permette loro di mantenere, almeno in parte od in apparenza,
quell’indipendenza a loro tanto cara e di cui vanno fieri.
Il terzo capitolo è dedicato al caso della catena americana “Best Western”
la quale, con i suoi 4.100 alberghi nel mondo, di cui 130 in Italia, è un
forte esempio di “globalizzazione alberghiera” e di cui ho una
conoscenza più approfondita rispetto ad altre realtà aggregative in
quanto, come già citato, sono dipendente di un albergo ad essa affiliato.
In questa parte dedicata al “Mondo Best Western”, oltre ad una
descrizione generale delle peculiarità della catena, sono approfondite
tematiche relative alle modalità di affiliazione, agli standard qualitativi
richiesti ad ogni affiliato e al funzionamento del sistema di prenotazione.
Nel quarto capitolo quanto detto relativamente alla Best Western viene
messo a confronto con altri esempi di catene alberghiere, delle quali sono
sinteticamente riportate la storia, le caratteristiche, le strategie future, le
peculiarità e le similarità rispetto alla catena Best Western.
Capitolo I
Le peculiarità e l’evoluzione dell’offerta alberghiera
1.1 Le caratteristiche del prodotto alberghiero
1.2 Il mercato turistico internazionale e nazionale
1.3 Il processo di internazionalizzazione
1.1 Le caratteristiche del prodotto alberghiero
Una delle caratteristiche principali dell’industria alberghiera è la sua
rigidità, offrendo una produzione di servizi localizzata uno
stabilimento alberghiero è estremamente rigido rispetto alla domanda
turistica. Esso non può, infatti, adeguarsi alle fluttuazioni della
domanda, avendo un numero di camere che non può essere
incrementato nei momenti d’alta stagione e non può essere ridotto nei
momenti in cui la domanda cala drasticamente. Tale rigidità è
aggravata dalla localizzazione dello stabilimento alberghiero, che
implica che il prodotto venga fruito nel luogo di produzione, mentre la
domanda può pervenire da qualsiasi località e deve essere indirizzata
nei luoghi di consumo
1
. Questa caratteristica, peculiare del settore
alberghiero, implica inoltre la simultaneità tra l’erogazione del
servizio e la sua fruizione da parte del turista, con la conseguente
impossibilità di stoccare la produzione per poi utilizzarla al
ripresentarsi della domanda come avviene nel caso della produzione di
beni. Le suddette caratteristiche di rigidità si ripercuotono su tutta la
vita aziendale delle strutture alberghiere, che oltre a non potersi
adeguare alle esigenze della domanda nel breve periodo in termini di
capacità ricettiva, parcheggi ed altre strutture presenti nelle aree
comuni (es. sale congressi, sale banchetti, health club, ecc.), hanno
anche pesanti limiti nella gestione del personale creando talvolta
situazioni di organici troppo nutriti o insufficienti ad accontentare le
richieste della clientela. Spesso per risolvere, anche se solo
parzialmente, questo problema le imprese alberghiere ricorrono ai
1
Columbo-Rossi-Zanchi, Tecnologia alberghiera, Markes S.r.l., Milano,1994.
cosiddetti “extra” o lavoratori stagionali che purtroppo non sempre
hanno la professionalità adeguata, andando così a ledere l’immagine
dell’intero settore.
Questo disservizio non è affatto trascurabile se si pensa che il prodotto
alberghiero ha nel personale di contatto una delle sue armi vincenti o
perdenti a seconda della preparazione dei dipendenti
2
.
Per fronteggiare la propria rigidità, che come abbiamo visto riguarda
diversi aspetti, le grandi imprese alberghiere hanno adottato strategie
di vendita, di promozione e di organizzazione che permettano loro di
ridurre l’altissima incidenza dei costi fissi che si stimano essere
intorno al 90% del totale attraverso adeguate politiche tariffarie,
pubblicitarie e di mobilità del personale. Per quanto riguarda le prime,
negli ultimi anni le grandi imprese alberghiere sono ricorse a tecniche
di vendita, quali lo yield management, molto simili a quelle adottate
dalle compagnie aeree e dai grandi tour operator che studiano il
prezzo migliore cui vendere il prodotto in ogni momento, in modo da
ridurre al massimo il rischio dell’invenduto che, come torno a
ripetermi, non è stoccabile in magazzino. Attraverso lo yield
management, sistema fortemente innovativo basato su una consulenza
centralizzata delle strategie di prenotazione che quotidianamente, anzi
quasi in tempo reale permette all’albergo di vendere al prezzo
migliore in quel dato momento, si abbatterebbero notevolmente i costi
fissi con un potenziale incremento del 5% oltre il trend di mercato
3
.
2
Bonini A., La Qualità Totale nell’ impresa alberghiera , Trade Mark Italia S.r.l.,
Rimini, 1991.
