Capitolo 1 INTRODUZIONE
contesto. Con l’azione si determina un cambiamento, col soffio “si toglie la
polvere”, si dà impulso ad immaginare, oltre l’ordinario stato delle cose,
nuovi scenari, nuove relazioni sociali e comportamenti interpersonali, nuove
prospettive personali e artistiche. Per far ciò vi è la necessità di rinnovare
atteggiamenti, pensieri, linguaggi, strumenti e di inventarne di nuovi. In
questo senso, l’animazione è trasgressione nel senso etimologico di “passare
oltre”
2
. Senza trasgressione non c’è creatività. Senza una profonda
conoscenza della realtà e comprensione della tradizione non c’è
cambiamento, ma solo avventura.
L’animazione è, innanzitutto,
“un atteggiamento della persona, un modo di porsi ed essere,
una tensione verso [...] un contesto dinamico e dialettico”
3
.
Nelle parole di Morteo e Perissinotto, l’animazione è
“uno sforzo continuo di invenzione di processi mediante i quali
contribuire alla soluzione dei problemi umani, culturali, sociali
che via via si pongono elaborando forme espressive che aiutino
2
Cfr. O. Pianigiani, op. cit., p. 1459.
3
F. De Biase, M.C. Genovese, L. Perissinotto, O. Saggion, Manuale delle professioni
culturali, UTET, Torino 1997, p. 18.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
a leggere e manifestare la propria realtà individuale o collettiva
[...] l’essere in crisi e il suo modo di esistere, a patto che la sola
crisi di cui si deve aver paura è quella rappresentata dal
benessere, vale a dire dalla routine”
4
.
L’animazione è il tentativo positivo di costruire nuovi tipi di
relazione e interazione, nuovi canali d’apprendimento, di comunicazione, di
socializzazione. L’esperienza – come afferma Missaglia –
“ha dimostrato che l’animazione se ripulita da pretese
totalizzanti, costituisce un’esperienza in grado di modificare le
attitudini relazionali e le potenzialità espressive della persona
che pertanto potranno trasferire in altri contesti quanto da essa
acquisito. Questo è il fondamentale obiettivo dell’animazione e
a esso particolarmente si applica l’animazione teatrale”
5
.
L’animazione è una pratica sociale finalizzata alla presa di
4
G. Morteo, L. Perissinotto, “Animazione: aggettivo o sostantivo” Animazione e città,
1980, p. 186.
5
S. Missaglia, “Intervento alla prima Conferenza Nazionale dell’Animazione, Milano
Maggio 1981”, Atti in “Animazione sociale”, n°44-45, 1982.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
coscienza e allo sviluppo del potenziale represso, rimosso o latente, di
individui, piccoli gruppi e comunità. Non è una teoria né una disciplina, ma
una pratica che si definisce meglio in termini funzionali, serve cioè a far
prendere coscienza e a sviluppare un potenziale
6
, a far poter scorgere
nell’altro la stessa essenza pensante
7
.
L’animazione è un’intensificazione
“della produzione culturale, non in chiave produttivistica ma
umanistica. Vi sono parti della popolazione in cui non vi è
partecipazione alla produzione culturale nemmeno in termini di
consumo”
8
.
In tal senso, potremmo definire l’animazione come un
processo educativo e culturale, volto all’organizzazione delle persone, al
fine di realizzare progetti che partono e prendono forma dalla cultura e sono
6
Cfr. G. Contessa, “Discorso sull’animazione”, Animazione Sociale, 1981 (39).
7
Cfr. A. Canevaro, “Operatore pedagogico e attore culturale”, p. 73 in: “L’attore Culturale.
L’animazione nella città alla prova dell’esperienza”, La Nuova Italia, Firenze 1990.
8
L.Cipollone, L. Dal Cornò, “L’operatore pedagogico: un’osservatorio sulla realtà
educativa”, pp. 21-2, in: “L’operatore pedagogico. Professionalità e progetto per il governo
del sistema formativo integrato”, Atti del convegno di Terni, Novembre 1984, La Nuova
Italia, Firenze 1986.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
finalizzati allo sviluppo sociale e al cambiamento. Ci sono dei “linguaggi”
attraverso i quali i contenuti dell’animazione passano e si esprimono. Sono
linguaggi della costruzione, il teatro, la musica, l’arte, la poesia, di cui non
possiamo fare a meno e che tutti profondamente amiamo, ma che abbiamo
troppo spesso paura di “toccare” e che, quindi, demandiamo ad altri, come
abbiamo paura di toccare la terra che pure amiamo
9
.
