2
formazione continua aggiornano le proprie competenze, sviluppano la loro posizione
professionale o acquisiscono nuove abilità per trovare una diversa collocazione nel
mercato del lavoro.
Quindi all’utenza tradizionale del sistema scolastico e della formazione professionale
(rivolta ai giovani che devono prepararsi all’ingresso nel mondo del lavoro) si
aggiungono diversi segmenti di utenza: coloro che sono stati emarginati dal processo
sociale e produttivo, gli adulti impegnati nei diversi processi di aggiornamento, di
riconversione e di riqualificazione professionale e coloro che, indipendentemente
dalle loro attività lavorative, vogliono avere delle opportunità di crescita culturale. Si
va affermando la tendenza a riconoscere un’importanza crescente alle occasioni
informali di apprendimento: non si ritiene importante il come e il dove queste
competenze siano apprese, quanto il fatto di essere acquisite e riconosciute nei
percorsi di ricerca del lavoro. Un esempio di queste competenze sono la capacità di
cooperare e lavorare in gruppo.
Coerente al decentramento e alla flessibilità delle strutture produttive e di servizio
cresce la dimensione individuale dell’apprendimento: l’individuo è al centro di una
rete di soggetti e di opportunità ed è artefice dei suoi progressi. Si abbandona la
pratica delle persone “mandate in formazione”, mentre si diffonde quella del self-
development budget (Calvani e Rotta, 2000) gestiti dagli stessi interessati in
un’ottica che cambia il concetto di formazione e di organizzazione. Nascono concetti
come “apprendimento organizzativo”, “organizzazione che apprende” e
l’apprendimento si viene ad inserire nel lavoro non più come qualcosa di separato
all’organizzazione.
Nuovi materiali, nuovi servizi, nuove professioni fanno sì che si amplifichino le
risorse utili anche per la formazione. Ad esempio Internet, Intranet e i moderni
strumenti di multimedialità e di telecomunicazione rappresentano una potenziale
risorsa per fare formazione: compito dei formatori è di organizzare questi strumenti
in funzione dell’apprendimento.
In questo contesto si inserisce la formazione continua rivolta ai lavoratori occupati, ai
lavoratori autonomi, agli imprenditori, a tutti i soggetti in cerca di occupazione e
quindi a soggetti adulti. E poiché gli adulti hanno maggiore necessità di gestire nel
modo più efficiente sia l’organizzazione dei tempi di studio, sia le distanze che li
separano dai luoghi della formazione, risulta evidente come la formazione a distanza
sia una soluzione efficace ed efficiente.
3
La caratteristica essenziale della formazione a distanza è l’assenza di unità di spazio
e di tempo. La flessibilità e l’autonomia sono le variabili cardine nella formazione a
distanza, ma sono allo stesso tempo un’arma a doppio taglio: se da una parte
permettono ai soggetti adulti di adattare lo studio alle molteplici esigenze della loro
vita privata e professionale, dall’altra creano al soggetto che apprende a distanza
delle difficoltà trascurate da molti progettisti e formatori incapaci di improntare il
processo di insegnamento/apprendimento con adeguate metodologie. Perché i sistemi
di formazione a distanza possano competere con i sistemi convenzionali di
formazione è necessario che vengano accompagnati da diversi servizi capaci di
conferire la qualità necessaria per superare l’isolamento in cui l’utente di un corso di
formazione a distanza non adeguato può imbattersi.
Una classificazione degli anni ’90 (Trentin, 1998) divide la formazione a distanza in
tre periodi (vedi tab. 1.1) ed evidenzia la necessità di sfatare il luogo comune che
definisce la formazione a distanza solo un processo che utilizza mezzi tecnologici
(addirittura alcuni fanno risalire a S. Paolo e a Platone le prime forme di
insegnamento per corrispondenza!).
