La superficie del cuore appare liscia e lucente perché un sottile involucro, il
pericardio, aderisce a tutte le sue parti e a tutte le sue insenature. Asportando
questa membrana, appare il miocardio o muscolo cardiaco, .il cui spessore
non è uniforme, essendo sottile a livello degli atri, più spesso nei ventricoli. Il
muscolo cardiaco ha la proprietà di contrarsi aritmicamente e questa attività,
fondamentale del cuore, è automatica, cioè si verifica spontaneamente.
Tale proprietà è legata alla presenza di tessuto muscolare specializzato,
chiamato "tessuto o miocardio di conduzione", presente sia negli atri che nei
ventricoli.
Il complesso delle formazioni costituite da tale tessuto (nodo del seno, nodo
atrio-ventricolare, fascio di His ), prende il nome di "sistema di conduzione del
cuore".
La terza tonaca che riveste interamente le cavità del cuore, in tutte le sue
parti, comprese le valvole, è l' endocardio. Si tratta di una sottile membrana
che ha la funzione di favorire lo scorrimento ematico.
Il sistema circolatorio è rappresentato dal cuore e dai vasi sanguigni, nei quali
esso, come una pompa, fa circolare il sangue. I vasi sanguigni hanno
caratteristiche differenti perciò vengono distinti in arterie e vene.
Affinché il sangue possa assolvere il compito di trasporto delle varie sostanze
nutritizie e di ossigeno, esiste un circuito di vasi che convoglia tutto il sangue
proveniente dalla periferia, al cuore e da qui ai polmoni ( sangue venoso ),
ove, l' emoglobina del sangue, cede CO2 e prende O2 contenuto negli alveoli
polmonari; dai polmoni il circuito riporta il sangue di nuovo al cuore (sangue
ossigenato o sangue arterioso ). E' questo il piccolo circolo formato dall'
arteria polmonare ( sangue venoso ), che origina dal ventricolo destro e,
giunta ai polmoni, si distribuisce con fini capillari agli alveoli, e dalle vene
polmonari che riportano il sangue all'atrio sinistro (sistema arterioso). Il
sangue scende, attraverso la valvola mitrale, al ventricolo sotto stante e viene
pompato nel grande circolo che inizia con un grande vaso arterioso, l' aorta,
che distribuisce sangue a tutte le parti del corpo, mediante una serie di arterie
di calibro decrescente che terminano in una fitta rete di minuscoli vasi (
capillari arteriosi), deputati allo scambio con la periferia: cedono sostanze
nutritizie e O2 e, raccolgono sostanze di rifiuto e C02 ( capillari venosi).
Il sangue depurato, passa nel circolo venoso che lo riporta al cuore (atrio
destro ), da qui, tramite la valvola tricuspide, il sangue scende nel ventricolo
sottostante e s'incanala di nuovo nel piccolo circolo.
1.1. FISIOPATOLOGIA CARDIOVASCOLARE
La patologia cardiovascolare, negli ultimi anni, è diventata più frequente in
relazione all' accresciuto benessere sociale ed economico delle popolazioni
umane; inoltre, l'incidenza delle malattie cronico- degenerative è diventata
maggiore.
Agli inizi del secolo e fino agli anni '70, le malattie cardiovascolari, erano a
prognosi infausta; oggi, invece, sono aggredibili con tecniche cardio-
chirurgiche che restituiscono il benessere fisico al soggetto abbassando,
quindi, la mortalità per tali problematiche. E' da ricordare anche che, la
popolazione femminile, risulta affetta da disturbi cardiovascolari nella stessa
maniera del sesso maschile, e ciò, verosimilmente, perché è cambiato il
contesto sociale del ruolo femminile.
Pertanto, in considerazione dell' alta incidenza di tali aspetti in ambito
sanitario, ho ritenuto opportuno farne argomento di approfondimento per la
mia tesi di "diploma di infermiera professionale", poiché sono assolutamente
rilevanti le problematiche infermieristiche connesse alla diagnosi, terapia e
riabilitazione del paziente operato di procedure cardio-chirurgiche.
Il paziente cardiopatico è un paziente che, a causa del suo .stato, ha di
conseguenza diversi tipi di handicap.
In altri termini, ha un punto diverso di difficoltà sul piano relazionare, infatti, è
stata anche fatta una classificazione, cosiddetta "funzionale", delle
cardiopatie in quattro classi (classificazione Nyha).
Pertanto, l' obiettivo di una procedura cardio-chirurgia può anche essere visto
sul piano del miglioramento dell' aspetto relazionare (handicap) del paziente
che, per esempio, passa da una classe Nyha III alla classe II.
Approfondendo di più questo aspetto, possiamo ricordare che per
IMPAIRMENT intendiamo una determinata malattia che interessa un organo
(in questo caso il cuore); all'impairment consegue la DISABILITY che è la
funzione che viene lesa a causa di quella malattia (in questo caso, la
funzione di pompa del cuore ); alla disability compare I'HANDICAP che è il
danno sul piano relazionale che avverte quel paziente {nel nostro caso, il
paziente con forte disability, ad esempio in quarta classe Nyha, ha dispnea
già a riposo e, pertanto, non è più autonomo per 10 svolgimento dei comuni
atti della vita quotidiana,
necessitando dell'aiuto costante di personale (infermieristico e non).
Questi sono i presupposti che riguardano tutti gli stati patologici e,
quindi,anche quelli cardiovascolari.
