La parte pratica è rappresentata da un testo suddiviso in due parti: nella
colonna di destra il copione sbobinato, mentre nella parte sinistra la
sottotitolazione.
Entrambe i lavori sono eseguiti utilizzando il film di Alain Resnais,
sceneggiato da Alain Robbe-Grillet, L’Année dernière à Marienbad.
L’utilizzo di un DVD inglese, dove comparivano i dialoghi originali e
l’eventuale possibilità di opzionare i sottotitoli in inglese, mi ha permesso
anche un’analisi, postuma rispetto alla mia sottotitolazione, dei sottotitoli
inglesi.
Il sottotitolatore inglese ha optato per soluzioni linguistiche decisamente
differenti rispetto alle mie e questo è stato segnalato lungo il testo.
Tornando all’impaginazione su due colonne della parte pratica, si
noteranno delle differenze molto marcate tra i due testi: molte verranno
sviscerate nel corso del testo, come ad esempio l’impaginazione centrata
dei sottotitoli, gli spazi ripetuti, la segnalazione dei frame…
Altra differenza, invece, è la mancanza nei sottotitoli di indicazioni
presenti nel copione sbobinato. Ad esempio:
Voix de la comédienne 07 :19
Il nous faut encore attendre,
quelques minutes encore, plus
que quelques minutes, quelques
secondes…
Voix de X
Quelques secondes encore,
comme si vous hésitiez vous-
même encore
07:19
Dobbiamo ancora aspettare,
qualche minuto ancora,
più di qualche minuto,
qualche secondo…
Qualche secondo ancora,
come se esitaste ancora
Nella sottotitolazione non possono essere indicati, come invece avviene
nel copione, i nomi o i turni di battuta, perché nel momento della
7
sincronizzazione creerebbero problemi e confusione nel programma di
sincronizzazione.
L’operazione di sincronizzazione è molto importante e deve essere
associata ad un buon lavoro di sottotitolazione se si vuole ottenere un
ottimo prodotto.
La parte successiva quella pratica è intitolata note del sottotitolatore, qui
compaiono tutte le difficoltà e tutte le motivazioni relative al lavoro di
sottotitolazione e la sbobinatura del film L’Année dernière à Marienbad.
L’ultima parte è invece un’analisi del film, sempre però associato
all’elemento che caratterizza tutto il lavoro, cioè la lingua.
In questa parte ci sono cenni allo sceneggiatore Alain Robbe-Grillet, al
regista Alain Resnais e poi si incontra un’analisi di alcuni aspetti del film.
Trattandosi di un film di non immediata comprensione e ricco di
simbologia, in questa parte si possono incontrare differenti tipi di analisi,
che hanno come base oltre all’interpretazione personale, ovviamente,
anche gli studi bibliografici legati al film, che ho svolto.
Non mancano le immagini e soprattutto numerosi esempi di richiamo al
testo sottotitolato e sbobinato.
Conclude quest’ultimo capitolo una parte molto tecnica, che parla del
passaggio che avviene dalla sottotitolazione alla sincronizzazione.
I testi letti per la stesura di questo lavoro saranno citati sia in nota a piè
pagina, che nella bibliografia finale.
L’Italia è un Paese che per ragioni storiche e culturali predilige, dalla
nascita del cinema, il doppiaggio e questo lo si può notare anche dalla
quasi totale mancanza di materiale teorico sull’argomento.
Questo lavoro è stato un modo di soddisfare la curiosità sull’argomento,
creatasi durante le mie esperienze lavorative di sottotitolazione.
8
Dall’adattamento alla sottotitolazione
passando per la traduzione audiovisiva.
9
Volendo affrontare il tema della sottotitolazione, in questa sede, in modo
teorico, proprio per delineare le caratteristiche della nuova figura del
sottotitolatore come figura professionale, sono passata attraverso alcune
fasi della teoria della traduzione, anch’essa, per molti secoli, poco
considerata dal punto di vista teorico.
Passaggio obbligato è la teoria della traduzione, perché con le sue varie
fasi, è stata poco considerata fino al secondo dopo guerra, esattamente
come ai giorni nostri è poco considerata la teoria della sottotitolazione e
la sottotitolazione stessa, e inoltre perché la sottotitolazione viene
annoverata nelle fila della traduzione.
