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Introduzione
Le aggregazioni aziendali o, in maniera più specifica, le
sinergie tra imprese e gli accordi di collaborazione, sono
oggetto di studi economici- aziendali che nonostante non
rappresentino un terreno vergine dal punto di vista degli
studi, restano a tutt’oggi un fenomeno recente, che assume
significati diversi e particolari rispetto al passato.
Oggi, le imprese adottano questi strumenti di
collaborazione per sopperire alle proprie carenze in
termini di conoscenza ed esperienza e per competere in
contesti sempre più competitivi. Le collaborazioni tra
imprese, supportate o meno da schemi contrattuali ben
precisi, hanno assunto una posizione di rilievo all’interno
delle economie moderne, interessando tanto le grandi che
le piccole imprese.
La recente crisi finanziaria, unita al già difficoltoso
adattamento delle PMI nazionali alla precedente
globalizzazione dell’economia, nonché alle caratteristiche
strutturali di imprese, in massima parte di micro, piccola e
media dimensione, del nostro sistema produttivo, ha
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contribuito al turnaround e al default di molte imprese dal
mercato. Inoltre, la diffusione delle tecnologie,
dell’informazione e della comunicazione, presenta un
mercato in continua evoluzione imponendo alle imprese
cambiamenti nell’organizzazione della produzione, nelle
relazioni dei sistemi di creazione del valore e nelle
dinamiche socio-economiche.
Le imprese, oggi, sentono il bisogno di utilizzare forme di
aggregazioni sempre più snelle e flessibili che gli
consentano, non solo, di sfruttare tutti i vantaggi derivanti
da una collaborazione, ma anche di non rinunciare alla
propria autonomia imprenditoriale. Cambia così il disegno
strategico del network e si va a creare un modello
realizzato “su misura” per ogni impresa che ne prende
parte; la rete di impresa sembra rispondere alle nuove
esigenze degli imprenditori.
L' individualismo, caratterizzante da sempre l’animo dei
nostri imprenditori, sembra essere superato da una volontà
di collaborazione orientata alla ricerca e all’innovazione,
alla comunicazione e all’internazionalizzazione. La forma
collaborativa che risponde a queste esigenze è, appunto, la
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rete di impresa che esiste da molti anni, ma, che è sempre
stata etichettata come “forma ibrida di collaborazione”
data l’assenza di una normativa di riferimento e di una
struttura contrattuale volta alla tutela dei partecipanti.
Questo fino al 2009 quando l’aumento delle reti ha attirato
l’attenzione del legislatore, suscitando l’esigenza di
individuare un quadro normativo: nasce così il contratto
di rete.
Il presente lavoro è orientato a fare luce su tale “nuova”
forma aggregativa, descrivendone le caratteristiche
principali, confrontando le stesse con altre forme
aggregative presenti, le modalità di applicazione, gli
aspetti contabili delle operazioni, nonché, ad analizzare i
criteri di valutazione della performance.
Si è ritenuto opportuno articolare il presente lavoro in tre
capitoli di analisi teorica ed uno di analisi empirica di dati,
analizzando in quest’ultimo, Rete Napoli Shoes, la prima
rete di impresa, del settore calzaturiero, italiano.
Nel primo capitolo, verranno introdotti e approfonditi i
diversi tipi di aggregazioni aziendali, fino alle reti di
impresa, procedendo anche ad un’analisi comparativa tra
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questi diversi modelli di collaborazione. Verranno
illustrate le diverse tipologie di modelli reticolari e i
relativi vantaggi e svantaggi. È sembrato appropriato
riportare le diverse concezioni di rete di alcuni autori
essendo questo, un dibattito ancora aperto.
Nel secondo capitolo verrà introdotta la normativa
civilistica del contratto di rete delineando le parti fondanti
su cui si basa la redazione del documento dal punto di
vista giuridico. Verranno individuate e spiegate le fasi
della costituzione della rete, l’oggetto del contratto, dando
maggior rilievo rispetto a quest’ ultimo punto, alla rete
c.d. associativa. Inoltre, verrà affrontata la strategia
relativa al network, articolata in step: costituzione,
conoscenza e selezione del partner, redazione del
programma di rete, costituzione del fondo e dell’ organo
comune di “gestione”.
Nel terzo capitolo verranno analizzati gli effetti contabili,
sia per le singole imprese aderenti che per la rete stessa,
relativi al conferimento del fondo patrimoniale; verranno
evidenziate le scritture contabili relative al conferimento
sia in denaro che al patrimonio destinato ad uno specifico
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affare. Inoltre, considerando che le imprese tendono a
formare una struttura reticolare capace di creare una base
solida per garantire una creazione di valore che sia
duratura nel tempo, verranno analizzati diversi metodi di
misurazione della performance della rete, con particolare
riferimento alla Balanced Scorecard.
Nell’ ultimo capitolo, infine, si analizzerà una realtà di
rete frutto dell’iniziativa imprenditoriale campana. Il caso,
Napoli Shoes, è risultato molto interessante, in primis per
il suo programma di rete finalizzato, principalmente, all’
aumento della competitività delle imprese nei mercati
esteri, e quindi, volto ad un processo di
internazionalizzazione. Verranno trattati i motivi della
costituzione e verrà studiato il progetto di
internazionalizzazione in tutte le sue componenti,
compresa la produzione di un prodotto proprio di rete, di
un logo e di un brand.
