Nelle attuali linee di Politica Agricola Comunitaria (PAC), “il significato di
multifunzionalità è stato sviluppato in diversi modi, comunque accomunati da due punti
fondamentali:
∞ la capacità dell’agricoltura di produrre in modo congiunto e non separabile sia
di commodities che di non commodities;
∞ le non commodities prodotte hanno caratteristiche di beni pubblici, ossia di
esternalità per le quali non esiste un mercato, o se esiste risulta del tutto
inadeguato” (Menghini et all, 2003).
Da un punto di vista operativo (Mid Term Review, regolamento (Ce) 1782/2003) la
multifunzionalità viene trattata attraverso i principi della “condizionalità” relativi ai
criteri di gestione obbligatori (allegato III, art. 3 e 4) e alle buone condizioni
agronomiche ed ambientali (allegato IV, art. 5). “I termini della condizionalità si legano
direttamente alle questioni della multifunzionalità secondo due precise strategie
contrapposte: di contenimento-riduzione delle esternalità negative (previste nell’ambito
dei provvedimenti elencati nell’allegato III) e di mantenimento-incremento delle
esternalità positive (previste nell’ambito dell’allegato IV)” (Menghini et all, 2003).
Già nel 1997, nel rapporto Towards a common agricultural and rural policy for
Europe, il concetto di multifunzionalità è stato ampliamente trattato fissando tre livelli
di aiuti in base alle caratteristiche delle aziende agricole, identificate come le sue (della
multifunzionalità) principali fautrici. “Il livello zero corrisponde ai requisiti minimi
richiesti per lo svolgimento delle attività agricole. Il livello 1 presenta un sistema di
aiuti subordinato al conseguimento di determinati risultati sociali da parte dei “sistemi
agrari”; il livello 2 prevede aiuti indirizzati a specifiche realtà territoriali ed al
conseguimento di determinati obiettivi “ambientali”. Questo presuppone il
riconoscimento di un ruolo multifunzionale non costante nei diversi modelli produttivi
adottati dai diversi sistemi agricoli. La gestione di tale sistema, in ragione della
complessità e della variabilità delle diverse agricolture comunitarie, dovrebbe, quindi,
avvenire a livello regionale, con solo una supervisione comunitaria volta ad evitare
fenomeni distorsivi all’interno dell’Unione” (Casini, 2003).
Alla luce di quanto detto risulta di fondamentale importanza un adeguamento degli
strumenti operativi delle Politiche Agricole Comunitarie e soprattutto degli aiuti che
devono essere specifici basandosi sulle caratteristiche aziendali, sulle funzioni che
svolgono e sulle caratteristiche del contesto territoriale nel quale sono inserite.
Casini, 2003 fornisce un quadro pessimistico della situazione agricola italiana degli
ultimi trent’anni, nel quale evidenzia una forte contrazione del settore dal 1970 al 2000
dove il numero di aziende è sceso da 4 a 2.6 milioni, dove la perdita di superficie
agricola utilizzata (SAU) è pari a circa 5 milioni di ettari, quasi tutti in montagna ed in
collina. Questi numeri si traducono in abbandono rurale ed in una perdita di tutte quelle
funzioni che l’agricoltura svolge soprattutto a livello sociale.
Per garantire la sopravvivenza delle aziende è necessaria quindi una corretta
allocazione delle risorse individuando aiuti diversi da quelli collegati alla produzione.
Un importante passo in avanti è stato fatto proprio col disaccoppiamento degli aiuti
dalla produzione, con la cross compliance grazie alla quale l’erogazione degli “aiuti
disaccoppiati” è condizionata dall’osservanza di una serie di requisiti minimi ritenuti
obbligatori (rispetto dell’ambiente, sicurezza alimentare, sicurezza dei lavoratori
agricoli, salute e benessere degli animali). Soprattutto per quanto riguarda il primo
punto i vari aiuti vengono differenziati su base nazionale o addirittura regionale anche
se è stata delineata una comune normativa, per assicurare criteri di attuazione uniformi e
per evitare distorsioni della concorrenza.
Da un punto di vista teorico la cross compliance risulta essere un valido strumento,
ma di difficile applicabilità in quanto “l’assegnazione dell’aiuto base è subordinata al
raggiungimento di standard minimi ambientali (inquinamento, sicurezza alimentare,
benessere degli animali, lavorazione del terreno) da parte delle imprese. Gli obiettivi
che possono essere perseguiti applicando la misura garantiscono sicuramente il
conseguimento di valori minimi delle funzioni sociali previste, ma risultano fortemente
condizionati dalle modalità con cui saranno fissati gli standard. La necessità di garantire
la massima omogeneità degli standard a livello territoriale, contestuale alle
indispensabili ampie articolazioni richieste per tener conto delle specificità locali,
rendono particolarmente complessa la definizione delle soglie minime con implicazioni
sul successo delle misure di condizionalità. L’individuazione degli standard diventa
strategica per scongiurare lo sviluppo di forme di rendita non connesse a reali attività
produttive, con effetti posticipati di abbandono, forse ancora più pericolosi di quelli
immediatamente realizzati” (Casini, 2003).
