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2 – Le narrazioni in psichiatria e psicopatologia
1.2 Cenni storici
La narrazione è nata con l’uomo.
Edmund White sostiene che ognuno di noi vive esperienze che cerca di
tradurre e interpretare alla luce di quanto gli è accaduto in passato. Per farlo ha
bisogno di contestualizzarle, di inserirle in uno telaio narrativo, con una «cornice»
ove sia possibile vedere e definire sfondo e rilievo di quanto raccontato.
Ma se affermare che «ogni persona è la sua storia» può sembrare eccessivo
non possiamo ignorare che:
«in qualche modo (…) le storie della nostra specie, del nostro gruppo etnico,
della nostra famiglia, delle nostre relazioni significative e delle opzioni già sottoposte
al nostro arbitrio, sono contemporaneamente vincoli e possibilità, humus e radici
per ogni nuovo atto di coscienza.»
91
L’attenzione sulle narrazioni dei pazienti ha conosciuto diverse fasi, ed è
scivolata tra le ricerche che hanno permesso nuove a precise classificazioni delle
dipendenze senza mai cessare di essere un punto essenziale per comprendere chi,
come e cosa, fossero alla base della patologia.
Giuseppe Martini scrive che:
«ogni narrazione è un tentativo di comprendere se stessi e il mondo che
sembra rispondere a istanze molto profonde»
92
«capaci di dare un senso al disagio
provato, alla patologia esistente scavando, fino a ritrovare quelle motivazioni o quei
significanti intrecciati tra loro come fili conduttori di storie a volte nate «tra le note
stonate della famiglia o le falle del mondo sociale»
93
Per ripercorrere la storia dell’approccio narrativo occorre seguire le tappe
della nascita della psichiatria e della psicopatologia come scienze autonome
attraverso il pensiero che ha caratterizzato gli esponenti delle loro principali Teorie.
91
F. VEGLIA, Della storia personale in psicologia cognitiva, in Storie di vita. Narrazioni e cura in psicoterapia cognitiva a
cura di F. Veglia Torino Bollati Boringhieri Edizioni 2017 (1999)
92
G. MARTINI, Ermeneutica e narrazione: un percorso fra psichiatria a psicanalisi. Torino Bollati Boringhieri Edizioni
1998
93
F. RIBOLDI, Dipendenze e autocura Francavilla al mare Psicoline Edizioni 2013 p. 41
41
«In ambito psicoanalitico» e abbastanza precocemente fa «la sua comparsa la
categoria del sé narratore, dove il termine indica un sé che racconta storie e la
descrizione del sé appartiene alla storia narrata. Non manca a questo panorama
narrativo l’identificazione del terapeuta con la figura di un "cercatore di storie".»
94
Freud scrisse:
«Sento ancora io stesso un’impressione curiosa per il fatto che le storie
cliniche che scrivo si leggono come novelle e che esse sono, per così dire, prive
dell’impronta rigorosa della scientificità. Devo consolarmi pensando che di questo
risultato si deve evidentemente rende responsabile più la natura dell’oggetto che le
mie preferenze»
95
Durante la presentazione della raccolta delle sue lezioni all’università di
Vienna disse:
«Nel trattamento analitico non si procede a nient'altro che a uno scambio di
parole tra l'analizzato e il medico. Il paziente parla, racconta di esperienze passate e
di impressioni presenti, si lamenta, ammette i propri desideri e impulsi emotivi. Il
medico ascolta, cerca di dare un indirizzo ai processi di pensiero del paziente, lo
esorta, sospinge la sua attenzione verso determinate direzioni, gli fornisce alcuni
schiarimenti e osserva le reazioni di comprensione o di rifiuto che in tal modo suscita
nel malato.»
96
Anche Jung ritenne importante la narrazione e le sue conseguenze.
Nel Libro rosso, testo che cui né lui né i suoi eredi ne autorizzarono mai la
pubblicazione e che venne ritrovato nella cassetta di una banca svizzera, «l’analista
racconta la propria vicenda personale, facendone il paradigma delle successive
teorie».
97
«Mi sono curato raccontando questa storia» asserisce «e propongo questo
metodo per aiutare altri a prendere coscienza.»
