6
griechischer Städte aus Kleinasien, oltre alla raccolta di
Dittenberger e Purgold riguardante le iscrizioni di Olimpia.
Queste fonti basilari sono state un punto di partenza per
un’ulteriore ricerca attraverso vari periodici; un grosso contributo
al mio lavoro è stato fornito da due articoli di Ebert pubblicati sul
periodico Nikephoros (rispettivamente del 1995 e del 1997), in
cui sono pubblicate per la prima volta due iscrizioni relative al
IV secolo ritrovate nel 1994 ad Olimpia.
Per quanto riguarda gli agoni in Licia ho utilizzato come fonte
l’opera di Herberdey- Kalinka, aggiornata con il recente Studies
in History and Topography of Licia and Pisidia di Hall e Milner;
vani sono stati i miei sforzi per trovare uno studio più recente
sull’ég∆n Majimiãneion, per il quale unica fonte è un articolo
pubblicato in JRS del 1913. Non ho trascurato inoltre alcuni
documenti papiracei, che testimoniano la presenza di attività
agonistica nel periodo analizzato. Per le testimonianze
numismatiche ho usato l’opera di Karl Numismatiche Beiträge
zum Festwesen der Kleinasiatischen und Nordgriechischen
Städte im 2/3 Jahrhundert. Naturalmente non avrei potuto
trascurare le due più importanti enciclopedie riguardanti il
mondo antico: RE di Pauly-Wissowa e Dictionnaire des
Antiquités di Daremberg - Saglio.
Nel compilare la mia raccolta di epigrafi ho usato due criteri
diversi: per il III secolo, data l’abbondanza di materiale, ho
selezionato quelle che mi sembravano più interessanti; per il IV
7
secolo ho invece cercato di reperire tutte le iscrizioni riguardanti
l’agonistica, visto che ne sono note ben poche.
La tesi si divide in tre capitoli: 1) la periodos, 2) gli agoni istituiti
per gli imperatori, 3) gli agoni locali. Ciascun capitolo si divide a
sua volta in paragrafi che trattano ciascuno un agone, con relativo
catalogo di vincitori, elenco degli agonoteti (dove è possibile) e
testimonianze numismatiche. A ciascun paragrafo seguono le
iscrizioni con la traduzione e il commento; nel compilare i
cataloghi dei vincitori e degli agonoteti ho usato una serie di
rimandi interni, al fine di renderne più agevole la consultazione.
Per quanto riguarda il III capitolo i vari agoni sono suddivisi per
provincia. Le sezioni dedicate agli agoni in Licia e ad Antiochia
differiscono rispetto alle altre, in quanto ho preferito fornire un
quadro generale del concorso e presentare alcune iscrizioni come
esempio (soprattutto gli agoni in Licia avrebbero richiesto una
trattazione a parte).
Questo lavoro non ha la pretesa di essere esauriente, esso, con
tutti i suoi limiti, vuole gettare nuova luce sull’ultimo periodo
dello sport nell’antichità.
8
Introduzione
Vari studiosi si sono interessati dell’argomento agonistico,
tuttavia nessuno ha mai pubblicato una specifica raccolta di
epigrafi riguardante l’ultimo periodo dei giochi. Al contrario si
è discusso molto sul declino dello sport, argomento per il quale
esistono varie ipotesi. Attraverso l’analisi dei testi mi sono
proposta di rintracciare ogni testimonianza di attività agonistica
al fine di fornire al lettore gli strumenti per valutare le ipotesi
formulate sulla fine dell’agonistica. Per questo motivo non ho
voluto limitare la mia ricerca al IV secolo, ma ho preferito
gettare uno sguardo al secolo precedente ancora ricco di
manifestazioni sportive. Ho cercato dunque di fare un confronto
tra i due periodi, analizzando se ogni concorso attestato nel III
secolo continui a svolgersi nel successivo. Le epigrafi che ho
raccolto provengono dai luoghi più disparati, ciò risponde alla
precisa scelta programmatica di analizzare un fenomeno comune
a tutto l’impero.