L’animatore è un personaggio in parte vecchio in parte
nuovo, un po’ scrittore, un po’ ricercatore sociale, un po’ educatore e
mediatore e un po’ cercatore d’anime, un po’ capace d’avventure, capace di
porsi in rapporti con la scuola, i partiti, i movimenti e i gruppi, le bande, i
matti, le case di cura e assistenza, le biblioteche, un po’ agit-pròp e un po’
inventore dell’immaginario, un po’ costruttore di nuovi riti con mente
politica, laica e religiosa, aperto a tutte le suggestioni ma non d’istinto a
tutte le avventure.
10
Figlia dell’animazione teatrale, l’animazione turistica
compare sulla scena del mercato turistico alla fine degli anni Quaranta. La
fine del Secondo conflitto mondiale, l’accelerato processo di ricostruzione,
la necessaria urbanizzazione, l’affermarsi di specifici modelli organizzativi
9
Cfr. G. Pinna, “Animazione e progetto socio culturale”. Relazione svolta al convegno
interegionale “Dare un’anima al turismo” , CTG, Belluno, Novembre 1995.
10
Cfr. G. Scabia, “La città e l’anima”, in: L’Attore Culturale, op. cit., p. 108.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
del lavoro, la considerazione del tempo libero come “indispensabile”
all’essere umano, la progressiva tendenza alla vacanza organizzata, pongono
le basi per una nuova figura professionale. Quest’ultima, in contrasto con
tutte le tendenze dell’epoca, debutta in uno scenario ancora poco definito, il
turismo, e con esso cresce, matura e si rende imprescindibile.
Col passare del tempo, l’animazione turistica, da fenomeno
spontaneo, improvvisato, marginale, satellite, si ritaglia un importante
spazio all’interno del mondo del turismo organizzato. L’animazione si
organizza, definisce i luoghi operativi, i ritmi di lavoro, i ruoli, tenta di
individuare una conoscenza cognitiva di base, vede moltiplicarsi il numero
degli addetti, cerca di definire programmi standardizzati.
Quando in pieno inverno si aprono le selezioni per scegliere
il personale da inserire nei villaggi turistici sparsi in ogni parte del mondo,
migliaia sono i giovani che, prendendo in mano carta e penna, inviano il
proprio curriculum ai principali tour operator. Si pensi che un articolo del
Corriere della Sera Lavoro del 18 dicembre 1998 stimava in 3000 il
corposo numero d i posti vacanti per la stagione estiva 1999.
Lavorare oggi come animatore turistico non risulta essere
un’esperienza difficile da realizzare; il mondo del turismo organizzato
ponendosi sempre più come primario obiettivo un’organizzazione
Capitolo 1 INTRODUZIONE
dettagliata del tempo libero della clientela, richiede ai propri dipendenti
alcune fondamentali caratteristiche che sono nate e si sono evolute con gli
animatori.
Si moltiplicano di giorno in giorno le strutture ricettive,
aumentano d’anno in anno gli zeri che seguono le cifre che indicano il
numero dei vacanzieri, nascono e si moltiplicano le agenzie d’animazione.
Nonostante questo sorgere di nuove professioni che appaiono sul mercato
del lavoro turistico, nonostante il continuo incremento degli addetti ai
lavori, nonostante questa crescente tendenza alla vacanza organizzata
(definita da alcuni addirittura “necessaria” per l’equilibrio psicofisico
dell’uomo moderno), la professione d’animatore turistico - ormai da
cinquant’anni presente sullo scenario - resta ferma, immobile, incapace di
essere riconosciuta, di essere rispettata. L’animatore turistico è considerato
oggi un fortunato. “Beato te” sono le parole che vengono rivolte a chi riesce
ad essere selezionato da un tour operator o da una agenzia di animazione
come componente di una équipe di animatori.
Cresce il numero degli animatori “per esperienza”, lavoratori
per lo più stagionali che trovano un fertile terreno nell’enorme richiesta di
personale da parte delle agenzie impegnate nel settore. Cresce il numero
delle agenzie “per esperienza”, agenzie che nascono, vivono e si
Capitolo 1 INTRODUZIONE
esauriscono nell’arco di una stagione lavorativa, periodo nel quale l’eccesso
di domanda con esse fronteggia l’ancora carente e mal organizzata offerta.
Aumentano i casi di imbrogli, di licenziamenti senza preavviso, aumentano i
casi di “animatori” bloccati in Nazioni lontane perché nessuno si impegna a
provvedere al loro ritorno. Aumentano i casi di mancato pagamento del
corrispettivo concordato alla stipulazione del contratto causata dalla
“scomparsa” delle agenzie d’animazione alla fine della stagione estiva.
Aumenta il numero delle agenzie d’animazione che per conto proprio o per
conto delle Regioni organizzano costosi corsi di formazione, che non solo
non garantiscono la collocazione sul mercato del lavoro originariamente
promessa, ma, i cui attestati (rilasciati alla fine del corso) non garantiscono
un riconoscimento a livello nazionale. Eppure si contano migliaia
d’animatori, migliaia di strutture ricettive, milioni di turisti.