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Tab. 1.1 - Classificazione della formazione a distanza (modificata da Trentin, 1998)
PERIODO
MEDIA UTILIZZATI
TIPO E QUALITA’
DELL’INTERAZIONE
PRIMA
GENERAZIONE
Dal 1830 alla
metà degli anni
sessanta del
secolo successivo
Materiali cartacei
spediti per posta
Basso livello di
interazione
SECONDA
GENERAZIONE
Dalla seconda
metà degli anni
sessanta alla
prima metà degli
anni ottanta del
XX secolo
Tecnologie della
comunicazione
mature (radio,
telefono,
videocassette,..)
Medio livello di
interazione
TERZA
GENERAZIONE
Dalla seconda
metà degli anni
ottanta fino ad
oggi
Nuove tecnologie
dell’informazione e
della comunicazione
(TV satellitare, reti
telematiche)
Alto livello di
interazione
Nei sistemi di “prima” e “seconda” generazione il problema principale è la copertura
di distanze geografiche e/o il raggiungimento di un gran numero di utenti, definendo
l’apprendimento non un fatto sociale in cui privilegiare le interazioni fra docenti e
studenti quanto piuttosto un fatto prevalentemente individuale. Sono i sistemi di
“terza” generazione a proporre un processo sociale come idea chiave nello sviluppo
della formazione a distanza detta anche, in questo caso, on line education. In tal caso
la maggior parte del processo formativo avviene in rete attraverso l’interazione dei
partecipanti in una vera e propria comunità di apprendimento che favorisce sia il
superamento dell’isolamento del singolo sia la valorizzazione dei suoi rapporti con il
gruppo. Si supera la definizione di Formazione a Distanza per sostituirla con quella
di E–learning che denota la possibilità di apprendere assieme, anche se distanti per
luogo e per tempo, in un rapporto paritetico e di scambio non solo tra discenti, ma
5
anche tra discenti e docenti, secondo un modello che prevede un rapporto dinamico,
policentrico, tra i diversi soggetti della rete. L’E-learning modifica sensibilmente i
modi, fondamentalmente “erogativi”, dell’istruzione a distanza classica, integrando
caratteristiche fisiche della didattica a distanza e caratteristiche psicologiche della
“presenza”
2
accentuando nuove dimensioni come un ruolo maggiormente attivo e
partecipativo assegnato ai soggetti, un forte senso di appartenenza e presenza
(comunità di apprendimento, classi virtuali) e la possibilità di una maggiore
personalizzazione del percorso di apprendimento (Draves, 2000).
Emerge con l’E–learning una nuova filosofia della formazione più basata sul
riutilizzo/condivisione della conoscenza già posseduta dai partecipanti e meno sulla
trasmissione dal docente al discente: la nuova sfida è quella di superare lo stesso E-
learning con una definizione di Net-learning in cui in primo piano si inserisce la rete
con tutte le sue implicazioni positive.
Prima però di arrivare a studiare più a fondo la formazione di “terza” generazione si
ripercorrono nel primo capitolo le tappe dell’Istruzione a Distanza ricordando anche
come esista ancora una generale prevenzione nei riguardi della Formazione a
Distanza. E’ ancora molto diffusa l’idea secondo cui essa rimane qualcosa di
strutturalmente inferiore alla didattica in presenza, considerata il riferimento
ottimale. In genere si ricorrere alla prima per motivi di pura opportunità, ad esempio
per realizzare economie di scala o per non farsi sfuggire una nicchia aggiuntiva di
mercato. Il presupposto più o meno tacitamente accettato è che ogni tipo di didattica
a distanza resta di per sé povero e limitativo. Presupposto che nasce da riflessioni
superficiali e non da un’approfondita conoscenza dell’argomento: la formazione on
line ha elementi che possono costituire un buon antidoto contro il rischio di un
abbassamento qualitativo e ha caratteristiche specifiche per un nuovo modo di
apprendere. Draves (2000) aggiunge che l’apprendimento on line non è secondo
all’insegnamento in presenza e non è semplicemente insegnare a distanza.
