CAPITOLO SECONDO
Politiche dell’educazione sessuale
in Italia e in Europa
1. Introduzione
L’educazione sessuale in Italia e in Europa è strettamente collegata al concetto di salute sessuale.
Una crescente attenzione da parte delle politiche educative dei stati membri ha portato a
prendere posizione ed avviare pratiche in tale senso nel vecchio continente.
Il costrutto di “salute” integra in tal senso pratiche di igiene con la cura di sé, degli altri e
dell’ambiente circostante perché possa appunto essere salutare per i cittadini di quel contesto.
L’educazione sessuale pertanto si colloca in questo ampio orizzonte di cura e prevenzione, anche
se le peculiarità del tema ne moltiplica le accezioni e le applicazioni. Le cornici etiche che
supportano i programmi possono infatti sbilanciarsi tra restrittive implicanze morali e permissive
informazioni a tutto campo.
Questa sembra essere la macro-definizione infatti di due categorie, una più generale che intende
l’educazione sessuale come un processo ampio di significazione della crescita umana e una più
specifica da intendersi come trasmissione di informazioni peculiari.
Un programma educativo è comunque e sempre un processo di formazione e di sviluppo della
persona al mondo dei valori (Veglia 2004), pertanto anche l’educazione sessuale non può
prescindere da una combinazione di informazioni specifiche e un accompagnamento alla
significazione all’interno di una visione del mondo più ampia.
2. Aspetti legislativi ed educativi: Una panoramica Europea
In Europa l’educazione sessuale viene considerata uno strumento per garantire la salute fisica e
psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle
malattie.
L’educazione sessuale “è obbligatoria in tutti i paesi dell’Unione tranne che in Italia, Bulgaria,
Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito (Policies for Sexuality Education in the European
Union,2013)”. Le best practices vengono attuate in Benelux, paesi scandinavi, Francia e Germania.
Possiamo individuare quattro categorie rispetto alle normative di riferimento:
Paesi con riferimento legislativo specifico per l’educazione sessuale (Benelux, Portogallo,
Germania, Gran Bretagna, Svezia e Danimarca)
Paesi dove i riferimenti sono circolari ministeriali (Francia e in Austria la Sexualerziehung è
legge dal 1970 con delle macro linee guida e poi personalizzata dai differenti istituti)
Paesi dove l’educazione sessuale è integrata nei programmi scolastici senza indicazioni
legislative precise (Irlanda e Finlandia)
Paesi senza quadro normativo di riferimento e azione diretta delle agenzie private o
all’interno di altri percorsi educativi (Spagna, Italia)
In una analisi della panoramica Europea condotta da Veglia, Aimo, Pierri sui paesi membri della
CEE nel 1996 dai dati raccolti dai ministeri dell’Istruzione e della Sanità ed altri Enti o Istituti che si
occupano dell’educazione sessuale a scuola è stato possibile fare la seguenti sintesi (Tab.1):
Tabella 4: Educazione sessuale in Europa
Indicatori Elementi comuni Elementi peculiari
Fattori ricorrenti Educazione sessuale come contenuto
trasversale piuttosto che materia a sé
stante
Differenziazione degli argomenti secondo
età, classe e sviluppo psicofisico degli
studenti
Famiglia principale agenzia educativa
UK: facoltà di esonero
dei genitori
Germania: obbligo di
frequenza
I formatori a scuola Principalmente i docenti con ausilio di
“esperti” esterni
Formazione inadeguata
Svezia: manuale di
riferimento e
consultazione per
docenti
Obiettivi Sviluppare atteggiamenti e
comportamenti responsabili e positivi nei
confronti della sessualità
Favorire la comprensione della sessualità
nei suoi molteplici aspetti
Promuovere lo sviluppo totale della
persona e l’integrazione della sessualità
nella vita personale
Contenuti Sfera biologica e fisiologica
Sfera emotivo affettiva
Versante preventivo e giuridico
Metodologia Coinvolgimento attivo e partecipazione
degli studenti
Verifica
dell’intervento
Raramente menzionato come momento
fondamentale del percorso
In linea di massima si evince una visione della sessualità positiva, poliedrica e polisemantica, parte
integrante dello sviluppo e della crescita umana.
3. SAFE PROJECT: una guida per I policy maker europei
Una ricerca più recente mette in luce altri aspetti della educazione sessuale in Europa.
