UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in Infermieristica
Elaborato finale di: Alessandra Iannello
Relatore: Dr. Giovanni Citterio
L’efficacia della relazione d’aiuto nella riduzione del distress psicologico del
paziente con patologia oncologica sottoposto a terapia chemioterapica
ABSTRACT
Background: Sottoporsi alla diagnosi di tumore ed al trattamento chemioterapico sono
eventi associati ad un’alta prevalenza di distress psicologico, il quale determina ansia e
depressione, influenzando così negativamente la qualità di vita correalata alla salute.
Queste sono le motivazioni per cui il distress psicologico (od emotivo) è stato
riconosciuto quale sesto segno vitale ed il suo screening dovrebbe diventare una priorità
all’interno dell’iter diagnostico-terapeutico in Oncologia.
Materiali e metodi: Obiettivo: indagare la responsabilità dell’infermiere coinvolto
nella relazione d’aiuto con il paziente affetto da patologia oncologica e sottoposto a
trattamento chemioterapico e verificare l’efficacia di tale relazione nella riduzione del
distress psicologico, valutando l’impatto di tale relazione terapeutica sugli individui e
sulla loro qualità di vita percepita. Disegno: revisione narrativa della letteratura
scientifica utilizzando le banche dati di Pubmed, Cinahl, PsycInfo, Scopus e Cochrane,
condotta dall’agosto 2017 al gennaio 2018. Criteri di inclusione: presenza delle key
words in titolo/abstract/key words; pertinenza alla tematica di interesse; lingue Inglese,
Italiano e Francese; accessibilità al testo completo; specie umana del campione preso in
analisi; anni di pubblicazione 2000-2017. In totale sono stati selezionati ed analizzati 70
articoli.
Risultati: dai dati che questa ricerca porta alla luce emerge che la tendenza alla
positività (comprendente ottimismo, alti livelli di resilienza, significato della propria vita
e benessere spirituale, speranza, strategie di coping funzionale) è collegata ad un
migliore adattamento nel tempo dei pazienti oncologici, e viene anche associata ad una
migliore qualità di vita, benessere e salute psicologica e mentale ed un miglior
atteggiamento nell’affrontare l’esperienza di malattia.
Conclusioni: il personale infermieristico gioca un ruolo principale in ogni passo del
percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti oncologici sottoposti a cicli chemioterapici,
sia mediante informazioni sia l’educazione dei pazienti, e soprattutto attraverso il
support emotivo: secondo quanto risulta dalla ricerca effettuata stabilire una relazione
d’aiuto tra infermiere e paziente aiuta a ridurre i livelli di distress psicologico, migliorando
la qualità di vita percepita dai pazienti stessi. Al fine di raggiungere questo scopo il
personale infermieristico dovrebbe collaborare per creare un ambiente terapeutico
basato su fiducia, empatia e fondamentalmente comunicazione, all’interno di un modello
di cure incentrate sul paziente.
Parole chiave: cancer patient, chemotherapy, ambulatory care, helping behaviour,
helping skill, coping skill, coping behaviour, social support, emotional distress, nursing
care, psychological distress, quality of life.
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INTRODUZIONE
La patologia neoplastica affligge gli individui malati e le loro famiglie tanto dal punto di
vista fisico quando da quello psico-sociale, fino a spingere a prendere in considerazione
il distress psicologico al pari di un parametro vitale per valutare la salute e il benessere
di un paziente (Bultz et al., 2006). Per distress psicologico, od emotivo, si intende un
disagio psicologico non dipendente in modo primario da un disturbo psicopatologico, ma
generato dalla situazione traumatizzante della malattia (Società Italiana di Psico-
Oncologia, 1998).
Diverse le problematiche riguardanti il quotidiano riscontrate dai pazienti in
chemioterapia, che possono essere raccolte in quattro macroaree principali: emozionale
e spirituale (quali ansie e preoccupazioni), pratica (dai lavori di casa all’organizzazione
dei trasporti in vista dei trattamenti), fisica e del nucleo familiare (dal rapporto con il
partner a quello con gli eventuali figli) (Loscalzo et al., 2007).
All’incirca il 20-30% dei pazienti oncologici sperimenta un livello clinicamente rilevante
di ansia e/o depressione in risposta sia alla malattia sia al trattamento chemioterapico
(Mattsson et al., 2013), mentre più precisamente il 16-25% solo in Italia mostra sintomi
di distress psicologico (Costantini et al., 2006). Questi numeri sono da confrontare alle
cifre di nuove diagnosi di tumore maligno-infiltrante, che in Italia si aggirano attorno ai
1000 casi ogni giorno (Associazione Italiana di Oncologia Medica e Associazione Italiana
Registri Tumori – AIOM e AIRTUM, I numeri del cancro in Italia 2016, 2016).
La necessità di iniziare un trattamento di chemioterapia, in aggiunta alla diagnosi di
tumore, riduce la capacità della persona di assorbire informazioni ed educazione
riguardanti malattia, terapia e gestione dei sintomi ad esse correlati (Portz et al., 2014);
senza contare che il distress psicologico, insieme ad altri fattori quali il peso della
sintomatologia cronica, i continui contatti con l’ambiente ospedaliero e le modificazioni
socio-relazionali, influenzano negativamente la qualità di vita dei pazienti oncologici
(Padrnos et al., 2015).
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La sintomatologia fisica del paziente in chemioterapia
Mentre soluzioni come la radioterapia e gli interventi chirurgici sono trattamenti locali
implicanti eventuali sequele sempre a livello perlopiù locale la chemioterapia corrisponde
ad una terapia sistematica, la quale si protrae per mesi, se non anni, e comprende una
serie di effetti avversi non indifferenti, che possono colpire negativamente il paziente in
diversi modi.
