La riclassificazione del bilancio d’esercizio
9
CAPITOLO II
LA RICLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO
2.1 La riclassificazione del bilancio: aspetti generali. – 2.2 La
riclassificazione dello stato patrimoniale. – 2.2.1 I modelli di riclassificazione
dello stato patrimoniale. – 2.2.2 La composizione dell’attivo e del passivo. –
2.3 La riclassificazione del conto economico. – 2.3.1 Le differenti gestioni. –
2.3.2 I risultati intermedi del conto economico. – 2.3.3 I modelli di
riclassificazione del conto economico. – 2.3.3.a) Il modello di conto
economico «a valore della produzione e valore aggiunto». – 2.3.3.b) Il
modello di conto economico «a ricavi e costo del venduto». – 2.3.3.c) Il
modello di conto economico «a margine di contribuzione».
2.1 La riclassificazione del bilancio: aspetti generali.
Gli schemi di bilancio sono previsti dal Legislatore agli artt. 2424 e 2425 c.c. ed
hanno come obiettivo prioritario ed istituzionale quello di «rendere conto» a tutti coloro
che ne hanno diritto e/o interesse (stakeholders) dell’andamento della gestione
aziendale
1
.
La normativa civilistica, però, delinea una classificazione dell’attivo e del passivo
dello stato patrimoniale, nonché del conto economico, che solo in parte consente di
ottenere direttamente tutte quelle informazioni che possono rilevare lo stato di salute in
cui versa un’azienda. Appare dunque necessaria un’operazione di «ristrutturazione»
degli schemi di bilancio e dei valori che esso contiene, consistente nel “convertire la
struttura finalizzata alla resa dei conti nella struttura finalizzata all’analisi”
2
. Tale
operazione viene detta comunemente «riclassificazione».
2.2 La riclassificazione dello stato patrimoniale.
Lo stato patrimoniale offre la rappresentazione del cosiddetto capitale di
funzionamento dell’impresa, ovverosia l’insieme di quegli elementi che attraverso un
loro utilizzo coordinato ed unitario consentono di dar vita all’attività d’impresa.
Convenzionalmente, è un prospetto a due sezioni contrapposte, denominate
«attivo» e «passivo».
“L’attivo comprende l’elenco dei beni posseduti dall’impresa ed i relativi valori,
mentre il passivo riporta le fonti di finanziamento che hanno consentito l’acquisizione
delle risorse contenute nell’attivo stesso. In altri termini, l’attivo evidenzia gli impieghi,
ossia come sono stati investiti i finanziamenti ricevuti (destinazione delle fonti), mentre
il passivo indica le fonti, ossia chi ha reso disponibili le fonti finanziarie”
3
.
1
Si veda C. Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di Bilancio. Strumenti per l’analisi della g estione
aziendale. 2° edizione, Giuffrè 2003. Pag. 13.
2
V. Antonelli, R. D’Alessio, V. Dell’Atti, Analisi di Bilancio e Basilea 2. Indici, rating di settore, valutazioni.
2°ediz. IPSOA 2007. Pagg. 16 – 17.
3
M. Muscettola, Analisi di bilancio ai fini dell’accesso al credito . Franco Angeli 2010. Pag. 34.
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
10
Schematicamente è possibile raffigurarlo come indicato nella seguente tabella:
Tabella 2.1 – Lo stato patrimoniale: impieghi e fonti.
ATTIVO PASSIVO
IMPIEGHI
INVESTIMENTI
FONTI
FINANZIAMENTI
La forma dello stato patrimoniale è disciplinata dall’art. 2424 del codice civile che
prevede uno schema obbligatorio e con vincoli molto precisi. Esso individua quattro
macroclassi per l’attivo e cinque per il passivo, contraddistinte da lettere maiuscole.
Alcune macroclassi sono poi suddivise in classi, identificate con i numeri romani, che a
loro volta sono ulteriormente ripartite in voci e poi sottovoci, rispettivamente
contraddistinte da numeri arabi e lettere minuscole. La tabella 2.2 raffigura lo schema di
stato patrimoniale analitico previsto dalla normativa civilistica.
Tabella 2.2 – Lo stato patrimoniale secondo l’art. 2424 c.c.
ATTIVO PASSIVO
A) CREDITI V/ SOCI PER VERS.
ANCORA DOVUTI, con separata iscrizione
della parte già richiamata.