Il SAFE (Sexual Awareness For Europe) Project è una partnership Europea nata per promuovere la
salute riproduttiva e sessuale e promuovere I diritti dei giovani che ha convolto la IPPF European
Network Regional Office e altre 26 Associazioni membre, insieme alla Lund University e al World
Health Organization RegionalOffice Europe.
Gli obiettivi di tale progetto, che è durato tre anni dal 2005 al 2008, erano essenzialmente due:
- Assistere i responsabili politici e governi a sviluppare politiche e migliori pratiche relative
alla educazione sessuale
- Aiutare gli Stati membri dell'UE a migliorare lo scambio di informazioni e di migliori
pratiche in materia di salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti e dei diritti
all’'educazione sessuale
Tra le azioni di questo progetto vi è stata la stesura di una guida: “SEXUALITY EDUCATION IN
EUROPE − A REFERENCE GUIDE TO POLICIES AND PRACTICES” (Wellings, Parker 2006) da cui
traiamo le successive indicazioni.
La ricerca ha lavorato sui programmi di educazione sessuale di 26 stati membri dell’Unione
Europea, fornendo una guida ragionata sui contenuti, metodologie, qualità dei formatori e della
proposta formativa e la situazione politica e legislativa in materia.
Dall’analisi dei diversi contenuti dell’educazione sessuale emergono le seguenti considerazioni:
L’insegnamento dell’educazione sessuale transdisciplinare è raro.
L’educazione sessuale in rari casi è affidato all’intero corpo docente negli istituti scolastici, se ne
occupano principalmente i docenti di scienze e biologia. Il panorama è leggermente differente
nelle scuole primarie e ci sono delle eccezioni, come il Portogallo, che vedono una distribuzione
del curriculum tra docenti di diverse materie
Sbilanciamento sul versante biologico
Il modello diffuso di educazione alla sessualità in lezioni di biologia riflette un accento piuttosto
pervasivo sugli aspetti legati alla salute del soggetto e una messa a fuoco più debole sul rapporto
personale.
Scarsa attenzione all’aspetto relazionale
Il termine “relazionale” compare nelle diciture di alcuni programmi europei, ma prevale l’aspetto
meccanicistico e l’attenzione ai caratteri preventivi in termine di salute fisica. Questo nonostante
la ricerca abbia dimostrato che gli allievi accolgano molto più favorevolmente programmi in cui i
contenuti relazionali siano trattati.
Influenza delle precomprensioni ideologiche
I termini utilizzati per l'educazione sessuale possono riflettere ideologie nazionali o locali. Alcuni
paesi appartenenti al vecchio blocco sovietico utilizzano il termine “Educazione alla vita familiare”,
con una evidente enfasi della struttura sociale rispetto ai contenuti dell’educazione sessuale.
Rispetto alla metodologia usata si assiste a una crescente varietà di strumenti utilizzati: Internet,
Videogiochi, Teatro. Nonostante ciò permane l’utilizzo più frequente di un impianto didattico
standard, piuttosto che di nuove strutture e tecnologie mediatiche che sono maggiormente
preferite dagli allievi essendo molto più interattive.
A scuola i formatori rimangono nella maggior parte dei casi i docenti stessi, questo a discapito
della proposta formativa perché spesso gli stessi non sono dotati delle competenze necessarie. Il
personale medico esterno viene raramente coinvolto nei programmi di educazione sessuale. Se da
un punto di vista questo può essere un aspetto positivo perché non “medicalizza” la questione,
dall’altro punto di vista risulta rischioso in termini di efficacia rispetto alle problematiche
preventive per esempio per le malattie sessualmente trasmissibili.
Alcuni programmi prevedono che gli allievi visitino strutture e servizi del territorio. Queste
esperienze aumentano l’efficacia dei risultati ma non sono largamente utilizzate. Lo stesso
discorso vale anche per la Peer-led sexuality education.
In tutta Europa molte organizzazioni di volontariato collaborano attivamente creando percorsi di
educazione sessuale nelle scuole, il che comporta il vantaggio di avere delle posizioni
maggiormente obiettive rispetto alle agenzie educative statali.
I ministeri coinvolti variano da stato a stato, e questa scelta determina i contenuti dell’educazione
sessuale.
