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INTRODUZIONE
L’oggetto di studio, di questa tesi di laurea, è la nascita e diffusione dei gruppi
A.M.A, nel panorama internazionale e successivamente in quello italiano.
Pratica, che maggiormente ha colpito il mio interesse, per la sua capacità di
accrescere l’autostima e l’autonomia dei partecipanti che vedono, nella condivisione
dei comuni problemi e nel confronto delle esperienze, un modo per migliorare il
proprio vissuto ed affrontare le difficoltà della vita.
Peter Kropotkin, filosofo sociale e rivoluzionario russo, nel suo libro “Mutual
Aid”, opera che diede vita a tutta la moderna letteratura in tema di auto mutuo aiuto,
avanzò la tesi secondo la quale, l’evoluzione della specie umana non sarebbe stata
possibile senza l’attitudine degli uomini a riunirsi tra di loro, cooperare e sostenersi
reciprocamente di fronde ai problemi comuni o pericoli esterni; concezione contraria
a quella hobbesiana, la quale sosteneva che nello stato di natura non esistessero leggi
e che ogni individuo, mosso dal proprio istinto egoistico, cercherebbe di danneggiare
chiunque cercasse di ostacolare il soddisfacimento dei propri interessi, dando vita a
una guerra di tutti contro tutti.
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Nell’opera “Che cosa la vita dovrebbe significare per voi” A. Adler (1931)
afferma che: “Il singolo essere umano, è debole e limitato e, se rimane isolato, è per
lui impossibile perseguire gli scopi che si prefigge. Se vivesse da solo e cercasse di
affrontare da solo i problemi, perirebbe, e quindi non sarebbe in grado né di
continuare la propria vita, né di fare continuare la vita del genere umano. Egli è legato
agli altri uomini e ciò è dovuto alla sua debolezza, alle sue insufficienze e ai suoi
limiti; pertanto il passo più importante che egli può fare è quello di associarsi. […]
Se dobbiamo sopravvivere, anche i nostri sentimenti devono essere in armonia con
questo che è il maggiore dei nostri problemi, dei nostri scopi e delle nostre mete: far
continuare la nostra vita personale e far continuare la vita del genere umano su questo
pianeta che abitiamo, in cooperazione con i nostri simili.”
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L’auto mutuo aiuto, pur trovando la sua origine nel campo della salute mentale,
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B. Sanfilippo, P. Algisi, Il potere trasformativo dei gruppi di auto-mutuo-aiuto, Dialoghi Alderiani,
Milano, 2013, p.2.
2
A. Adler, (1931), What life should mean to you, tr. It. Cosa la vita dovrebbe significare per voi,
Newton Compton, Roma, 1994.
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oggi si estende nelle più diverse condizioni di disagio, bisogno e necessità delle
persone.
L’esperienza A.M.A, si è andata sviluppando nel corso degli ultimi anni con il
generoso contributo di molti operatori, cittadini, utenti e familiari di pazienti, fino a
raggiungere una presenza significativa, anche se disomogenea in tutto il territorio
italiano; la varietà dei temi aggreganti i gruppi, arricchisce la pratica, confermando la
sua utilità, efficacia ma soprattutto economicità.
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Questo fenomeno è importante collegarlo alla crisi dello Stato Assistenziale,
decadenza al cui determinismo hanno contribuito alcuni fattori, uno dei quali la
necessità di servizi personalizzati, conseguentemente all’aumento dei bisogni.
Nel moderno sistema di welfare mix, i cui fruitori delle prestazioni sono soggetti
attivi, con diritto di voce, il terzo settore è diventato uno dei pilastri fondanti della
società civile, il quale comprende: movimenti di volontariato con carattere no-profit,
gruppi di auto mutuo aiuto e organizzazioni non governative; diventando così parte
integrante di un sistema informale di aiuto.
Secondo la definizione di Folgheraiter, nell’informale rientrano tutte le possibili
azioni che si svolgono per libera iniziativa dei soggetti sociali e non sono prodotte o
regolamentate con leggi, né motivate da prospettive di guadagno.
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Il termine malattia ha sempre rimandato ad uno stato strettamente patologico; la
condizione dell’essere un malato doveva pertanto essere riconducibile ad uno stato di
assenza di salute, soprattutto, dal punto di vista organico ed essere passibile di diagnosi
da parte dell’apparato sanitario istituzionale.
