Il cosplay: un’arte creativa un po’ fuori dalle righe
Il Cosplay è la pratica che consiste nell'indossare un costume che rappresenti
un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e interpretarne il modo
di agire.
Poiché il fenomeno ha avuto origine in Giappone, il personaggio rappresentato
da un cosplayer viene spesso scelto tra quelli individuabili nei manga e negli
anime giapponesi, ma non è raro che il campo di scelta si estenda ai tokusatsu,
ai videogiochi alle band musicali, particolarmente di artisti J-Pop e J-Rock
(musica pop e rock giapponese) ai giochi di ruolo, ai film e telefilm e ai libri di
qualunque genere e persino alla pubblicità.
Il termine è una contrazione delle parole inglesi costume ("costume") e play
("interpretare/recitare"), che descrivono accuratamente l'hobby di divertirsi
vestendosi come il proprio personaggio preferito.
1
È stato un gesto volutamente provocatorio inserire a inizio introduzione
della tesi una citazione estrapolata dal sito Wikipedia.it, perché è pur vero
che è un sito in continuo aggiornamento e non totalmente affidabile, ma è il
primo sito che l’utente medio utilizza per ricercare un significato di qualche
termine, oppure informarsi su eventi e situazioni.
La domanda che quindi ci poniamo è questa: cosa pensa un fruitore medio
di internet se ricerca su Wikipedia.it notizie sul cosplay e legge tale
definizione? La considererà autentica o erronea?
Questa definizione, come altre ricercate durante il lavoro di reperimento
fonti, è piuttosto riduttiva e abbastanza inesatta, anche perché accosta il
cosplay al “gioco di ruolo”. Cosplay e gioco di ruolo sono pratiche che
potrebbero sembrare analoghe, ma in realtà sono differenti.
Riguardo l’affermazione iniziale io aggiungerei che, oltre alla vestizione,
che il cosplayer si impegna a immedesimarsi nel personaggio, tanto da
diventare lui stesso, interpretandone la mitologia, e si mostra al suo pubblico
sul palco con performance che rappresentano il modo di agire e il mondo in
cui il personaggio interpretato vive, istituendone una sorta di doppio
simulacrale.
Costume e make-up hanno la loro valenza, come pure il lavoro di ricerca,
elaborazione e creare dell’abito del cosplayer, ma egli si occupa della
costruzione non solo di ciò che deve indossare, ma anche del personaggio
1
http://it.wikipedia.org/wiki/Cosplay, 12/01/2012 (citazione)
4
stesso, cogliendone carattere, movenze, mimica e attitudini, in modo da
farlo suo.
Partendo dal concetto generale riguardante il cosplayer, e in base alle
esperienze personali maturate negli ultimi anni ( nel 2010 e 2011, e quindi
l’essere entrata in contatto con cosplayers nazionali, grazie anche
all’iscrizione all’AnimangaGroup, e grazie alla direzione di scena durante la
sfilata dei cosplayers all’evento Cospladya a Palermo, organizzato proprio
grazie all’associazione Palermo in Cosplay) il mio intento è quello di
elevare la figura del cosplayer, dimostrando quanto egli si accosti di più alle
pratiche teatrali e all’audiovisivo che non alla semplice “carnevalata” come
tutti immaginano. Tutto questo per ribadire il concetto che il cosplayer non
è semplicemente un bravo esperto del “vestire” (elemento che sarà
analizzato e che lo accosta comunque al teatro e allo spettacolo), ma rende
proprio il personaggio da interpretare, assumendo le sue caratteristiche
fisiche e mentali, che mostrerà al suo pubblico interpretando le proprie
performance sul palco durante le manifestazioni pertinenti. Il mio intento è
anche quello di dimostrare che il cosplay non è un semplice hobby, benché
mosso da sentimenti come passione e divertimento, ma esistono
professionisti del settore.
A tale fine la mia tesi si vorrebbe avvalere delle testimonianze di un
campione di cosplayers nazionali. Per citarne alcuni: Giorgia Vecchini
(icona italiana di cosplay), Aura Nuccio (Aura Rinoa), Claudia Santomauro
(Mirai Cosplay), Giada Robin, Nadia Baiardi (NadiaSK), Gabriella Orefice
(alias MoguCosplay), Selaine (Daniela Maiorana) e tanti altri.
