1. Aspetti politici e economici della transizione
Dal 1990 la Bulgaria si è avviata verso una travagliata transizione verso la
democrazia e l’economia di mercato. Tale delicato passaggio ha comportato, e tuttora
comporta, problematiche comuni a tutti i paesi dell’area, sia pure con differenti strutture e
intensità. In questi ultimi anni numerosi e considerevoli sono gli sforzi e le riforme che le
autorità bulgare hanno compiuto, sia per portare a termine la transizione verso un nuovo
regime economico sia per prepararsi all’ingresso dell’Unione europea. Gli sforzi che sono
stati ripagati da un generale miglioramento della situazione economica e finanziaria del
paese.
Insieme agli altri Peco (Paesi dell’Europa centro-orientale), la Bulgaria si era posta
degli obiettivi precisi: trasformare i sistemi produttivi, ormai superati, in efficienti
strumenti di produzione del reddito per assicurare la crescita economica. Le prime riforme
risalgono al 1991, con l’adozione di politiche monetarie e fiscali volte alla stabilizzazione
finanziaria, al contenimento dell’inflazione, all’attrazione di investimenti esteri e alla
gestione del disavanzo e con la riforma strutturale per il cambiamento del tessuto
economico tramite privatizzazione immediata.
Tale trasformazione economica è stata molto lenta durante la prima meta degli anni
novanta a causa, tra l’altro, del livello eccezionalmente alto di dipendenza dai mercati
dell’ex Comecon (e specialmente quelli dell’ex-Unione sovietica), di un insostenibile
debito estero, di grandi squilibri macroeconomici interni, della lontananza geografica della
maggior parte dei mercati occidentali e non ultimo della mancanza di stabilità politica nella
regione dei Balcani occidentali. Tutti questi fattori hanno negativamente influito sulla
transizione bulgara.
Nel 1996 – 1997, dopo sette anni di continui rinvii delle riforme strutturali, diversi
tentativi falliti di stabilizzazione e una cronica mancanza di disciplina finanziaria, la
Bulgaria ha vissuto la crisi finanziaria e istituzionale più grave dall’inizio della transizione.
Vi è stato il crollo del sistema bancario (un terzo delle banche è fallito), una forte
svalutazione della moneta bulgara, tre mesi d’inflazione galoppante e anche le istituzioni
principali mancavano di credibilità. La crisi era generata, tra l’altro, dagli inesorabili
conflitti d’interessi tra le forze politiche al potere riguardo alle privatizzazioni e alla
gestione dell’economia.
Questo complesso di fattori ha contribuito al permanere della percezione, da parte
degli investitori esteri e delle organizzazioni internazionali, della Bulgaria come di un
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paese a rischio. Ciò, tra l’altro, ha ostacolato gli afflussi di investimenti nell’infrastruttura,
ha provocato una forte emorragia di risorse umane dovuto all’aumento dell’immigrazione e
la conseguente mancanza di efficienza nel mercato del lavoro. Tutto ciò a portato a un Pil
pro capite tra i più bassi d’Europa.
Nel luglio del 1997 è stato introdotto, dal Fondo monetario internazionale, il
currency board, attraverso cui è avvenuto l’ancoraggio della valuta locale (tramite il
cambio fisso) prima al marco tedesco e quindi all’euro. Questo ha contribuito a ristabilire e
rafforzare la stabilità macroeconomica sul versante nominale (prezzi, salari, tassi
d’interesse) mentre la ripresa dell’economia reale è stata più lenta e si è rafforzata a partire
dal 2000, durante il governo del premier Ivan Kostov. Con il currency board, infatti, il
tasso d’interesse annuo è notevolmente diminuito, dal 578 percento nel 1997 è sceso all’1
percento nel 1998. La transizione bulgara è stata tra le più difficili; per i primi nove anni di
transizione, solo tre hanno registrato una crescita del Pil (1994, 1995 e 1998). Nel 1998 il
Pil ha finalmente mostrato i segni di una ripresa stabile, con una crescita del 3,5 percento.