Può in questo caso risultare importante poter “quantificare” gli aiuti in base alle
funzioni sociali ed ambientali svolte dalle aziende, introducendo strumenti per la
gestione della multifunzionalità partendo proprio dal grado di multifunzionalità delle
risorse agro-ambientali di un determinato territorio.
Va altresì considerato come il ruolo e quindi il significato di multifunzionalità sia e
stia cambiando nel tempo. Ciò che oggi consideriamo multifunzionale non lo era anni fa
e probabilmente non lo sarà fra qualche anno e tale variabilità deve collocare in
un’ottica prudenziale gli strumenti di pianificazione al fine di evitare scelte errate e
provvedimenti inadeguati che possono arrecare danni non solo nel breve ma anche nel
lungo periodo alle generazioni che ci succederanno.
Lo scopo del presente lavoro è proprio quello di fornire un modello di analisi che
calato nell’ottica dei provvedimenti europei, sia in grado di fornire un valido aiuto a
misure valide già esistenti (vedi cross compliance), un modello di analisi considerato
“aperto” cioè adattabile alle diverse situazioni territoriali, in grado di analizzare il grado
di multifunzionalità delle risorse agro-ambientali (nello specifico l’analisi si è
concentrata sullo studio della multifunzionalità dei vigneti di due aree situate nella
provincia di Firenze: quella del Bianco Empolese e l’area del Chianti).
Tale modello di analisi è rappresentato dall’Analisi Multicriteriale Geografica, grazie
al quale è possibile valutare contemporaneamente le funzioni economiche, sociali ed
ambientali generate dalle aziende agricole delle zone esaminate, fissando degli standard
(soglie) di multifunzionalità minimi grazie ai quali tali aree verranno “catalogate”.
Proprio grazie a tale metodologia verranno evidenziati diversi gradi di
multifunzionalità che potranno risultare fondamentali per l’assegnazione di aiuti
comunitari specifici che tengano conto di diversi fattori quali le caratteristiche aziendali
ed il territorio nelle quali sono inserite.
5
2 La metodologia utilizzata: analisi multicriteriale applicata ai Sistemi
Informativi Geografici
Come prima accennato il ruolo di multifunzionalità nelle attuali linee di Politica
Agricola Comunitaria è legato soprattutto alla produzione di non commodities con
caratteristiche dei beni pubblici per le quali non esiste un mercato adeguato ed in certi
casi, non esiste affatto. Affrontare il tema delle valutazioni delle risorse ambientali
risulta essere un argomento delicato per il quale si rimanda a testi specializzati, ma
spostando l’attenzione sugli strumenti operativi finalizzati ad una loro valutazione, da
un esame della letteratura esistente, l’approccio proposto dalle Analisi Multicriteriali
(AMC) offre degli spunti applicativi interessanti. Il principale vantaggio di tale
metodologia “sta nel non dover ricorrere al mercato quale meccanismo allocatore delle
risorse” (Romano, 2006) riuscendo al tempo stesso a schematizzare problematiche che
prevedono l’uso multiplo di risorse naturali attraverso un processo di valutazione chiaro
e trasparente in tutte le sue fasi di analisi.
Scendendo nel dettaglio la complessità nello studio della multifunzionalità è racchiusa
sia nella necessità di dover quantificare le funzioni (commodities e non commodities)
da essa prodotte di natura socioeconomica ed ambientale, sia nella necessità di dover
operare in uno scenario (quello ambientale) le cui variabili lo rendono irrazionale e
complesso. Nel presente lavoro la multifunzionalità è stata analizzata attraverso una sua
scomposizione in 5 funzioni socioeconomiche ed ambientali trattate attraverso l’utilizzo
di indicatori multidimensionali in grado di quantificare sia variabili concrete (es.
superfici a vigneto Di origine controllata - Doc) che variabili astratte (es. valutazione
del paesaggio rurale).
I progressi della tecnologia soprattutto legati alla possibilità di usufruire di Sistemi
Informativi Territoriali ed alla possibilità di gestire una notevole quantità di dati
georeferenziati hanno consentito lo studio della multifunzionalità attraverso l’utilizzo
dell’Analisi Multicriteriale Geografica grazie alla quale le problematiche ambientali
accennate vengono da prima trattate con tecniche multicriteriali e successivamente
collocate in un preciso sistema di coordinate.