Nel III capitolo, dedicato agli agoni locali, ci sono delle sezioni
in cui ho preferito analizzare il concorso in generale, riportando a
mo’ di esempio alcune iscrizioni, visto che sarebbe stato
necessario uno studio a parte per queste realtà locali.
Possiamo osservare quanto il panorama dell’agonistica sia vario:
accanto agli agoni della periodos e agli altri giochi tradizionali
9
del mondo greco vi sono vari agoni istituiti da privati, che hanno
carattere strettamente locale, mentre non poche feste sono
istituite in onore degli imperatori.
La prima metà del III secolo è ancora ricca di agoni, infatti ho
potuto operare una selezione delle iscrizioni che mi sembravano
più interessanti, scartando quelle frammentarie e dubbie; per la
seconda metà del III secolo possiamo notare la diminuzione del
numero delle iscrizioni, lo stesso discorso può essere applicato al
secolo successivo, per il quale ho tentato di reperire tutto il
materiale possibile. Lo scarso numero di iscrizioni appartenenti
al IV secolo è una testimonianza chiara del declino dello sport; è
probabile che qualche manifestazione locale persista ancora nel
V secolo, tuttavia la grande agonistica in quest’epoca è
definitivamente terminata.
La soppressione ufficiale dei giochi olimpici avvenne nel 393 ad
opera di Teodosio, ma questa fu solo l’ultima tappa di un
processo ormai irreversibile. Come si è già detto gli studiosi del
mondo antico hanno avanzato in proposito varie ipotesi, che
esporrò seguendo lo schema proposto da Ingomar Weiler
1
.
Una prima ipotesi si fonda sulla situazione socio-economica: si
registrò un impoverimento della popolazione in tutto l’impero, il
governo romano sottoponeva i cittadini ad una pesante pressione
fiscale, determinando quindi il crollo dell’élite urbana; bisogna
1
I. Weiler, Zu “Krise” und “Niedergang” der Agonistik im dritten nachchristlichen
Jahrhundert, in AA.VV., Krise, Krisenbewusstein, Krisenbewältigung, Halle 1988, pp.112-
119; vd. anche I. Weiler, „Der Niedergang und das Ende der antiken Olympischen Spiele in
der Forschung“ in Grazer Beitrage XII (1985-86) pp.235-263.
10
considerare che proprio questa classe sociale finanziava gli
agoni, dunque venivano meno le basi su cui poggiava l’attività
nell’ambito dei ginnasi. Pleket
2
ritiene che questa sia l’ipotesi
più accreditata.
Altri studiosi ritengono che il declino dello sport rientri
nell’ambito della generale crisi dell’impero nel III secolo,
osservando che i periodi di decadenza sono ciclici.
Un’ipotesi molto suggestiva si fonda sul venir meno
dell’originario spirito agonistico, che aveva contraddistinto i
Greci. Krause ad esempio sostiene che il contatto con la civiltà
romana non abbia favorito lo spirito agonistico dei Greci,
collegando la decadenza dello sport con l’inizio dell’età romana.
Precedentemente il greco Palaiologos
3
aveva cercato di
dimostrare che la decadenza dei giochi fosse da collegare alla
perdita dell’ideale di kalokégay¤a. Il venir meno della cura del
corpo è sempre associato alla decadenza della religione
tradizionale e alla diffusione di nuove tendenze filosofiche, come
il Cinismo, il Neoplatonismo e il Neopitagorismo, le quali
curano più lo spirito che il corpo. Dobbiamo tuttavia considerare
un altro fattore molto importante, che molti ritengono la causa
fondamentale della fine dell’agonistica: la diffusione del
Cristianesimo. È nota l’ostilità degli scrittori cristiani nei
confronti delle manifestazioni sportive, che talvolta erano anche
2
H. W. Pleket, L’agonismo sportivo, in I Greci. Storia, cultura, arte e società, I, Torino
1996 pp.507-537.
