INTRODUZIONE
Tra le Regioni a Statuto speciale dell’ordinamento italiano, la Regione siciliana occupa una
posizione del tutto peculiare, godendo più delle altre -almeno sulla carta
1
- di margini
estremamente ampi di autonomia in tutte le sfere di azione dell’ente regionale:
dall’organizzazione del sistema politico
2
, fino ad arrivare alle speciali prerogative in materia
di tributi
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che prevedono il ritorno nelle casse regionali dell’intero gettito fiscale riscosso
dallo Stato sul territorio dell’isola.
Questa tesi si propone di ricostruire gli attributi più salienti della specialità regionale
delineata dallo Statuto, partendo da un' introduzione di carattere storico, durante la quale
verrà analizzata la situazione economico-politica che si riscontrò in Sicilia a partire dagli anni
successivi all' unificazione italiana, periodo in cui il malcontento -che pervadeva soprattutto i
ceti meno abbienti- sfociò nella costituzione dei Fasci siciliani dei lavoratori (ben presto
fermati dall' intervento militare voluto da Crispi), per poi analizzare i principali passaggi che
portarono all' emanazione dello Statuto Speciale, a cominciare dalla soluzione politica dell'
on. Aldisio che – per evitare la separazione fortemente voluta dal Movimento Indipendentista
Italiano – smorzò le richieste di indipendenza nominando una Commissione incaricata di
elaborare il progetto dello Statuto Siciliano, il quale avrebbe garantito l' autonomia della
Regione Siciliana ma senza intaccare l' unità nazionale.
Si analizzeranno quindi le fasi della progettazione ed i punti forti inseriti nello Statuto dai
membri della Commissione come l' istituzione dell' Alta Corte per la Regione Siciliana, l'
autonomia legislativa ed il Fondo di solidarietà nazionale. L' excursus storico si concluderà
con il momento dell' approvazione dello Statuto della Regione Siciliana effettuata dal
1 Come afferma infatti G. ARMAO, in Lo Statuto Siciliano nella prospettiva del federalismo fiscale, Regione
Siciliana, 2012 cit. p. 1 <<la Sicilia -che dell' autonomia ha fatto un tratto indelebile della sua storia
millenaria, sempre rivendicata e troppo poco riconosciuta- è certamente vittima di un evidente asimmetria
tra le aspirazioni ed i risultati conseguiti, una vera e propria ipostatizzazione della volontà>>.
Si veda anche L. CORRAO, Il sogno mediterraneo, Alcamo, 2010, cit. p.49 <<il sistema politico siciliano
ha conciato così la Sicilia non realizzando a pieno la sua autonomia, perché fin dal primo momento che fu
concesso lo Statuto dell' autonomia furono messe in atto tutte le strategie possibili ed immaginabili per
svuotarlo di senso, significato ed agibilità. E contro il volere della Costituzione. I gruppi monopolistici del
nord e la classe politica romana insieme per la sterilizzazione dell' Autonomia siciliana, con gli ascari della
classe politica siciliana. Tutt' ora è fondamentalmente così, niente è cambiato>>.
2 Artt. 2 - 22 Statuto siciliano
3 Artt. 32 - 41 Statuto siciliano
5
Consiglio dei Ministri con R.D. Leg. 15 Maggio 1946 n° 455 e si sottolineeranno i problemi
che sorsero a seguito dell' entrata in vigore della Costituzione Italiana del 1 Gennaio 1948;
problemi che permisero alla Corte Costituzionale di emanare sentenze che ebbero l' effetto di
ridurre di anno in anno l' applicabilità delle parti più importanti dello Statuto, giustificando
tali decisioni con il pretesto del “mancato coordinamento” tra Statuto e Costituzione.
Il terzo capitolo sarà invece incentrato sulla formazione del sistema organizzativo-funzionale
della Regione, analizzando i vari elementi dell' autonomia regionale ed approfondendo
dunque, mediante il riferimento ai corrispondenti articoli dello Statuto, quali sono le potestà e
gli ambiti corrispondenti all' autonomia legislativa, all' autonomia amministrativo-
regolamentare e all' autonomia finanziaria; passando poi ad analizzare le conseguenze della
riforma costituzionale n° 3/2001 sull' originale assetto dell' ordinamento degli enti locali della
Regione siciliana ed infine verrà dato spazio alle ultime novità normative riguardanti l'
attuazione dell' articolo 37 dello Statuto ed ai disegni di legge di monete complementari all'
euro, come il “tarì” o il “grano”, ideati con l' intento di risollevare l' economia siciliana e tutt'
ora in attesa del voto dell' ARS.
Si analizzerà poi la composizione e le funzioni dei vari organi dell' apparato autoritario: l'
Assemblea Regionale, la Giunta Regionale ed il Presidente della Regione Siciliana, con
riferimenti ai corrispondenti articoli dello Statuto.
