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INTRODUZIONE
Nel presente lavoro si è voluto approfondire un tema fondamentale per l’analisi
dell’equilibrio aziendale nelle sue varie dimensioni (economica, finanziaria,
reddituale), partendo dal bilancio d’esercizio quale elemento fondamentale per la
diagnosi dello stato di “salute” dell’azienda.
In particolare, la trattazione si sofferma sull’analisi di bilancio quale strumento di
rilevante importanza nell’interpretazione della situazione dell’intero complesso
aziendale, cogliendone i tratti salienti e anche i relativi limiti.
In questo volume è stato posto l’accento sulla modalità di analisi di bilancio
attraverso la riclassificazione dei documenti contabili afferenti al bilancio
d’esercizio (fondamentalmente Stato Patrimoniale e Conto Economico) e la
determinazione degli indici più rilevanti per l’analisi della solidità patrimoniale,
della liquidità e della redditività aziendale.
Infine, nell’ultimo capitolo è stato presentato un caso applicativo concreto di analisi
di bilancio attraverso gli indici, prendendo in esame il bilancio di una società
operante nel settore ascensoristico (Paravia elevators’service).
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CAPITOLO PRIMO
LE ANALISI DI BILANCIO: CONTENUTI E FINALITA ’
1. L’analisi di bilancio
Diffusasi negli Stati Uniti nel periodo tra le due guerre e in Italia durante il secondo
dopoguerra, l’analisi di bilancio è uno strumento che mira ad osservare determinati
aspetti della gestione d’impresa, al fine di coglierne gli elementi di sintesi necessari
ad una valutazione economica e finanziaria della stessa.
Lo scopo dell’analisi consiste nel diagnosticare, in tempi ragionevolmente contenuti,
lo stato di salute di un’impresa e di verificarne il grado di redditività, solidità e
solvibilità. Per effettuare questa diagnosi i dati di bilancio devono essere riesposti
sotto forma di indici al fine di costruire un quadro segnaletico chiaro e sintetico.
Imerio Facchinetti nel suo libro “Rendiconto finanziario ed analisi dei flussi” precisa
che “le analisi di bilancio sono una tecnica di confronto di dati normalmente tratti da
più bilanci d’esercizio e comparati nel tempo (con riferimento alla stessa impresa) e/o
nello spazio (con riferimento a imprese diverse) al fine di poter studiare, entro certi
limiti, aspetti della gestione aziendale complementari a quelli espressi dalla misura
del reddito d’esercizio e del connesso capitale di funzionamento”
*
.
L’analisi è rivolta principalmente al controllo dell’equilibrio dell’impresa:
- l’equilibrio reddituale si basa sulla capacità dell’impresa di produrre reddito, per
un tempo sufficientemente ampio di remunerare tutti i fattori della produzione;
questo aspetto pone particolare attenzione alle relazioni esistenti tra componenti
positive e negative di reddito;
- l’equilibrio finanziario riguarda la valutazione della capacità di un’impresa di
rispondere in modo tempestivo ed economico agli impegni finanziari richiesti dalla
gestione.
Esistono, al riguardo, due dimensioni:
• finanziaria, che pone l’accento sul rapporto crediti/debiti;
• monetaria, che riguarda entrate ed uscite;
- l’equilibrio patrimoniale, da ultimo, riguarda la relazione tra capitale proprio
(netto) e capitale di debito derivante da scelte di natura finanziaria.
I potenziali destinatari delle analisi di bilancio sono:
- i soci dell’impresa;
- i finanziatori esterni;
- i fornitori;
- i clienti;
- i concorrenti;
- i dipendenti e i loro sindacati;
*
Facchinetti, I. “Rendiconto finanziario e analisi dei flussi” (Il Sole 24 ore)
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- la stampa e la pubblica opinione (nel caso di imprese aventi rilevanza
nazionale e internazionale).