L’apprendimento on line è un modo interamente differente di apprendere. La
didattica on line ha in sé elementi che le forniscono potenzialità per risultare in certi
ambiti di qualità anche superiore a quella in presenza. La stessa distanza fisica può
agire come elemento vantaggioso nel momento in cui si creano forme di
apprendimento in grado di incrementare una didattica pluriprospettica e critica.
2
La “presenza” è definita come esperienza soggettiva di essere in un posto o ambiente anche quando
si è situati in un altro (Witmer e Singer, 1998).
6
E’ nell’E-learning che si superano le barriere spazio-temporali senza eliminare la
comunicazione tipica delle interazioni faccia a faccia: se infatti nella formazione di
“prima” e “seconda” generazione le interazioni tra i soggetti erano deboli e
comunque mancanti di veloci e potenti feedback, è nell’on line education che la
comunicazione si fa viva e attiva. Nel secondo capitolo ci si sofferma su questa
nuova tipologia di comunicazione in cui il computer diventa il mezzo per interagire
non solo in una situazione duale, ma anche di gruppo. I soggetti possono comunicare
con il docente e con i colleghi del corso, anche contemporaneamente, in un nuovo
luogo sociale. Il terzo capitolo sviluppa gli aspetti psicologici del partecipante ad un
corso on line presentando il concetto di “persona on line”, prendendo spunto dalle
ricerche classiche sulla formazione delle prime impressioni e la loro gestione. Il
quarto capitolo definisce cos’è un gruppo virtuale tipico di un Interactive learning
risaltando le differenze e somiglianze da un gruppo faccia a faccia e gli aspetti da
tenere in considerazione per un efficace intervento di formazione in rete.
CAPITOLO PRIMO: L’E-LEARNING
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1. Evoluzione storica dell’E-learning
Il concetto di formazione a distanza è oggi associato quasi esclusivamente a termini
come E-learning, On line learning, Net learning o Computer Supported
Collaborative Learning e richiama alla memoria supporti tecnologici innovativi e
strettamente legati alla rete, ma non sempre è stato così.
Letteralmente “formazione a distanza” è qualsiasi tipo di formazione non in
presenza, nella cui erogazione, cioè, discenti e docenti non sono nello stesso luogo
allo stesso momento. Solo con l’avvento di Internet dalla seconda metà degli anni
ottanta del XX secolo in poi, le possibilità di fare formazione a distanza ormai
diventano smisurate, sia in termini di tipologia che di metodo.
Nei sistemi di “terza” generazione, anche detti on line education, la maggior parte
del processo formativo avviene in rete, attraverso l’interazione dei partecipanti in una
vera comunità di apprendimento che favorisce il superamento dell’isolamento del
singolo e valorizza i suoi rapporti con il gruppo. Il docente non diventa più l’unica
fonte del sapere e si inserisce in una rete di comunicazione più ampia allo stesso
piano del discente e degli altri soggetti intervenienti al processo.
Grazie alle nuove tecnologie nasce un nuovo paradigma di apprendimento
individuale e collettivo abilitato dalla tecnologia ma non determinato da essa
(Vergeat, Cesaria, 2001) e si migliorano i processi di apprendimento superando la
verticalità e la gerarchizzazione che ancora caratterizzano le istituzioni scolastiche
(Matteuzzi, Banzato, Galliani, 1999).
L’E-learning non riguarda solo il “modo” di fare formazione, che pure cambia
notevolmente, ma è un fenomeno che riguarda il sistema più ampio di gestione delle
conoscenze, dei processi di sviluppo delle competenze e di miglioramento delle
performances aziendali. Spesso si pone troppa enfasi sulla “e” cioè alla dimensione
tecnologica: non è rilevante solo la disponibilità dei mezzi per comunicare con gli
studenti ma è soprattutto importante l’impianto didattico che qualifica l’istruzione,
consentendo l’instaurarsi di flussi efficaci di interazioni tra la struttura che eroga i
corsi e gli allievi che ne usufruiscono.