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CAPITOLO 1: Aggregazioni tra imprese:
vantaggi, svantaggi e reti di impresa
1.1. Analisi del sistema produttivo italiano
Verso la fine del secolo scorso si sono verificati intensi
cambiamenti nel contesto socio- economico, dovuti da
diversi fenomeni, quali la globalizzazione dell’economia,
il progresso tecnologico, e cambiamenti nell’information
technology. Inoltre, la recente crisi ha contribuito ancora
di più a cambiare il profilo di competitività delle nostre
imprese, modificando ulteriormente il pensiero di come
fare imprese dei nostri imprenditori. Com’è noto, il nostro
sistema produttivo è caratterizzato prevalentemente da
piccole e medie imprese, un sistema, quindi, molto
frammentato e debole strutturalmente, che, nonostante
tutto, è riuscito a produrre anche in periodi di difficoltà
del sistema economico. Pertanto, i numerosi cambiamenti
del sistema economico richiedono un adeguamento delle
imprese per evitare la loro fuoriuscita dal mercato.
Nonostante questa esigenza, c’è da dire che elementi
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come: insufficienti competenze, limitate risorse
finanziarie, bassa propensione al rischio e difficoltà nel
ricambio generazionale, tipiche della piccola impresa,
portano le stesse a rinunciare ad una crescita dell’ impresa
tramite l’aumento delle dimensioni. In quest’ottica, è
evidente come l’alternativa strategica per aumentare la
loro competitività è rappresentata della collaborazione.
Infatti, in risposta alla pressione competitiva, le imprese
più attive e innovative, hanno iniziato a discostarsi dal
modello di business tradizionale per muoversi verso forme
di organizzazione produttiva diverse. Gli strumenti
utilizzati dalle nostre imprese sono svariati, si passa dal
contratto di società o di consorzio, dall’A.T.I., R.T.I.,
dalla joint venture, dal contratto di franchising, ai distretti,
alle aggregazioni, network, fino ad arrivare nel 2010 al
riconoscimento della rete di impresa con il contratto di
rete. Stiamo, dunque, assistendo a un passaggio dalle reti
territoriali alle reti di imprese non localizzate.
Aggregazioni che danno vita a rapporti stabili tra le
imprese e consentono loro di specializzarsi in campi di
competenze specifiche.
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Com’è vero che il nostro sistema economico è formato
prevalentemente da piccole e medie imprese, è vero
anche, che, il mercato è in continua evoluzione e, non
sempre, le nostre imprese riescono ad adattarsi o a
modificarsi in maniera tale da riuscire a competere nel
mercato internazionale, dove i competitors sono molto
“aggressivi”. Elemento essenziale per reagire a questi
cambiamenti è sicuramente la conoscenza ed è, solo,
grazie alle aggregazioni, che le nostre imprese riescono a
innescare un circuito di informazione comune, abbattendo,
così, i costi di ricerca e dimezzando il tempo di realizzo.
Perché non è solo la capacità di adattamento che conta,
ma, anche la tempistica, poiché, in un contesto in continua
evoluzione bisogna essere rapidi per non essere
schiacciato dai concorrenti ed essere buttato fuori dal
mercato. È chiaro che, tutto ciò richiede una struttura
aziendale forte e grande, e, guardando alle nostre imprese,
è evidente come vi sia maggiore esigenza ad aggregarsi
per competere fruttuosamente in un contesto globale
dinamico come quello dell’ultimo secolo.
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L’obiettivo principale da perseguire è agevolare il più
possibile la collaborazione, affinché le imprese possano
conoscersi, apprezzarsi e instaurare un rapporto di fiducia
che permetta loro di lavorare insieme, individuare delle
strategie comuni e poter godere di uno stesso canale di
conoscenze. Infatti, le aggregazioni consentono alle
imprese di beneficiare di competenze e specializzazioni
possedute dalle altre imprese, generando una virtuosa
“circolazione del sapere
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", senza sostenere dei costi
elevati. Così, aumentano l’efficienza e la competitività,
generando un miglioramento del prodotto, del processo
produttivo, del costo di produzione, grazie
all’internalizzazione dei meccanismi produttivi.
La concezione di aggregazione, permette anche di
risolvere il problema dell’individualismo degli
imprenditori delle PMI che genera il cosiddetto nanismo
del nostro sistema produttivo e ostacola la competizione
delle nostre imprese nei mercati esteri.
1
http://www.retidiimprese.it/2012/12/aggregazione-tra-imprese-reti-consorzi-
distretti-jointventures-ati-geie/
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1.2. Natura delle relazioni fra impresa
Le trasformazioni appena evidenziate, fanno emergere una
definizione dell’ambiente molto più competitivo e
dominato dalla complessità e viene meno, la stabilità del
profitto e, quindi, la capacità di autoregolazione del
sistema. Prende così il sopravvento una condizione di
selettività, dove, solo le imprese che possiedono
particolari risorse non trasferibili alle altre imprese
attraverso il meccanismo del mercato, possono competere
con successo
2
. Emerge, così, il ruolo strategico delle
risorse interne, che diventano il fattore di differenziazione,
selezione e competizione delle imprese. Non sempre,
però, le imprese hanno a disposizione le suddette risorse
strategiche, anzi, spesso le risorse detenute possono
risultare facilmente obsolete, data la velocità con cui
cambiano le tecnologie. Inoltre, può verificarsi che,
mantenere determinate tecnologie, comporti dei costi
2
Si veda R.A. Miraglia, Reti di aziende e sistema informativo
interorganizzativo, 2006