3
Fonte:Assemblea Best Western, Relazione della Sede, Forlì il 3 dicembre 2001
Per ovviare, invece, alla rigidità dovuta al rapporto tra l’ubicazione
della domanda e quella dell’offerta, che implica l’obbligo da parte del
cliente di fruire del prodotto nel luogo di produzione, le grandi catene
e i grandi gruppi alberghieri hanno istituito appositi uffici e centri di
vendita nel cuore dei bacini di utenza in modo da promuovere ed
invogliare i potenziali clienti a partire per le località di vacanza ove
sono situati gli stabilimenti di produzione, agevolando loro le modalità
di prenotazione.
Anche il problema del giusto rapporto tra il personale impiegato e la
domanda del mercato è stato affrontato e parzialmente risolto dalle
grandi catene internazionali che spostano il personale da un albergo ad
un altro a seconda della domanda turistica, riducendo di molto
l’incidenza del costo del personale.
1.2 Il mercato turistico internazionale
Il settore turistico, sia internazionale che nazionale, è probabilmente
l’unico settore che, pur attraversando periodi di crisi legati a fattori di
politica e/o economia, non è in recessione.
Negli anni, con l’evoluzione della nostra società che ha dato agli
individui più capacità di spesa e maggior tempo libero, l’esigenza di
viaggiare è diventata una priorità nel nostro modo di vivere.
Certo il modo di viaggiare e le destinazioni sono cambiati.
Analizzando i dati della World Tourism Organization emergono due
grandi tendenze
4
:
I. CRESCENTE INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL
TURISMO
II. MAGGIORE IMPORTANZA DELL’ASPETTO
QUALITATIVO
Per quanto riguarda la prima di queste due tendenze, va detto che
negli ultimi quarant’anni, grazie alla creazione di nuove infrastrutture
di trasporto e all’affermazione dell’aereo come mezzo di trasporto
principe, si sono imposte nuove destinazioni turistiche che prima
erano impensabili. Basti pensare che agli inizi degli anni ’60 l’Europa
era la destinazione di più del 70% dei flussi turistici internazionali,
negli anni ’90 questa percentuale era scesa al 60% e ora fonti non
ufficiali affermano che si aggira sul 55%.
Le quote di mercato turistico perse dall’Europa sono andate a
vantaggio di nuove mete turistiche: Sud Est Asiatico, Pacifico, Nord
Africa, Caraibi e Sud America. Anche se in seguito agli atti terroristici
dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e all’introduzione
dell’Euro, almeno nel breve periodo, si sta assistendo ad una crescita
dei flussi turistici verso il Vecchio Continente e soprattutto interni ad
esso
5
.
4
Caselli C., Materiale del corso di Economia e Gestione delle Imprese Turistiche,
a.a 1996/1997.
5
Fonte: rivista specializzata, Hotel Domani, maggio 2002.
Dagli anni ’50 ad oggi il turismo e, soprattutto, il modo di fare turismo
sono cambiati tantissimo e non soltanto nella scelta della destinazione,
ma soprattutto nella scelta del tipo di vacanza e del tipo di struttura di
cui avvalersi. Infatti, dal ’50 all’ 80 si è assistito ad una crescita
esponenziale del turismo di massa, mentre dopo qualche anno di
stallo, dall’85 si è assistito ad un notevole incremento della spesa
individuale che sottolinea come l’aspetto qualitativo del turismo abbia
assunto una notevole importanza, dimostrata dal fatto che il mercato
ha richiesto la nascita di strutture sempre più specializzate nella
soddisfazione delle richieste da parte di una domanda turistica sempre
più esigente.
Nel quadro mondiale l’Italia è passata da un ruolo primario ad un
ruolo che certamente non è da sottovalutare, ma che date le
potenzialità, l’enorme patrimonio artistico, storico, culturale e
paesaggistico e la sua fama a livello internazionale le va un po’ stretto.
Si pensi che negli anni ’50 l’Italia era al terzo posto per numero di
arrivi quando i primi cinque paesi contavano oltre il 70% (altissima
concentrazione). Nel 1970 l’Italia era prima per numero di arrivi
anche se il grado di concentrazione dei primi cinque era sceso al 43%.
Ora siamo intorno alla quarta/quinta posizione.
Le cause di questo vistoso calo vanno ricercate principalmente nel
ritardo con cui il settore turistico italiano ha avviato il proprio
processo di internazionalizzazione che, se non si vorrà aggravare la
situazione, dovrà notevolmente intensificarsi in questo primo decennio
del nuovo millennio.