3
K. Palaiologos, “The Reasons of Decline of the Ancient Olympic Games” in The
International Olympic Academy, sessione undicesima (Atene 1971).
11
violente; ricordiamo il monito di Tertulliano “non in circum ibis,
non in theatrum; agonem, munus non spectabis”
4
e ancora
“palaestrica diaboli negotium est”
5
. Tutti i posti deputati
all’attività sportiva sono considerati luogo di perdizione e di
corruzione, quindi da evitare perché incitano alla violenza e
all’eccessiva cura del corpo. Il Cristianesimo dunque non giovò
allo sport, a questo si aggiunge il fatto che l’imperatore cristiano
non può assistere ai sacrifici pagani che sono strettamente
connessi al cerimoniale degli agoni.
Altri studiosi ritengono che anche il professionismo degli atleti e
la scomparsa della ginnastica dalla preparazione militare
abbiano contribuito alla decadenza dello sport; bisogna
considerare inoltre che l’atleta gareggia esclusivamente per la
propria fama personale e non più per la gloria della città come
accadeva in origine.
Esposte le principali teorie sulla fine dello sport nell’antichità
non mi resta altro che esaminare in dettaglio la situazione nei
secoli III e IV, sperando di dare con questo mio lavoro un
contributo allo studio dell’argomento.
4
Tertulliano, De Spectaculis, III, 2
5
Tertulliano, op. cit.,XVIII, 3
12
CAPITOLO I
La periodos
Viene definito “periodos” l’insieme dei quattro giochi più
importanti celebrati nell’antica Grecia: Olympia, Pythia,
Isthmia, Nemea, detti agoni flero‹ ka‹ stefan›tai
6
; il premio
per questi concorsi è costituito da una corona di foglie o di
metallo (a cui si aggiungeva talvolta un premio più “tangibile”)
7
.
L’atleta vincitore nelle prove della sua specialità ai quattro
concorsi si fregiava del prestigioso titolo di “periodonikes”;
tuttavia possiamo notare che talvolta alcuni atleti si attribuiscono
il titolo di “periodonikes” pur non avendo vinto tutti gli agoni
della “periodos”
8
. Dobbiamo però precisare che ai quattro
concorsi di cui si è parlato si aggiungono altri nel corso del
tempo; in primo luogo bisogna considerare che in una iscrizione
(I.Olympia 231) vengono assimilati alla periodos gli Heraia di
Argo, ragione per cui Robert,
9
Frisch
10
e Pleket
11
li inseriscono
tra i giochi sacri. Tuttavia non tutti gli studiosi sono d’accordo,
6
Sugli agoni stephanitai cfr. L. Robert, Praktikà 8th Congress, Atene 1994 pp.36-45.
7
Per il problema dei premi vd. H. W. Pleket, Games, Prizes, Athletes and Ideology. Some
Aspects of the History of Sport in the Greco-Roman World, in Stadion I (1975), pp.54-71.
8
Per i periodonikai vd. L. Moretti, Note sugli antichi periodonikai, in Athenaeum XXXII
(1954) pp.115-120
9
J e L. Robert, BE 1954 nr.57, p.114.
10
Frisch, Der erste vollkommene Periodonike, in Epigraphica Anatolica XVIII (1991) p.72.
11
H.W. Pleket, L’agonismo sportivo, in AA. VV. I Greci. Storia, cultura, arte e società.
Torino, 1996 p.522 s.; id. Games cit., p.65 s.
13
infatti Balland e Le Roy escludono il concorso argivo dalla
periodos
12
. Da attestazioni epigrafiche deduciamo che in età
romana si aggiungono agli altri gli Aktia
13
e i Kapetolia
14
; anche
i Sebastà di Napoli sono stati inseriti fra questi, visto che in una
iscrizione ( I. Magnesia 180-181) sono annoverati accanto agli
Aktia e i Kapetolia. Gli stessi studiosi dubitano che i Sebastà di
Napoli appartengano alla nuova periodos
15
, dunque ritengo più
giusto escluderli.