94
E. POLSTER, Il terapeuta, cercatore di storie in Ogni vita merita un romanzo Roma Astrolabio Edizioni 1992
95
S. FREUD. OSF Studi sull’isteria e altri scritti 1886-1895 Torino Bollati Boringhieri Edizioni 2003 p. 313
96
La relazione psicoanalitica. Contributi clinici e teorici a cura di N. ROSSI, I. RUGGIERO Milano Franco Angeli
Edizioni 2017 p. 127
97
P.E. CICERONE. Il potere delle storie. Mente e cervello luglio 2014 https://www.spiweb.it/news/il-potere-
delle-storie/ [ultimo accesso 05/06/2018]
42
L’incontro tra paziente e terapeuta, secondo l’analista, stabilisce il primo
passo per una narrazione duale: «è una storia che si scrive in due».
Gli elementi strutturali per una buona narrazione possono essere riportati e
prospettati dal paziente in modo impreciso e discontinuo. Spetta a chi ha la funzione
di contenere quei frammenti di vita, darvi un senso, una sequenza.
«L’analista porta a termine un brano della costruzione, lo comunica
all’analizzato affinché produca su di lui i suoi effetti, costruisce un altro brano a
partire dal nuovo materiale che affluisce e procede poi con questo allo stesso modo,
in alternanza fino alla fine»
98
Nell’ampio panorama del contributo all’approccio narrativo, un posto
particolare spetta a Jerome Bruner psicologo statunitense che ha contribuito in
modo significativo allo sviluppo della psicologia cognitiva, se non addirittura alla sua
fondazione.
La sua attenzione venne focalizzata sui concetti di co-costruzione, ovvero in
quelle modalità con cui si creano le storie, siano esse veicolate da esperienze
personali o inter-relazionali, e sulle «modalità con cui noi attribuiamo e produciamo
significati, sia con il nostro modo di essere-nel-mondo sia con la nostra capacità di
essere "costruttori" di conoscenze e "produttori" di cultura.»
99
Attorno agli anni ’80 l’interesse dello psicologo venne convogliata verso
«l’importanza della ricerca del significato dei pensieri, delle emozioni e dei
comportamenti umani.»
100
L’autobiografia divenne quindi il centro della sua ricerca il cui fine era capire
in che modo le persone costruiscono il concetto narrativo di sé, e la «dimensione
narrativa della mente» attraverso l’esperienza che se, ripetuta e riproposta diviene
«gli scripts ed i format, cioè i copioni e gli schemi costitutivi dell’esperienza stessa.»
98
C. MUCCI. Il potere delle storie. Mente e cervello luglio 2014 https://www.spiweb.it/news/il-potere-delle-
storie/ [ultimo accesso 05/06/2018]
99
I. GRAZZANI, V. ORNAGHI, L.CARRUBA Introduzione a La psicologia culturale di J.BRUNER Milano Cortina
Edizioni 1999 p. 13
100
M. GALZIGNA Terapie e narrazioni 26 ottobre 2012 http://www.psychiatryonline.it/node/2100 [ultimo
accesso 05/06/2018]
43
James Hillman, con Le storie che curano (1984), si pone «nello spazio intermedio
tra psicoterapia e letteratura, tra l’arte di curare e l’arte di narrare»
101
divenendo uno
dei primi terapeuti a definire « la psicoterapia come un processo estetico ed artistico.»
Egli condivide, in fatto di narrazioni, il pensiero di Polster quando scrive:
«Succede spesso che l’individuo sia l’ultimo a rendersi conto del dramma della
propria esistenza. Si meraviglia di fronte alle avventure altrui, ma non guarda dentro
e non si avvede che anche la sua esistenza gli offre altrettante possibilità.»
102
E il raccontarsi si trasforma nei «temi ricorrenti e più affascinanti
dell’esistenza che è la trasformazione dell’ordinario nel notevole.»
Ciò che può fare il terapeuta è ascoltare e narrare «(…) tra le quinte
dell’ordinario, in attesa di una forza ispiratrice che riesca a liberarlo.»
103
Un cambiamento significativa alla raccolta anamnestico-narrativa si ha
attorno agli anni ‘60 grazie alla scuola di Palo Alto (California) fondata da Donald
de Avila Jackson e alle «applicazioni dei suoi assiomi e delle sue leggi nei vari ambiti
delle attività umane e in particolare in psichiatria e psicologia.»
104
Negli anni ‘80 grazie a una svolta nell’orientamento teorico e alle «proposte
interessanti su come intendere la dimensione narrativa in terapia» vengono da «alcuni
analisti sistemico-relazionali.»
105
«Mentre nella prima cibernetica il focus era indirizzato sul paziente e sulla
famiglia, ora veniva considerato prioritario il rapporto tra terapeuta e sistema.»
