II
Introduzione
Al giorno d’oggi si sente sempre meno parlare dei problemi dell’età anziana,
nonostante questi crescano a dismisura e ne sorgano di nuovi ogni giorno:
l’abbandono, le demenze, la solitudine, il raggiungimento dell’età pensionabile
sono solo alcuni tra i problemi maggiormente noti di cui sono portatrici molte di
queste persone.
L’impressione che viene nel sentir parlare le persone riguardo agli anziani è che
essi siano prevalentemente un peso, sia per la famiglia, sia per la società.
Lo stesso anziano vive una situazione di profondo spaesamento con l’uscita dal
circuito produttivo prodotta dal pensionamento: questo vissuto lo porta, in taluni
casi, a sentirsi inutile, senza uno scopo. Se la persona dovesse poi essere
affetta da demenza senile, la situazione si aggraverebbe ancora di più, sia per
l’anziano stesso, sia per la sua famiglia.
Un anziano con demenza comporta infatti per la famiglia un impegno tale che
non sempre i membri della stessa riescono a farvi fronte completamente: si
tratta di mutare radicalmente le proprie condizioni e abitudini di vita, i propri
orari, gli impegni e di cercare di conciliare in tutto questo anche il lavoro.
Difatti un anziano demente richiede attenzioni e impegno totali, non potendo
spesso essere lasciato solo, dipendendo sia nella cura sia nella gestione di sé
da altri.
In molti casi le famiglie si affidano per necessità a badanti o a case di riposo
presenti sul territorio. In queste ultime, l’anziano potrà trascorrere la giornata in
un ambiente protetto, sotto la supervisione del personale in servizio e potrà
avvalersi di servizi medici, infermieristici, riabilitativi ed educativi.
L’educatore, grazie alla formazione ricevuta, è in grado non solo di assistere
dal punto di vista relazionale queste persone, ma anche da quello educativo,
progettando metodi e interventi educativi finalizzati al miglioramento del
benessere psicofisico dell’anziano.
III
Spesso quando si parla di educazione e di educatori si pensa a figure di
riferimento per bambini e adolescenti, soggetti che, per la loro giovane età,
necessitano di educazione in senso stretto.
Si percepisce meno invece l’utilità e lo scopo di un educatore in una comunità
per anziani. Si pensa infatti, superficialmente, che un anziano necessiti di cure
e dottori, non di educazione.
In realtà la figura dell’educatore è importante in questa realtà lavorativa
esattamente quanto nelle altre: esso progetta attività atte a stimolare i potenziali
residui degli anziani, lo aiuta a ritrovare il senso del proprio vivere, partendo dal
vissuto remoto, gli conferisce la dignità che merita.
Difatti sia un anziano sia un bambino hanno pari dignità, sono entrambi esseri
umani con bisogni e aspettative talvolta differenti, talvolta simili, che meritano in
ogni caso attenzione e cura.
In questa Tesi di laurea verranno esposti i diversi aspetti che caratterizzano una
delle demenze più gravi e più presenti tra gli Ospiti delle Case di riposo: il
morbo di Alzheimer.
Verranno inoltre delineati i contorni dell’educatore che opera in casa di riposo e
verranno definite le strategie e le impostazioni teoriche che stanno alla base
della pratica in questo ambito lavorativo.
Per ultimo saranno esposte le pratiche dell’educatore, specificando il fine e i
mezzi del suo operato, l’importanza della formazione ricevuta, le metodologie
che utilizza per coniugare teoria e prassi nel lavoro con gli anziani affetti da
Alzheimer.
1
1. La malattia di Alzheimer
1.1. Il morbo di Alzheimer
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La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza: la demenza è
caratterizzata da un deficit della memoria unito a disturbi delle aree cognitive,
che causano una importante riduzione delle attività quotidiane di una persona.
La malattia prende il suo nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per
primo, nel 1907, descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici della malattia,
come le placche e i viluppi neuro-fibrillari nel cervello.