Questo ritardo è stato dovuto principalmente a due fenomeni che
caratterizzavano lo scenario turistico internazionale e nazionale:
I. un livello di concorrenza internazionale relativamente
basso
II. una bassissima propensione dei turisti italiani a recarsi
all’estero
In breve tempo, gli ingenti capitali delle multinazionali straniere o
delle potenti catene alberghiere hanno fatto sorgere, in luoghi
incontaminati e fino a pochi anni fa pressoché irraggiungibili,
complessi alberghieri con standard qualitativi elevati a prezzi molto
competitivi che hanno letteralmente lanciato fuori mercato le strutture
ricettive italiane. L’Italia è passata in questo modo da leader di settore
ad inseguitrice. Infatti, oltre ad un calo dei flussi turistici verso il
nostro Paese a vantaggio di destinazioni esotiche e lontane, si è
assistito ad un forte incremento della propensione dei turisti italiani
verso le mete estere che ora è molto vicina a quella di altri popoli
europei.
È necessario che l’Italia cresca dal punto di vista turistico, soprattutto
qualitativamente, riorganizzando e riconvertendo la propria offerta
turistica.
1.3 Il processo di internazionalizzazione
Come anticipato, il settore turistico è uno dei pochi settori, se non
addirittura l’unico, della Bilancia Commerciale Internazionale ad
essere in espansione, vedendo la crescita dei movimenti turistici e dei
Paesi coinvolti, sia come erogatori sia come destinatari dei flussi
turistici.
Tale fenomeno di internazionalizzazione può essere esaminato sia dal
punto di vista della domanda sia da quello dell’offerta.
Dal punto di vista della domanda questo processo si basa sui seguenti
aspetti:
I. Notevole sviluppo quantitativo dovuto a: a) maggiori
infrastrutture di trasporto e mezzi di trasporto che
facilitano gli spostamenti; b) crescita reddituale di alcuni
Paesi prima sottosviluppati (es. Asia); c) processi di
integrazione tra Paesi appartenenti alla stessa area
geografica (es. UE); d) crescita culturale e maggior
diffusione delle lingue
II. Richiesta di maggior qualità sia nelle strutture sia nella
moltitudine di servizi sempre più articolata (Tab.1.1)
III. Sviluppo delle vacanze brevi e frequenti: es. week end e
festività
IV. Crescita del turismo d’affari e congressuale che mentre
prima erano prerogativa di pochi ora si sono estesi ai
livello medio-bassi
V. Segmentazione di mercato: negli ultimi anni le ragioni per
fare turismo si sono moltiplicate, oltre alle classiche
vacanze per relax o cultura, sono nate quelle per motivi
religiosi, sportivi, termali-salutari, congressuali. Ciò ha
comportato naturalmente anche una segmentazione
dell’Offerta che si è dovuta adeguare alle nuove richieste
della domanda turistica internazionale
Dal punto di vista dell’offerta, invece, il processo
d’internazionalizzazione si basa su:
- la crescita economica che ha caratterizzato alcune aree
mondiali, come ad es. quella asiatica, dove l’offerta
turistica si è dovuta adeguare alle nuove esigenze di una
domanda esplosiva, raggiungendo elevati standard
qualitativi, anche grazie ad ingenti capitali stranieri, ed
entrando così a far parte a pieno titolo del mercato
turistico mondiale.
- lo sviluppo di catene alberghiere operanti su scala
mondiale che, ha costretto le imprese locali a rivedere la
propria organizzazione e a adeguarsi al nuovo tipo di
offerta. Conseguenza di questo ammodernamento è stato
l’incremento della costruzione di strutture 4 e 3 stelle
rispetto a quelle di categoria inferiore (Tab.1.2) e
l’incremento della dimensione media delle strutture
ricettive che hanno dovuto anche diversificarsi
scegliendo a quale segmento di mercato rivolgersi
(turistico, congressuale, commerciale, ecc).
- la riqualificazione del personale delle strutture turistiche,
che oggi deve essere preparato e formato. I grandi gruppi
alberghieri, oggi, investono molto sulla formazione del
loro personale, soprattutto su quello di contatto.
Il processo d’internazionalizzazione ha portato anche ad una
riorganizzazione del sistema ricettivo italiano, che mira ad una
gestione manageriale delle strutture e ad un innalzamento degli
standard qualitativi delle strutture stesse.
La nostra industria alberghiera, infatti, è fra quelle che vantano una
maggior tradizione, ma come in molti altri campi, non ha saputo
adeguarsi velocemente all’evoluzione del mercato conservando
caratteristiche ormai sorpassate come ad es.
6
:
- elevata frammentazione dell’offerta alberghiera italiana, dovuta
alla nascita spontanea di strutture ricettive per rispondere alle
esigenze della domanda turistica, soprattutto straniera, che si è
riversata sull’Italia negli anni ’60.