106
La concezione di schermo bianco freudiana che inseguiva una posizione di totale
neutralità dell’analista rispetto alle parole e alla relazione con il paziente, sebbene
avesse come funzione il controllare transfert e contro-transfert, viene rivista:
101
J.HILLMAN, Le storie che curano. Freud, Jung, Adler, Milano Cortina Edizioni 1984, p. 1
102
E.POSTER, Ogni vita merita un romanzo, Roma, Astrolabio Edizioni 1988 p 13
103
Ibidem
104
G. FABIANO Nel segno di Andrea Camilleri Sulla narrazione psicologica alla psicopatologia. Milano Franco Angeli
Edizioni 2017 p. 31
105
M. GALZIGNA Terapie e Narrazioni http://www.psychiatryonline.it/node/2100 [ultimo accesso
05/06/2018]
106
G. MANFRIDA La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano
Franco Angeli edizioni 2014 (1998) p. 15
44
«ogni approccio al mondo è possibile solo attraverso la mediazione
dell’osservatore stesso, che quindi contribuisce decisivamente a “costruire” una
realtà di per sé inconoscibile».
107
È la metafora per eccellenza della narrazione.
Il terapeuta facilitando il racconto del paziente e/o della sua famiglia assume
il duplice ruolo di accoglienza dei vissuti e verifica della fluidità narrativa.
Ciò che emerge da questa sintetica disamina sull’approccio narrativo in
ambito psicoterapeutico è come il significato del narrarsi trovi una sua significativa
collocazione e dimensione in qualunque movimento psicoterapeutico e psicanalitico.
Negli ultimi anni sono stati dati ulteriori contributi aprendo nuovi e
stimolanti scenari di approfondimento che «sollecitano sempre più i processi di
sensemaking che la narrazione sostiene e promuove»
108
L’portanza di una buona narrazione come variabile, sebbene non unica ma
rilevante, nel processo terapeutico è riconosciuta e sostenuta da tutte le correnti di
pensiero della letteratura specialistica.
Le indicazioni fornite al terapeuta attraverso il racconto del passato fino al
qui ed ora del setting sono uno strumento fondamentale e inesauribile (le storie
autobiografiche non hanno mai fine) per comprendere l’Uomo, il suo sviluppo, il
comportamento, il carattere, la criticità che sta vivendo e il modo che ha scelto di
comunicarlo.
I dettagli, i contenti, i personaggi di questo narrare sono di volta in volta co-
protagonisti e co-autori di un vivere connotato da sofferenza e intriso di dolore e
solitudine.
Nelle dipendenze l’unica soluzione alternativa che il paziente individua allo
stato di malessere è l’agire verso l’oggetto della sua dipendenza.
107
G. MANFRIDA La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano
Franco Angeli edizioni 2014 (1998) p. 15
108
G. CORTESE, Prefazione in R. ATKINSON, L’intervista narrativa: Raccontare la storia di sé nella ricerca formativa,
organizzativa e sociale, Milano, Raffaele Cortina Edizioni 2002
45
È un «atto liberatorio che affonda le sue radici nello stress conflittuale, nel
pensiero ossessivo o nella improvvisa ripresentazione di stimoli trigger
109
creati con
tempo.»
110
La trama di questi pazienti è fatta di narrazioni, capitoli, restando nella
metafora letteraria, che si ripetono. Copioni e format, come abbiamo detto li ha definiti
Bruner, da cogliere, decodificare, restituire.
«Il nostro rapporto col mondo prima ancora di essere un rapporto con le
cose è un rapporto con l’Altro.»
111
Eugenio Borgna sostiene il ruolo essenziale della narrazione in ambito clinico
e terapeutico.
Il titolo di un suo libro: Noi siamo un colloquio è fortemente evocativo rispetto
al ruolo che l’approccio narrativo consegna alla psicoterapia.
Tracciare con le parole i confini della nostra storia, consente di mettere ordine
tra gli eventi, caricandoli di significato. Aiuta ad alleggerire il peso di sofferenze
poiché come disse Karen Blixen, scrittrice danese: «Qualunque dolore può essere
sopportato, se si traduce in una storia».
109
Alla lettera grilletto. Si tratta di uno stimolo che genera riflessi condizionati con gli oggetti connessi o
collegati all’oggetto della dipendenza.
110
F. RIBOLDI. Dipendenze dal piacere e autoterapia. Francavilla al Mare Psicoline Edizioni 2013
111
B. FABBRONI, M. MARTUCCI Elaborare la dipendenza tra fenomenologia ed analisi transazionale. Roma Univ.
Romane Edizioni 2019 p. 37