Le analisi di bilancio possono essere effettuate da diversi soggetti, quali ad esempio:
- finanziatori (attuali o potenziali), con l’obiettivo di accertare la capacità di
credito attribuibile all’azienda e, conseguentemente, la sua affidabilità dal
punto di vista finanziario;
- risparmiatori o investitori istituzionali, nei confronti di società quotate in
mercati regolamentati che hanno interesse a valutare la capacità reddituale
dell’azienda, in quanto su di essa si fonda la possibile rimuneratività del
capitale con l’acquisto o la sottoscrizione di azioni o quote;
- analisti finanziari di settore, per esplorare le uniformità presenti nella
struttura e nella gestione delle imprese appartenenti a un determinato ramo di
attività economica:
- amministratori della stessa impresa, al fine di cogliere quegli elementi di
sintesi che il bilancio sa offrire nel riassumere i numerosi dettagli dell’attività
aziendale.
Sul piano operativo, si distingue tra:
- analisi esterne, effettuate mediante la tecnica degli indici di bilancio da parte
di operatori che sono in possesso della sola informativa esterna aziendale; sono
il classico strumento utilizzato dagli stakeholders per valutare la performance
delle imprese;
- analisi interne, effettuate da soggetti che possono accedere ad ulteriori fonti
informative aziendali e sanno in che misura sono affidabili i dati; di solito sono
svolte dal management aziendale per finalità di controllo della gestione.
Le analisi esterne rivestono un’importanza enormemente superiore nella regolazione
delle transazioni di mercato.
Dal punto di vista della loro estensione temporale, le analisi di bilancio possono
essere distinte in:
- analisi retrospettive, che tendono a ricostruire, a posteriori, l’andamento della
gestione, sotto il profilo economico, patrimoniale e finanziario, al fine di
individuare determinate costanti e variabili che l’hanno caratterizzato;
- analisi prospettive, che si presentano come complementari strumenti di
informazione nell’ambito di un’amministrazione per programmi e piani di
esercizio.
Per effettuare un’analisi aziendale mediante gli indici, si costruiscono gli indici di
un’azienda e si pongono in relazione con gli indicatori standard del settore di
quell’impresa, in modo da comprendere se l’impresa ha una performance buona o
cattiva in rapporto con altre imprese operanti nel medesimo settore (comparazione
nello spazio). Successivamente, gli indici di bilancio di un’azienda vengono
comparati con gli indici della stessa azienda riferiti ai periodi precedenti, al fine di
comprendere qual è l’evoluzione della performance aziendale, in miglioramento o in
peggioramento (comparazione nel tempo).
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Per poter esprimere un giudizio di tipo assoluto sulla performance di un’azienda è
necessario che esistano parametri di riferimento che abbiano una validità assoluta
nello spazio.
Per esprimere invece un giudizio di tipo relativo bisogna comparare le performance
dell’impresa con quella di imprese concorrenti o appartenenti allo stesso settore, per
cui si confrontano gli indici dell’impresa con gli indici delle principali imprese
concorrenti e con gli indici riferiti alla media del settore di appartenenza. Con
riferimento a questi ultimi, per essere utilizzati proficuamente è necessaria
un’accurata verifica delle loro modalità di calcolo (occorre usare la stessa
metodologia usata per l’analisi).
Una corretta analisi di bilancio per indici deve seguire alcune fasi operative:
1. studio preliminare del mercato in cui opera l’impresa da analizzare: per
valutare l’evoluzione del grado di rischio dell’investimento reale nella stessa
impresa. La performance futura di un’impresa dipende sia da variabili endogene
(legate alla struttura economica, finanziaria e patrimoniale dell’impresa) che da
variabili esogene (le prospettive generali del settore in cui opera l’impresa);
2. reperimento della documentazione e valutazione sommaria circa la sua
attendibilità: bilanci degli ultimi tre esercizi, indici riferiti al settore;
3. riclassificazione dei bilanci ufficiali: è necessaria quando i bilanci redatti
secondo le norme di legge non sempre sono idonei a fornire le variabili
indispensabili per il calcolo degli indicatori;
4. calcolo degli indici;
5. interpretazione degli indici e formulazione del giudizio sullo stato di salute
dell’impresa
2. Limiti delle analisi di bilancio
Il bilancio di esercizio rappresenta il principale strumento di informazione esterna
dell’impresa, in quanto influenza i giudizi degli operatori economici sulle
performance delle imprese e sulla loro solvibilità. La domanda che ci si pone è se
questo strumento, che esiste ormai da secoli, sia ancora adatto a soddisfare le
esigenze informative di un’economia così complessa come quella attuale. Da un lato,
il bilancio di esercizio resta ancora un indispensabile strumento di informazione
esterna per le imprese, dall’altro si ritiene che debba essere comunque affiancato da
altre informazioni utili per gli stakeholders, come informazioni che integrino la
rappresentazione delle situazioni patrimoniale, finanziaria, economica, sociale,
ambientale e umana delle imprese.