Si procederà con la ricostruzione storica delle modalità di formazione dell' apparato
amministrativo regionale, indagando sui motivi che hanno portato all' “elefantiasi
burocratica”
4
: dal d. lgs Pres. n°. 18 del 12 Aprile 1951 che inquadrò il personale avventizio,
regolarizzato l' anno precedente, senza che fosse necessario superare il concorso interno; ai
successivi disegni di legge, ripresentati in un unica proposta con d.d.l. n° 196 del 1968, con
cui si tentò di riformare l' apparato burocratico per risolvere i problemi di sovra-numero e di
legami tra politica ed amministrazione, ma che non ebbe esito positivo; fino al decennio del
2000, durante il quale i dipendenti della Regione aumentarono in maniera esponenziale,
raggiungendo il numero di 20.000 persone; per poi giungere all' attuale spending review con
cui il Governo Regionale ha avviato una politica di bilancio rigorosa e una revisione di spesa
per contenere i costi amministrativi mediante la riduzione degli apparati burocratici regionali,
il blocco delle assunzioni e la revisione della gestione di quiescenza.
4 A.FUSCO, rapporto sulle riforme della burocrazia nella Regione siciliana, in Cronache parlamentari
siciliane, 1965, cit. p. 1138
6
L' ultimo capitolo dell' elaborato sarà infine imperniato sul parallelismo
5
tra il modello
organizzativo-funzionale della Regione siciliana ed il modello statale che si ritrova, per
esempio, nel procedimento di formazione delle leggi o nell' esame e approvazione dei
progetti di legge o ancora nelle figure del Presidente
6
e degli altri organi autoritativi.
Si condurrà poi una breve analisi sugli aspetti positivi e negativi dello Statuto, sottolineando
quali siano state le intenzioni dei padri promotori e quale invece sono state le interpretazioni
e le applicazioni pratiche di alcuni importanti articoli dello Statuto, utilizzati al fine di creare
consenso politico o di soddisfare gli interessi personali della classe politica siciliana, come
accadde per esempio con quella parte dell' art. 14 dello Statuto in cui si afferma che <<l' ARS
nell' ambito della Regione e nei limiti costituzionali dello Stato, esercita la potestà legislativa
esclusiva sulle seguenti materie: (...) stato giuridico ed economico degli impiegati e
funzionari della Regione in ogni caso non inferiore a quello del personale dello Stato>>,
articolo per il quale l’ intento del legislatore del 1946 era stato probabilmente quello di
stimolare la giovane classe dirigente siciliana affinché investisse il suo impegno e la sua
capacità professionale per lo sviluppo del nuovo ente, ma che in realtà ha scatenato l' avidità
della classe politica siciliana, che non ha più rinunciato al privilegio di avere degli stipendi
elevatissimi nonostante il debito di circa 5 miliardi della Regione.
La conclusione della tesi sarà invece incentrata sull' idea di una Sicilia indipendente e sull'
analisi, avvalorata da dati statistici, dei punti forti della nostra terra che l' indipendenza
potrebbe soltanto rafforzare, quali il turismo e i prodotti di nicchia.
5 S. PAJNO, La Sicilia, ovvero dell’autonomia sfiorita, in Rivista giuridica del Mezzogiorno, n. 1-2, 2011, cit.
<<un mondo istituzionale parallelo rispetto a quello dell’ordinamento generale dello Stato, nel quale
possano essere gestite le risorse che dal medesimo si pretendono>>
6 Presidente della Regione e della Repubblica
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CAP. I – LA CONQUISTA DELL' AUTONOMIA SICILIANA E LA NASCITA DELLO
STATUTO: DAI PRIMI ANNI DELL' UNIFICAZIONE ALL' APPROV AZIONE
DELLO STATUTO SICILIANO
I.1 Eventi storici che portarono alla nascita dello Statuto siciliano.
-I.1.1 Il contesto socio-politico negli anni successivi all' unificazione italiana e le
tendenze separatistiche degli anni successivi alla II guerra mondiale
Fin dalla creazione dello Stato Italiano, le condizioni di miseria e gli interessi dei Siciliani
hanno da sempre ricevuto ben poca attenzione da parte della politica a livello nazionale, sia
per il legittimo prevalere dell’interesse generale su quello locale, sia per il prevalere degli
interessi particolaristici ed il conseguente svilupparsi delle lotte concorrenziali tra i politici di
origine siciliana; questi, al fine di accrescere il proprio potere politico, non si facevano alcuno
scrupolo nel servirsi delle clientele locali corrotte, che in cambio del loro ausilio chiedevano
la conservazione del loro potere sull’isola, anche violando la legge, con la conseguenza di
impedire l’attuazione di una qualunque riforma
7
. La conseguenza di questo disinteressamento
nei confronti degli interessi dei ceti meno abbienti in Sicilia è rappresentata dalla formazione
dei Fasci Siciliani dei Lavoratori; i contadini infatti, già ingannati da Crispi dopo
l’unificazione d’Italia con la promessa di radicali cambiamenti, alla fine del XIX secolo
percepivano gli stessi salari di vent’anni prima, ma con il costo della vita raddoppiato. Per
tutta risposta, Crispi, anche sotto le pressioni di deputati siciliani che esprimevano gli
interessi dei proprietari terrieri, decise di ristabilire l’ordine attraverso l’intervento militare
8
,
che portò allo scioglimento del movimento e all’arresto dei suoi capi. I già difficili rapporti
tra istituzioni e popolo siciliano vennero ancor più peggiorati dalla presenza della mafia, che
cercava di far eleggere determinati deputati a Roma, con l’intento di procacciarsi dei
protettori nella capitale, che agissero anche da intermediari per i loro traffici con le varie
amministrazioni
9
. Il contesto socio-politico non migliorò con l’avvento del fascismo che, con
la soppressione dei partiti e delle organizzazioni sindacali, nonché con l’introduzione del
reato di opinione, pose un ulteriore freno allo sviluppo della coscienza democratica nel
territorio isolano. Al termine della Seconda Guerra mondiale, con la caduta del fascismo, i
7 R. MENIGHETTI – F. NICASTRO, Storia dell’Autonomia Siciliana dal Fascismo allo Statuto, Siracusa,
Ediprint, 1987, p.55.