La tesi non verte solo sul paragone in via del tutto teorica, ma vuole
avvalersi dell’esperienza in prima persona, quindi di una testimonianza
diretta della trasformazione da persona comune a cosplayer, interpretando il
personaggio designato descrivendo tutti i passaggi, fino alla
immedesimazione in esso.
Pertanto, a tal fine, ho avuto la possibilità, supportata dall’AnimanGagroup
di Palermo, di realizzare il mio primo cosplay di gruppo, organizzando e
pianificando il tutto, dalla scelta dei personaggi da interpretare, dalla
5
realizzazione dei costumi, al debutto alla manifestazione nazionale di
comics and games più importante, cioè il Lucca Comics and Games 2010
(partecipando in gruppo) e il Modena Play 2011 (dove ho partecipato
singolarmente). La realizzazione di tutti i costumi è avvenuta grazie alla
collaborazione di Rossana Corso, e proprio per questo la descrizione verterà
principalmente sulla realizzazione del mio cosplay personale.
Il cosplay in questione riguarda la Squadra 7 dell’anime giapponese (e
anche videogame targato Sega per PlayStation 3) Valkyria Chronicles, quasi
sconosciuto in Italia, e considerato pertanto un anime di “nicchia” per
intenditori. Il mio personaggio, Isara Gunther, ha un ruolo e una psicologia
piuttosto particolari, approfonditi nei capitoli della tesi.
Infine vorrei sottolineare passo passo tutte le fasi che mi hanno portata alla
trasformazione nel personaggio dell’anime.
6
CAPITOLO I
IL COSPLAY: UN’ARTE CHIAMATA “FENOMENO”
Non siamo modelli, né figuranti, né attori, né sarti (tranne alcuni di noi)
professionisti, ma allo stesso tempo siamo tutte queste cose … insomma i media
non hanno ancora ben deciso e capito come incanalarci, ma sanno che creiamo
curiosità, interesse e attenzione.
Giorgia Vecchini
2
1.1 Cos’è il cosplay?
Sarà mai capitato di incontrare, un giorno, per caso, Goku
3
o Sailor Moon
4
o
Super Mario Bros
5
, oppure Sweeney Todd
6
in persona, magari a passeggio
con Miss Lovett
7
, in giro per le strade della città?
Eppure giusto un anno fa (nel 2011) è stato possibile “avvistare” qualcuna di
queste “star” in giro per il centro di Palermo, o vederle intente a dialogare e
mangiare a un pic-nic sul prato del Foro Italico, oppure partecipare a contest
a tema…
Quando si è testimoni di un tale “fenomeno” si è in presenza di un cosplay.
Ma cos’è un cosplay?
Cosplay è un neologismo nato dalla tendenza tipicamente nipponica di unire
tra loro vocaboli di matrice anglofona, che in questo caso sono “costume” (=
costume, abito) e “play”(= gioco, ma anche interpretazione) […] il cosplay, o
costume play che dir si voglia, è infatti l’atto di travestirsi come i personaggi di
fumetti, videogiochi o serie tv; è il giocare/recitare con i loro costumi; è il
vivere per un giorno nei panni dei propri eroi e delle proprie eroine.
8
Questa è la definizione che dà Rebecca Adami nel suo libro Il cosplay tra
immaginazione e realtà sociale, ed è, in generale, la dicitura più comune
2
Intervista alla cosplayer Giorgia Vecchini - Rivista Cosplay, Icobelli s.r.l., ottobre 2010, Pavona (Roma),
l’intervista è a cura di Tuttocarton e Neku Cosplay.citazione.
3
Personaggio protagonista del celebre manga di Akira Toriyama, dal titolo Dragon Ball, del 1984, da cui fu tratto
un anime omonimo.
4
Celebre personaggio, paladina della giustizia, del manga omonimo di Naoko Takeuchi, negli anni ’90, da cui fu
tratto l’anime.