Il pubblico italiano è abituato a vedere i film stranieri soprattutto doppiati:
cioè tradotti e adattati da un'equipe di professionisti, che sostituiscono i
dialoghi originali a quelli tradotti secondo regole ben precise.
Ma nei paesi del nord dell'Europa, la forma di traduzione audiovisiva più
utilizzata è la sottotitolazione. Anche l’Italia sta iniziando ad utilizzare la
sottotitolazione soprattutto per ciò che riguarda alcuni programmi
televisivi, come i documentari.
In termini traduttologici la sottotitolazione equivale alla resa di un
messaggio verbale associato poi ad altri messaggi, come quelli trasmessi
dal canale visivo e uditivo, che spesso vengono a loro volta verbalizzati.
Il messaggio verbale viene reso in una lingua differente rispetto quella di
partenza, viene tradotto, ridotto e trasportato in forma scritta.
Utilizzando invece la semiotica, i sottotitoli rappresentano l’unione di più
canali, visivo e acustico, e di più codici, verbale e non verbale.
Gli albori della teoria della traduzione.
La traduzione si può dire sia nata con le lingue: i primissimi esempi di
dizionari furono bilingue e di tipo molto pratico.
Un esempio può essere il Glossario di Kassel, datato fra l’VIII e il IX
secolo, una sorta di piccolo dizionario con vocaboli latini tradotti in antico
bavarese, per uso puramente commerciale.
10
La teoria della traduzione non ha avuto la stessa importanza della
traduzione e per secoli non se ne incontrano tracce.
Intorno al secondo dopoguerra, si sono verificati i primi segnali che
indicavano un modo di affrontare la traduzione con criteri metodologici e
rigorosi.
Fin dalla Seconda Guerra mondiale le dissertazioni tra i grandi teorici
della traduzione si sono sempre aggirate intorno allo stesso tema:
la traduzione deve essere letterale o libera?
I teorici, però, erano prima di tutto dei traduttori e quindi il risultato era,
naturalmente, l’assoluta difesa delle loro traduzioni e delle loro scelte
traduttive: questo significava non accettare le opinioni di teorici non
traduttori e soprattutto se un traduttore utilizzava una traduzione letterale,
ad esempio, allora la sua teoria era basata solo sulla traduzione letterale.
Nessuno mai aveva posto delle regole o delle giustificazioni per cui una
traduzione più formale potesse essere migliore o peggiore di una “belle
infidèle”, definizione data da G. Mounin
1
, che nel suo testo unisce tutte le
obiezioni verso le traduzioni libere in una sola: “non è l’originale”.
La traduzione letterale manteneva, in quegli anni, comunque il trono, ma
la traduzione libera iniziava la sua scalata.
Negli anni ’50 ecco comparire un primo istinto pedagogico nei teorici,
nasce la traduttologia, questo implicava anche l’accettazione di differenti
forme traduttive. Occorreva insomma comprendere meglio per far capire
meglio.
La traduttologia è lo studio di due o più testi, uno nella lingua originale e
gli altri nelle lingue di arrivo. Ladmiral la definisce:
“Quant au terme lui-même, je dirais que traductologie est la meilleure
appellation pour désigner tous les aspects de la discipline qui prend la
traduction comme objet: c’est l’équivalent français qui traduira de la façon
1
G. Mounin, Les belles infidèles, Paris, Cahiers du Sud, 1955.
11
la plus adéquate ce qu’on appelle en allemand
Übersetzungswissenschaft et en anglais Translation Studies.”
2
In questi anni la traduttologia è ancora di tipo normativo–prescrittivo, ma
già iniziava a farsi strada un modello traduttologico di tipo analitico–
descrittivo.
Roman Jakobson
Roman Jakobson, nel suo saggio del 1959 Aspetti linguistici della
traduzione
3
, ha dato una svolta alla teoria della traduzione.
Egli intende la traduzione come un problema di interpretazione e non di
semplice trasposizione di un segno in un altro.
Individua tre tipi di interpretazione di un segno linguistico:
la traduzione endolinguistica, quando un messaggio passa da chi parla a
chi ascolta. Esempio in italiano: scapolo o uomo non sposato
4
.
la traduzione interlinguistica o traduzione propriamente detta, quando
opera su testi appartenenti a due sistemi linguistici differenti.
