e risparmio energetico. Non a caso la ristrutturazione di
edifici già esistenti è l'argomento centrale di questo lavoro, in quanto è
proprio dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente che
si attendono i più importanti risultati in tema di risparmio energetico, e
ad essa sono dedicati esclusivamente gli incentivi fiscali varati dalla
Legge Finanziaria del 2007 a favore dei privati e delle imprese che
migliorano le prestazioni energetiche degli edifici in cui risiedono o
operano.
Di seguito vengono presi in considerazione separatamente le
strutture che costituiscono l'involucro edilizio sulle quali intervenire:
pareti, strutture orizzontali, coperture, e finestre. Un approfondimento
separato meritano invece le caratteristiche e le potenzialità dei
materiali isolanti utilizzati negli interventi.
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Il D. Lgs 192 del 19/8/2005 e le successive integrazioni stabiliscono i criteri di efficienza
energetica che gli edifici di nuova costruzione devono rispettare. Per edificio di nuova costruzione
(art.2, comma 1, lettera b) si intende un edificio per il quale la richiesta di permesso di costruire
o denuncia di inizio attività, sia stata presentata successivamente al 8/10/2005. Di converso, lo
stesso decreto definisce gli edifici iniziati prima di tale data come edifici esistenti. Il principale
vincolo costruttivo al progetto e alla costruzione di nuovi edifici è quello di precisi limiti al
fabbisogno di energia primaria annua per la climatizzazione invernale come chiarito dall' "allegato
A" alla legge. La norma specifica inoltre che tutti gli edifici di nuova costruzione siano dotati di
certificazione energetica. Rimando al capitolo 2 per gli approfondimenti di tutti gli aspetti
legislativi.
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1.2 GLI ELEMENTI OPACHI: LA PARETE
Le pareti sono gli elementi architettonici verticali presenti in un
edificio, composte da un volume piano dallo spessore ridotto rispetto
alla lunghezza e alla larghezza. Possono avere un andamento rettilineo
o ondulato, delimitando lo spazio di un edificio e suddividendolo
internamente.
Le pareti di un edificio si dividono innanzitutto tra le pareti
portanti, che sostengono e scaricano a terra il peso della costruzione, e
le pareti non portanti, che a loro volta possono essere classificate tra:
1. Tamponature, che dividono l'interno dall'esterno in fabbricati
sorretti da una struttura intelaiata
2. Tramezzi, che dividono gli ambienti interni
Il tipo di parete che più interessa per lo studio dell'efficienza
energetica dell'edificio rimane comunque la parete perimetrale, sia che
essa rappresenti una parete portante, sia che essa rappresenti la
tamponatura di un edificio retto da una struttura a telaio. Ai fini del
nostro discorso sarà tuttavia più utile riferirci esclusivamente al
secondo tipo visto che il telaio strutturale costituisce per ragioni
storiche e d'importanza pratica la struttura per eccellenza dell'attuale
patrimonio edilizio urbano.
Nello specifico le tamponature possono essere monostrato,
formate cioè da un unico blocco in laterizio o in calcestruzzo, oppure
tamponature pluristrato, costituite da più strati di materiali con diverse
funzioni. Negli edifici civili ad uso abitazione la tamponatura risulta
determinate per la prestazione termica dell'involucro abitativo, ovvero
la capacità di mantenere al suo interno il calore nella stagione
invernale e il fresco nella stagione estiva, o più semplicemente
l'attitudine a limitare il più possibile lo scambio termico con l'esterno.
Maggiore quindi è la capacità d'isolamento di una parete, maggiore è
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la sua efficienza energetica. Per ovvi motivi quindi, le pareti perimetrali
dovrebbero essere composte da materiali in grado di ridurre le
dispersioni termiche. I diversi materiali che compongono una parete
pluristrato sono caratterizzati da una diversa capacità di isolamento, la
cui somma costituisce la cosiddetta resistenza termica della parete.
Allo stesso tempo questi materiali risultano permeabili ad una
determinabile quantità di calore che li attraversa, proprietà detta della
trasmittanza termica del materiale
3
.
Per molto tempo e fino a non molti anni fa la parete pluristrato
era essenzialmente composta da una doppia muratura di mattoni
forati, quella esterna più spessa (circa 25 cm) e quella interna più
snella (circa 8 cm), separati da un'intercapedine non ventilata d'aria di
spessore pari a 4 cm, il tutto finito con intonaco interno ed esterno per
uno spessore finale di 40 cm. L'accorgimento mirato all'isolamento
termico di questo tipo di pareti è solo quello della camera d'aria, a
patto che questa non superi i 5 cm divenendo capace così di innescare
moti convettivi all'interno della parete e agevolando lo scambio termico
tra esterno e interno. Oggi, che la consapevolezza e la sensibilità verso
le tematiche energetiche ed ambientali si è notevolmente rafforzata in
tutti gli ambiti e i settori della produzione, il legislatore si è fatto carico
di dettare una disciplina più stringente anche nel settore edilizio,
imponendo ai costruttori e ai proprietari nuovi e più stringenti limiti di
prestazione termica degli edifici. Il rispetto dei nuovi vincoli tecnici
impone una riconsiderazione del ruolo della tamponatura, della sua
dimensione e dei materiali utilizzati, che grazie all'evoluzione
tecnologica oggi sono tanti e con diverse caratteristiche, e soprattutto
adattabili alle più svariate esigenze per quel che riguarda le
ristrutturazioni di edifici esistenti.
Sulle "vecchie" pareti è infatti possibile apportare diversi
interventi di miglioramento, sia per modalità d'esecuzione che per
costo dell'operazione. Il risultato è che ad ispirare la scelta saranno
essenzialmente l'analisi delle caratteristiche costruttive dell'edificio e il
3
Le definizioni di resistenza e trasmittanza termica si trovano nell’ appendice 2.
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suo posizionamento fisico, oltre che naturalmente dalla scelta dei
materiali utilizzati nella realizzazione delle pareti stesse.
In base alle specificità di una costruzione, gli interventi
riguardano due componenti principali:
1. L'isolamento termico: che si opera con lo scopo di aumentare
la resistenza termica della parete, diminuendo in pratica la capacità di
conduzione del calore. La messa in opera dell'isolamento può avvenire
sulla parte esterna della parete, sulla parte interna o
nell'intercapedine.
2. L'aumento della massa termica: operazione che concerne in
questo caso la capacità della parete di immagazzinare il calore, il
tempo con il quale il flusso di calore l'attraversa e le caratteristiche di
inerzia termica della struttura.
La conoscenza, attraverso una stratigrafia dell'involucro abitativo,
della tecnica costruttiva e dei materiali che compongono la parete sarà
quindi utile per determinare la tecnica di isolamento più efficace
avente per scopo la riduzione della trasmittanza termica e
l'eliminazione dei ponti termici. Gioca un ruolo importante nella fase di
scelta anche l'esposizione che l'involucro abitativo possiede e la zona
climatica di appartenenza. Volendo infatti risolvere un problema di
raffreddamento, per esempio, ci si concentrerà maggiormente sulla
parete esposta a nord, mentre, in presenza di un problema di
riscaldamento, si applicheranno in misura maggiore misure correttive
alle pareti esposte a sud. Istituite dal D.P.R. del 26 agosto 1993 n. 412
e riviste dalle successive normative in materia, le zone climatiche di
appartenenza sono invece fondamentali perché posseggono dei valori
limite in termini di fabbisogno energetico dell'abitazione.
Questi valori-soglia sono determinanti per la scelta dell'intervento
poiché ne determinano l'efficacia, considerato soprattutto che ai