5
Celebre personaggio del videogioco omonimo del 1985
6
Personaggio del romanzo omonimo, scritto da anonimo scrittore, poi divenuto dramma teatrale omonimo di
George Dibdin Pitt del 1842 e successivamente musical e film per il cinema diretto da Tim Burton, nel 2007
7
Personaggio del romanzo omonimo, scritto da anonimo scrittore, poi divenuto dramma teatrale omonimo di
George Dibdin Pitt del 1842 e successivamente musical e film per il cinema diretto da Tim Burton, nel 2007
8
Rebecca Adami, Il cosplay tra immaginazione e realtà sociale, 2009 editore Marco del Bucchia (citazione)
7
utilizzata per riferirsi a quello che comunemente viene definito un
“fenomeno” o una “moda”, per alcuni passeggeri.
Luca Vanzella, che ha studiato il cosplay soprattutto da un punto di vista
sociologico, nel suo libro Fenomenologia dei costume players italiani,
definisce questa pratica come un “gioco del costume”, traducendo
l’espressione costume play sia come “ l’azione del travestirsi” (cioè “fare
cosplay”) che come “l’indossare il costume” (quindi “l’essere in cosplay”).
9
È vero che cosplay è l’abbreviazione di costume play, che indica l’arte di
travestirsi e rendere vivo un personaggio non reale, ma questa pratica, che
tutto è fuorché un semplice fenomeno e sicuramente non passeggero,
racchiude in sé molto più di quello che in apparenza si può vedere.
Il cosplay, infatti, rappresenta un insieme di svariate “pratiche” che lo
rendono qualcosa di più simile a un’arte che a un fenomeno: si passa
dall’elaborazione e studio del personaggio, alla realizzazione artigianale del
costume e relativi accessori o gioielli (utilizzando diverse tecniche sia di
sartoria, che pittoriche, che a volte di gioielleria), alla rappresentazione e
immedesimazione nel personaggio, diventando esso stesso attraverso
immagini fotografiche e performance live durante i contest appositi, in cui i
cosplayers si trasformano da semplici persone, con addosso un costume, a
personaggio e, successivamente, a performer.
Questo è quello che rende il cosplay qualcosa di diverso, più simile a una
pratica che comprende caratteristiche teatrali e audiovisive, pur conservando
il suo carattere ludico e di divertimento, rispetto ad altre situazioni, come il
mascherarsi per Halloween o per Carnevale.
Quello che ai più sfugge, è che non si tratta di una carnevalata fuori tempo,
perché lo spirito che muove il cosplayer – e qui torna in gioco il termine player
nel senso più squisitamente cinetico – è ben diverso, più affine a quello di un
attore.
10
Questo è quello che afferma Giorgia Vecchini, vera e propria icona del
cosplay italiano, nella prefazione del suo libro dedicato proprio a questa
pratica.
11
Nadia Baiardi, cosplayer milanese molto conosciuta e apprezzata
nell’ambiente per le sue doti e per la sua professionalità, rappresentante
9
Luca Vanzella, Fenomenologia dei costume players italiani, 2005, ed. Tunué
10
Giorgia Vecchini, Fenomenal Cosplay, 2008, ed. Brossura (citazione)
11
ibidem
8
dell’Italia (assieme al suo gruppo) al WCS di Nagoya del 2008
12
, afferma,
durante l’intervista rilasciata personalmente per questa tesi:<<Quello che
differenzia il cosplay dal Carnevale è che non ci si traveste solamente, ma si
diventa il personaggio. Soprattutto il cosplayer non giapponese ci tiene a
creare da sé il proprio costume e i relativi accessori, diventando quindi un
sarto e artigiano.>>. È vero anche che, rispetto al Giappone, patria
d’origine, il cosplay, specialmente in Italia, ha un’accezione diversa. In
Giappone esso è una moda in piena regola, uno stile di vita, sfoggiato nella
vita quotidiana assieme alla moda gothic lolita
13
o ganguro
14
.
