Oggi sempre pi� l�olio extravergine d�oliva sale agli onori della
cronaca e sempre pi� di frequente ne vengono individuate le
caratteristiche positive che gli sono proprie.
In realt� da sempre l�olio e l�olivo vengono tenuti in grande
considerazione, � infatti questo lo spirito che ha portato, unitamente al
primitivo amore per la classicit�, verso la ricerca nella Letteratura,
italiana oltre che greca e latina, di quella che � stata l�utilizzazione
dell�olio e la figura dell�olivo nella cultura che ci appartiene da
sempre.
Di sicuro per� la qualit� dell�olio non poteva restare una �legge non
scritta�, di conseguenza nasce la seconda parte, in essa infatti desidero
ripercorre il percorso legislativo compiuto da tale alimento.
A partire dalle prime leggi, nazionali, fino agli ultimissimi
regolamenti CEE per sottolineare come si stia difendendo in tutti i
modi a spada tratta la genuinit� del prodotto olio extravergine di oliva.
L�ultimo passo � stato quello di considerare, giustamente, l�analisi
sensoriale come un�efficace strumento per la determinazione della
qualit� dell�olio, definendo come un essere imperfetto quale � l�uomo
riesca a diventare una �macchina� per la determinazione delle
caratteristiche, positive o negative, di un determinato campione.
Fonte: Inra - Eurobarometro 50.1
Tabella 2 Criteri di scelta del consumatore italiano
Nella tabella 2 si vede che non � solo per la legislazione che sono
fondamentali, per la qualit�, gli aspetti organolettici ma sono divenuti
il primo criterio di scelta del consumatore italiano per tutti i tipi di
alimenti.
Formaggi
Salumi e
insaccati Carne fresca
Prodotti da
forno
Prodotti
ortofrutticoli
1° criterio
Caratt.
organolettiche
Caratt.
organolettiche
Caratt.
organolettiche
Caratt.
organolettiche
Caratt.
organolettiche
2° criterio
Marca Marca
Caratter. punto
vendita
Caratter. punto
vendita
Prezzo
conveniente
3° criterio
Prezzo
conveniente
Marchio di
qualità
Prezzo
conveniente Marca
Caratter. punto
vendita
CAPITOLO 1
La cultura dell’olivo e dell’olio
L�olivo nasce quasi seimila anni fa, durante l�et� del Rame,
dall�incrocio fra un cespuglio spinoso dai frutti piccoli, con nocciolo
grande e poca polpa (l�oleastro oggi identificato con l�Olea Africana),
con un�altra specie, sconosciuta, dal quale ha ereditato l�oliva carnosa
e con maggiore quantit� di olio.
Malgrado sia la coltura peculiare delle regioni mediterranee le sue
origini, secondo la versione pi� accreditata, sono da recarsi in Asia
occidentale e precisamente nella regione compresa tra i rilievi a sud
del Caucaso ed ad ovest dell�altopiano iraniano, dove, circa 6000 anni
fa si dedicavano alla sua coltura i popoli semitico- camiti.
Diffusasi sulle coste della Palestina e della Siria la coltivazione
dell�olivo e del suo olio si estese successivamente a quelle dell�Asia
minore, dell�Egitto dove la sua coltivazione � attestata in siti
archeologici risalenti al 3500 a.C., alle isole Egee, ai territori della
Grecia, alla penisola iberica e a tutto il Nord dell'Africa.
Pur conosciuto e apprezzato dai Babilonesi, come risulta dal codice di
Hammurabi che ne regolava l�uso e il commercio gi� nel 2500 a.C.
l�olio assunse ben presto un preciso valore sacrale nelle funzioni di
investitura o di passaggio di ruolo pubblico.
Nel mondo mediorientale l�unzione diviene simbolica nella procedura
di proclamazione del titolo regale e configura la missione
fondamentale di un uomo nei confronti del suo popolo.
I sovrani egiziani conferivano il titolo di luogotenente versando olio
sul capo dei prescelti.
Fu grazie alla fitta rete dei traffici e dei mercati dei Fenici e
all�espansione politica dei Greci che l�olio e l�olivo arrivarono in
Occidente.