B) IMMOBILIZZAZIONI, con separata
indicazione di quelle concesse in locazione
finanziaria
I. Immobilizzazioni immateriali
1) Costi di impianto e di ampliamento
2) Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità
3) Diritti brevetto e utilizz. opere dell'ingegno
4) Concessioni, licenze, marchi e diritti simili
5) Avviamento
6) Immobilizzazioni in corso ed acconti
7) Altre
II. Immobilizzazioni materiali
1) Terreni e fabbricati
2) Impianti e macchinario
3) Attrezzature industriali e commerciali
4) Altri beni
5) Immobilizzazioni in corso ed acconti
III. Immobilizzazioni finanziarie, con
separata indicazione per ciascuna voce dei
crediti, degli importi esigibili entro l’esercizio
successivo:
1) Partecipazioni in
a. imprese controllate
b. imprese collegate
c. imprese controllanti
d. altre imprese
2) Crediti:
a. verso imprese controllate
b. verso imprese collegate
c. verso controllanti
d. verso altri
A) PATRIMONIO NETTO
I. Capitale
II. Riserva da sovrapprezzo azioni
III. Riserva di rivalutazione
IV. Riserva legale
V. Riserve statutarie
VI. Riserva per azioni proprie in portafoglio
VII. Altre riserve, distintamente indicate
VIII. Utili (perdite) portati a nuovo
IX. Utile (perdita) dell'esercizio
Totale (A)
B) FONDI PER RISCHI E ONERI
1) Per trattam. di quiescenza e obblighi simili
2) Per imposte, anche differite
3) Altri
Totale (B)
C) TRATTAMENTO DI FINE
RAPPORTO DI LAVORO
SUBORDINATO
D) DEBITI , con separata indicazione, per
ciascuna voce, degli importi esigibili oltre
l’esercizio successivo:
1) Obbligazioni
2) Obbligazioni convertibili
3) Debiti verso soci per finanziamenti
4) Debiti verso banche
5) Debiti verso altri finanziatori
6) Acconti
7) Debiti verso fornitori
8) Debiti rappresentati da titoli di credito
9) Debiti verso imprese controllate
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
11
3) Altri titoli
4) Azioni proprie, con indicazione anche del valore
nominale complessivo
Totale Immobilizzazioni (B)
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I. Rimanenze
1) Materie prime, sussidiarie e di consumo
2) Prodotti in corso di lavoraz. e semilavorati
3) Lavori in corso su ordinazione
4) Prodotti finiti e merci
5) Acconti
II. Crediti, con separata indicazione, per
ciascuna voce, degli importi esigibili oltre
l’esercizio successivo
1) verso clienti
2) verso imprese controllate
3) verso imprese collegate
4) verso controllanti
4-bis) crediti tributari
4-ter) imposte anticipate
5) verso altri
III. Attività finanziarie che non costituiscono
immobilizzazioni
1) Partecipazioni in imprese controllate
2) Partecipazioni in imprese collegate
3) Partecipazioni in imprese controllanti
4) Altre partecipazioni
5) Azioni proprie, con indicazione anche del valore
nominale complessivo
6) Altri titoli
IV. Disponibilità liquide
1) Depositi bancari e postali
2) Assegni
3) Denaro e valori in cassa
Totale Attivo circolante (C)
D) RATEI E RISCONTI, con separata
indicazione del disaggio sui prestiti.
TOTALE ATTIVO
10) Debiti verso imprese collegate
11) Debiti verso controllanti
12) Debiti tributari
13) Debiti verso istituti di previdenza e di
sicurezza sociale
14) Altri debiti
Totale (D)
E) RATEI E RISCONTI con separata
indicazione dell’aggio sui prestiti
TOTALE PASSIVO
2.2.1 I modelli di riclassificazione dello stato patrimoniale.
Lo schema previsto dal codice civile, presenta una classificazione delle voci che
segue due criteri differenti per quelle dell’attivo e per quelle del passivo:
• le attività (i c.d. fabbisogni o IMPIEGHI) sono classificate per destinazione dei
valori, dato da una scelta soggettiva degli amministratori di utilizzare durevolmente o
meno un bene all’interno dell’economia dell’impresa;
• le passività (le c.d. FONTI) sono invece classificate per natura dei valori, in
quanto vengono distinti i mezzi propri da quelli di terzi.
Vista la disomogeneità del criterio seguito dal Legislatore nella composizione
dello stato patrimoniale, è dunque necessario aggregare alcune voci con l’obiettivo di
comporre una nuova struttura, più facilmente interpretabile e maggiormente utilizzabile
per le finalità di analisi; in altre parole occorre riclassificare lo stato patrimoniale.
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
12
I modelli di riclassificazione, o “chiavi di lettura”
4
, utilizzabili sono
principalmente due:
• il criterio finanziario
• il criterio di pertinenza gestionale.