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Nei successivi paragrafi ci si sofferma sulle diverse teorie sottese all’Istruzione a
Distanza che rimangono ancora attuali in un contesto in cui la formazione si serve
della rete e modifica la stessa definizione di apprendimento/insegnamento.
1.1 Teorie dell’Istruzione a Distanza
L’impianto metodologico ha un’importanza maggiore rispetto alle tecnologie: è
grazie ad esso che si stabilisce l’impiego di una determinata tecnologia, tenendo in
considerazione le capacità e le conoscenze degli utenti. L’impianto metodologico
deve tenere conto dei problemi di ordine psicologico, pedagogico, didattico,
docimologico, organizzativo, che sono alla base di qualsiasi progetto di istruzione
qualitativamente apprezzabile.
La stessa Open University, che è un punto di riferimento nella storia dell’Istruzione a
Distanza, non ricorre all’uso di tecnologie recentissime come i sistemi telematici, ma
utilizza per la maggior parte dei suoi corsi strumenti di semplice utilizzo.
La formazione a distanza ha percorso un cammino che ha visto prima
superare i soli limiti “fisici” spazio temporali, e dopo, anche le barriere socio-
cognitive. Si è passati dall’utilizzo di mezzi quali la posta, il telefono, la radio a
strumenti quali l’e-mail, la videoconferenza. Non sono le tecnologie che creano un
valido percorso di apprendimento/insegnamento a distanza ma le metodologie che
sottendono a ciò: gli strumenti agevolano solo il percorso. Grazie ai nuovi strumenti
tecnologici infatti si riesce a calcare una definizione di formazione a distanza come
strategia di apprendimento collaborativo che sempre di più si allontana alla
comparazione erronea: Istruzione a Distanza = autoistruzione.
Il primo lavoro “scientifico” sull’Istruzione a Distanza venne sviluppato negli anni
cinquanta del XX secolo. Le prime pubblicazioni avvengono proprio in questo
periodo ad opera di Reichert della Germania Orientale e Holmberg in Svezia. I tre
diversi approcci sono:
a) teorie di autonomia e indipendenza;
b) teorie di industrializzazione dell’insegnamento;
c) teorie d’interazione e comunicazione.
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1.1.1 Teorie di autonomia e indipendenza
Uno dei massimi rappresentanti di questa corrente è Rudoph Manfred Delling del
Deutsches Institut fur Fernstudien an der Universitat Tubingen.
Egli non considera l’Istruzione a Distanza un processo educativo riducendo al
minimo il ruolo dell’insegnante e dell’organizzazione educativa esaltando invece
l’autonomia e indipendenza del discente (Delling, 1968, cit. in Keegan, 1994).
Delling, attraverso una posizione alquanto provocatoria, sembra voler collocare
l’Istruzione a Distanza fuori del campo delle teorie educative e porre attenzione solo
sull’apprendimento a distanza dello studente.
Un altro autore che si colloca all’interno di questa teoria è Wedemeyer (1962). Egli
sottolinea come l’opportunità di apprendere debba essere lasciata a tutti, anche a
coloro che sono impossibilitati a muoversi, geograficamente isolati o socialmente
svantaggiati. Wedemeyer usa il termine “studio indipendente” per indicare uno
studio autoprogrammabile, individualizzato e capace di offrire ampia libertà nella
selezione delle mete.
Wedemeyer individua due tipi di studio indipendente:
• per il discente interno e quindi per lo studente che non ha bisogno
di partecipare a lezioni tradizionali;
• per il discente esterno e quindi per lo studente impossibilitato a
usufruire dell’istruzione tradizionale.
L’autore evidenzia che la sola strada per rompere “le barriere spazio-temporali”
dell’educazione è la separazione dell’insegnamento dall’apprendimento comportando
la programmazione di ciascuna attività come separata dall’altra.