Vi è inoltre la necessità di mantenere sotto controllo, laddove possibile, e comunque
gestire questi effetti avversi, poiché l’interruzione della chemioterapia andrebbe a
danneggiare sia le probabilità di un esito positivo del trattamento sia il prolungamento
della sopravvivenza con una miglior qualità di vita della persona.
Sono gli effetti collaterali del trattamento grande fonte di preoccupazione (e spesso
appunto di ansia) per i pazienti, nonostante questi varino da persona a persona, e da
chemioterapia a chemioterapia; senza contare che negli ultimi tempi i farmaci ancillari
somministrati prima del farmaco chemioterapico vero e proprio hanno ridotto in modo
tangibile il peso degli effetti temuti, e che questi spesso restano limitati alla durata del
trattamento stesso.
Fatigue, una stanchezza caratteristica della patologia neoplastica particolarmente
intensa e prolungata, una mancanza di energie che permane nei giorni successivi
alla terapia e che finisce per influire notevolmente sulla resistenza all’attività fisica
e ripercuotersi dunque su qualsiasi azione quotidiana dell’individuo malato. Il
paziente riferirà di sentirsi debole e privo di forze, anche a riposo –specialmente
con l’avanzare delle cure e della patologia.
La sensazione di fatigue viene peggiorata ed incrementata da altri sintomi, quali
l’inadeguato ciclo di riposo-sonno e la conseguente sensazione di rallentamento
e sonnolenza, l’inappetenza e l’alimentazione ridotta, il diminuito numero di
globuli bianchi e l’eventuale anemia.
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Nausea e vomito, motivo per cui i farmaci ancillari che anticipano la terapia
antineoplastica comprendono un antiemetico. La nausea soprattutto in passato
era la principale fonte di malessere per i pazienti sottoposti al trattamento; ed è
tanto importante da dare origine anche alla nausea cosiddetta anticipatoria, che
assale il paziente prima ancora dell’inizio della terapia.
Questo genere di sintomi causa anche rischio di scarsa compliance da parte del
paziente che può decidere di interrompere il trattamento.
Inappetenza, una perdita dell’appetito concentrata perlopiù lungo la durata del
trattamento.
L’alimentazione più in generale però viene messa notevolmente a rischio dalla
formazione eventuale di infiammazioni ed ulcere a livello del cavo orale, che
possono quindi ostacolare l’assunzione pratica del cibo; dall’alterazione del gusto
a causa di alcuni medicinali –che può risultare più amaro, o addirittura metalico.
Diarrea e stipsi, laddove il secondo sintomo viene aggravato dalla perdita di
appetito, dagli scarsi attività fisica e movimento praticati dall’individuo, dal gusto
modificato che può anche a minare le capacità culinarie della persona, da nausea
e vomito.
Infezioni, anemie e correlati sanguinamenti, poiché leucopenia, riduzione del
numero dei globuli rossi e delle piastrine sono correlate alla terapia
chemioterapica stessa. Per questo possono essere non di rado necessarie
trasfusioni di sangue od emocomponenti.
Indebolimento e caduta di capelli, e peli corporei, conseguenza solitamente
prima fonte di preoccupazione nelle pazienti di sesso femminile, per quanto
reversibile. In ogni caso determina per l’individuo il principale tratto caratteristico
e visibile capace di denunciare alla società la propria condizione di malattia.
Non si tratta solamente dello shock causato dal cambiamento –a volte estremo-
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della propria immagine corporea (sintomo comunque già di per sé dal notevole
impatto sul distress psicologico della persona) ma anche di un segno tangibile e
di un continuo memento per l’individuo del proprio essere malato, nello specifico
etichettabile dal mondo esterno come “malato di cancro”.
Anche la pelle subisce modificazioni nella sua sensibilità ed idratazione, così come
le unghie, che tendono a seccarsi, striarsi e scheggiarsi.
Disturbi della sessualità e danneggiamento della fertilità: sintomi che si
appoggiano non solo al lato psicologico del paziente ma anche fisico – per
esempio la secchezza della mucosa vaginale.
I farmaci chemioterapici portano ad effetti teratogeni, da cui deriverebbero
malformazioni ad eventuali feti concepiti durante il periodo di trattamento.
I pazienti in età giovane e fertile si trovano davanti alla scelta di conservare i
propri ovuli od il proprio sperma nell’eventualità di un futuro dove desiderano
avere figli –prospettiva sicuramente non superficiale da affrontare e aggiungere
al peso già presente della malattia e delle cure.
Generalmente i sintomi fisici maggiormente accusati sono la fatigue (indifferentemente
correlata alle cure chemioterapiche o alla patologia di base sottostante), l’alopecia e la
costipazione, mentre i più problematici la nausea, la perdita di gusto (lamentata in
maggioranza dalle donne in quanto minante la loro capacità in cucina) e le parestesie.
Donne sottoposte a chemioterapia a causa del tumore al seno riferiscono anche dopo
due o tre anni dalla diagnosi effetti persistentemente negativi sulla qualità di vita
percepita correlati alla modificazione dell’immagine corporea.
Raramente la sintomatologia colpisce i pazienti oncologici in modo isolato, tanto che si
parla di symptom clusters per indicare un gruppo di tre o più sintomi concorrenti e
correlati gli uni agli altri, ma che non per forza possiedono la medesima eziologia (Dodd
et al., 2001). Un cluster di sintomi comprende per l’appunto fatigue, dolore, ansia e
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depressione, ed è questo gruppo su cui verranno focalizzati gli approfondimenti
successivi.