La finalità delle imprese aventi scopo di lucro è la creazione di nuovo valore
economico. Un’impresa crea valore nel momento in cui il rendimento effettivo del
capitale investito dell’attività risulta superiore al costo medio ponderato del capitale
acquisito per il finanziamento della stessa attività. Quindi la creazione di valore
dipende dalla redditività del capitale investito, il costo del capitale di credito, il
rischio di impresa e il rapporto tra capitale di credito e di rischio. Dal bilancio di
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esercizio sono desumibili il costo del capitale di credito e il rapporto tra capitale di
credito e di rischio, ma non il rischio di impresa (che dipende da molteplici fattori).
Per quanto riguarda invece la redditività del capitale investito, il ROI ha sempre
rappresentato la tradizionale modalità di misura del rendimento del capitale investito
negli investimenti operativi aziendali, ma secondo alcuni sarebbe troppo condizionato
dalle convenzioni contabili e quindi da valutazioni troppo soggettive, per cui sono
state proposte delle alternative che però riscontano gli stessi problemi. Ne deriva che
il problema non è tanto quello di considerare superato lo strumento del bilancio di
esercizio, ma di renderlo più adeguato alla soddisfazione delle esigenze degli
stakeholders.
2. 1. Il problema dell’affidabilità e dell’attendibilità dei bilanci: (esempio) il caso
Enron
*
Il problema dell’affidabilità e dell’attendibilità delle informazioni fornite dal
bilancio di esercizio si è accentuato in seguito agli scandali che hanno coinvolto
imprese come la Enron e la WordCom (operanti nei settori dell’energia e delle
telecomunicazioni), accusate di aver “truccato” i loro bilanci. Negli Stati Uniti, i
bilanci delle aziende quotate in borsa devono essere certificati secondo regole decise
dalla SEC (equivalente della CONSOB italiana) per garantire gli investitori che le
informazioni fornite sul mercato siano veritiere. Perciò, i mercati assumono
generalmente che le informazioni finanziarie passate al setaccio dai regolamenti SEC
siano accurate. Queste informazioni divengono poi la base per l'evoluzione spontanea
dei prezzi di un qualsiasi titolo finanziario, non solo nelle borse americane, ma in
quelle di tutto il mondo. .
Enron, usando una miriade di partner e sussidiarie, ha per anni presentato bilanci che:
- non includevano propriamente "debito" di cui era responsabile;
- includevano impropriamente "fatturato" che non aveva incassato;
con il risultato di proporre al pubblico degli investitori indici di performance che non
rispecchiavano la realtà. I “colpevoli” di tale atto sono stati identificati nei manager
di Enron e nei partner di Arthur Andersen, che fino a ieri era considerata il leader
mondiale per certificazione e consulenza contabile.
Le ragioni sono due e riguardano il tipo di informazioni contabili richieste dalla SEC
e l'etica con cui questa esegue la sua missione.
Partendo dal mercato delle informazioni finanziarie, l compito più importante di
Arthur Andersen era di certificare il bilancio di Enron secondo i regolamenti federali
americani. Questi requisiti contabili si basano sulla presunzione di riportare sempre le
informazioni ricercate dall'investitore. Ma ognuno di questi richiede informazioni
*
tratto dall’articolo “L'ombra del Capitalismo Politico Enron e Worldcom: perché é successo” di Massimiliano Neri
(giugno 2002)
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diverse, perciò alcuni considerano molto importanti i dati certificati dal mandato
federale, mentre altri no.
Alterando l'incentivo alle aziende a pubblicare (e agli investitori a ricercare)
informazioni caso per caso, questi regolamenti hanno creato una situazione di rischio
non compreso. Il pubblico degli investitori accetta le direttive SEC in virtù della sua
credibilità istituzionale e reputa credibile un bilancio firmato da Arthur Andersen
secondo le indicazioni SEC. Gli investitori, pertanto, si basano su indicatori decisi
dallo Stato, uguali per tutti, senza considerare che restano possibili meccanismi di
frode finanziaria non previsti dal framework della SEC.
