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INTRODUZIONE
Negli ultimi decenni ci sono stati considerevoli progressi in campo tecnologico ed
economico, sono avvenute radicali e costanti innovazioni in campo medico-
scientifico e, parallelamente, tutti sono stati in grado di fruire velocemente di ogni
sorta di informazione. Questa crescita del benessere è risultata strettamente
(col)legata ad uno sfruttamento smisurato delle risorse naturali e ad un’eccessiva
concentrazione delle attività umane, che hanno provocato seri ed inarrestabili
impatti ambientali. Impatti quasi completamente ignorati per decenni e che oggi,
pur nella consapevolezza delle drammatiche conseguenze e prospettive, appaiono
già di difficili e improbabili soluzioni.
Con i dati alla mano riferiti all’impronta ecologica
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del pianeta e alla sua bio-
capacità, sappiamo che ad oggi servirebbe un pianeta grande più di 1,7 volte la
Terra per soddisfare tutti i nostri bisogni così come li stiamo soddisfacendo oggi.
Questo dato può sembrare anche riduttivo quando si evince che servirebbero 2,5
mondi se tutti avessero lo stile di vita italiano e 7 mondi se tutti adottassero le
abitudini degli abitanti del Lussemburgo e del Qatar
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.
Gli accordi di Parigi sul clima (COP21) del 2015 hanno coinvolto 195 paesi per
convenire sulla riduzione delle emissioni di gas serra, prevedendo un contenimento
della temperatura al di sotto dei due gradi centigradi, limitando la temperatura
odierna aumentata già di 1.5 gradi, entro il 2030. Si tratta del primo accordo
vincolante ed universalmente riconosciuto a livello internazionale.
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Indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse naturali che produce la Terra
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Dati dell’impronta ecologica forniti da: Global Footprint Network, 2017 National Footprint Accounts
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Fonte dati: Commissione Europea: https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it
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È proprio la situazione attuale (quella del raggiungimento della temperatura a 1.5
gradi) che ha spinto l’IPCC
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a comporre una tabella riassuntiva con tutti i rischi
conclamati considerando un aumento fino ai 2 gradi centigradi:
Gli effetti sulla natura sono descritti come irreversibili. Come si può osservare
dalla tabella dell’IPCC, fra gli impatti che hanno delle dirette conseguenze sulla
salute umana vi sono sicuramente l’aumento delle ondate di caldo che
provocheranno degli effetti devastanti: si pensi ai numerosi decessi e alle difficoltà
banalmente riscontrate nel portare avanti le quotidiane attività umane. Inoltre, la
scarsità d’acqua e in generale le maggiori difficoltà nel reperimento di provviste
di cibo mettono a repentaglio la sicurezza dell’uomo e potrebbero causare conflitti
per la conquista di risorse idriche ed alimentari. Ma anche quelli che sembrano
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Intergovernmental Panel on Climate Change
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degli elementi più lontani da rappresentare una minaccia per l’uomo, come
l’erosione della barriera corallina o il rischio di estinzione di alcune specie animali
e vegetali, sono in realtà fonte di seri danni e di conseguenze gravissime. Infatti,
le barriere coralline difendono naturalmente dalla forza distruttiva delle onde
marine, sono habitat per numerose specie marine, quindi mantengono viva la
biodiversità di quelle aree e rappresentano, inoltre, un’attrazione per molti
visitatori di quei luoghi, che godono da sempre dei flussi del settore turistico.
Questi rischi, molti dei quali con un’alta probabilità di manifestarsi, devono essere
mitigati per ridurre la gravità degli impatti e le probabilità di accadimento. Per
questo è necessario indirizzarsi, nell’immediato, sulla via della sostenibilità in
modo da garantire alle generazioni future un livello di vita identico a quello delle
generazioni presenti.
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A tal proposito, il Cipe
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, nel 2017, ha approvato la Strategia
Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, la quale è strutturata in cinque aree: le
persone, alle quali si garantisce un certo livello di benessere; il pianeta, ovvero si
intende proteggere il capitale naturale e rafforzare il controllo sulle risorse; l’area
della prosperità, in cui si favorisce un sistema economico circolare che possa
essere sostenibile e più efficiente nell’uso delle risorse; la pace, ovvero si
promuove una società più giusta ed inclusiva; infine la partnership, ossia tutte le
attività di cooperazione allo sviluppo. Vi è anche una sesta area che tiene in
considerazione i cinque elementi cardine per raggiungere gli obiettivi di
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Definizione di “sviluppo sostenibile” data dal Rapporto Brundtland del 1987: soddisfacimento dei
bisogni del presente senza compromettere la capacità del soddisfacimento dei bisogni delle
generazioni future.
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Comitato interministeriale per la programmazione economica
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sostenibilità, fra i quali la conoscenza comune e le attività di educazione,
sensibilizzazione e comunicazione.
L’obiettivo del mio lavoro è presentare una delle svariate metodologie per mitigare
gli impatti ambientali: si tratta del sistema dell’Economia Circolare, con un
approfondimento delle dinamiche nel mercato dell’usato, focalizzandomi in
particolar modo sul settore dell’abbigliamento.