6
Dopo un breve cenno sulla teoria delle Analisi Multicriteriali (paragrafo 2.1) e sui
Sistemi Informativi Territoriali (paragrafo 2.3), verranno analizzate le fasi che
compongono un processo di Analisi Multicriteriale Geografica (paragrafo 2.4).
2.1 Cenni sulle Analisi multicriteriali (MCDM
1
)
Nata nella seconda metà degli anni 70 in America, l’Analisi Multicriteriale è
classificata come uno strumento di supporto alle decisioni di un decisore o un gruppo di
decisori
2
, basato su procedimenti matematici in grado di individuare la soluzione
migliore (ideale) dato un set di alternative, criteri, indicatori, obbiettivi ed attributi
relativi ad un determinato problema.
“L’AMC raggruppa un insieme di metodologie di pianificazione e di mediazione dei
conflitti che negli ultimi anni ha trovato sempre maggiore applicazione in campo
ambientale, grazie alla sua capacità di modellizzare situazioni di scelta caratterizzate da
una molteplicità di obiettivi, anche conflittuali, come spesso accade nel caso degli
investimenti sul territorio che presentano impatti sulle risorse naturali ed ambientali”
(Romano, 2006).
Lo scopo principale è quello fornire uno strumento di supporto alle decisioni, al fine
di scegliere attraverso calcoli che si basano sul comportamento umano, la soluzione
ottimale ad un dato problema.
“La realtà rispetto alla quale un decisore deve assumere una decisione è una
costruzione dell’individuo. Pertanto, quando ci preoccupiamo di quale azione
intraprendere, ciò che è importante nel guidare la scelta sono i nostri stessi modelli
mentali del mondo” (Watson - Buende, 1987).
I metodi di Analisi Multicriteriale “prescindono dalla determinazione delle utilità in
termini probabilistici e si risolvono nell’attribuzione di pesi alle grandezze relative alle
diverse dimensioni del processo di scelta. La decisione finale scaturisce dal confronto
fra il risultato numerico e un valore limite definito” (Nuti, 2001).
1
In inglese MultiCriteria Decision Making
2
Per decisore (decision-maker) si intende le diverse componenti sociali (cittadini, enti pubblici o privati,
finanziatori, politici, ecc) coinvolti nel processo di pianificazione
7
Numerosi in letteratura (Kenney, Raiffa, 1976; Saaty, 1980) i tentativi volti a definire
una struttura delle Analisi Multicriteriali. Malczewski, 1999 propone un modello, la cui
gerarchia è visualizzata nella figura 2.1, che si fonda sulla matrice di performance
(decisionale).
Figura 2.1 Struttura di una analisi multicriteriale
Tale matrice è costituita da un insieme di righe e di colonne dove a ciascuna riga
corrisponde una diversa alternativa di pianificazione o alternativa progettuale definita
anche alternativa tecnica (ad esempio, una combinazione di possibili interventi
selvicolturali, di dotazione di infrastrutture e di regolamentazioni).
Le colonne sono invece costituite dai criteri, valutati attraverso indicatori, (regole che
guidano il processo decisionale) attraverso i quali si intendono perseguire determinati
obiettivi. Quest’ultimi possono essere massimizzati o minimizzati a seconda della scelta
di pianificazione che vuole essere ottenuta.
Ciascuna cella della matrice rappresenta un attributo, ovvero il livello raggiunto da
una data alternativa progettuale per un dato criterio. Ciascun attributo rappresenta in
sostanza la misura quali - quantitativa di una entità geografica o la misura della
relazione esistente fra più entità geografiche prese in considerazione.
Gli obiettivi definiti danno al decisore o al gruppo di decisori la possibilità di operare
determinate scelte necessarie al conseguimento dello scopo ultimo del processo di
pianificazione.
8
La necessità di considerare n alternative di piano scegliendo quella più soddisfacente
in base agli attributi (obiettivi) che la compongono, non rappresenta una soluzione che
rispecchia l’ottimo di Programmazione Matematica in quanto al singolo obiettivo da
ottimizzare viene sostituito una pluralità di obiettivi spesso conflittuali fra loro tali da
non garantire l’esistenza della soluzione ottima. Viene invece scelta, come prima
accennato, la soluzione ideale la quale rappresenta un buon compromesso.
A seconda del numero di alternative trattato è possibile dividere l’analisi
multicriteriale in due modelli di analisi diversi: l’Analisi Multiattributo (MADM –
MultiAttribute Decision Making) e l’analisi multiobiettivo (MODM – MultiObjective
Decision Making) (Malczewski, 1999).
In un’analisi multiattributo i problemi decisionali vengono risolti scegliendo fra un
limitato e predeterminato numero di alternative, lavorando in un ambiente discreto dove
ciascuna alternativa è definita implicitamente ed in base ai livelli assunti da ciascun
attributo.
