INTRODUZIONE
Il presente lavoro di tesi è nato innanzitutto come una possibilità data dall‟azienda Ecol
Studio Srl di effettuare un‟esperienza formativa nel mondo del lavoro e dalla necessità della
stessa di effettuare un controllo sui suoi più diretti concorrenti. Infatti, è già qualche anno
che l‟azienda si avvale di laurendi della facoltà di Economia di Pisa per effettuare indagini
di tipo economico-finanziario che mostrino la posizione di Ecol Studio rispetto ad alcuni dei
concorrenti via via individuati come rilevanti.
Le aziende concorrenti con le quali è stata confrontata Ecol Studio, sono state indicate
dall‟azienda stessa, considerando come rilevanti ai fini dell‟analisi principalmente le
aziende del settore che hanno la sede in Toscana. Per completezza dobbiamo dire però che
sono state inserite anche alcune aziende, nello specifico due, che non rientrano nel criterio
di selezione adottato, ma si è ritenuto rilevante comprenderle perché sono i due più
importanti competitor a livello italiano, di cui una è anche la leader del mercato.
Il presente lavoro è stato organizzato in tre capitoli.
Il primo capitolo del presente lavoro rappresenta la base teorica su cui si fonda il caso
pratico. E‟ possibile suddividere il capitolo in tre parti. Nella prima parte siamo andati a fare
una ricerca storica sul significato dell‟analisi di bilancio nella dottrina prevalente, partendo
dal pensiero di Besta e di Zappa, passando per Ceccherelli, Riparbelli, Giannessi e Caprara,
vedendo l‟evoluzione nel tempo del suo ruolo. Nella seconda parte, invece abbiamo
sinteticamente rilevato cos‟è l‟analisi di bilancio oggi e come si effettua, le riclassificazioni
dello stato patrimoniale e del conto economico più utilizzate e gli indicatori principali.
Infine nella terza parte abbiamo presentato la diagnosi strategica, la sua definizione, lo
stretto collegamento con l‟analisi di bilancio, le attività di cui si compone e gli aspetti della
strategia che va ad indagare.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alla conoscenza dell‟azienda Ecol Studio. Se ne
sono infatti delineati i tratti principali della sua storia, la mission, i valori che l‟hanno
fondata e fatta crescere, i riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni fino ad arrivare
all‟organizzazione attuale, con l‟esplicitazione dell‟attività svolta e dei settori nei quali
opera.
7
Nel terzo capitolo si andranno a spiegare le modalità di svolgimento dell‟analisi dei
concorrenti della società e i risultati che da essa sono derivati. Il capitolo avrà quindi lo
scopo di mostrare la posizione della società rispetto ai competitor sia globalmente
considerati che tramite una suddivisione in cluster in base al fatturato registrato dalle
aziende nel periodo temporale preso a riferimento.
9
CAPITOLO I.
L’ANALISI DI BILANCIO IN CHIAVE DI DIAGNOSI
STRATEGICA
1.1. L’analisi di bilancio: una overview storica
Il presente capitolo ha lo scopo di andare alle origini rispetto all‟argomento del presente
lavoro, l‟analisi di bilancio in chiave di diagnosi strategica, e di ripercorrere quelle che sono
state le tappe fondamentali dell‟evoluzione dell‟analisi di bilancio nel nostro paese, perché
conoscere le origini ci può aiutare a capire meglio come siamo arrivati oggi ad effettuare
determinate operazioni e determinate scelte. Tratteremo poi in modo più analitico l‟analisi
di bilancio, i principali indicatori e alla fine del capitolo affronteremo l‟argomento della
diagnosi strategica.
La letteratura in materia è molto vasta, ma esula dal presente lavoro una trattazione
completa e approfondita dei vari autori e correnti di pensiero.
Sono stati individuati alcuni dei più autorevoli maestri che per le loro intuizioni e i loro
scritti, il loro pensiero originale, hanno apportato un contributo fondamentale all‟evoluzione
della dottrina.
Il primo autorevole maestro esaminato è Gino Zappa, ma non è possibile parlare di Zappa
senza fare riferimento ad un altro grande maestro e predecessore Fabio Besta.
Zappa ha contribuito ad effettuare un‟opera di rinnovamento rispetto alle teorie di Besta
1
, in
quanto Zappa è il “padre” dell‟Economia Aziendale, cioè la scienza che studia le condizioni
di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende
2
e si compone di tre elementi:
• Organizzazione;
• Tecniche amministrative;
• Ragioneria o rilevazione
3
.