CLASSIFICAZIONE NYHA
.MIOCARDIOPATIE O VALVULOPATIE CON INSUFFICIENZA
CARDIACA LIEVE (I CLASSE NYHA);
.MIOCARDIOPATIE O VALVULOPATIE CON INSUFFICIENZA
CARDIACA MODERA T A (II CLASSE NYHA);
.MIOCARDIOPATIE O VALVULOPATIE CON INSUFFICIENZA
CARDIACA GRA VE (III CLASSE NYHA);
.MIOCARDIOPATIE O VALVILOPATIE CON INSUFFICIENZA
CARDIACA GRA VISSIMA (IV CLASSE NYHA).
1.2 APPROCCIO AL CARDIOPATICO OPERATO DI
RIVASCOLARIZZAZIONE CORONARICA O VALVOLARE
Data la complessità dell'intervento e le complicanze che ne possono derivare
si richiede, per il paziente cardiochirurgico, il post –operatorio in un'unità
altamente specializzata come la "Terapia intensiva": si tratta di un 'unità in
cui è possibile la monitorizzazione più completa del sistema
cardiocircolatorio, respiratorio, renale, neurologico e, dello stato metabolico
generale del paziente. A tale scopo, la terapia intensiva, è dotata di:
respiratori per la ventilazione meccanica, monitor per la visualizzazione
continua dei parametri vitali, letti articolabili e rigidi per il massaggio cardiaco
esterno e, unità dotate di gas medicali o terapeutici quali O2 e vuoto per
aspirazione, che vengono erogati a pressione ridotta attraverso prese murali.
In terapia intensiva, inoltre, si ricorre alI 'uso di farmaci isotropi e di carrelli
senitori per medicazioni e manovre di emergenza; il personale infermieristico
è rapportato da un infermiere per due pazienti, data la complessità e
l'impegno assistenziale. La caratteristica di questa unità operativa è che deve
essere contigua alla sala operatoria per facilitare l'accesso, velocizzare i
tempi dell'accettazione del paziente o nel caso di riaperture chirurgiche di
emergenza ( emorragia, tamponamento cardiaco ).
La terapia intensiva è una zona asettica e quindi, protetta e separata
dall'ambiente esterno mediante una zona filtro, presidio indispensabile per
garantire la protezione igienica del reparto; quest'unità è, di per se, un
ambiente ad alto rischio per le numerose vie di accesso per gli agenti infettivi
( cateteri vescicali, arteriosi, tubi endo-tracheali, etc. ); si rende, pertanto,
indispensabile un ' accurata e costante sanificazione ambientale, di tutto il
reparto di terapia intensiva.
Per quanto riguarda la localizzazione, la terapia intensiva, oltre della sala di
rianimazione, prevede altri locali indispensabili al suo funzionamento :
- Laboratorio con Emoteca: costituito da un refrigeratore per la
conservazione del sangue e, da un congelatore per la conservazione
del plasma;
- Laboratorio analisi: indipendente da quello centrale, per i continui
controlli pre-, intra- e post -operatori dell' equilibrio acido-base, idro-
elettrolitico e del quadro emogasanalitico e coagulativo;
- Stanza del medico di guardia;
- Servizi igienici;
- Vuotatoio: per lo smaltimento dei rifiuti organici e di tutti quelli
potenzialmente infetti;
- Cucina;
- Deposito materiali di pulizia;
- Sala sosta deceduti.
1.3 PIANO DI ASSISTENZA AL PAZIENTE OPERATO DI
BY -PASS AORTO-CORONARICO CON CIRCOLAZIONE
EXTRA-CORPOREA (C.E.C.) O A CUORE BATTENTE.
Il by-pass aorto-coronarico è una tecnica di rivascolarizzazione che migliora
la qualità della vita e la sopravvivenza di un gran numero di pazienti, ma che
è comunque un trattamento palliativo e non curativo.
L 'intervento è eseguito in circolazione extracorporea (CEC) il cui principio è
la sostituzione della funzione cardiaca e, quando necessaria, di quella
polmonare, mediante drenaggio del sangue venoso dal paziente,
ossigenazione e successiva re infusione ( ottenuta mediante l'interposizione
di una pompa) nel circolo arterioso.
La CEC ripete bene le condizioni fisiologiche della circolazione sistemica,
purché condotta con flussi di perfusione fisiologici e senza sbalzi pressori o
squilibri della massa circolante.
Il cardiopatico, sottoposto a questo tipo di intervento, è un paziente che, pur
beneficiando del trattamento chirurgico, è vulnerabile per la suaomeostasi, in
conseguenza agli effetti dell' anestesia sul cuore e sui vari organi, delle
manovre chirurgiche e soprattutto del by-pass aorto-coronarico.
Innanzitutto, è essenziale che, il personale di assistenza medico e
infermieristico, venga a conoscenza (mediante informazione diretta di medici
o cartelle cliniche) dello stato clinico pre-operatorio del paziente e sia
informato, dall' anestesista e dal chirurgo operatore, sugli eventi che hanno
caratterizzato l'intervento chirurgico.
Il trasferimento del paziente operato, dalla sala operatoria alla terapia
intensiva, rappresenta un momento particolarmente delicato: esso viene
trasferito ancora sedato, intubato e curarizzato; è, inoltre, incapace di
respirare autonomamente e, per tale motivo, viene sottoposto a ventilazione
meccanica. Durante il trasferimento, il paziente, deve essere accompagnato
dall' anestesista, dall' aiuto chirurgo e da due unità infermieristiche.
Anche se la distanza tra sala operatoria e terapia intensiva è breve, è
necessario che il paziente sia monitorato ( almeno un' ecg) e, che un
defibrillatore portatile sia a disposizione durante il trasferimento.