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E’ solo dopo il 1998 che gli sforzi governativi per varare le riforme strutturali
necessarie alla stabilizzazione e al controllo delle finanze cominciano a dare timidi segnali
di ripresa. Il paese inizia un lento ma deciso processo di risanamento e di sostanziale
ristrutturazione dell’economia, apprezzato e appoggiato dai paesi esteri e dalle istituzioni
internazionali. Il segnale è stato importante, tanto da far raccogliere al governo di Sofia
vari apprezzamenti a livello internazionale, in particolare quello dell’Unione europea che,
nel suo Progress Report del 2003, confermava l’esistenza di un’economia di mercato
funzionante, in grado di rispondere alle pressioni competitive all’interno dell’Unione a
breve termine, a condizione di continuare l’implementazione del programma di riforme e
rimuovere le restanti difficoltà.
A conferma della fiducia riconquistata sui mercati internazionali, a gennaio 2003 il
valore degli investimenti diretti esteri in Bulgaria raggiungeva uno stock di 5,2 miliardi di
dollari, di cui circa l’85 percento accumulato a partire dal 1997, anno d’inizio delle riforme
economiche.
Negli anni successivi, la Bulgaria, grazie a misure di politica economica riformatrici,
nonché agli ingenti finanziamenti delle istituzioni finanziarie internazionali, ha affrontato
con successo la pressione economica derivante dalla crisi politico-militare del Kossovo e i
durevoli effetti negativi delle crisi finanziarie globali.
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Fonte: http://www.mi.goverment.bg (Ministero dell’economia).
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Dopo la vittoria alle elezioni parlamentari del 17 giugno 2001, l’ex re Simeone II – al
governo con il nome di Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha- ha assunto la guida di un
governo di centrodestra, in coalizione con il partito della minoranza turca (Dps). Il nuovo
governo ha continuato le politiche liberiste e filo occidentali del governo precedente; sul
versante interno, però, ha adottato politiche economiche e fiscali che, nonostante la
stabilità macroeconomica raggiunta, hanno colpito fortemente non soltanto i ceti più
poveri, ma anche i piccoli imprenditori. Nei rapporti con l’estero, i risultati raggiunti dal
Governo di Simeone di Sassonia sono stati molto buoni: l’ingresso della Bulgaria nella
Nato, la data del 2007 per l’ingresso nell’Unione europea, il forte afflusso di investimenti
esteri che, soltanto per il 2004, ammontarono a circa 2 miliardi di euro.
Le elezioni del giugno 2005 hanno portato al Governo una maggioranza eterogenea,
guidata dal premier Staniscev, formata dal Partito socialista bulgaro e dalle due forze
politiche che sostenevano il governo precedente: il Movimento nazionale per Simeone II
(di orientamento conservatore) e il Movimento per i diritti e la libertà (partito a forte base
etnica turca, principale minoranza etnica in Bulgaria). Il principale aggregante di questa
“larga coalizione” è la necessità di garantire la stabilità necessaria all’accesso all’Unione
europea, un obiettivo ormai raggiunto il primo gennaio del 2007.
Il governo di Sofia è riuscito nel difficile intento di controllare il disavanzo fiscale,
grande problema della maggior parte dei paesi dell’Europa dell’est. L’esecutivo ha adottato
un piano di razionalizzazione della spesa per ridurre le pressioni sulla bilancia delle partite
correnti; il piano è stato implementato con la vendita dei mezzi di comunicazione e di
imprese chiave dei settori produttivi, oltre che con la riduzione progressiva delle imposte
applicate agli investimenti esteri.
Si prevede che l’ingresso nell’Ue dovrebbe consolidare la fiducia dei mercati e degli
investitori internazionali, garantendo quindi un adeguato flusso di investimenti diretti.