Successivamente, accanto al concetto di malattia si è affermato quello di
malessere, che rimanda ad uno stato fisico o psichico in cui “pur essendo venuta meno
la condizione di perfetta armonia e salute psico-fisica, non si trova in una condizione
definibile come malattia” (D. Secondulfo, 2000).
In quest’aria si trovano, maggiormente, quegli individui che spesso non riescono
ad affrontare in maniera adeguata tutte le richieste e pressioni che provengono dalla
società in cui vivono e che convertono il normale stato psico-fisico in una condizione
che, pur non essendo ancora definibile come malattia, non è più salute.
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3
R. Caporuscio, L’auto mutuo aiuto: una risposta concreta per crescere insieme, da
http://www.dsmrmh.altervista.org/legislazione/amando.pdf.
4
B. Sanfilippo, P. Algisi, Op. Cit., p. 1.
5
A. Pretto, Amici per guarire: i Gruppi Anonimi dei 12 Passi, in “Studi di sociologia”, 2006, 44(2),
p.277.
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Stati di tensione, di squilibrio del self e tutta una serie di disturbi legati
all’approccio psicosomatico, definiscono così una nuova area problematica per la
salute, capace di condurre l’individuo verso stati ben più gravi di disagio o di
dipendenza e che spesso non trovano risposta nell’intervento terapeutico della
medicina convenzionale.
La tradizionale linea d’azione delle istituzioni preposte al controllo di quest’area,
da tempo non è più in grado di fronteggiare l’emergere di questi nuovi stati patologici,
così si è vista crescere una nuova riaffermazione del gruppo.
Al fine di comprendere meglio lo sviluppo e l’effettiva validità del “guarire
insieme”, è stato effettuato un approfondimento all’interno di quei gruppi di cura
solitamente difficili da raggiungere e analizzare proprio a causa delle particolarità
intrinseche alla loro struttura associativa.
Caratterizzati dall’anonimato e da un voluto distacco dalle istituzioni, questo
genere di gruppi viene declinato come forma estremamente particolare di
associazionismo o normalmente fatto rientrare all’interno della tipologia dei gruppi di
“automutuoaiuto”.
Si fa risalire la loro nascita all’esperienza degli Alcolisti Anonimi, i quali
divennero un modello di riferimento e di ispirazione a quelli nati di recente.
Il termine self help indica il riconoscimento da parte di un soggetto del trovarsi in
una condizione di difficoltà o del rendersi conto di essere portatore di un problema e
di decidere
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, in conseguenza, di intraprendere un’azione per cercare di risolvere la
situazione.
Si può quindi sostenere che il self help o “auto aiuto”, costituisca il momento che
precede l’entrata o la costituzione di un gruppo, mentre il tipo di esperienza che viene
fatta all’interno dei gruppi è quella del mutual aid o “mutuo aiuto”, ossia il sostegno
reciproco. Questo può verificarsi solo quando i membri del gruppo condividono le
stesse necessità rispetto ad un bisogno o ad un problema.
In questo modo lo scambio di aiuto diviene possibile poiché ognuno degli
appartenenti è in grado di comprendere cosa sta vivendo, o cosa ha vissuto l’altro e
quali sono i suoi bisogni; in pratica, chi è riuscito a superare quel problema, acquista
una competenza che può essere trasmessa agli altri.
6
Ivi, p. 278.
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L’argomentazione è strutturata in tre capitoli:
Nel primo descriverò, attraverso un’analisi diacronica,
l’emergere dei gruppi A.M.A, esponendo quelle che sono le caratteristiche
e i principi che li contraddistinguono e l’importante ruolo del facilitatore,
considerato una risorsa a disposizione del gruppo, per favorirne un buon
andamento e funzionamento;
Nel secondo capitolo, in quanto futura assistente sociale, ho
cercato di analizzare le possibili funzioni e compiti che l’operatore può
svolgere nei confronti di questa nuova opportunità lavorativa, ancora non
del tutto sviluppata nel territorio italiano. Oltre che invitare gli utenti,
coinvolti in situazioni di difficoltà, a far parte di gruppi di auto mutuo
aiuto, l’assistente sociale può, grazie alle sue competenze, far parte di
comitati consultivi, diventare consulente e facilitarne la costruzione. I
gruppi di auto mutuo aiuto e i servizi sociali, nonostante siano
caratterizzati da ideologie e valori differenti, devo necessariamente trovare
un punto di incontro, in quanto ognuno di essi ha moltissimo da offrire
all’altro, essendo entrambi segmenti di una rete complessa di servizi;
Nel terzo capitolo parlerò dei problemi assistenziali che
affliggono i familiari di malati di Alzheimer e dell’importanza di un
intervento da parte delle politiche sociali, per la difesa dei loro diritti. Tra
le varie risorse disponibili vi è l’auto mutuo aiuto che dà la possibilità, a
chi vi partecipa, di narrare la propria storia a persone che vivono le stesse
difficoltà, prendendo, attraverso il racconto, consapevolezza del proprio sé
in modo da produrre un cambiamento.