Un esempio potrebbe essere tratto dalla mia sottotitolazione de L’Année
dernière à Marienbad:
[…] En réalité, ça n’était pas si
extraordinaire. C’est lui-même qui
avait monté l’affaire de toutes
pièces, si bien qu’il connaissait
d’avance toutes les issues.[…]
In realtà non è stato
così straordinario!
È stato lui stesso ad aver
congeniato tutto.
Anche se conosceva prima tutte le
scappatoie!
A livello di traduzione propriamente detta, occorre precisare che di solito
non c’è equivalenza assoluta: ad esempio non c’è assoluta
2
J.R. Ladmiral, Traductologiiques, in “Le français dans le monde. Retour à la traduction “ août
septembre 1987, pp. 18- 25.
3
S. Nergaard (a cura di), Teorie contemporanee della traduzione, R. Jakobson, Aspetti linguistici della
traduzione, 1959, Milano, edizione Strumenti Bompiani 2002;
4
Ibidem, p. 53.
12
corrispondenza tra issues e scappatoie. Il primo termine, infatti, potrebbe
anche indicare semplicemente uscite.
La traduzione intersemiotica, quando avviene una trasformazione tra due
o più sistemi semiotici. Più precisamente quando si incontra una lacuna
linguistica la terminologia sarà modificata e ampliata da prestiti, calchi,
neologismo, trasposizioni semantiche e circonlocuzioni.
Anche se ancora troppo legata alla linguistica, la teoria della traduzione di
Jakobson è stata un punto di riferimento per le teorizzazioni successive.
Umberto Eco
Anche Umberto Eco ha scritto un saggio sulla traduttologia, Riflessioni
teorico pratiche sulla traduzione, dove discute il concetto di fedeltà.
Egli scrive: “La fedeltà in traduzione consiste nel ritrovare […] l’intenzione
del testo, quello che dice o suggerisce in rapporto alla lingua in cui è
espresso e al contesto culturale in cui è nato”
5
.
La traduzione fedele non è necessariamente “brutta”, contrapponendola
alle “belles infidèles”. Il traduttore “fedele” renderà:
[…]ça n’a aucun rapport, mon cher,
absolument aucun rapport, et le fait
que lui, ou elle, ait pu dire ou faire
certaines choses, qui feraient
croire…[…]
Questo non c’entra affatto,
caro, e il fatto che lui o lei
avrebbero potuto dire o fare certe
cose, che farebbero credere…
Umberto Eco evidenzia anche che riformulazione, parafrasi e
interpretazione non possono essere considerate tipi di traduzione, a
meno che non si ritenga la traduzione una metafora, un “quasi come se”
6
.
Elisa Perego proprio a proposito dell’affermazione di Eco scrive:
5
S. Nergaard (a cura di), Teorie contemporanee della traduzione U. Eco Riflessioni teorico pratiche sulla
traduzione Milano, edizione Strumenti Bompiani 2002, p. 26.
6
Rassegna Italiana di linguistica applicata (tratto da), E. Perego, Alcune osservazioni sulla
riformulazione nella traduzione per sottotitoli, 2004, U. Eco, Dire quasi la stessa cosa. Esperienza di
traduzione, Milano, Bompiani, 2003.
13
“Ciò va bene se si pensa che la traduzione per sottotitoli interlinguistici
non solo comporta il passaggio da una lingua a un’altra, ma prevede
anche adattamenti della forma linguistica e la trasposizione tra sistemi
semiotici diversi tra loro.”
7
Eugene A. Nida
Eugene A. Nida parla di equivalenza formale e dinamica. Sono due
categorie che possono essere comparate a quelle tradizionali di
traduzione letterale e libera.
Egli dice: “Tradurre consiste nel produrre, nella lingua di arrivo, il più
vicino equivalente naturale del messaggio nella lingua di partenza, in
primo luogo nel significato e in secondo luogo nello stile”
8
.
La reazione del lettore del testo in lingua di arrivo dovrebbe, secondo
Nida, essere la stessa del lettore del testo in lingua originale.
Eugène A. Nida pensa che la direzione da prendere sia quella verso
l’applicazione della linguistica generativa trasformazionale di Chomsky,
che porterebbe la traduzione verso la scienza. La linguistica americana si
basa, infatti, sulla sintassi, al contrario della linguistica europea che si
basa sulla logica e sulla semantica. Chomsky dice che la grammatica è
un insieme di regole di riscrittura: l’uomo ha in sé la capacità di generare
delle frasi ben fatte e proprio da quest’ultima frase deriva il termine
linguistica generativa.