L’elaborato sarà così strutturato: nel capitolo I si introdurrà prima, e si spiegherà
successivamente, tutto il sistema dell’Economia Circolare, dalle origini al
funzionamento e dalle varie tipologie alle forme alternative come l’upcycling. Si
vedrà quindi come riutilizzare le risorse eliminando l’accezione di rifiuto. Nel
capitolo II, si entrerà nel vivo della discussione con l’argomento fulcro
dell’elaborato: il mercato dell’usato nel settore dell’abbigliamento, mercato in
forte crescita ed espansione oggi giorno, grazie anche ai trend e alle mode che
hanno apprezzato l’”usato” e i capi vintage. Nel capitolo III si approfondirà e
svilupperà la tematica dell’abbigliamento usato intrapreso dalla Onlus Humana
People to People Italia, mio caso studio preso in considerazione nella stesura del
lavoro. Saranno analizzate le modalità di approvvigionamento dei capi di vestiario,
il funzionamento della filiera, la distribuzione e il fine ultimo della Onlus:
promuovere e sostenere progetti di sviluppo sociale ed ambientale nei Paesi Sud
del mondo. Il lavoro sarà testimoniato ed arricchito con delle fotografie da me
scattate.
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CAP I: SISTEMA DELL’ ECONOMIA CIRCOLARE
Nel d.lgs n. 152 del 2006, ovvero il c.d. “Codice dell’ambiente”, vi è una sezione
nella parte quarta, relativa alle norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica
dei siti inquinati e, più precisamente, nel Titolo I, ovvero nella “Gestione dei
rifiuti”, vi sono disposizioni che fanno fortemente riferimento, per la prima volta,
al concetto di Economia Circolare. È qui che si parla della responsabilità estesa del
produttore (Extended Producer Responsability “EPR”), ossia l’obbligo che ricade
sui produttori di riutilizzare una determinata percentuale dei materiali di scarto
scaturenti dalle loro attività; concetto che favorisce l’applicazione di un sistema di
recupero in ottica di economia circolare.
Il concetto dello smaltimento del rifiuto ha assunto l’accezione di “End-of-Waste”
(EoW) che ha dato nome alla riforma del 2010 operata per mezzo del d.lgs. n. 205
del 2010 di attuazione della Direttiva 2008/98/CE sui rifiuti
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. Con EoW si intende
quell’operazione di recupero tramite la quale un rifiuto cessa di essere tale e
diviene un prodotto a tutti gli effetti. Per cui, eliminando l’accezione di rifiuto e
promuovendo un suo recupero per un utilizzo futuro, si sta perseguendo una
finalità di tutela dell’ambiente.
L’economia circolare è inclusa nell’ambito dello sviluppo sostenibile e rappresenta
uno strumento efficace per limitare le conseguenze del cambiamento climatico e
per ridurre gli impatti sull’ambiente. Questo sistema favorisce l’uso razionale delle
risorse così da preservarle e contribuisce a limitarne l’uso. Infatti, protagoniste
dell’Economia Circolare, sono le risorse. Risorse che, quotidianamente nell’uso
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Fonte dati: Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare – Confindustria, 2018.
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aziendale o privato, vengono sprecate od utilizzate in un modo né efficiente né
sostenibile. Inoltre, tenendo in considerazione tutti gli impatti, anche indiretti, che
provengono dall’estrazione delle materie prime e dalla loro lavorazione da materia
prima a bene finale, è stato calcolato che ad oggi più del 50%
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delle emissioni di
gas serra totale proviene da questa attività, includendo anche la loro trasformazione
e la produzione finale da risorse a beni. Questa negativa valutazione non potrà che
aumentare ancora se non si attua un decisivo cambio di rotta. Infatti, secondo le
stime dell’Unep (United Nations Environment Programme) «nel 2050 il consumo
di materiali sarà pari a 180 miliardi di tonnellate l’anno, 8 volte rispetto al 1970 e
quasi il doppio rispetto al livello attuale (94 miliardi di tonnellate).»
L’obiettivo dell’economia circolare è quello di gestire in modo più razionale ed
efficiente qualsiasi tipo di risorsa, re-immettendo nel sistema o nel processo
produttivo risorse scaturenti dai primi cicli produttivi e riducendo così l’accezione
di “rifiuto”.
L’Economia Circolare gioca davvero un ruolo decisivo nel risparmio. Come
dimostrano le stime analizzate da “Re-defining Value – The Manufacturing
Revolution, Remanufacturing, Refurbishment, Repair and Direct Reuse”
presentato al World Circular Economy Forum 2018, l’adozione di un sistema
circolare permetterebbe di moderare fino al 99% le emissioni di gas serra in certi
settori industriali, più nello specifico un decremento del 96% nella produzione di
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Fonte dati: OECD: Organization for Economic Co-Operation Development nel “Global Material
Resources Outlook”
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alluminio, dell’86% nella produzione dell’acciaio, del 41% nel vetro e del 37% nel
settore della plastica e della carta.
Rappresentazione grafica del circolo virtuoso dell’Economia Circolare (Fonte Now Festival 2017)
Nel 2013 la Commissione Europea ha dichiarato che venti delle materie prime
strategiche più utilizzate sono in forte criticità, circa il loro approvvigionamento,
in quanto pochi Paesi ne detengono la quasi totalità.
L’Italia deve ben considerare la sua scarsità delle materie prime e, per ridurre
l’approvvigionamento dall’estero delle risorse, ha bisogno di reinventarsi e
continuare a produrre innovazioni. Fulcro di questa tematica sono le cosiddette
“eco-innovazioni”, ossia innovazioni che consistono in metodologie o in pratiche
per raggiungere un progresso in ottica di sviluppo sostenibile, proprio come
l’adozione di un sistema di economia circolare.