15
Ma, riportando le affermazioni di alcuni cosplayers nazionali intervistati
personalmente sull’argomento, è possibile affermare che, nel territorio
italiano, si considera il cosplay qualcosa di più di una moda del momento:
Fare cosplay è per me una passione che va oltre il semplice divertimento:
diventare qualcosa o qualcuno di diverso dal se stesso reale è allo stesso tempo
una sfida e un’esperienza affascinante di fusione tra realtà e immaginazione
con una funzione, per quanto mi riguarda, decisamente catartica. Essere allo
stesso tempo un po’ attori e un po’ artigiani, riuscire a trasformare in realtà
cose che magari non avremmo mai creduto di poter fare, scoprire e
sperimentare tecniche e materiali diversi … ritengo che il cosplay sia uno dei
pochi “hobby globali” in quanto permette di dare sfogo a praticamente tutti gli
aspetti della propria creatività. Mirai Cosplay
16
Claudia Santomauro (Mirai Cosplay)
12
Il World Cosplay Summit è il più importante evento annuale internazionale di cosplay che promuove gli scambi
internazionali sulla cultura pop giapponese. L'evento si svolge a Nagoya, Giappone.
http://it.wikipedia.org/wiki/World_Cosplay_Summit, 10/02/2012
13
Moda Lolita: Moda giapponese nata nel 1980 che si ispira alle dame dell’Ottocento, riadattata e riveduta. Le
caratteristiche sono abiti con merletti e pizzi, maniche a palloncino, gonne a campana con balze, accessori,
cappellini decorati e ombrellini parasole. Il nome deriva dal romanzo Lolita di Nabokov e dal “complesso di
Lolita”, termine usato dai giapponesi per indicare uomini adulti interessati alle ragazzine. Da questa moda nasce la
costola della Gothic Lolita, rivisitazione dark e gotica, con influenze di punk e fetish. Valentina Testa, Gothic
Lolita, ed Tunuè Frizz, aprile 2011
14
Ganguro: le ganguro si caratterizzano per l’abbronzatura molto accentuata, in contrasto con i lunghi capelli
schiariti, acconciati in maniera voluminosa e spesso cotonati. Valentina Testa, Gothic Lolita, ed Tunuè Frizz,
aprile 2011
15
Rebecca Adami, Il cosplay tra immaginazione e realtà sociale, 2009 editore Marco del Bucchia
16
citazione dell’intervista realizzata personalmente alla cosplayer palermitana Claudia Santomauro, 22 febbraio
2011
9
[…] Il cosplay permette a ognuno di mettersi alla prova con una serie di cose
diverse, dandoti anche la possibilità di specializzarti in qualcosa che ti riesce
meglio delle altre … credo che per noi giovani impegnarci in qualcosa sia
importante… concentrare tutte le energie su un progetto, sforzandosi al
massimo per la sua riuscita.. ecco, questo è il cosplay, aldilà di una banale
definizione che potrebbe essere “Giocare a Vestirsi come i
personaggi dei fumetti”, è un gioco, certo, un divertimento.. ma per noi
cosplayers diventa qualcosa di più … Federica DN
17
Federica di Nardo (FedericaDN)
Il cosplay è precisamente un’arte, se seguito in una certa maniera. “Fare
cosplay” significa imparare, da dilettanti, diversi mestieri: parrucchiere,
scenografo, coreografo, sarto, costumista, calzolaio, truccatore, attore… e
molti altri. Realizzare un cosplay può voler dire racchiudere in un lavoro di
una persona o pochi amici, tutta la fatica di creare un piccolo spettacolo
teatrale, perché ricordo che la parola cos-play racchiude “costume” e “play”
(interpretazione). Selaine Cosplay
18
Daniela Maiorana (Selaine Cosplay)
17
citazione dell’intervista realizzata personalmente alla cosplayer bergamasca Federica Di Nardo, 25 gennaio 2011
18
citazione dell’intervista realizzata personalmente alla cosplayer di Adria Daniela Maiorana, vincitrice del Japan Expo di Parigi
del 2011 e seconda classificata del WCS del Giappone del 2011. L’intervista è del 9 luglio 2011
10
Il cosplay o costume play è, a mio avviso, un’arte perché consiste nello
scegliere un personaggio dal mondo dei fumetti, videogiochi o film, farlo
proprio, realizzarne a mano il costume, gli accessori e interpretarne il ruolo
nelle fiere del fumetto. Si capisce bene perché parlo di arte: realizzare un
costume con le proprie mani, ingegnandosi in 1000 modi per ottenere un
risultato il più possibile vicino all’originale, sviluppa la fantasia e l’estro
artistico di chiunque ci si metta, e poi dover interpretare al meglio la
personalità, i gesti, le posture e gli atteggiamenti risveglia un po’ l’attore che
c’è in ogni cosplayer.