Di Wedemayer non vanno dimenticate le sue preziose indicazioni per sviluppare
l’interesse e la motivazione del compito, la disponibilità allo studio (essenziale nello
studio per corrispondenza, come dimostra il fatto che esistono studenti che non
iniziano, che falliscono, che conseguono risultati inferiori) e la valutazione del
progresso nell’apprendimento (Wedemayer, 1962). Fondamentale è l’opera
dell’insegnante che deve stimolare e controllare costantemente il discente a distanza:
11
il maggior pregio dell’attività di Istruzione a Distanza è proprio la relazione che si
stabilisce tra questi due soggetti.
Wedemayer poi sottolinea come in una classe tradizionale rimanga solo l’illusione di
essere effettivamente faccia a faccia: “il concetto di distanza implica più della
distanza fisica, vi è una distanza sociale, una distanza culturale e quella che io sono
venuto chiamando distanza fisica, in mancanza di un termine migliore. Tutte queste
sono presenti ovunque si portino avanti l’insegnamento e l’apprendimento”
(Wedemayer, 1981, pp. 38-40 cit. in Keegan, 1994). Esiste una distanza anche in una
situazione educativa tradizionale: scopo dell’istruzione è quello di erogare la
massima libertà di apprendimento in tutti i programmi di studio non lasciando però
solo lo studente ma cercando di occultare il più possibile la “distanza fisica”.
1.1.2 Teorie di industrializzazione dell’insegnamento
Le teorie dell’industrializzazione trovano in Peters (Peters, 1973 cit. in Keegan,
1994) il massimo interprete.
L’autore tedesco attribuisce alla metà dell’ottocento il periodo di nascita
dell’Istruzione a Distanza, quando il sistema postale e di trasporto cominciava ad
essere relativamente veloce e regolare.
Peters ritiene che l’Istruzione a Distanza sia innaturale, che frazioni il processo di
comunicazione, che la comunicazione interpersonale venga sostituita dai mezzi e che
vi sia una certa propensione al distacco. Egli sostiene che l’adattamento di un
insegnante all’Istruzione a Distanza sia un processo lento dal momento in cui vi
saranno sempre dei momenti di contrasto tra l’insegnamento tradizionale e i metodi
dell’insegnamento a distanza.
1.1.3 Teorie di interazione e comunicazione
Il lavoro di Baath (Baath, 1981, cit. in Keegan, 1994) si fonda su un imponente
studio oltre che su di una forte esperienza sul campo. L’autore svedese pone
l’attenzione sulla comunicazione a due vie e sull’importanza del tutor
1
in un sistema
a distanza. Il tutor deve coprire un ruolo che va oltre la correzione di errori e la
1
Con il termine tutor si riassume quella funzione in grado di mediare il rapporto tra utenti, docenti,
materiali didattici e supporto tecnologico.
12
valutazione del profitto degli studenti. Precisamente Baath scrive: “il tutor a distanza
può avere funzioni pedagogiche oltre a quella di correggere errori e di valutare i
compiti degli studenti. Egli può avere un ruolo principale nel legare il materiale
didattico all’insegnamento, cercando di collegare il materiale didattico ai precedenti
modelli di rinforzo di ciascuno studente, o alle sue attività “matemageniche” o alla
sua precedente comprensione dei concetti e dei principi di base del suo curriculum,
oppure concentrandosi sul compito di stabilire una relazione personale con il
discente” (Baath, 1980, p.121 cit. in Keegan, 1994).