Alla luce di queste considerazioni ho ritenuto opportuno inserire
nella periodos, oltre ai quattro concorsi tradizionali, gli Aktia e i
Kapetolia.
12
Balland, Le Roy, in R.A 1984, p.346.
13
Per gli Aktia vd. IGR III 1012.
14
Per i Kapetolia vd. IG II
2
31161; I. E. Stephanis in ÉEllhnikã 39 (1988) pp.270-290
ritiene che i Kapetolia non appartengano alla nuova periodos.
15
Su questo punto e per la periodos in generale vd. J. e L. Robert, op, cit. nr.57, p.114 s.; P.
Frisch, op. cit pp.71-73; Balland e Le Roy, op. cit. a nt.6 p.346; M. L. Caldelli, L’agon
capitolinus. Storia e protagonisti dall’età domizianea al IV secolo, Roma 1993, p 89 in
particolare nt.184.
14
Gli Olympia
Gli Olympia sono i giochi più celebri dell’antichità; nel corso del
tempo ai tradizionali Olympia di Pisa
16
, si aggiungono altri agoni
detti isolimpici che fioriscono in varie zone dell’impero; tali
concorsi erano creati proprio sul modello delle celebri
olimpiadi
17
.
Durante il III secolo l’agone godeva ancora di una certa vitalità,
di cui sono testimonianza le varie attestazioni epigrafiche. Per
quanto riguarda il IV secolo si è ipotizzato un declino dei
giochi
18
, in quanto le attestazioni epigrafiche sono meno
numerose; tuttavia le ricerche degli ultimi anni hanno permesso
di conoscere nuovi nomi di vincitori. Fino a pochi anni fa le liste
degli olimpionici riportavano per il IV secolo i due nomi isolati
di Philumenos e Varazdat
19
, oggi la scoperta di una placca di
16
Cfr. H.Herter in RE VIII-1 s.v. Olympia; W. Decker in Der Neue Pauly “Enzyklöpadie
der Antike” VIII s.v. Olympia; C. Gaspar in Daremberg-Saglio IV-1 s.v. Olympia; A.
Farrington, Olimpic Victors, in Tyche 12 (1997) pp.16-43; H. Bengtson, Die Olimpischen
spiele in der Antike, 1984; J. Wacker, The Record of the Olimpic Victors List, in
Nikephoros 11, 1998, pp.39-50; J.Ebert, Olympia 1980; W. Decker, Sport in der
griechischer Ant., 1995.
17
Gli agoni isolimpici sono attestati ad Atene ( vd. iscr. nrr.1, 6), Adana (vd. iscr. nr.11) e
Berea (vd.iscr. nr.7); per le città d’Asia vd. p.116. Per gli Olympia di altre città vd. le
attestazioni numismatiche riportate da H. Karl in Beitrage zum Festwesen der
Kleinasiatischen und Nordgriechischen Städte im 2/3 Jahundert, Saarbrücken 1975 p.94 s.
18
Per il declino dei giochi olimpici vd. U. Sinn, Olympia, Kult, Sport und Fest in der
Antike, 1996 pp.104-107; H. Van Looy, Rome and the End of Games in Olimpism in
Antiquity, Losanna 1993.
19
Per le liste degli olimpionici vd. L. Moretti, Olympionikai, i vincitori negli antichi agoni
olimpici, in MAL 8, 2, 1957; id., Nuovo supplemento al catalogo degli Olympionikai, in
15
bronzo ad Olimpia ha modificato questo quadro, gettando nuova
luce sull’ultimo periodo dei giochi olimpici.