E’ una passione bella, che ne racchiude dentro tante altre, e quindi da provare
assolutamente! Elena Yuna
19
Elena Fata Livia (Elena Yuna)
Molti attori si cimentano nell'arte del cosplay e molti cosplayers, poi, si
cimentano nel teatro, sia per curiosità, sia per migliorarsi. Un'opera di teatro,
sia essa una tragedia o una semplice recita, a grandi linee si può benissimo
paragonare alle famose " esibizioni " dei cosplayers sul palco, alcune davvero
macchinate in maniera perfetta e impeccabile. Marta Caliò
20
Marta Caliò
19
citazione dell’intervista realizzata personalmente alla cosplayer di Velletri Elena Fata Livia, co-vincitrice del
WCS 2005, assieme a Giorgia Vecchini, Francesca Dani ed Emilia Fata Livia. L’intervista è dell’ 11 febbraio 2011
20
Intervista alla cosplayer Marta Caliò del 14 febbraio 2011
11
Quello che questa tesi cercherà di dimostrare è come il cosplay, diffusosi nel
nostro paese negli anni ’90 ma divenuto “popolare” solo negli ultimi anni,
non sia una carnevalata fuori tempo o una moda che presto avrà una fine, ma
una pratica (svolta sempre con passione e con la voglia di divertirsi) che si
accosta molto a diversi tipi di forme artistiche e teatrali, in cui convergono
moltissime componenti.
1.2 Storia e origine del cosplay
Le fonti che parlano dell’argomento cosplay sono ancora un po’ limitate,
data la sua nascita e diffusione recente, per cui stabilire con certezza
l’origine di questa pratica non è facile.
21
Ciononostante, dai dati disponibili, è possibile affermare che la sua patria
d’origine è il Giappone e nasce, più o meno, nei primi anni ’80, quando il
successo delle fiere dei fumetti e animazione nipponica inizia a
diffondersi
22
, provocando l’avvento di figure come gli otaku
23
.
Persone o gruppi di persone che mostrassero in generale le caratteristiche
degli otaku già esistevano, specie negli USA, con il nome di fandom
24
, ma
inizialmente con quel termine si indicavano gruppi di appassionati a
fenomeni culturali legati al cinema o alla moda. Successivamente, i fandom
divennero appassionati di fumetti, e comunque il termine indica individui
con un carisma più rarefatto rispetto agli otaku, che risultano essere molto
più estremi.
Con la diffusione e la passione di anime e manga
25
in Occidente, specie in
Italia (le prime serie arrivarono intorno al 1976-’78), comincia a diffondersi
anche il “fenomeno” cosplay, inizialmente praticato in modo amatoriale e
21
Proprio per questo, oltre alle fonti reperite in testi e articoli vari, il mio lavoro si avvale soprattutto della
testimonianza diretta di un campione di cosplayers nazionali, intervistati personalmente, che comprende sia nomi
noti che personalità ancora poco conosciute nell’ambiente, al fine di avere un punto di vista più completo.
22
Luca Vanzella, Fenomenologia dei costume players italiani, 2005, ed. Tunué
23
Otaku: È un termine che nasce negli anni ’80 e indica persone appassionate da qualcosa in modo talmente
estremo da esserne ossessionate. Successivamente, con il termine otaku si andò indicando, in occidente, gli
appassionati di anime, manga e videogiochi, talmente “fissati” da far di questa passione la loro unica ragione di
vita, isolandosi da tutto il resto. Definizione da: Rebecca Adami, Il cosplay tra immaginazione e realtà sociale,
2009 editore Marco del Bucchia
24
Fandom: termine usato per la prima volta negli USA negli anni ’30, nasce dall’unione delle parole fan (fanatic
= appassionato) e dom (suffisso estrapolato da kindom e dukedom) indicando quindi il “mondo degli
appassionati”, e rappresenta una comunità di appassionati che condividono un interesse comune in qualche
fenomeno culturale. Definizione estratta da: Rebecca Adami, Il cosplay tra immaginazione e realtà sociale, 2009
editore Marco del Bucchia
25
Ad anime e manga, significato e storia, sarà dedicato un paragrafo esplicativo successivamente, per ora
brevemente sarà detto che l’anime è il cartone animato giapponese, e il manga il fumetto giapponese. Teti Marco,
Generazione Goldrake. L'animazione giapponese e le culture giovanili degli anni Ottanta, Mimesis, settembre
2011
12
un po’ in sordina, successivamente evolutosi fino ai giorni nostri. Siamo
negli anni ’90 quando in Italia si inizia a parlare di cosplay, e le fonti
individuano, come possibile data di inizio, il 1997, durante la rinomata fiera
del comics e del gioco Lucca Comics & Games.