Una tale situazione di rischio non sarebbe stata tollerata se il rilascio di queste
informazioni fosse stato delegato maggiormente al mercato. Quando si parla di
delegare maggiormente al mercato la raccolta e l'interpretazione delle informazioni
finanziarie che contano, s'intende proprio andare al di là dei regolamenti contabili
imposti da un'istituzione pubblica per raccogliere quella conoscenza disseminata nella
miriade di operatori che appunto agiscono nel mercato e che sono portatori di
informazioni uniche e fondamentali.
Le istituzioni private che incarnano la mecca delle informazioni finanziarie sono le
Agenzie di Credit Rating (nel sistema italiano, causa la sua arretratezza, non esiste
questo concetto). Esse raccolgono informazioni sul mercato e le analizzano per dare
un voto a tutti i protagonisti dei mercati, dalle società quotate in borsa agli stati
sovrani che emettono obbligazioni. Sono in sostanza degli intermediari di
informazioni. Nel loro lavoro di analisi, non si limitano a reinterpretare i bilanci
passati al vaglio dei regolamenti SEC, ma considerano "tutte" le informazioni, anche
non contabili, che possono essere utili per esprimere un giudizio su un particolare
titolo finanziario.
La loro importanza sta proprio nella capacita' di offrire al pubblico degli investitori
giudizi che vanno oltre il framework contabile previsto dalla SEC e possono quindi
innescare meccanismi di allarme qualora una società abbia bilanci legalmente in
regola ma adotti un comportamento che può lasciare perplesso il mercato.
La necessita' di delegare maggiormente al mercato il rilascio e la ricerca delle
informazioni finanziarie si concretizza nel bisogno di allargare il mercato delle
agenzie di credit rating, per sfruttare sia la qualità delle informazioni finanziarie che
esso produce, sia il meccanismo di controllo che si genera dalla concorrenza fra le
diverse agenzie.
Da questo punto di vista la vicenda contabile Enron assume tutto un altro aspetto:
quando gli investitori sono assuefatti da regole statali predeterminate e si disabituano
alla buona pratica del ricercare le informazioni che caso per caso andrebbero
analizzate, accade che i mercati diventano meno efficienti nell'individuare il rischio
in società che operano come Enron.
Ma occorre porsi anche un altro dilemma, oltre a quello riguardante l’ “inefficienza”
dei mercati finanziari, e questo concerne il controllo del regolatore. Vi è infatti una
lista di provvedimenti presi da agenzie pubbliche che lasciano sbalorditi per il
conflitto di interessi che hanno generato, il tutto alla luce del sole della legalità, ad
esempio, nel marzo 1997 Enron assunse un ex direttore SEC, strategia che consentì di
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ottenere più tardi una speciale esenzione da alcune pratiche contabili, che gli
permettevano di depennare dai bilanci ufficiali operazioni come partecipazioni
all'estero. Questa misura permise alla società di Huston di scaricare debito sulle
conglomerate estere e, in ultima analisi, di far quadrare i bilanci offrendo agli
investitori indici di performance fasulli.
In definitiva, per ottenere dei bilanci affidabili gli addetti ai lavori dovrebbero
perseguire alcuni obiettivi, come la rapida emanazione di principi contabili
internazionali universalmente accettati, una profonda riforma del sistema della
revisione e certificazione dei bilanci e una forte riduzione dei rischi di conflitti di
interesse (problematiche piuttosto complesse). L’analisi per indici può risultare un
utile strumento per individuare eventuali anomalie e scorrettezze dei bilanci.
E’ indubbio che laddove opera la “certificazione dei bilanci” le indagini esterne
trovano in essa un supporto di attendibilità, in quanto un bilancio certificato è un
bilancio che è già stato sottoposto ad un esame critico. In ogni caso, una buona analisi
di bilancio presuppone un controllo tendente ad accertare l’esistenza di una
“quadratura logica” dei dati contabili.
3. Il contenuto delle analisi di bilancio
La gestione aziendale può essere osservata sotto tre principali aspetti:
- aspetto finanziario, che esamina le relazioni tra fabbisogni di capitale e
relative modalità di copertura e tra correlati flussi di entrate e flussi di uscite
monetarie e finanziarie;
- aspetto economico, che osserva le relazioni fra costi e ricavi per analizzare la
redditività dell’impresa;
- aspetto patrimoniale, che esamina la relazione tra il patrimonio netto e il
capitale di credito, ovvero tra capitale proprio e debiti.