I vincitori di datazione più tarda sono i seguenti:
1) Settimio Aurelio Marciano: 218-222, vd. nr.1;
2) Marco Aurelio Abas (vincitore dubbio): 220-230, vd. nr.2;
3) Demetrio di Salamina: tra il 229 e il 237, vd. nr.3;
4) Publio Asclepiade: 241, vd. nr.4;
5) Tito Domizio Prometeo: dopo il 244/5, vd. nr.5;
6) Un periodonikes sconosciuto: metà del III secolo, vd. nr.6;
7) Valerio Eletto: metà del III secolo, vd. nrr.7 e 8;
8) Marco Aurelio Marciano di Sardi, vincitore nel pancrazio
dei paides: ol.275 = 321 d.C., vd. nr.10;
9) Marco Aurelio Kallon di Tespi, vincitore nel dolichos
degli andres: Ol.278 = 333 d.C., vd. nr.10;
10) Aurelio Stratonico di Tenedo, vincitore nel diaulos degli
andres: Ol.278 = 333 d. C., vd. nr.10;
11) Epiktetos (località e specialità ignote): Ol.279 = 337 d. C.,
vd. nr.10;
12) Marco Aurelio Eliodoro di Tespi, due volte vincitore
rispettivamente nel pancrazio dei paides e degli andres (ignota
MGR. XII, 1987; W. Decker in Der Neue Pauly „ Enzyklöpadie der Antike“ VIII 1999 s.v.
Olympioniken.
16
la specialità): non è nota la datazione, si tratta comunque di
un’edizione tarda, vd. nr.10;
13) Marco Aurelio Ermenio di località ignota, vincitore nel
pancrazio dei paides: Ol.280 = 341 d. C., vd. nr.10;
14) Marco Aurelio Sotere di Tespi, vincitore nello stadio dei
fanciulli: non è nota la datazione, ma si tratta di un’edizione
tarda, vd. nr.10;
15) Varazdat: 369 d. C.
20
;
16) Philumenos: (vincitore dubbio): 369 d. C., vd. nr.9;
17) Pancrazio di Atene: Ol.287 = 369 d. C., vd. nr.10;
18) Marco Aurelio Eucarpide di Atene, vincitore nel
pancrazio dei paides: Ol.290 = 381 d. C., vd. nr.10;
19) Marco Aurelio Zopiro di Atene, vincitore nella lotta dei
paides: Ol.291 = 385 d. C., vd. nr.10.
20
La sua vittoria olimpica è attestata dalle seguenti fonti: Mose di Corene III 40; Faustus
Byzantinus, V. 35-37.
17
1. Settimio Aurelio Marciano: 218-222
Delfi nell’agorà romana davanti all’entrata del santuario, base di calcare.
L. Robert in CRAI, 1970 pp.18-27 = BE, 1970, 161; W. Van Rengen, in
ZPE, 8, 1970 p.1 s.; L. Moretti, in MGR XII, 1987 p.90; Stephanis,
Dionysiakoi Technitai nr.112; M. L. Caldelli, L’agon capitolinus, Roma
1993 p.151 nr.57.
[L.?] Sept¤miow AÈrhlianÚw Nei|komhdeÁw k(a‹)ÉAyhna›ow
neikÆsaw ég«|naw toÁw Ípogegramm°nouw:| [ÉOl]Êmpia
tå §n Pe¤sh+, PÊyia b', |
5
[ÖIs]ymia b', N°meia b', Kapit≈-
lia §n ÑR≈mh+++, | [ÉAn]tvne¤nia PÊyia §n ÑR≈mh+, EÈs°beia|
§n PotiÒloiw b', Sebastå §n N°& PÒlei,| PanellÆnia §n
ÉAyÆnaiw b', ÉOlÊmpeia| §n ÉAyÆnaiw, PanayÆnaia, ÑAdriã-
neia|
10
§n ÉAyÆnaiw, DionÊseia ÑHrãkleia | ÉAntvne¤neia
§n YÆbaiw, ÉOlÊmpia | §n SmÊrnh+ b', Balb¤llha §n ÉEf°-
sƒ | ÉOlÊmpia §n ÉEf°sƒ, AÈgoÊsteia §n | Pergãmƒ b',
Traiãneia §n Pergãmƒ, |
15
koinå Beiyun¤aw §n Neikomhde¤&
b', | k(a‹) tÚn diå pãntvn SeouÆreia §n Nei|komhde¤& b'
ka‹ tÚn diå pãntvn | ÉAntvne¤neia §n Neik°& b' k(a‹)
tÚn | diå pãntvn ÖAktia §n Per¤nyƒ b', |
20
k(a‹) tÚn diå
pãntvn ÉOlÊmpia §n Kuzik“, | k(a‹) tÚn diå pãntvn
ÉAntvne¤neia §n | Buzant¤ƒ, ÉAntvne¤neia §n Kaisare¤& |
tª prÚw t“ ÉArga¤ƒ.