26
Si pensa che il “fenomeno” abbia avuto successo e seguito nel nostro paese
grazie alla presenza di altre “pratiche” del travestimento, come il Vanzella
indica, e cioè il gioco di ruolo e i trekker. Questo sicuramente può essere
stato di ispirazione, ma sarebbe un grande errore (come già è successo in
passato) scambiare il cosplay con il gioco di ruolo oppure considerare
cosplay, gioco di ruolo e trekker la stessa cosa.
Per gioco di ruolo (in inglese role-playing game) si intende un gioco (da
tavolo oppure live o anche virtuale) in cui i giocatori assumono il ruolo di un
personaggio in un'ambientazione narrativa, spesso una location fantasy. Essi
sono coordinati da un master che descrive il mondo e i suoi abitanti; gli altri
giocatori descrivono le azioni che i loro personaggi intendono eseguire e il
master descrive i risultati.
27
In base al tipo di gioco scelto, a ciascun personaggio verranno attribuite,
mediante punteggio, le proprie caratteristiche.
28
I trekker, invece, sono fan della serie televisiva fantascientifica Star Trek
che, in eventi organizzati a tema, si travestono da potenziali personaggi della
serie, senza scegliere, però, un personaggio vero e proprio. Il fenomeno (e
qui si può davvero parlare di “fenomeno”) nasce negli USA negli anni ’70,
per poi propagarsi a macchia d’olio fino in Europa.
29
In Italia i primi trekker faranno la loro comparsa dalla metà degli anni ‘80
con la costituzione di un club specifico, lo STIC, che nel 2001 diventerà
club ufficiale riconosciuto dalla Paramount.
30
Il cosplay è una pratica riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, e in tutto
il mondo ogni anno si svolgono contest e manifestazioni a tema, con gara e
premiazioni, dove i cosplayers mettono in atto la propria bravura e
26
Luca Vanzella, Fenomenologia dei costume players italiani, 2005, ed. Tunué; Rebecca Adami, Il cosplay tra
immaginazione e realtà sociale, 2009, editore Marco del Bucchia. E’ doveroso, comunque, precisare che sia
Vanzella che Adami affermano che la pratica era già in uso, in modo privato e informale, anche anni prima. La
Adami parla esattamente di fine anni ’80, ma queste sono supposizioni degli autori stessi.
27
http://it.wikipedia.org/wiki/Gioco_di_ruolo, 12/02/2012
28
Rebecca Adami, Il cosplay tra immaginazione e realtà sociale, 2009, editore Marco del Bucchia
29
Ibidem
30
http://it.wikipedia.org/wiki/Trekkie 12/02/2012
13
competenza con performance
31
(chiamate comunemente “scenette”)
realizzate e studiate in base al personaggio interpretato, a volte
accompagnate da elaborate scenografie, a volte supportate da elementi
multimediali (videoproiezioni di filmati montati che riprendono le gesta del
personaggio, spettacoli di luci e fumo), spesso supportate dal doppiaggio
dello stesso cosplayer o di un doppiare specifico, a volte costituite da un
gruppo a volte da solo dal cosplayer che, con la sua bravura, fa rivivere il
suo personaggio sul palco. La manifestazione più importante, dove ogni
paese partecipa con la propria delegazione di cosplayers (a volte singoli
elementi, a volte gruppo), selezionati precedentemente
32
, a rappresentarlo, è
il World Cosplay Summit (detto WCS), che si svolge annualmente a Nagoya,
in Giappone.