- In quegli anni è mancata una pianificazione centrale da parte
dello Stato e oggi la polverizzazione dell’offerta in una miriade
6
Fonte: Materiale distribuito al Corso I.F.T.S. di Tecnico dell’ Accoglienza e Sviluppo
Alberghiero e congressuale, organizzato dall’ Istituto Santi in collaborazione con la
facoltà di Economia nell’anno 2002.
di piccole imprese rende difficile l’applicazione di una politica
comune ed è spesso la causa di un basso standard qualitativo dei
servizi in rapporto al prezzo.
- Bassa dimensione media ed elevato stato di obsolescenza delle
strutture. Queste caratteristiche spesso precludono alle strutture
alberghiere di lavorare con i grossi tour operator, che ormai
sono in grado di convogliare i grandi flussi turistici, ma per far
questo hanno bisogno di grandi strutture che offrano un elevato
livello qualitativo ad un prezzo concorrenziale.
- Gestione familiare. La maggior parte delle imprese turistiche
italiane è a conduzione familiare, che pur consentendo il
contenimento dei costi del personale, spesso preclude
all’azienda una gestione manageriale.
Le caratteristiche delle imprese alberghiere quali la rigidità, l’elevata
frammentazione sul territorio di strutture molto eterogenee tra loro per
dimensioni, servizi, classificazione, ecc, la forte incidenza dei costi
fissi dovuta al reperimento e all’impiego di molta manodopera con un
elevato grado di professionalità e alle forti immobilizzazioni,
rendono di certo più complicato, che in altri settori, il processo di
internazionalizzazione.
Tuttavia in questi ultimi decenni le grandi imprese alberghiere hanno
dato vita ad interessanti e proficui processi di integrazione orizzontale
procedendo all’acquisizione, alla costruzione o all’ associazione di
altri stabilimenti produttivi dislocati nelle principali località meta dei
flussi turistici. Tali processi consentono alle grandi imprese
alberghiere l’ottenimento di importanti economie di scala
nell’acquisizione di fattori produttivi e nella realizzazione delle
campagne pubblicitarie i cui costi vengono ripartiti fra tutti gli
stabilimenti appartenenti all’impresa. Oltre che a integrazioni
orizzontali i grandi gruppi mondiali hanno dato vita ad integrazioni
verticali consistenti nell’ espansione a monte o a valle del proprio
processo produttivo acquisendo grandi tour operator o grandi
compagnie aeree. Tali operazioni hanno consentito a questi colossi del
settore turistico di poter lanciare sul mercato pacchetti turistici molto
competitivi costituiti da viaggio aereo e alloggio nelle più prestigiose
località mondiali e di venderli attraverso le agenzie e i canali di
vendita dei grandi tour operator. Tutto ciò, oltre ad avere notevoli
vantaggi economici dovuti all’abbattimento dei costi ottenuto
attraverso politiche tariffarie mirate, ha significato per queste imprese
un grande rafforzamento del loro brand sul mercato. Infatti, avere un
marchio internazionale noto costituisce un vantaggio enorme in fase di
vendita al consumatore finale, che spesso sceglie la grande impresa
perché in essa ritrova la qualità del servizio già provata in altre
vacanze o raccontatagli da altri consumatori a lui vicino.
Pur essendoci a livello mondiale numerose imprese alberghiere di
grandi dimensioni, il settore turistico, proprio per le caratteristiche
sopra elencate, è ancora caratterizzato da un forte individualismo cioè
da imprese monolocalizzate composte da un solo stabilimento di
produzione. Basti pensare che si stima che le imprese
monolocalizzate, in Italia, siano circa il 90% del totale.
Per imprese plurilocalizzate, invece, s’intendono tutte quelle imprese
che hanno più stabilimenti di produzione dislocati in diverse località,
più note forse come catene alberghiere. Le catene alberghiere si
stanno diffondendo in tutto il mondo attraverso numerose formule
commerciali, che non presuppongono necessariamente la proprietà
degli stabilimenti, in questo modo c’è una notevole riduzione dei costi
dovuti alle immobilizzazioni. La varietà di accordi e di formule
commerciali è tale da dare alla maggior parte delle imprese
monolocalizzate la possibilità di aderire a qualche catena ed, infatti,
sembra proprio quella dell’adesione alle catene volontarie la via
percorsa dalla maggior parte degli albergatori italiani che hanno
intenzione di rendere la gestione delle loro strutture più manageriale.
Pur parlando di percentuali minime in rapporto al totale degli esercizi
alberghieri, nel mercato turistico nazionale si riscontra che la maggior
parte delle imprese plurilocalizzate appartiene al segmento delle 3 e 4
stelle, mentre le imprese con una classificazione inferiore sono per lo
più a gestione familiare. Sui mercati esteri, quali quello francese,
inglese ed americano, le grandi catene hanno adottato politiche di
differenziazione di prodotto e di marchio per potersi rivolgere, oltre
che alle tradizionali fasce di mercato medio-alte, anche ai segmenti di
mercato con una capacità di spesa inferiore, creando così catene
costituite da alberghi economici.