In Francia, i Ministeri della Sanità Pubblica e della Pubblica Istruzione sono coinvolti. In Grecia, la
politica è determinata dai ministeri di entrambi Istruzione e l'Educazione Sanitaria. Nel complesso,
il Ministero della Pubblica Istruzione è il dipartimento governativo più comunemente coinvolto (ad
esempio, nella Repubblica Ceca, Estonia, Islanda, Finlandia, Lettonia e Irlanda), generalmente con
il coinvolgimento di un altro reparto (ad esempio, della Gioventù e dello Sport della Repubblica
Ceca, gli Affari Sociali e della sanità in Finlandia). Dove l'educazione sessuale è più ampiamente
concepita, vari Ministeri sono coinvolti. In Belgio sono inclusi i Ministeri del Welfare, Istruzione e
Gioventù, nei Paesi Bassi lo sviluppo della politica si svolge presso il Ministero della Salute
Pubblica, del Benessere e dello Sport, insieme con il coinvolgimento del Ministero della Pubblica
Istruzione, il Ministero della Giustizia e del Ministero degli Affari Sociali e esteri.
La guida “Safe” nel tentare di valutare la qualità complessiva delle proposte formative ha
incontrato la difficoltà già posta dalla ricerca succitata di Veglia della rara presenza di momenti
valutativi e follow-up. E’ stato comunque possibile determinare una serie di criteri e fattori che
ostacolano o favoriscono lo sviluppo di programmi di educazione sessuale.
Innanzitutto si è rilevato un criterio geografico: le regioni rurali, rispetto a quelle urbanizzate,
incontrano minore offerta di programmi di educazione sessuale. Un altro fattore determinante a
incrementare la varietà e la qualità dell’offerta di educazione sessuale in Europa è rappresentato
dall’incremento della varietà culturale in seguito alla massificazione del fenomeno o migratorio
Anche la connotazione religiosa di un’area può risultare ostacolante rispetto all’offerta di
educazione sessuale; viene citata ad esempio la bible belt olandese dove il forte radicamento
religioso esercita grande pressione e resistenza. Questo aspetto non è di secondaria importanza, in
quanto si è rilevato che sono pochi i paesi europei dove l’educazione sessuale è largamente
accettata e condivisa dalla maggioranza della popolazione (ad esempio Danimarca e Olanda). In
alcune nazioni il supporto oltre a mancare viene ostacolato attivamente dalle chiese locali (come
in Polonia o in altri stati fuoriusciti dal blocco sovietico dove si è assistito a una rinascita del
fenomeno religioso dopo anni di ateismo di stato), in alcuni stati anche da alcuni movimenti di
matrice islamica. Molto è stato fatto pertanto per coinvolgere attivamente (come in Portogallo e
in Grecia) le organizzazioni di volontariato religiose per diventare partner dei programmi di
educazione sessuale per ovviare a questo problema.
Un fattore di estrema importanza è rappresentato dal sostegno dei media, laddove (come in
Danimarca) l’educazione sessuale entra nel broadcasting gli effetti sono maggiori; altresì è stato
rilevato come l’efficacia è migliore se esiste sinergia tra le campagne di prevenzione dei Ministeri
della Salute e i programmi di educazione sessuale dei Ministeri dell’Educazione/Istruzione. La
visibilità produce sempre risultati, anche a seguito di campagne oppositive in alcuni stati. Per
esempio in Spagna la campagna “Pontelo e Ponselo” che promuoveva l’utilizzo del condom ha
avuto una forte opposizione dai leader della chiesa cattolica, ma questo fenomeno ha avuto
l’effetto benefico di aumentarne la visibilità ed incrementare il dibattito sull’educazione sessuale.
In altri casi invece è stata netta la chiusura di alcuni programmi a seguito di scelte politiche
intransigenti, o semplicemente apprensive, come ad esempio negli anni 80 in Inghilterra un
manuale di educazione sessuale è stato cancellato a causa del disaccordo tra i Dipartimenti di
Salute e Istruzione per gli espliciti riferimenti all’ uso del condom tra i minorenni. Una situazione
del tutto analoga accadde in Italia con il manuale creato da Silver “Come ti frego il Virus”,
commissionato dal Ministero della Salute ma poi successivamente bloccato dal Ministero della
Istruzione.
L'attenzione dei media su temi e tendenze della salute sessuale avverse a volte ha contribuito a
dare la priorità salute sessuale nell'agenda pubblica. L'esempio più evidente di questo è stata la
pandemia di HIV / AIDS, la cui rilevazione ha portato a cambiamenti e progressi nella educazione
sessuale in molti paesi.
La condivisione delle best practices tra paesi dei progetti di educazione sessuale rappresenta
sicuramente un fattore di sviluppo e di promulgazione dell’educazione.