E.A. Nida va collocato nella prima generazione di teorici, cioè quella che
segue un orientamento più linguistico-pragmatico.
Secondo Nida la traduzione comprende:
la perdita di informazione
Non, pas maintenant… Je vous
propose un autre jeu, plutôt :
Non adesso. Le propongo un gioco
7
E. Perego, Alcune osservazioni sulla riformulazione nella traduzione per sottotitoli, Rassegna Italiana
di linguistica applicata (tratto da), 2004
8
Siri Nergaard (a cura di), Teorie contemporanee della traduzione, E. A. Nida Principi di traduzione
esemplificati dalla traduzione della Bibbia, Milano, edizione Strumenti Bompiani 2002;
14
l’aggiunta di informazione
[…]qui doivent se détourner de
vous, vers ces murs chargés
d’ornements d’un autre siècle, […]
che devono distogliersi da voi,
girandosi
verso queste mura, cariche di
ornamentazioni di un altro secolo.
deviazione di informazione
- Qu’êtes-vous devenue depuis tout
ce temps ?
Che cos’è diventata dopo tutto
questo tempo?
Nida sottolinea l’importanza del valore comunicativo di un testo, per il
momento in cui il testo viene tradotto.
Negli anni ’70 compaiono le prime scuole di traduzione e interpretariato
come ad esempio “Ecole Supérieur d’interprètes et de traducteurs” e
“Institut Supérieur d’Interprétariat et de Traduction”.
Quindi la teoria della traduzione inizia ad entrare nelle scuole per essere
insegnata, con il fine di creare nuovi traduttori e interpreti.
La traduzione è interpretazione: quando si traduce un testo si passa dalla
trascodificazione del testo stesso, in altre parole la traduzione letterale
parola per parola, per poi passare obbligatoriamente alla ritrasmissione
libera del pensiero dell’autore in modo indipendente rispetto alla struttura
morfo-sintattica del testo d'arrivo.
J.-R. Ladmiral.
La frammentazione delle varie teorie della traduzione era però molto
evidente, il primo a voler legare, cucire insieme tutti questi frammenti fu
Ladmiral. Egli mira ad unificare una serie di concetti che possano
facilitare il processo traduttivo.
Dalla traduttologia, secondo Ladmiral, non ci si deve aspettare un
discorso scientifico, perfetto, ma puntare su di una disciplina o un sapere
che ci porti verso una scienza della pratica
9
.
9
J. – R. Ladmiral, op. cit., p. 18.
15
Ladmiral, nel suo articolo Traductologiques, individua quattro tipi di
traduttologie:
TRADUTTOLOGIA DELL’ALTROIERI (traductologie d’avant-hier) di tipo
prescrittivi e normativo, che comprende tutti i manuali di traduzione più
tradizionali.
Esempi: Angelus Novus di Walter Benjamin; o Henry Meschonnic
Proposizioni per una poetica della traduzione.
Benjamin
10
imposta la teoria della traduzione in modo quasi filosofico: egli
dice che la traduzione è una forma, la questione della traducibilità può
essere intesa in soli due modi:
se l’opera troverà mai nella totalità dei suoi lettori un traduttore
adeguato;
se l’opera nella sua essenza contenga una traduzione.
Il rapporto tra l’originale e la traduzione è, sempre secondo Benjamin, un
rapporto di vita. La traduzione può rinnovare un’opera che ha raggiunto la
sua totale gloria. La traduzione non è però eterna come un originale
entrato nella gloria, essa è destinata a cambiare con la lingua che è in
continuo mutamento. Quest'osservazione è molto vicina anche alle scelte
traduttive apportate da Cignetti e Savino per l’Einaudi, rispetto alle scelte
di traduzione che ho fatto nella sottotitolazione de L’Année dernière à
Marienbad sono differenti. Essendo una traduzione del 1961 la scelta
della forma di gentilezza del “voi” per rendere il “vous” francese non ha
creato molti problemi perché in quegli anni il voi era ancora molto
presente. Nel caso di una sottotitolazione per il 2005 non è stato semplice
scegliere la resa del “vous”.