Baath riprende i diversi modelli d’insegnamento per studiarli in rapporto alla
comunicazione a due vie, arrivando a sottolineare come i modelli con più stretto
controllo dell’apprendimento verso obiettivi prefissati riservano, nell’Istruzione a
Distanza, un rilievo maggiore al materiale d’insegnamento rispetto alla
comunicazione binaria tra studente e tutor/istituzione; e come invece i modelli con
minor controllo dell’apprendimento verso obiettivi prefissati tendono a far sì che la
comunicazione simultanea tra studente e tutor/istituzione sia più auspicabile: questa
comunicazione prende la forma o di contatto faccia a faccia o telefonico. Si
delineano le caratteristiche che verranno riprese nell’E-learning: l’apprendimento
non è prefissato e strutturato dai docenti ma si sviluppa in itinere grazie
all’intervento attivo dei discenti che collaborano e interagiscono con gli insegnanti
attraverso un modello di comunicazione bidirezionale. Con Baath si rilevano le
variabili fondamentali perché un percorso di formazione on line non si trasformi in
un percorso individuale tra il fruitore e sé stesso: si accentua l’importanza
dell’apprendimento come processo sociale, di mediazione e cooperazione tra più
soggetti. Se attraverso strumenti di comunicazione quali la posta, la radio, la
televisione i processi di comunicazione sono più lenti e impediscono un lavoro di
collaborazione, grazie alla rete si crea facilmente una comunicazione interpersonale.
Un altro autore che evidenzia caratteristiche riprese dall’E-learning è
Holmerg (Holmerg, 1978): egli sottolinea l’importanza di un feedback
2
nel momento
in cui si attua un processo di apprendimento. Ai giorni nostri grazie allo sviluppo
della rete questo è facilmente possibile e il processo di acquisizione di conoscenze si
basa sull’idea di interazione tra docenti e discenti.
2
Il concetto di interazione e quindi di feedback è fondamentale per l’efficacia di un percorso di
formazione sia a distanza che faccia a faccia (Holmerg, 1978).
13
Holmberg basa la sua visione dell’Istruzione a Distanza sul convincimento che la
sola cosa importante nel campo educativo è l’apprendimento del discente.
Amministrazione, assistenza, lavoro di gruppo, iscrizione e valutazione sono
importanti solo nella misura in cui sono di supporto all’apprendimento del singolo.
Lo studio in un sistema a distanza viene definito da Holmberg come auto-istruttivo
ma differente dallo studio privato dato che lo studente non è solo. La relazione tra
quest’ultimo e l’organizzazione è descritta dall’autore come conversazione didattica
guidata.
Tab. 1.2 - Conversazione didattica guidata (Keegan, 1994, pp. 93)
studio di un testo
stile colloquiale dell'autore del corso
simulata
contatto personale
telefono
corrispondenza
reale
Istruzione a Distanza come conversazione didattica guidata
La conversazione didattica guidata può essere quindi di diversa specie: sia reale che
simulata, derivante, in questo caso, dallo studio da parte dello studente dei materiali
di apprendimento preparati in stile didattico.
Holmberg nella sua teoria della “conversazione didattica guidata” fa leva su alcuni
concetti: è importante che l’organizzazione sappia promuovere il piacere dello studio
attraverso materiali di auto-istruzione ben progettati e consenta una facile
comunicazione a due vie, amichevole, in modo che si stabilisca una relazione
personale più forte. L’apporto dello studioso investe anche la costruzione di materiali
didattici di qualità. Essi dovrebbero avere le caratteristiche di utilizzo di un
linguaggio chiaro, in qualche modo colloquiale, facilmente leggibile, con una
moderata quantità di informazioni. Lo stile dovrebbe essere personale con frasi come
14
“una volta letti questi paragrafi, accertatevi che…” (Holmberg 1960, pp. 15-16 cit. in
Keegan, 1994).
Il contributo di Holmberg nel campo dell’Istruzione a Distanza è certamente esteso e
concorda pienamente con quello di Wedemeyer: lo studente deve avere la massima
libertà di scelta sia sul metodo di studio, sia sul monitoraggio dello studio e, in
generale, un’estesa autonomia in un percorso però strutturato e “controllato” da
personale qualificato. Ci si avvicina sempre di più ad un modello di formazione a
distanza in cui l’utente diventa protagonista attivo del proprio percorso di
apprendimento.
1.2 L’approccio dell’E-learning: i benefici cognitivi dell’interazione
tra pari
Dal rapporto tra la formazione a distanza e la telematica è nato uno dei settori più
innovativi e promettenti: la formazione in rete detta anche On line Education o E–
Learning (Electronic Learning).