18
L. Settimio Aurelio Marciano di Nicomedia e di Atene avendo
vinto gli agoni sottoscritti: Olympia a Pisa, Pythia due volte,
Isthmia due volte, Nemea due volte, Kapitolia a Roma, Antoninia
Pythia a Roma, Eusebeia a Pozzuoli due volte, Sebastà a Napoli,
Panhellenia ad Atene due volte, Olympia ad Atene, Panathenaia,
Hadrianeia ad Atene, Dionysia Herakleia, Antoninia a Tebe,
Olympia a Smirne due volte, Barbillea ad Efeso, Olympia ad
Efeso, Augusteia a Pergamo due volte, Traianea a Pergamo,
koinà di Bitinia a Nicomedia due volte, nel diapanton i Severia a
Nicomedia due volte, nel diapanton gli Antoninia a Nicea due
volte, nel diapanton gli Aktia a Perinto due volte, nel diapanton
gli Olympia a Cizico, nel diapanton gli Antoninia a Bisanzio, gli
Antoninia a Cesarea presso l’Argeo.
Un primo problema da evidenziare è di natura specificamente
epigrafica, poiché la mutilazione di alcune lettere non consente di
leggere il nome del vincitore, per il praenomen sembra evidente
un L, mentre per il cognomen sono state formulate due ipotesi
dettagliatamente spiegate da Van Rengen. Robert sostiene che il
nome del personaggio in questione sia Settimio Aureliano
supponendo che vi sia una lacuna di sole quattro lettere; ulteriori
osservazioni inducono a considerare che la lettera prima di I
sarebbe K, quindi la parola terminerebbe in -KIANOS, questa ed
altre sono le motivazioni che spingono gli studiosi a chiamare il
19
nostro vincitore Settimio Aurelio Marciano. Questa seconda
soluzione è sostenuta da Caldelli, Moretti, Stephanis e dallo
stesso Van Rengen.
La datazione dell’iscrizione sarebbe da collocarsi durante
l’impero di Elagabalo, a causa della menzione degli Antoninia
Pythia. Feste con il nome di Antoninia furono istituite al tempo
di Caracalla e sono ampiamente attestate in tutto l’impero;
tuttavia le feste chiamate Antoninia Pythia sarebbero state
istituite da Elagabalo sul modello greco (ricordiamo infatti gli
Helia Pythia di Emesa).
La specialità del vincitore non è precisata, cosa rara in un’
iscrizione agonistica; possiamo fare però alcune osservazioni a
tal proposito. La gara del diapanton è destinata agli artisti, quindi
Robert ha pensato che si tratti di un musicista che avrebbe vinto
in Olimpia una gara per araldi e trombettieri, visto che in tale
contesto non esisterebbero giochi musicali.
Veniamo dunque alle numerose vittorie riportate da Settimio
Aurelio Marciano: si inizia dagli Olimpia di Pisa e i Pythia di
Delfi, vengono poi citate le vittorie negli altri due concorsi della
periodos, gli Isthmia e i Nemea, per passare in Italia, dove vinse
gli Antoninia Pythia a Roma, gli Eusebeia a Pozzuoli e i Sebastà
a Napoli. Tre furono i giochi vinti ad Atene: i Panhellenia, i
Panathenaia e gli Hadrianeia, oltre agli Olympia, queste vittorie
spiegano la cittadinanza ateniese.