Altro teorico che fa parte secondo Ladmiral della traduttologia dell’atro ieri
è Henry Meschonnic
11
. Egli ritiene che: “Una teoria linguistica è
necessaria perché la traduzione cessi di continuare ad essere
10
W. Benjamin, Il compito del traduttore, in Benjamin Walter, Angelus Novus, Torino, Einaudi, 1982.
11
S. Nergaard (a cura di), Teorie contemporanee della traduzione, H. Meschonnic, Una poetica della
traduzione, Milano, edizione Strumenti Bompiani 2002;
16
considerata un artigianato empirico che disconosce il suo statuto”
12
. In più
sostiene idee molto simili a quelle di Benjamin, cioè che con la traduzione
l’originale è trasportato nello spirito di un’altra lingua e con essa venga un
po’ trasformato. Il punto in cui dichiara l’importanza di una teoria per il
riconoscimento di una professione come il traduttore non può che essere
appoggiato anche da chi appartiene a categorie affini come ad esempio i
sottotitolatori. Manca il riconoscimento professionale proprio perché
manca la base, l’insegnamento e quindi la teoria.
Nel suo articolo sulla traduttologia Ladmiral si professa molto vicino a
questa categoria di pensatori.
TRADUTTOLOGIA DI IERI di tipo descrittivo e scientifico. La traduzione è
considerata il prodotto o il risultato dell’attività traducente, si procede a
posteriori. Insomma si resta sempre nell’ambito della linguistica. I teorici
sono meno traduttori e più legati alla traduttologia e si occupano del
tradotto/prodotto. Esempi: Vinay, Darbelnet, Mounin, Catford.
Vinay, Darbelnet hanno anch’essi parlato di riformulazione: essi utilizzano
il termine equivalence per riferirsi a una “translation procedure, the result
of which replicates the same situation as in the original, whilst using
completely different wording”
13
TRADUTTOLOGIA DI DOMANI di tipo induttivo e scientifico, si protende
più verso la psicologia che verso la linguistica. Essa studia l’attività
traducente, le fasi cerebrali del traduttore: “ce qui ce passe dans la tête
des traducteurs”
14
.
Nell’articolo introduce un aspetto interessante, cioè i procedimenti mentali
dell’interprete, durante la traduzione. L’interprete utilizza il mezzo
acustico per la traduzione, ma poi traduce oralmente.
12
Ibidem, p. 277.
13
E. Perego, Alcune osservazioni sulla riformulazione nella traduzione per sottotitoli, Rassegna Italiana
di linguistica applicata (tratto da), 2004, J.-P. Vinay, J.-L Darbelnet, Comparative stylistics of French
and English: a methodology of Translation.
14
J.-R. Ladmiral, op. cit., p.22.
17
Il sottotitolatore utilizza sicuramente l’udito , ma la traduzione passa per lo
scritto.
TRADUTTOLOGIA DI OGGI di tipo produttivo. Creare una sorta di
“cassetta degli attrezzi” per il traduttore. Ladmiral scrive: “ L’ambition n’est
plus d’élaborer un discours scientifique sur la traduction, entendue
comme le produit de l’activité traduisante, ni même comme cette activité
elle-même, mais de bricoler un ensemble de concepts et de principes qui
soient de nature à anticiper et à faciliter la pratique traduisante ou
traductrice.”
15
In altre parole, aspettando una traduttologia che studi i
processi cerebrali della traduzione, occorre prepararsi nel miglior modo
possibile e creare una teoria della quale un traduttore può fidarsi.
Ladmiral termina il suo intervento scritto con un paragrafo su ciò che si
deve attendere dalla traduttologia di oggi. Egli scrive: “Le premier
bénéfice de la verbalisation traductologique résidera en un étiquetage
des difficultés de traduction rencontrées au fur et à mesure et, surtout,
des solutions qu’on puisse engranger et capitaliser les bonnes solutions,
le bonheur de traduction […] “
16
.
Negli anni ’80 nasce una bibliografia, soprattutto in Canada, Francia e
Gran Bretagna, che fornisce informazioni pratiche e di base per una
didattica della traduzione.