I maggiori benefici della telematica nella formazione derivano dalla capacità di
realizzare nuove forme di interazione più dinamiche e flessibili riproducendo, in una
situazione di indipendenza spazio temporale, alcune dinamiche tipiche della
comunicazione tra individui: la comunicazione uno-a-uno (dialogo), la
comunicazione uno-a-molti (una lezione) e la comunicazione molti-a-molti (attività
didattiche di gruppo). Dal punto di vista della formazione, l’aspetto più interessate
della comunicazione in rete è la possibilità della comunicazione molti-a-molti. Un
altro aspetto vantaggioso della formazione in rete è il superamento delle distanze,
non solo in senso geografico, ma soprattutto in senso sociocognitivo: gli studenti
possono accedere facilmente alle informazioni interagendo con banche dati ed
esperti.
Il salto qualitativo da una formazione a distanza in cui le interazioni erano deboli e i
mezzi di comunicazione solo di massa si ebbe alla fine degli anni ’80 del XX secolo
quando le prime sperimentazioni con l’uso del computer e della telematica
dimostrarono la possibilità di realizzare l’apprendimento come processo sociale e
non più individuale. Vengono evidenziati i benefici cognitivi di un’interazione tra
pari che sforza i partecipanti a confrontarsi ed aiutarsi reciprocamente con
l’opportunità di scambi in cui l’audience non è il singolo docente ma coloro che sono
15
nella medesima “situazione formativa”, sviluppando così nuove idee ed esperienze
(Ruberg, Moore, Taylor, 1996). Attraverso la comunicazione mediata dal computer
si incrementano le risposte tra i discenti senza la necessità dell’intervento dei
formatori, incoraggiando così il processo collaborativo di problem-solving ( Cazden,
1988 cit. in Ruberg, Moore, Taylor, 1996).
Sia i mezzi di informazione e comunicazione oltre che i nuovi paradigmi teorici della
formazione valorizzano l’autonomia e la costruzione dei saperi: gli apporti più
interessanti provengono dalla cosiddetta “psicologia umanistica” (Maslow, 1954;
Rogers, 1970; Fromm, 1980), secondo cui gli uomini aspirano a una continua
autorealizzazione che si accompagna a un cambiamento nell’atteggiamento
dell’insegnante. Negli anni ’80 - ‘90 si impone anche un nuovo approccio: il
costruttivismo che trova le sue forti implicazioni didattiche in concetti quali quelli di
“comunità di apprendimento”, “circoli di apprendimento” e che si caratterizza per
una visione negoziale e cooperativa della conoscenza. Essa viene definita come un
prodotto del soggetto rifiutando una figura di insegnante come fornitore di
informazioni ed enfatizzando un ambiente di apprendimento che alimenta pratiche
riflessive e multiple rappresentazioni della realtà. Si sposta l’attenzione sulla varietà
dei supporti e dispositivi che si possono affiancare all’alunno che apprende e si
attribuisce particolare importanza allo studio per “casi”. Il contesto in cui si svolge
l’apprendimento è in primo piano assieme agli strumenti che interagiscono nella
costruzione della conoscenza (McKenna, 2000). Si pone enfasi sul discente e il
percorso viene continuamente modificato a seconda delle esigenze e delle situazioni
che si vengono a creare. Si sottolinea il ruolo della negoziazione interpersonale e
dell’apprendimento collaborativo.
1.2.1 Lo “spazio di apprendimento virtuale”: il gruppo virtuale
come “stato d’animo”
Anche nell’ E–learning esiste uno spazio di apprendimento che, rispetto ad una
situazione tradizionale, è virtuale: la virtual classroom (classe virtuale). Come
sottolinea Woodall (1999) una virtual classroom non può essere semplicemente
definita un ambiente di rete dove una parte o la totalità delle interazioni in atto in una
classe tradizionale sono simulate on line ma come una situazione nuova, con una sua
specificità.