A differenza del precedente metodo, in un’analisi multiobiettivo, le alternative
utilizzate sono pressoché infinite lavorando in un ambiente continuo e ciascuna
alternativa è definita implicitamente e valutata in base ai livelli assunti da ciascun
obiettivo.
I problemi decisionali affrontati da ciascuna di queste due tecniche possono essere
distinti in 3 livelli evidenziati nella figura 2.2.
Figura 2.2 Classificazione dei problemi decisionali multicriteriali
9
Il primo livello descrive il numero dei decisori che possono partecipare al processo
decisionale.
Spesso le scelte di pianificazione territoriale risultano essere complesse e
coinvolgono, nella maggior parte dei casi, più soggetti (gruppi) decisionali sia pubblici
che privati con diversi interessi e priorità.
Il “grado di accordo” fra le parti coinvolte viene considerato come una parte delicata
nelle analisi dei problemi decisionali.
Contestualmente a quanto detto, in un’analisi multidecisionale ovvero con più
decisori, è necessario considerare l’interazione fra loro ed è utile distinguere team e
coalizioni. I primi sono definiti da un gruppo di persone con un alto grado di accordo
riguardante tutti i problemi decisionali, le coalizioni sono invece formate da gruppi di
persone con un alto grado di accordo sulla struttura del problema (alternative e criteri di
valutazione) ma con un basso grado di accordo sull’importanza dei vari criteri di
valutazione. Al fine di ottenere un giudizio finale di analisi, tutto ciò può essere tradotto
nella necessità di operare analisi multiple per accomodare le diverse preferenze espresse
dalle coalizioni.
In un’analisi multidecisionale, la distinzione dei gruppi espressa da Rothenberg è stata
successivamente ripresa da Zimmermann nel 1987, il quale individua tre scenari di
interazione fra i membri coinvolti nel problema decisionale: la competizione, la
decisione di squadra e la decisione di gruppo.
Passando da una situazione di netto contrasto fra i decisori caratterizzante il primo
caso, in una decisione di squadra si prospetta una situazione intermedia dove le
decisioni vengono prese individualmente da ciascun individuo di una determinata
“squadra”. Infine, nello scenario relativo alla decisione di gruppo, le decisioni vengono
prese da tutto il gruppo decisionale.
Parlando di pianificazione territoriale sorge la problematica relativa all’ambiente nel
quale opera il decisore pubblico (secondo livello della figura 2.2): lavorare in un
ambiente certo, significa operare in un ambiente dove tutte le informazioni utilizzate per
ottenere una determinata scelta sono note, il che ammette una relazione diretta fra ogni
decisione ed il corrispondente attributo.
A volte la necessità di operare scelte di pianificazione complesse significa operare in
un ambiente incerto soprattutto per quanto riguarda la validità delle informazioni
10
(spesso contengono errori difficilmente individuabili e risolvibili) e l’impossibilità di
prevedere determinati cambiamenti che possono invalidare una determinata scelta fatta
a priori in base a delle condizioni diverse dalle attuali.
Tale incertezza viene trattata attraverso modelli probabilistici o fuzzy generando la
dicotomia evidenziata nel terzo livello della figura 2.2.
Nel primo caso l’incertezza viene trattata in termini stocastici attraverso una logica a
due valori (vero/falso), basata su variabili definite nell’intervallo discreto {0,1}. Il
problema sorge sulla necessità di individuare un diverso grado di incertezza, problema
risolto adottando una logica ad infiniti valori, detta fuzzy (trattata nel paragrafo 2.2),
dove la variabile logica può assumere un qualsiasi valore di verità nell’intervallo
continuo [0,1].
2.1.1 Metodo di soluzione dei problemi multicriteriali
Diversi sono i metodi di soluzione dei problemi multicriteriali
3
, ma tutti hanno una
struttura comune suddivisibile nei seguenti punti:
∞ individuazione dell’insieme delle alternative efficienti (non dominate);
∞ scelta del metodo multicriteriale da utilizzare;
∞ scelta dell’alternativa ideale.
Il concetto di “alternativa efficiente” si basa sul concetto dell’ottimo paretiano ed è
rappresentato da quelle alternative per cui non esiste un’altra alternativa ammissibile in
grado di produrre un miglioramento rispetto un obiettivo o attributo senza peggiorarne
un altro.
Come prima accennato in un’analisi multicriteriale si affrontano i problemi
decisionali basandosi su un numero limitato o illimitato di alternative le quali sono
correlate fra loro e possono essere definite:
∞ escludibili quando la scelta di una esclude l’altra;
∞ non escludibili quando la scelta di una non necessariamente esclude la
realizzazione di altre alternative.
3
MultiObjective Programming, Goal Programming, Compromise Programming, tanto per citare qualche
esempio