Si comprende che la professione d’animazione turistica
risulta essere mal organizzata, poco chiara, non gode di una “buona
reputazione” nell’opinione pubblica, la quale si è formata un’idea distorta
dell’animatore che non viene considerato professionista a tutti gli effetti. Il
lavoro dell’animatore tende, così, sempre ad essere sminuito, ad essere
rapportato ad una esperienza di divertimento, di vacanza “alternativa”. Si
nota da parte degli “animatori” una certa titubanza o addirittura
Capitolo 1 INTRODUZIONE
sconvenienza nell’intraprendere in maniera continuativa una professione del
genere. Non esiste un livello all’interno del quale il professionista può
essere inquadrato, non esiste un contratto base, non esiste un sindacato.
L’unico riconoscimento legale è rappresentato dalle tre righe che all’articolo
11 della “Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la
qualificazione dell’offerta turistica” n. 217 del 17 maggio 1983 definisce
animatore turistico:
“chi, per professione, organizza il tempo libero dei gruppi di
turisti con attività ricreative, sportive, culturali”.
Nonostante lavorare come animatore turistico venga definita
una “vacanza alternativa”, chiunque abbia maturato nel settore esperienza,
anche per una sola stagione, si è dovuto ricredere di fronte alla dura e
specifica conduzione del lavoro ed alle numerose ore lavorative.
Sono queste alcune delle problematiche che oggi si
pongono nell’organizzazione della professione dell’animatore turistico,
problematiche dovute sicuramente al rapido sviluppo della professione in un
settore giovane quale il turismo, settore che già di per sé presenta alcune
lacune organizzative che si cerca da tempo di colmare.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
La significativa esperienza che abbiamo maturato nel
settore, l’aver vissuto direttamente alcune delle problematiche che
l’organizzazione della professione di animatore turistico oggi presenta, la
nostra ferma convinzione che buona parte dei problemi di natura
professionale potrebbero essere evitati e risolti a condizione di chiarire i
punti cruciali riguardanti la precaria legislazione vigente, la consapevolezza
di un “superficiale” senso di responsabilità professionale da parte di alcuni
“addetti competenti” (inevitabilmente complici e responsabili del confuso e
riduttivo status del quale attualmente la professione gode), la necessità di
contribuire allo sforzo di quei “pochi” che tentano oramai da anni di
realizzare un vero e proprio “progetto professionale” standardizzato e
connesso (attraverso il quale “la nuova professione” crei nella mente dei
potenziali consumatori stabili criteri di valutazione), ci hanno sospinto e
sostenuto nel difficile compito di ricercare - in uno scenario attualmente
estremamente scarno di riferimenti bibliografici o di esaustive ricerche
scientifiche - argomenti di discussione mediante i quali porre l’attenzione
sulle principali problematiche che si presentano e si solidificano nell’ambito
della professione di “animatore turistico”.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
1.1. Obiettivi del lavoro.
Gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere in questo lavoro
sono differenti. La nostra indagine sarà sviluppata alla luce delle teorie della
Larson, per cui alla base dello sviluppo delle professioni, come noi le
conosciamo, si trova un “progetto professionale” che consiste in un
processo di creazione e controllo del mercato dei servizi professionali
11
. Si
tratta di un organizational task che presenta, al di là delle differenze di
realizzazione nazionali, requisiti strutturali simili. In primo luogo, esiste un
mercato professionale soltanto se si produce un bene preciso e distinguibile
da altri analoghi. Siccome ogni prestazione professionale è strettamente
connessa alla persona e alla personalità del produttore, è necessario produrre
gli stessi produttori. In secondo luogo, per ampliare e unificare il mercato di
una certa professione è necessario stabilire con nitidezza la superiorità dei
suoi servizi rispetto ai prodotti concorrenti. Per fare ciò occorre che i servizi
11
Cfr. M. S. Larson, The Rise of Profesionalism: A Sociological Analysis, University of
California Press, Berkeley 1977, p. XVI
Capitolo 1 INTRODUZIONE
di una determinata professione vengano standardizzati e connessi, nella
mente dei potenziali consumatori, a stabili criteri di valutazione. In tale
processo è ineliminabile una propensione al monopolio e ciò conduce i
professionisti a chiedere allo Stato misure legislative contro i concorrenti
non autorizzati. Per la presenza di entrambi questi requisiti è poi cruciale
l’esistenza di un’adeguata base cognitiva. Quanto più scientifico è il
carattere di tale base, tanto più è possibile rivendicare la competenza
esclusiva, e cioè la monopolizzazione della competenza e la dimostrazione
della sua superiorità
12
. Va notato inoltre che la competenza esclusiva appare
come una condizione necessaria ma non sufficiente per il controllo del
mercato. Infatti le caratteristiche in cui una professione offre i suoi servizi
non dipendono interamente dall’azione della professione ma – come osserva
la Larson – dalla
“più ampia struttura sociale che foggia il bisogno di un certo
servizio”
13
.