8 trentamila soldati vennero inviati nell’isola
9 R. MENIGHETTI – F. NICASTRO, Storia dell’Autonomia Siciliana dal Fascismo allo Statuto, Siracusa,
Ediprint, 1987, pp. 56 – 57.
8
conflitti sociali in tutta Italia divennero sempre più profondi: l’espressione più evidente di
tale situazione erano le tendenze separatistiche presenti soprattutto in Sicilia, Sardegna, Valle
d’Aosta e Trentino - Alto Adige; regioni che in poco tempo si dotarono di propri statuti e di
propri organi. L' Assemblea Costituente si trovò, dunque, davanti a soluzioni istituzionali
ormai adottate e non suscettibili, per ragioni di opportunità, di essere riviste; di conseguenza,
nello stesso tempo in cui confermò lo “specialissimo” ordinamento autonomo della Sicilia,
approvò anche gli statuti speciali delle altre regioni
10
. La specialità attribuita a queste Regioni
doveva costituire la soluzione costituzionale interna data al riconoscimento di un pericolo
concreto; sarebbe stata, insomma, «non il frutto di una decisione unanime e definitiva…
sull’opportunità dell’ordinamento regionale come tale, ma soltanto il corrispettivo necessario
alla conservazione di tali Regioni all’unità nazionale, il tributo pagato per sottrarre consensi e
togliere consistenza ad ambizioni ben più eversive…»
11
.
-I.1.2 Le vicende del Movimento Indipendentista Siciliano e dell' EVIS; la politica di
criminalizzazione dell' Alto Commissario Aldisio e la costituzione della Consulta
Nel frattempo in Sicilia prendeva sempre più piede il Movimento Indipendentista Siciliano,
cui facevano parte Andrea Finocchiaro Aprile e Giovanni Guarino Amella, i più prestigiosi
tra gli ex deputati. Il MIS aveva un preciso fine politico: una Sicilia libera ed indipendente
dall' Italia avrebbe risolto tutti i problemi e dato benessere a tutti; credeva anche -dato l'
appoggio degli alleati che la vedevano come ottima base militare- nella possibilità di
“agganciare” la nostra isola agli Stati Uniti d’America, facendone la cinquantesima stella. Per
raggiungere tale scopo, il MIS si dotò anche di un Esercito V olontario per l'Indipendenza
della Sicilia (EVIS), creato da Antonio Canepa (conosciuto con lo pseudonimo “Mario
Turri”), che ne fu il primo comandante e che nominò come tenente colonnello Salvatore
Giuliano. Il MIS però venne presto bloccato dall' intervento dell' Alto Commissario Aldisio
12
,
10 T. MARTINES – A. RUGGERI – C. SALAZAR, Lineamenti di diritto regionale, Milano, Giuffrè, 2008.
11 E. ROTELLI, L’avvento della Regione in Italia: dalla caduta del regime fascista alla Costituzione
repubblicana (1943-1947), Milano, 1967.
12 Salvatore Aldisio nato a Gela il 29 dicembre 1890, aderì sin da giovane al movimento cattolico. Nel primo
dopoguerra divenne segretario del Partito Popolare Italiano di Caltanissetta e alle elezioni politiche del 1921
fu eletto nelle liste del PPI. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia, assunse la guida regionale della nascente
Democrazia Cristiana, entrando successivamente nella direzione nazionale del partito. Fu nominato prefetto
di Caltanissetta e ministro dell’Interno nel secondo Governo Badoglio. Nell’agosto 1944 venne nominato
Alto Commissario per la Sicilia e in questo ruolo s’impegnò per l'affermazione dell'autonomia regionale.
Eletto alla Costituente nel 1946, fu ministro della Marina Mercantile e dei Lavori Pubblici nei governi De
Gasperi e dell’Industria nel primo governo Fanfani. Senatore nella prima legislatura, fu poi eletto deputato
nella seconda, terza e quarta legislatura.
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