Se per il popolo ebraico fu Dio a donare a Adamo, ormai prossimo
alla morte, i tre semi che il figlio di Seth pose tra le sue labbra prima
di seppellirlo e dai quali germogliarono il cedro, il cipresso e l�olivo; �
alla dea Iside, moglie di Osiride, che gli antichi egizi rendevano
omaggio per avere dato loro la capacit� di coltivare il sacro albero e di
estrarre dai suoi frutti il prezioso olio.
Secondo un mito diffusissimo nell'Ellade l'ulivo era un dono di Atena,
la romana Minerva che contendeva al dio del mare, Poseidone, la
supremazia dell'Attica. I due, davanti ad un tribunale degli dei
presieduto da Zeus, si sfidarono offrendo un dono ciascuno ad Atene.
Poseidone con un colpo di tridente fece comparire una pozza di acqua
marina, che simboleggiava il dominio di Atene sul mare. Atena,
invece, percosse la terra con una lancia e fece apparire un olivo. Zeus
e gli altri non ebbero dubbi: e fu Atena la dea eponima e protettrice di
Atene.
Un'altra leggenda narra che fu Ercole il quale, al ritorno dalle sue
gloriose ed immortali spedizioni, port� l'olivo in Grecia e lo piant� sul
monte Olimpo.
L'arte di coltivare l'olivo e di ricavarne dalla spremitura il prezioso
olio, sempre secondo la mitologia, � dovuta ad Aristeo, figlio di
Apollo e di Cirene.
Nel 594 a.C. ad Atene il legislatore Solone come arconte attraverso la
σεισα ́κθεια (seis�ctheia) divise i cittadini in quattro classi:
™ Πεντακοσιοµεδι ́µνι (pentacosiomedìmni) coloro che
possiedono 500 medimni di cereali o metreti di vino o di olio;
™ Τριακοσιοµεδι ́µνι (triacosiomedìmni) coloro che ne
possedevano 300;
™ Ζευγι ́τι (zeugìti) ne possedevano 200;
™ Θε ́τι (thèti) il proletariato.
Inoltre tale legge proibiva assolutamente di tagliare olivi, se non per il
servizio di un santuario o della collettivit� e in ogni caso fino ad un
massimo di due l'anno; era ugualmente interdetta ogni esportazione
dalla citt� di prodotto agricolo che non fosse l'olio d'oliva.
Regole precise stabilivano con grande minuzia anche gli aspetti
concreti delle pratiche agricole, come l'allineamento e la distanza dei
filari di olivi.
Il sostantivo ελα ́α (el�a) o ελαι ́α (el�ia) indicava genericamente
l'olivo, mentre l'olivo sacro veniva chiamato µορι ́α (mor�a). Inoltre il
termine σηκο ́ς (sec�s), in origine, indicava la palizzata con cui si
recintava l'olivo sacro che fosse seccato o fosse stato bruciato durante
un conflitto, con il passare del tempo pass� ad indicare anche il tronco
d'olivo sacro secco.
I termini µορι ́α e σηκο ́ς sono spesso usati senza distinzione, poich�
era un delitto ugualmente grave e passibile delle stesse pene estirpare
un olivo sacro o un semplice ceppo.
La multa era di 200 dracme per ogni ελα ́α estirpato, come testimonia
Demostene nell' Orazione contro Macartato.
Nessuno poteva estirpare pi� di due olivi all'anno: chi avesse
trasgredito, era tenuto a pagare una multa (vedi sopra); gli olivi sacri
invece non potevano essere n� tagliati n� sradicati.
Chi compieva tale reato si macchiava di α ̉σε ́βεια (as�beia),sacrilegio,
e per tale delitto era giudicato dall'Aeropago, il supremo tribunale di
Atene, che nei tempi pi� antichi aveva anche competenze per tutti i
delitti di ordine religioso.
Anticamente la pena era quella testimoniata dalla Costituzione degli
Ateniesi di Aristotele che diceva:
"Se qualcuno avrà sradicato o avrà abbattuto un olivo, sia di
proprietà dello Stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal
Tribunale, e se sarà riconosciuto colpevole verrà punito con la pena
di morte."