Alla luce di tutto ciò, inquadriamo il primo dei nostri obiettivi di
ricerca nell’idea che una professione emergente - nuova nello scenario del
12
Cfr. ivi, p. 34, p. 47, p. 51.
13
Ivi, pp. 17-8.
Capitolo 1 INTRODUZIONE
complesso mondo lavorativo (come primo passo verso un vero e proprio
tentativo di “progetto professionale”) - debba necessariamente prendere le
mosse da un “percorso storico”, attraverso il quale sono state poste in essere
quelle condizioni che hanno permesso alla “nuova professione” di apparire,
di maturare e di affermarsi nel del mondo del lavoro. In tal senso, il primo
capitolo del lavoro tenta, attraverso un breve excursus storico-sociologico
del turismo, una ricostruzione di alcuni eventi che, nel corso dell’ultimo
secolo, hanno posto le fondamenta delle specifiche caratteristiche
dell’animazione turistica e della nuova concezione ed organizzazione del
tempo libero. Su questi presupposti, sono stati presi in considerazione
argomenti come l’urbanizzazione, la riduzione degli orari di lavoro,
l’eterodirezione dell’uomo contemporaneo, argomenti che hanno contribuito
alla trasformazione di un turismo che, nato come “elitario” e “aristocratico”,
si trasforma in “turismo di massa” attraverso le grandi conquiste dei
lavoratori. Di seguito, è stato analizzato ciò che abbiamo definito la “storia
di un intuito francese”, che rivoluziona, in un certo senso, la concezione di
organizzare il turismo e la produzione del tempo libero in una direzione
precisa e distinguibile.
La nostra attenzione si è focalizza, poi, sul tentativo di illustrare
le motivazioni che hanno permesso l’incremento della domanda di turismo
Capitolo 1 INTRODUZIONE
“iper-organizzato”. In tal senso, abbiamo tentato di illustrare - alla luce delle
ricerche svolte da Asterio Savelli - le motivazioni che spingono il turista
moderno ad orientarsi sempre più verso “pacchetti turistici” che prevedono
l’organizzazione delle vacanza dal viaggio di partenza al viaggio di ritorno.
Delineati i principali avvenimenti storici che hanno permesso
la nascita del nuovo scenario del turismo organizzato, analizzate le tendenze
che hanno permesso la sua affermazione, si è inteso proseguire il seguente
lavoro cercando di evidenziare l’attuale organizzazione della “nuova figura
professionale”, che con l’affermarsi della vacanza “all-inclused” si è via via
ritagliata il proprio specifico campo di azione. Si è cercato, infatti, di
mostrare alcune delle caratteristiche e modalità mediante le quali
attualmente si basa l’organizzazione della professione di animatore turistico.
L’animazione turistica si pone nello scenario delle nuove professioni come
una professione al limite tra lavoro atipico ed occupazione. Di fatto è un
lavoro atipico, poiché in esso sussistono quelle caratteristiche che un’analisi
sociologica dei mercati del lavoro inquadrerebbe come lavoro non standard
o forma particolare di impiego che si definisce per differenza rispetto ad un
modello di occupazione dipendente che si è andato affermando dall’inizio
del secolo grazie alla crescita della grande impresa, ai successi dell’azione
sindacale ed al consolidamento dello stato sociale. Questo modello si
Capitolo 1 INTRODUZIONE
caratterizza per la subordinazione ad un solo imprenditore, l’integrazione in
un’organizzazione produttiva, un contratto di assunzione a tempo
determinato, l’impegno a tempo pieno, una protezione legislativa o
contrattuale contro il rischio di perdere il lavoro. I lavoratori atipici sono
privi di una o più di tali caratteristiche.
La nostra impressione è che la “comodità” del concepire
l’animatore turistico come “lavoratore atipico” possa derivare da svariate
motivazioni: dalla possibilità da parte delle imprese di estromettere sul
piano giuridico parte dell’occupazione senza dover rinunciare ai vantaggi
del suo inserimento nella propria organizzazione produttiva, fronteggiando
così minori costi nelle politiche di gestione e selezione del personale; dalla
necessità di creare le basi affinché l’animazione turistica possa essere presa
in considerazione come “occupazione” emergente; dal “cameratismo” che ci
lega al mondo dell’animazione turistica; ci spingono a ricercare in essa
quelle peculiari caratteristiche che potrebbero un giorno definirla
“occupazione”.