Un’altra importantissima manifestazione unita al cosplay è il Japan Expo,
che si svolge annualmente (in genere nel mese di luglio) a Parigi. Da
ricordare anche il Cosplay World Master di Lisbona, manifestazione
annuale che si svolge in Portogallo.
In Italia sono diverse le manifestazioni e i contest dedicati alla pratica del
cosplay (magari inseriti anche in eventi dedicati al gioco o al fumetto) che si
svolgono, con cadenza regolare, lungo tutto l’anno. Tra i più importanti ci
sono da ricordare il Lucca Comics & Games, la più grande manifestazione
dedicata al fumetto, il comics e il gioco, che si svolge ogni anno a Lucca,
con una sezione dedicata interamente al cosplay; da ricordare anche il
Romics, Festival del Fumetto e dell'Animazione che si svolge annualmente a
Roma, dove si selezionano i rappresentati italiani per il WCS di Nagoya.
Esistono tante altre manifestazioni importanti, come il Nissa
Comics&Games a Caltanissetta, il Modena Play, il Comicon di Napoli,
Fumettopoli a Milano, Global Game Jam a Catania, ecc…
A Palermo, a partire dal 2009, nasce Cospladya comics&games,
manifestazione sul cosplay, il fumetto e il gioco, organizzata
dall’associazione Palermo in Cosplay, nata nel 2006 e fondata dalla
31
A volte le esibizioni sono costituite solo dalla sfilata, in cui il cosplayer si mostra come il personaggio
interpretato, sfoggiando il proprio costume e imitando semplicemente qualche movenza. In quel caso la
competizione è costituita dall’attribuire meriti e premi al costume meglio realizzato. In questa tesi, però, si vuole
analizzare il contest costituito dalle performance, le esibizioni/scenette che, pur essendo brevi, mostrano le qualità
del cosplayer a 360°. In Italia, specialmente, le esibizioni hanno una valenza importantissima.
32
In Italia la selezione avviene tramite la vincita del contest del Romics, Festival del Fumetto e dell'Animazione
che si svolge annualmente a Roma.
14
cosplayer palermitana Aura Rinoa
33
e il suo team
34
.
1.3 Anime e manga: nascita, evoluzione, passione
Abbiamo parlato della nascita del cosplay in Giappone e del fatto che la
maggiore influenza, sia del suo sviluppo e diffusione nel mondo, sia come
fonte di ispirazione riguardo ai personaggi da studiare e interpretare, fu (ed
è ancora) dettata dalla cultura anime e manga.
Ma cosa sono gli anime? E i manga? Come sono nati e si sono diffusi?
Partendo da ciò, è doveroso fare un breve excursus sulla nascita, significato
ed evoluzione del genere anime e del genere manga giapponese.
1.3.1 Storia e sviluppo dell’anime giapponese
L’anime propriamente detto non è altri che il cartoon giapponese, che segue
stile grafico e caratteristiche dell’animazione nipponica.
Il nome è un neologismo coniato in Giappone, ottenuto contraendo il
termine inglese animation, utilizzato all’incirca a partire dagli anni
Settanta.
35
Tutto ebbe inizio il primo gennaio 1963, quando in Giappone nacque
l’industria del cartone animato realizzato per la televisione, prodotto quindi
seriale, inizialmente realizzato in bianco e nero. Nasce in quell’anno la
prima serie animata giapponese, dal titolo Tetsuwan Atom, cioè Atom dal
braccio di ferro, conosciuta in Italia e in America col titolo di Astroboy.
36
Astroboy
37
33
Nome reale Aura Nuccio.
34
http://www.palermoincosplay.net 15/09/2011; intervista ad Aura Rinoa realizzata da Luisa Mulè Cascio del 10/02/20
35
Teti Marco, Generazione Goldrake. L'animazione giapponese e le culture giovanili degli anni Ottanta,
Mimesis, settembre 2011
36
L. Raffaeli, Le anime disegnate, il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi, Minimum fax, Roma 2005
37
: http://astro-boy.rightstuf.com/images/astro-boy-02-1280x1024.jpg 12/01/2012
15
Dopo questo primo grande successo, l’animazione in Giappone divenne
popolare e molto considerata, anche da un punto di vista economico, tanto
che nacquero nuovi studi e industrie inerenti.