Josiane Podeur
Josiane Podeur nel suo libro La pratica della traduzione
17
non mira ad
insegnare l’arte della traduzione, ma il suo intento è quello di far
comprendere ad un apprendista traduttore il lavoro di un traduttore di
professione, le libertà insospettabili che quest’ultimo riesce ad utilizzare.
15
Ibidem, p. 23.
16
Ibidem, p. 24.
17
J. Podeur, La pratica della traduzione, Napoli, Liguori editore, 2000.
18
La Podeur cita i sette procedimenti centrali all’operazione traduttiva, tratti
dal testo Stylistique comparée du francais et de l’anglais di Vinay e
Darbelnet. Questi sette procedimenti si dividono in due grandi parti
18
:
TRADUZIONE DIRETTA TRADUZIONE OBLIQUA
Prestito: “parola che una lingua
prende in prestito da un’altra senza
tradurla”
Trasposizione: “procedimento con
il quale un signifié cambia
categoria grammaticale”
Calco: “prestito di un sintagma
straniero con traduzione letterale
dei suoi elementi”
Modulazione: “variazione ottenuta
cambiando il punto di vista e
spesso le categorie di pensiero”
Traduzione letterale: “parola per
parola, il traduttore deve solo
preoccuparsi degli obblighi
linguistici.”
Equivalenza: “procedimento che
rende conto di una stessa
situazione ricorrendo ad
un’espressione interamente
diversa”
Adattamento: “uso di
un’equivalenza riconosciuta tra
due situazioni”
Qui di seguito riporto una tabella utilizzata da Josiane Podeur.
19
FRANCESE ITALIANO
PRESTITO Mafia Chauffeur
CALCO Mafieux I gendarmi
TRADUZIONE
LETTERALE
Les roses sont rouges Le rose sono rosse
TRASPOSIZIONE Ils prêchaient tour à tour Si alternavano nelle
prediche
MODULAZIONE Tu as du feu? Mi fai accendere ?
EQUIVALENZA Revenir à ses moutons Ritornare a bomba
ADATTAMENTO Le P.M.U. Il Totocalcio
18
Ibidem, pp. 20-21
19
Ibidem, p. 22
19
Secondo molti teorici della traduzione tradurre dall’italiano al francese o
viceversa è una cosa semplice, perché la componente traduzione
letterale ha un peso maggiore rispetto, ad esempio, alla traduzione
italiano/tedesco.
È vero che il ceppo latino è comune alle due lingue, ma non per questo la
traduzione è più semplice. Uno dei primi ad evidenziare la
sottovalutazione della traduzione Francese/Italiano e Italiano/Francese, è
stato J.-C. Margot nel 1979, quando parlò dei faux-amis, ovvero “i
malintesi che possono nascere da una sinonimia solo apparente”
20
.
Nella sottotitolazione del film L’Année dernière à Marienbad, ho
incontrato differenti vocaboli, che, ad un primo ascolto, avrebbero potuto
far cadere nell’errore citato da Margot.
Importante sottolineare che nella sottotitolazione lo spettatore oltre a
leggere i sottotitoli e a guardare le immagini che scorrono, ha solitamente
attivo anche il senso dell’udito: sente i dialoghi, in questo caso, in
francese.
Ne L’Année dernière à Marienbad, la parola cercueil potrebbe, proprio
per le origini comuni delle due lingue, far pensare, sia al sottotitolatore
che allo spettatore, in un primo ascolto, ad una resa molto vicina più
all’italiano, rispetto alla traduzione esatta bare.
I faux-amis creano proprio delle incomprensioni del genere: il traduttore
può trovarsi, in una prima fase, davanti ad un'ambiguità. Il rischio
maggiore è allontanarsi dall’intenzione dell’autore dell’originale.
Negli anni, gli studi sulla traduzione di lingue “cugine” hanno concluso,
che la traduzione letterale ha un peso di solo il 10% rispetto al testo
integrale
21
. Spesso la “parentela” tra due lingue può rendere più difficile il
lavoro del traduttore. Soprattutto nel caso di lingue con origini comuni,
come l’italiano, il francese, lo spagnolo…
20
Ibidem, p. 23, J.- C. Margot, Traduire sans trahir, Lausanne, L’Âge d’Homme, 1979.
21
Ibidem, pp. 23-24, M. Gross, La traduction automatique. Bilan de recherche en cours, in Le français
dans le monde. Retour à la traduction, 1987.
20