Laddove l’educazione sessuale non è obbligatoria secondo le norme vigenti locali si incontra una
difficoltà per implementare e condividere best practices. Non essendoci sanzioni o conseguenze
certe il terreno è aperto all’attivazione di progetti ad hoc e alla diffusione di buone pratiche ma
senza la ricaduta nazionale che avviene negli altri paesi dove esiste l’obbligatorietà.
Infine la sostenibilità economica dei progetti di educazione sessuale influisce sull’effettivo
perdurare degli risultati positivi. Infatti si è rilevato purtroppo che a seguito di anni di intervento
efficace alcuni programmi sono stati chiusi e non rifinanziati proprio perché erano meno
allarmanti o ridotte le conseguenze negative in ambito di prevenzione al rischio.
La guida SAFE riporta che l'educazione sessuale nelle scuole può essere efficace nel ridurre i
comportamenti sessuali a rischio e non è associata ad un aumento dell'attività sessuale o
aumentare l'assunzione di rischi sessuali, come alcuni hanno temuto (Kirby,Laris e Rolleri, 2005). Al
contrario, la maggior parte dei programmi di sessualità ha ritardato l’esordio delle prime
esperienze sessuali o ha ridotto il numero di partner sessuali tra i giovani. Inoltre l’educazione
sessuale ha un effetto positivo sulla conoscenza e la consapevolezza dei rischi, valori e
atteggiamenti, efficacia di negoziare il consenso all’attività sessuale e di usare il preservativo, e la
comunicazione con i partner e genitori.
Nella tabella 2 possiamo cogliere in uno sguardo sinottico gli indicatori che determinano lo stato di
attuazione delle educazione sessuale nei paesi oggetto della ricerca progetto SAFE.
Mentre nella Tabella 3 vengono riportati degli indicatori dei risultati attesi dall’educazione
sessuale.
In paesi come Estonia e Polonia è interessante notare la bassa percentuale di utilizzo dei
preservativi, in Polonia non c’è l’obbligatorietà di legge per l’educazione sessuale ed in Estonia è
molto recente.
Explanatory notes
Term used for sexuality education SE – Sex/Sexual/Sexuality Education SRE – Sex/Sexual/Sexuality
Education plus reference to ‘relationships’ EFL – Education for family life OTH – Other (includes
Health Education and Sexual Forming)
Sexuality education mandatory D – Yes ² – No
Minimum school leaving age Data from www.right-to-education.org
Age when fi rst received sexuality education Durex 2004 Global Sex Survey www.durex.com
Minimum standards set for sexuality education D – Yes ² – No
Professionals responsible for teaching sexuality education AT – Any teacher DT – Dedicated
teacher only (usually Biology teachers but also includes Religious Education, Moral Philosophy,
Home Economics, Citizenship, Human Study, Sport and Personal Social and Health Education
teachers) AT/HP – Any teacher + health professional (usually school nurse but also includes school
psychologists and school doctors) DT/HP – Dedicated teacher + health professional AT/DT/HP –
Any teacher + dedicated teacher + health professional
Voluntary organizations (NGOs) involved D – Yes ² – No
Comparisons between countries may not be reliable, since the source of information provided
may be different for each.
4. La situazione in Italia
In Italia, come già descritto precedentemente, non esiste una legge specifica che regoli
l’educazione sessuale a scuola. Questo vuoto lascia un margine discrezionale all’applicazione negli
istituti scolastici del territorio, creando i presupposti di frammentarietà e precarietà.
Come evinto anche dalla guida SAFE, invece, dei risultati effettivi e duraturi nel tempo si
ottengono proprio con un’applicazione sistematica dei programmi di educazione sessuale nel
tempo. Inoltre un impianto normativo garantirebbe anche la copertura finanziaria e la sostenibilità
economica nel tempo.
Ad oggi gli interventi di educazione sessuale si sono riferiti in gran parte a i programmi di
educazione e di promozione alla salute (L.162/90), o educazione alla salute e affettività prevista
dalla L.53/2003.
Nell’ultimo testo di legge (La buona scuola L.107/2015) compare il seguente riferimento:
” educazione alle pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni
ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte
le discriminazioni”
Il termine genere ha suscitato controverse polemiche e dibattiti sulla presenza di un’ideologia
gender forzatamente inserita nei programmi scolastici. Il Ministero dell’Istruzione è dovuto
pertanto intervenire con una circolare (Prot. AOODPIT n. 1972 del 15/09/2015 )per chiarire
l’assenza di tale pericolo, richiamare principi costituzionali di riferimento del testo legislativo e