Diventa man mano sempre più forte il legame che si istaura tra l’anime e il
manga, poiché molte delle serie prodotte sono tratte (più o meno
liberamente) dai manga di riferimento di grandi mangaka giapponesi. È
quello che un po’ succede con le comic strip in America, soltanto in modo
più complesso, poiché un manga presenta una trama più intrecciata e
psicologica, con molti sottogeneri e sfaccettature, e non è sicuramente cosa
facile (specie nei primi anni di vita dell’animazione giapponese) rendere
tutto questo con un prodotto nato per la televisione, con tempi illimitati e
budget ristretto. Proprio per ovviare a tutti questi problemi l’animazione
giapponese presenta delle caratteristiche molto diverse rispetto ai
tradizionali cartoon, specie a quelli americani.
38
Come spiega Luca Raffaeli nel libro Le anime disegnate, il pensiero nei
cartoon da Disney ai giapponesi :<< [..] lo stile giapponese non prevede il
rispetto della regola diretta dal maestro dell’animazione d’autore Norman
McLaren, secondo cui non si deve muovere il disegno ma disegnare il
movimento, e certamente il cartone nipponico nasce ben più statico di
quanto non fosse negli anni Venti quello americano.>>
39
Ecco, quindi, la trovata giapponese che rende l’anime diverso da qualsiasi
altro tipo di animazione: utilizza la soggettività, per cui non ci saranno due
fotogrammi per ogni disegno, ma cinque, e talvolta anche di più, in questo
modo il personaggio disegnato quando agirà si muoverà a scatti, eliminando
quel concetto di “fluidità” tanto caro agli americani, che è splendido
visivamente, ma anche terribilmente costoso. L’animazione giapponese
risparmia sui movimenti intermedi, lasciando quelli “estremi” fissi su varie
pose. Ecco la soluzione: il fermo immagine, comodo, pratico, che si può
riutilizzare più volte, dove le uniche cose che si muovono in un personaggio
sono bocca e occhi.
40
Queste sono le caratteristiche che fanno amare e odiare l’anime giapponese
e che lo contraddistinguono e lo particolareggiano rispetto agli altri tipi di
38
G. Rondolino, Storia del cinema di animazione, Utet, Torino 2003
39
Raffaeli, Le anime disegnate, il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi, Minimum fax, Roma 2005
40
ibidem
16
animazione. Tornando alla storia dell’anime, negli anni ’70 si va affermando
un genere, oggi molto conosciuto, con cui spesso identifichiamo
l’animazione nipponica: quello fantascientifico legato ai robot.
Nascono, quindi, storici personaggi come Mazinga (Mazinga Z) o Atlas Ufo
Robot Goldrake (Grendizer), che hanno fatto storia.
Nella metà degli anni ’80 l’anime conta almeno quaranta serie televisive, e
si espande sempre più, abbracciando altri generi, come quello sentimentale
legato ai rapporti familiari, orfani che cercano i genitori in giro per il mondo
(come Remi, ma anche Heidi che vive nella speranza di rivedere il nonno),
storie d’amore (Lady Georgie), ecc…
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Lady Georgie
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Remì
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Da notare i tratti distintivi dell’animazione giapponese, dai grandi occhi con lunghe ciglia, alla pelle
rigorosamente candida con qualche accenno di rosa. Queste sono caratteristiche che gli stessi cosplayers
analizzano e studiano quando devono interpretare i personaggi degli anime giapponesi.
Il manga, a sua volta, cammina parallelamente con l’anime, evolvendosi
assieme a lui e dandogli ispirazione.
Lo sviluppo industriale dell’anime televisivo fu oggetto di studio e interesse
da parte delle produzioni cinematografiche e di grandi autori, prima
televisivi, poi filmici, tra cui Hayao Miyazaki e Isao Takahata, i quali
fondarono, nel 1983, lo studio Ghibli, atto alla realizzazione di film
d’animazione per il cinema.
Parallelamente allo sviluppo del cinema d’animazione giapponese e
dell’anime, nasce e si evolve l’home video, con produzioni di film per la
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G. Rondolino, Storia del cinema di animazione, Utet, Torino 2003
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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b7/Georgie.jpg 12/01/2012
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: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/0/0b/Remi.jpg 12/01/2012
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