La perdita dei dendriti può pregiudicare la compattezza dei circuiti
intracorticali: l’entità dei sintomi d’invecchiamento è determinata quindi dal
numero di neuroni perduti e da quella parte di essi che si trova impoverita dei
dendriti
2
. Un’altra modifica a livello istologico è rappresentata dalle placche
senili, formazioni extracellulari costituite da una parte centrale in cui si
accumula proteina amiloide, e una parte periferica in cui si depositano detriti
neuronali; sono riscontrabili nell'encefalo, in misura maggiore a livello
dell'ippocampo, del giro del cingolo e nelle cortecce associative delle regioni
frontali e temporo- parietali.
Dagli studi eseguiti da Stahelin è inoltre emerso che nella produzione
della proteina amiloide sia implicato un gene contenuto nel cromosoma 21, lo
stesso cromosoma implicato nella Sindrome di Down. Poiché la sindrome di
Down è causata da un'anomalia su questo cromosoma, i soggetti Down hanno
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Fonte principale del paragrafo: La malattia di Alzheimer - LE SCHEDE INFORMATIVE, a cura di
Alzheimer Italia disponibile al link http://www.alzheimer.it/malattia.pdf
2
AA.VV., Psicologia e gerontologia, Edizioni Claire, Milano, 1984, pag. 62-63.
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maggiori probabilità di ammalarsi se raggiungono la mezza età, anche se non
appaiono tutti i sintomi della malattia.
Il morbo di Alzheimer è una malattia che danneggia la memoria e le funzioni
mentali (ad esempio il pensare, il parlare, ecc.), ma può causare anche altri
problemi come cambiamenti d’umore, confusione e disorientamento spazio-
temporale. Nel passato, si era portati ad usare l'espressione "morbo di
Alzheimer" in riferimento ad una forma di demenza pre-senile, come
contrapposto alla demenza senile. Oggi si ritiene, invece, che la malattia
affligga sia persone al di sotto dei 65 anni di età che persone al di sopra dei 65
anni. Di conseguenza, oggi, ci si riferisce spesso alla malattia come a una
demenza di Alzheimer, specificando, eventualmente "ad esordio precoce".
La malattia di Alzheimer rappresenta il 50-60% delle varie forme di
demenza: in Italia si stimano in oltre 500.000 le persone colpite, numero che,
secondo le previsioni, raddoppierà entro il 2050
3
.
La demenza è spesso difficilmente riconosciuta nelle fasi iniziali e nelle persone
molto anziane. In questi casi, una diagnosi precoce potrebbe portare alla luce il
problema nell’immediato e permettere quindi di intervenire tempestivamente
sulle cause delle demenze reversibili, avviare terapie in grado di rallentare la
progressione della malattia, agire con modalità più incisive sulle capacità
cognitive residue, pianificare e organizzare al meglio la vita del malato e dei
suoi familiari.
1.2. I sintomi della malattia
4
All'inizio i sintomi - sporadiche difficoltà a ricordare e leggera perdita delle
capacità intellettive - possono essere così lievi da passare inosservati, sia
all'interessato che ai familiari e agli amici. Tutti gli studi fino ad oggi eseguiti
3
Alzheimer’s Association , 2010 Alzheimer’s Disease Facts and Figures, Alzheimer’s & Dementia, Volume
6, pag. 7.
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Fonte principale del paragrafo: La malattia di Alzheimer - LE SCHEDE INFORMATIVE, a cura di
Alzheimer Italia disponibile al link http://www.alzheimer.it/malattia.pdf
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sono concordi nell’aver individuato 10 sintomi indicatori che possono dirsi
premonitori della malattia e ai quali bisogna porre molta attenzione nel caso si
noti la loro, anche minima, comparsa in un soggetto
5
. Essi sono:
1. Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa.
Non è preoccupante, di quando in quando, dimenticare un impegno, una
scadenza o il nome di un collega, ma la dimenticanza frequente o
un’inspiegabile confusione mentale a casa o sul lavoro può significare che c’è
qualcosa che non va.
2. Difficoltà nelle attività quotidiane.
A una persona con molti impegni può capitare di confondersi: per esempio
dimenticare la luce di casa accesa o non ricordare di servire in tavola una parte
della cena. Il malato di Alzheimer potrebbe preparare un cena e non solo
dimenticare di servirla ma anche scordare di averla fatta.
3. Problemi di linguaggio.
Capita a tutti di avere una parola “sulla punta della lingua”, ma il malato di
Alzheimer può dimenticare parole di uso comune o sostituirle con parole con
significati opposti, rendendo i concetti espressi difficoltosi da capire.