Lo scopo perseguito dalla nostra analisi è quello di misurare il grado di
solvibilità dell’impresa, cioè capire se sia capace di far fronte ai propri debiti in
maniera economica e tempestiva o, in altre parole, se sia in grado di adempiere
puntualmente alla scadenza dei propri impegni di pagamento. Ciò detto, il criterio
maggiormente utilizzato è il primo, quello finanziario, noto anche come criterio di
liquidità/esigibilità.
Con questo metodo le attività vengono riclassificate in base al loro livello di
liquidità e cioè in base al tempo necessario affinché si trasformino in liquidità,
originando quindi introiti finanziari. Per contro, le passività vengono riclassificate in
base al loro livello di esigibilità, cioè considerando il tempo che impiegano per
diventare esigibili, originando quindi esborsi finanziari.
Allo scopo di definire il tempo rispetto cui parametrare i livelli di liquidità e di
esigibilità, si distinguono le attività e passività tra quelle a breve termine e quelle a
medio/lungo termine, assumendo convenzionalmente come discriminante un orizzonte
temporale di 12 mesi.
Ne segue che avremo:
• attività a breve (o correnti), laddove la loro conversione monetaria avviene
entro un periodo di tempo non superiore ai 12 mesi, il cosiddetto periodo
amministrativo;
• attività immobilizzate (o fisse), quando la loro trasformazione in numerario
avverrà in un periodo superiore ai 12 mesi.
Lo stesso discorso vale per le passività che si distingueranno in:
• passività a breve (o correnti), ove esprimano debiti da onorare entro il periodo
amministrativo;
• passività a m/l termine (o consolidate), ove esse esprimano debiti da onorarsi
oltre i 12 mesi;
• patrimonio netto, ossia l’insieme dei mezzi propri, che va esposto
separatamente e che viene considerato senza scadenza definita.
I valori riclassificati secondo il modello finanziario devono essere “valori netti” e
cioè già decurtati delle poste rettificative, quali fondi o accantonamenti vari.
Schematicamente possiamo rappresentare lo stato patrimoniale riclassificato come
indicato in tabella 2.3
4
F. Giunta, Analisi di Bilancio. Riclassificazione ed indici. Centro stampa il Prato, 2004. Pag. 6.
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
13
Tabella 2.3 – Schema di stato patrimoniale finanziario secondo il criterio di liquidità
crescente (fixed first).
La distinzione delle voci dello stato patrimoniale nelle 5 macroaree, così come
indicate nella tabella 2.3, non sempre però risulta chiara e di semplice attuazione.
Talvolta i confini tra le diverse aree, fondate sulla logica del criterio finanziario,
tendono a sfumare ed a creare sconfinamenti tra le varie categorie. È il caso, ad
esempio, delle immobilizzazioni disponibili, cioè di quei fattori produttivi pluriennali,
che per la loro attitudine al ritorno in forma liquida oltre il periodo amministrativo
sarebbero da considerare immobilizzazioni fisse, ma che possono uscire da quest’area
per entrare a far parte dell’attivo corrente quando sono oggetto di dismissione durante il
periodo amministrativo.
Con la stessa logica, ma nel senso opposto, si considerano disponibilità
immobilizzate le attività che appartengono alla categoria delle attività correnti, vista la
loro attitudine al ritorno in forma liquida entro i 12 mesi, ma che per ragioni funzionali
o patologiche entrano nell’area delle immobilizzazioni. Un esempio in tal senso è
rappresentato dalla c.d. scorta funzionale di materie, cioè quella quantità minima di
materie sempre presente nel magazzino per assicurare la continuità delle produzioni nel
tempo.
IMPIEGHI FONTI
ATTIVO IMMOBILIZZATO
( - fondi ammortamento)
PATRIMONIO NETTO
PASSIVITA’ CONSOLIDATE
ATTIVO CORRENTE
( - f.di specifici di svalutazione)
PASSIVITA’ CORRENTI
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
14
2.2.2 La composizione dell’attivo e del passivo.
Approfondiamo ora l’analisi sulla composizione degli impieghi.
L’attivo immobilizzato (o fisso), come detto in precedenza, accoglie gli impieghi
durevoli di capitale, cioè quella classe d’impieghi che si presume sia in grado di
generare utilità per il processo produttivo per un periodo pluriennale. Una prima
distinzione delle immobilizzazioni è la seguente
5
:
1) immobilizzazioni tecniche;
a) materiali;
b) immateriali;
2) immobilizzazioni finanziarie;
3) immobilizzazioni patrimoniali.
Le prime costituiscono la struttura operativa dell’azienda che vedono nella
prima sottocategoria quelle aventi consistenza fisica (impianti, macchinari, automezzi,
immobili, ecc.), mentre nella seconda sottocategoria quelle non aventi consistenza fisica
(brevetti, marchi, spese d’impianto, ecc.).