Pertanto, la gestione viene considerata sotto il triplice profilo della liquidità (aspetto
finanziario), della redditività (aspetto economico) e della solidità (aspetto
patrimoniale).
Osservando la relazione tra costi ed uscite numerarie e tra ricavi ed entrate numerarie,
è possibile dedurre che i costi ed i ricavi rappresentano le corrispondenti variazioni
numerarie riclassificate nell’aspetto economico secondo la loro causa di
manifestazione. La dinamica finanziaria della gestione è quindi costituita da entrate
ed uscite di diversa natura: queste possono essere generate, ad esempio, dal
conseguimento di ricavi o dal sostenimento di costi, dal sorgere o dall’estinguersi di
crediti o debiti, o da conferimenti o rimborsi di capitale. Per via dello stretto
collegamento tra il flusso delle entrate e delle uscite finanziarie, si parla spesso di
“dinamica economico-finanziaria” della gestione.
Una fondamentale distinzione è quella tra struttura finanziarie e situazione finanziaria
di un’impresa:
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- la struttura finanziaria è rappresentata dall’esame della composizione dei
fabbisogni di capitale originati dalla gestione (impieghi) e della composizione
della copertura di tali fabbisogni, pertanto si concretizza nell’analisi delle
relazioni tra struttura degli investimenti e struttura dei finanziamenti;
- la situazione finanziaria è invece riferita ad un dato periodo di tempo futuro
ed è la relazione che si può istituire tra le i fabbisogni (o impieghi) di capitale e
le relative fonti di finanziamento, ovvero le disponibilità monetario-finanziarie
sulle quali l’impresa può fare affidamento nel periodo considerato.
La situazione finanziaria dell’impresa rappresenta, pertanto, l’attitudine a
fronteggiare le uscite imposte dallo svolgimento della gestione, tempestivamente e in
modo economico, ed allo stesso tempo la capacità di disporre, economicamente e in
ogni istante, dei mezzi di pagamento necessari e sufficienti agli effetti del
conveniente esplicarsi della gestione medesima.
Il patrimonio dell’impresa è costituito dall’insieme dei suoi beni economici, e
precisamente da componenti positivi (“attività patrimoniali”) e da componenti
negativi (“passività patrimoniali”): la differenza rappresenta il patrimonio netto. Il
sistema aziendale si presenta in “equilibrio patrimoniale” quando sono giudicate
equilibrate le relazioni tra patrimonio netto e debiti e tra patrimonio netto e capitale
sociale versato dai soci.
La struttura economica di un’impresa è definita dalla composizione dei componenti
di reddito, ovvero la struttura dei costi e la struttura dei ricavi, che ne formano il
conto economico. La struttura dei costi comprende gli elementi negativi di reddito,
mentre la struttura dei ricavi comprende gli elementi positivi di reddito.
Studiare la situazione economica di un’impresa significa individuare la sua attitudine
a trattenere ed attrarre tutti i fattori produttivi di cui necessita; il risultante giudizio di
redditività è soddisfacente solo se tale attitudine si presenta stabilizzata nel tempo, in
modo da conferire all’impresa le caratteristiche della durabilità e della solidità
economica. A tal fine vengono analizzati due principali aspetti:
- relazioni tra flussi di costi e flussi di ricavi;
- analisi del mercato in cui opera l’impresa.
In particolare, ci si focalizza su:
- l’analisi del “grado di attività” dell’impresa(ad esempio, la potenzialità
produttiva);
- l’analisi di “efficienza economica” intesa come produttività interna e come
competitività esterna;
- l’analisi delle “condizioni di elasticità” intese come duttilità di comportamento
di fronte alla variabilità delle condizioni ambientali o di mercato.
4. Il bilancio d’esercizio
Il bilancio d’esercizio è disciplinato, nell’ambito della normativa civile, dagli artt.
2423-2435bis del Codice Civile, dal D. Lgs. n. 58/1998 (per quanto concerne la
relazione di revisione e la relazione del collegio sindacale delle società con azioni