2. Breve quadro della situazione macroeconomica
L’economia bulgara chiude il 2006 con una crescita del Pil superiore al 6 percento.
In settembre il tasso di disoccupazione è sceso all’8,4 percento, rispetto al 10,5 percento
relativo allo stesso mese del 2005. Questo dato può contribuire a frenare il massiccio flusso
migratorio diretto verso gli altri paesi dell’Unione europea. L’economia è riuscita
nell’intento di riequilibrare i suoi conti fiscali, annullare il disavanzo e migliorare le
condizioni necessarie all’arrivo degli investimenti esteri.
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La Bulgaria ha rispettato gli impegni necessari per entrare nell’Unione europea a
gennaio 2007; il Governo comunque continua a perseguire i suoi obiettivi, immerso negli
ambiziosi piani di ridimensionamento dell’apparato statale e di privatizzazioni. L’esecutivo
in carica confida nel decollo degli investimenti esteri, anche se mantiene alta la guardia sul
fronte dei rischi inflazionistici. L’inflazione, infatti, per il 2006 è stata il 7,3 percento,
rispetto allo stesso periodo del 2005. Il valore è dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi
dei carburanti e all’aumento delle accise per gli alcolici e per le sigarette, in vigore da
gennaio 2006.
L’inflazione rappresenta la principale preoccupazione del Governo bulgaro e
soprattutto dei cittadini, preoccupati per i possibili effetti sui prezzi derivanti sia
dall’adesione all’Ue –e dal conseguente arrivo di grandi quantità di capitali esteri- sia
dall’aumento del commercio estero. L’esecutivo ha comunque rassicurato la popolazione e
gli investitori, sostenendo che esistono i meccanismi monetari per evitare rialzi
incontrollabili. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2005 i prezzi sono
cresciuti del 5 percento e le aspettative per il 2007 indicano un rialzo del 4 percento, che
dovrebbe essere seguito da una frenata al 3 percento nel 2008. La media dell’Ue è 2,5
percento.
Tabella 1. Principali fattori macroeconomici (1999– 2006)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Pil (mln. lev)
Pil crescita annua
in termini reali
23.790,4
2,3 %
26.752,8
5,4 %
29.709,2
4,1 %
32.401,6
4.5 %
34.627,5
5,50 %
38.822,6
6,6 %
42.797,4
6,2 %
49.090,6
6,1 %
Consumi,
variazioni %
8,8 % 5,7 % 4,4 % 4,2% 5,9% 5,4% 5,3% 6,5 %
Investimenti nel
capitale, var. %
20,8 % 15,4 % 23,3 % 8,5 % 13,9 % 13,5% 23,3% 17,6 %
Esport. f.o.b.,
mln. €
3.734 5.253 5.714 6.063 6.668 7.985 9.455 11.983
Import. f.o.b.,
mln. €
4.741 6.533 7.493 7.775 8.868 10.938 13.809 17.268
Debito estero
lordo mln €
Debito estero
lordo (% del Pil)
10.847
89 %
11.883
87 %
11.935
79 %
10.769
65 %
10.681
61 %
12.522
64,4 %
14.325
67,6 %
19.195
79,3 %
Inflazione-var. %
media annua
2,6 % 10,3 % 7,4 % 5,8 % 2,3 % 6,1 % 5,0 % 7,3 %
Tasso di
disoccupazione %
16 % 18 % 17,9 % 16,3 % 13,5 % 12,2 % 10,7 % 9,12 %
Ide, mln. €
Ide (% del Pil)
866,0
7,1 %
1.103,3
8,1 %
903,4
5,9 %
980.0
5,9 %
1.850,5
10,5 %
2.727,5
13,9 %
2103.3
14,2%
4.104.5
16,4 %
Tasso d’interesse
effettivo fine anno
4,46 % 4,62 % 4,67 % 3,35 % 2,67 % 2,36 % 2,05 % 3,26 %
Fonte: Ministero dell’Economia e Banca nazionale bulgara
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