Le seconde invece corrispondono agli impieghi durevoli a carattere finanziario,
quali partecipazioni azionarie o non, crediti di finanziamento a m/l termine, ecc.
Infine nella terza categoria vengono comprese solitamente le immobilizzazioni
civili, generalmente locate a terzi, pertanto non adibite a sede dell’attività aziendale.
Queste categorie, che devono comparire, ricordiamo, al netto dei fondi
ammortamento, si distinguono ulteriormente in altre voci più specifiche (terreni,
fabbricati, avviamento ecc.) che trascuriamo in quanto non riteniamo di primaria
importanza ai fini della nostra analisi.
L’attivo corrente (o circolante), come abbiamo detto, accoglie gli impieghi di
esercizio la cui trasformazione in numerario avviene in un tempo breve. Non tutti però
presentano le stesse caratteristiche in quanto alcuni sono non numerari (materie, prodotti
e servizi), altri invece sono già numerari (crediti verso clienti e disponibilità liquide e
bancarie). Seguendo, anche in questo caso il criterio della liquidità decrescente,
possiamo distinguere schematicamente il contenuto dell’attivo corrente nelle seguenti
sottocategorie
6
:
1) disponibilità non liquide;
a) magazzino;
i) tecnico;
ii) commerciale;
b) disponibilità non liquide immateriali;
2) liquidità differite;
3) liquidità immediate.
Nella prima voce abbiamo le attività a breve «più vincolate», definite appunto
non liquide, nel senso che non esprimono valori numerari. Esse comprendono, come
sopra evidenziato, nel punto 1)a) il magazzino, composto dalle rimanenze di materie
5
Si veda C. Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di Bilancio. Strumenti per l’analisi della g estione
aziendale. 2° edizione, Giuffrè 2003. Pag. 41 e segg.
6
Si veda V. Antonelli, R. D’Alessio, V. Dell’Atti, Analisi di Bilancio e Basilea 2. Indici, rating di settore,
valutazioni. 2°ediz. IPSOA 2007. Pag. 48 e segg.
La riclassificazione del bilancio d’esercizio
15
prime, semilavorati, prodotti finiti ecc. e nel punto 1)b) le disponibilità non liquide
immateriali, che riguardano i costi sostenuti in anticipo per l’acquisizione di servizi
non ancora usufruiti, rappresentati contabilmente dai risconti attivi. Il magazzino a sua
volta, per la “distanza dalla fase in cui si verifica la conversione in forma monetaria”
7
,
può essere ulteriormente suddiviso in magazzino tecnico – punto 1)a)i) che comprende
es. le scorte di materie prime e semilavorati, cioè quelle che necessitano di ulteriori fasi
prima del ritorno in numerario (trasformazione in prodotti finiti, commercializzazione,
incasso del credito); e magazzino commerciale – punto 1)a)ii) che comprende ad
esempio le scorte di merci e prodotti finiti in quanto presentano un profilo di liquidità
più breve poiché necessitano della sola fase di commercializzazione e incasso.
La seconda voce dell’attivo corrente, quella delle liquidità differite, comprende
tutti i crediti aventi scadenza non superiore all’anno.
Infine le liquidità immediate comprendono tutti i valori liquidi e gli investimenti
prontamente liquidabili. Contabilmente i primi sono identificati dal denaro in cassa e da
quello in deposito nei c/c bancari e postali; mentre i secondi sono quei titoli a scadenza
breve che devono avere la caratteristica della pronta convertibilità in denaro a costi assai
limitati.
Schematicamente possiamo riassumere la riclassificazione dell’attivo come
indicato nella tabella seguente.
Tabella 2.4 – Schema di composizione dell’attivo patrimoniale.
Andiamo ora a riclassificare il lato delle passività dello stato patrimoniale, meglio
definite fonti di finanziamento, così denominate in quanto hanno la funzione di
finanziare appunto gli impieghi visti in precedenza. In altre e più chiare parole possiamo
7 A. Spano, Lineamenti di analisi di bilancio , Giuffrè, 2002. Pag. 17.
IMPIEGHI
ATTIVO
IMMOBILIZZATO
IMMOBILIZZAZIONI
TECNICHE
materiali
immateriali
IMMOBILIZZAZIONI
FINANZIARIE
IMMOBILIZZAZIONI
PATRIMONIALI
ATTIVO
CORRENTE
DISPONIBILITA’ NON
LIQUIDE
magazzino
tecnico
comm.le
Disponibilità non
liquide immat.
LIQUIDITA’ DIFFERITE
LIQUIDITA’ IMMEDIATE