Il mio obbiettivo è quello di studiare l’auto mutuo aiuto, in modo da comprenderne
meglio il meccanismo che rende efficiente ed efficace questa pratica associativa, che
si tramuta in terapia per la soluzione di problematiche individuali e familiari.
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I gruppi di auto mutuo aiuto non hanno in alcun modo la pretesa di sostituire altre
pratiche terapeutiche, ma costituiscono una risorsa aggiunta, un complemento alle
risposte offerte dalle istituzioni ai più svariati problemi socio-sanitari.
Attraverso lo scambio comunicativo, con carattere circolare ha la capacità di
aiutare la persona a liberarsi da una condizione di inerzia o dipendenza nei confronti
7
Ivi, p. 279.
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di un problema o di una malattia.
Come osserva Di Nicola, tali gruppi si configurano al pari di “reti di sostegno
sociale, al cui interno i soggetti sono, contemporaneamente e contestualmente
produttori e consumatori di benessere”.
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8
P. Di Nicola, Reti di auto mutuo aiuto: verso una società della cura, in D. Secondulfo (a cura di),
Trasformazioni sociali e nuove culture del benessere, FrancoAngeli, Milano, 2000, pp. 91-92.
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CAPITOLO I
I GRUPPI DI AUTO MUTUO AIUTO
1.1. L’importanza del gruppo nella collettività
La pratica dell’aiutarsi reciprocamente ha origini lontane. Nel 1902, il filosofo
sociale e rivoluzionario russo, Peter Kropotkin, ipotizzò nel suo testo “Mutual Aid”,
influenzato dalle teorie darwiniane, che l’evoluzione umana non sarebbe mai potuta
accadere se gli uomini non avessero avuto una predisposizione naturale a riunirsi e
collaborare, per affrontare insieme le difficoltà della vita e le sfide per la
sopravvivenza.
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L’Autore scrive: “Nella pratica del mutuo aiuto, che possiamo far risalire
all'inizio dell'evoluzione, possiamo scorgere la concreta e sicura origine del nostro
concetto di etica, e possiamo affermare che nel progresso etico dell'uomo il sostegno
reciproco, e non la reciproca lotta, abbia avuto un ruolo essenziale”.
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Solidarietà e aiuto reciproco costituisco, per Kropotkin, le forze intrinseche del
progresso umano, contrariamente alla concezione hobbesiana la quale aveva una
visione dell’uomo negativa, in quanto spinto da due forze: dalla ricerca del piacere e
dalla fuga dal dolore; l’uomo essendo di natura malvagio, nel momento in qui, incontra
altri esseri umani, nasce una guerra di tutti contro tutti.
La famiglia, per Aristotele, costituisce il primo aggregato che ogni essere umano
incontra fin dall’inizio della sua vita, per superare sia i problemi legati alla non
autosufficienza, ma anche per l’acquisizione di nuove conoscenze e capacità, grazie
alle risposte fornitele da chi si prende cura di lui.
Tutto ciò a significare che per la nostra sopravvivenza, devono essere soddisfatti
fin dall’inizio della vita, bisogni psicologici che hanno a che fare con gli altri, singoli
o in gruppo, luogo quest’ultimo dove si amplia e si complessifica la gamma di
stimolazioni interpersonali. La nostra esistenza, d’altro canto, si evidenzia come un
continuo passaggio da un gruppo all’altro: familiare, amicale, di lavoro, di
9
V. Calcaterra, Attivare e facilitare i gruppi di auto/mutuo aiuto, Erickson, Trento, 2013, p.11.
10
P. Kropotkin, Mutual Aid: a factor in evolution, Estendine Horizons Books, Boston, 1955, p.300.