4. Disorientamento nel tempo e nello spazio.
E’ normale dimenticare in che giorno della settimana ci troviamo o quello che si
deve acquistare al supermercato, ma il malato di Alzheimer può dimenticare la
strada di casa, non sapere dove si trova né come ha fatto a trovarsi lì.
5. Diminuzione della capacità di giudizio.
Può accadere di sbagliare l’abbigliamento una sera, vestendo troppo leggero o
troppo pesante, ma un malato di Alzheimer può vestirsi in modo inappropriato,
indossando per esempio un pigiama per andare a fare la spesa o un maglione
in una giornata calda.
5
www.alz.org/10signs
4
6. Difficoltà nel pensiero astratto.
Compilare una cambiale può essere difficile per molta gente, ma per il malato di
Alzheimer riconoscere i numeri o compiere semplici calcoli può essere
impossibile.
7. La cosa giusta al posto sbagliato.
A chiunque può capitare di sistemare in maniera disordinata le chiavi di casa o i
vestiti usati la sera precedente. Un malato di Alzheimer, però, può mettere
questi e altri oggetti in luoghi davvero singolari, come un ferro da stiro nel
congelatore o un orologio da polso nel barattolo dello zucchero, e non ricordarsi
come siano finiti là.
8. Cambiamenti di umore o di comportamento.
Tutti quanti siamo soggetti a cambiamenti di umore, ma nel malato di Alzheimer
questi sono particolarmente repentini e senza alcuna ragione apparente.
9. Cambiamenti di personalità.
Invecchiando tutti possiamo cambiare la personalità, ma un malato di Alzheimer
la può cambiare drammaticamente: da tranquillo diventa irascibile, sospettoso o
diffidente.
10. Mancanza di iniziativa.
E' normale stancarsi per le faccende domestiche, il lavoro o gli impegni sociali,
ma la maggior parte della gente mantiene interesse per le proprie attività. Il
malato di Alzheimer lo perde progressivamente: in molte o in tutte le sue solite
attività.
Con il progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più evidenti, e
cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le
difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come quella di vestirsi,
lavarsi o andare alla toilette, diventano a poco a poco così gravi da
determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri.
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1.3. I fattori di rischio
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La malattia di Alzheimer non è né infettiva né contagiosa. Può essere
considerata a tutti gli effetti una malattia terminale, che causa un
deterioramento generale delle condizioni di salute. La causa più comune di
morte è la polmonite, perché il progredire della malattia porta ad un
deterioramento del sistema immunitario e a perdita di peso, accrescendo il
pericolo di infezioni della gola e dei polmoni.
Confrontando le caratteristiche delle persone con la malattia di Alzheimer con
quelle della popolazione sana, i ricercatori hanno prospettato un certo numero
di fattori di rischio
7
. Ciò significa che alcune persone hanno maggiori probabilità
di contrarre la malattia di altre. Tuttavia, è improbabile che si possa far risalire la
malattia ad un'unica causa: è verosimile che sia un insieme di fattori - con
incidenza diversa da persona a persona - a determinarne lo sviluppo.
L’età avanzata è il primo fattore di cui tener conto: è infatti affetta dalla
malattia di Alzheimer circa una persona su venti tra quelle che hanno superato i
65 anni di età, e meno di una su mille al di sotto di questa età. E' importante
rilevare che, anche se col passare degli anni le persone tendono a perdere la
memoria, la stragrande maggioranza degli individui sopra gli ottant'anni è
intellettualmente integra. Sebbene, quindi, le probabilità di contrarre la malattia
di Alzheimer crescano con gli anni, la vecchiaia di per se stessa non è causa di
tale malattia. Dati recenti sembrano, comunque, suggerire che problemi legati
all'età come l'arteriosclerosi possano essere fattori di rischio importanti. Inoltre,
poiché oggi si vive più a lungo che in passato, il numero di persone affette da
malattia di Alzheimer o da altre forme di demenza sembra destinato ad
aumentare.
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Fonte principale del paragrafo: La malattia di Alzheimer - LE SCHEDE INFORMATIVE, a cura di
Alzheimer Italia disponibile al link http://www.alzheimer.it/malattia.pdf
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www.progettoalzheimer.org/fattoririschio.asp