(Costituzione A LX,2)
In seguito, intorno al V sec a.C., come testimoniato dall'orazione Per
l'olivo sacro di Lisia, da tale orazione si deduce che ogni anno vi
erano delle ispezioni:
"Αυ ̉του ς τοι ́ νυν υ ̉µα ̃ς του ́των µα ́ρτυρα ς παρε ́ξοµαι,
επιµε ́λοµενου ς µε ̀ν εκα ̀στου µηνο ̀ς , ε ̉πιγνω ́µονα ς δε ̀
πε ́µποτα ς καθ 'ε ̉́καστον ενιαυτο ́ν "
"Prender� dunque come testimoni di questi fatti proprio voi, che ve ne
date cura ogni mese e mandate ispettori ogni anno"
(25)
Da tale opera si evince che chiunque avesse abbattuto uno degli olivi
sacri, diretti discendenti di quello di Atena, sarebbe stato condannato
all'esilio con la confisca dei beni.
L'olio serviva per la δια ́ιτα (diàita), la cura del corpo, in media circa
30 litri a persona, come farmaco (0,5 litri circa) e combustibile (3
litri); oltre che per l'alimentazione e i riti sacri, basti pensare all�offerta
del prezioso liquido per i luoghi di culto, come al tempio di Dedalo a
Cnosso; inoltre il berretto dei sacerdoti di Giove detto
̉Αλβογα ́λερουσ (albogàlerus), era fatto della pelle di una vittima
bianca sormontato da un ramo d'olivo.
L'olio di Atene veniva commercializzato in un'anfora detta "SOS" che
garantiva agli acquirenti la qualit� e la quantit� del prodotto, l'antenato
delle nostre DOP.
Per Sofocle ne L'Edipo a colono �
"albero invitto che da sé rinasce. Cresce in gran copia la glauca
foglia dell'olivo nutritore dei nostri figli".
Ancor prima in Omero: � il legno utilizzato per costruire il letto di
Ulisse.
Di un verde ramo d'olivo era fatta la clava di Polifemo,una scheggia
della quale serv� ad Ulisse per accecare il mostro.
Il manico della scure che Calipso don� ad Ulisse era d'olivo, e d'olivo
era il manico dell'ascia di Pisandro ucciso da Menelao.
Poco dopo Omero paragona Euforbio che cade sotto i colpi di
Menelao ad un olivo.
A partire dall�VIII secolo a.C., con la colonizzazione greca dell�Italia
meridionale, la coltivazione dell�olivo venne introdotta in quella che
verr� chiamata la Magna Grecia. Fu solo a partire dal VI secolo a.C.,
durante il regno di Tarquinio Prisco, che i Romani conobbero l�olivo e
ne estesero la coltivazione a tutti i territori conquistati.
In et� romana furono introdotti alcuni importanti perfezionamenti
nella tecnologia olearia e nascono numerose le opere latine di
agronomia scritte a partire dal II secolo a.C. la pi� antica � il Liber de
Agricultura di Marco Porcio Catone in cui si legge:
"…olea ubi lecta siet, oleat fiat in continuo, ne corrumpatur.
cogitato quot annis tempestas magnas uenire et oleam
deicere solere:si cito sustuleris et uasa para erunt. damni nihil
erit ex tempestate et olea uiridis et melius fiat. Si in terra et tabulato
olea nimium diu erit, putescet, oleum fetidum fiet."
(libro III,2-4)
� Per evitare che riscaldi , bisogna subito estrar l'olio dalle olive,
appena raccolte. Pensa alle intemperie grandi che ogni anno
avvengono e sogliono far cadere le olive. Se fai presto la raccolta, e i
recipienti sono pronti, nessun danno da esse, mentre l'olio sar� pi�
verde e migliore. Se rimangon troppo a terra o su un tavolato, le olive
cominciano a putrefare e l'olio avr� cattivo odore�.
Altra importante testimonianza nel 60 a.C. ci � data dal De Re Rustica
di Columella dove l'olivo � definito:
" prima omnium arborum "
(libro VI,8.I-5)
�il primo fra tutti gli alberi