1
Cfr. Giannessi E. (1969), Considerazioni critiche intorno al concetto di azienda, Giuffrè, Milano, pg 474.
2
Zappa G. (1927), Tendenze nuove negli studi di ragioneria, discorso inaugurale dell‟anno accademico 1926-1927 nel
R. Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia, S.A. Istituto editoriale scientifico, Milano, pg
30.
Precedentemente all‟intuizione del maestro, ciascuna di queste tre dottrine è progredita in
modo asistematico, facendo solo lieve riferimento agli altri due campi
4
.
Zappa al riguardo ha avuto una grande intuizione: egli comprende l‟esigenza di coordinare
queste tre discipline in un unico campo, l‟Economia Aziendale, per affrontare i problemi in
modo sistematico.
Figura 1.1. – L‟impostazione di Zappa
Per quanto riguarda il bilancio, non dobbiamo dimenticare che i dati in esso contenuti
provengono, pur con gli opportuni assestamenti alla fine del periodo, dalle rilevazioni e che
quest‟ultime hanno come oggetto d‟indagine i fenomeni aziendali, per cui risulta chiaro
come le cifre non parlano di per sé
5
, ma si rende necessaria la conoscenza del sistema nel
quale sono sorte e i metodi e gli strumenti con i quali sono ottenute
6
. Si viene così a creare
un rapporto di dipendenza tra metodo e sistema, perché il metodo per essere efficace, cioè
per rappresentare i fatti di gestione in aderenza alla realtà richiede la fusione con il sistema
azienda. Questo fa si che come conseguenza si abbia uno stretto legame anche tra
l‟interpretazione del bilancio e lo scopo che si è seguito per la sua redazione.
3
Cfr. Zappa G. (1927), Tendenze nuove negli studi di ragioneria, discorso inaugurale dell‟anno accademico 1926-1927
nel R. Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia, S.A. Istituto editoriale scientifico, Milano,
pp 27- 29.
4
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilancio, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pp 7 e 8.
5
Zappa G. (1937), Il reddito d’impresa. Scritture doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, Giuffrè, Milano, pg
49.
6
Cfr. Zappa G. (1937), Il reddito d’impresa. Scritture doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, Giuffrè, Milano,
pg 49.
Organizzazione Ragioneria
Gestione
11
Il bilancio rappresenta un sistema di valori che ha un significato che dipende dal fine
perseguito per la sua compilazione, perchè al variare dello scopo mutano la natura e il
contenuto economico dei valori
7
.
Da questo si capisce come si sia avuto un‟esaltazione degli scopi informativi del bilancio
rispetto a quelli del controllo, che non vengono meno
8
.
Grazie all‟intuizione di Zappa il centro d‟interesse della ragioneria si sposta dal tecnicismo
contabile all‟osservazione ed interpretazione della dinamica dell‟impresa, in quanto i tre
campi dell‟Economia Aziendale non hanno solo il compito di descrivere i fatti accaduti ma
anche di dare una spiegazione causale dei fatti reali mettendo in evidenza le connessioni fra
i fenomeni indagati
9
.
Con Zappa si inseriscono nuovi tasselli anche innovativi in materia di bilancio e di
rilevazioni che poi saranno ripresi ed ampliati da molti autori successivi, tra i quali troviamo
Alberto Ceccherelli.
L‟esigenza di eseguire una interpretazione del bilancio in chiave prospettica si è sempre
avvertita dato che si sono da sempre effettuate indagini sui bilanci, anche se queste non
possono essere paragonate alla ricchezza di contenuti di oggi. Il merito e l‟onere di aver
fatto “ordine” spetta a Ceccherelli, in quanto ha definito i compiti e le finalità dell‟analisi di
bilancio
10
.
Prima di tutto individua due processi distinti, in cui benché l‟oggetto di osservazione sia lo
stesso, il capitale dell‟impresa, il contenuto è diverso: quello di formazione del bilancio e
quello della sua interpretazione
11
.
7
Cfr. Zappa G. (1948), Bilanci di imprese commerciali. Note e commenti, Giuffrè, Milano, pg 1 e 2.
8
Cfr. Ferraris Franceschi R. (1983), “Il processo formativo dell‟economia aziendale italiana, come sistema teorico
dottrinale”, in Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale”, n. 3-4 marzo-aprile, Rirea, Roma, pg 129.
9
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilanci, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pg 11.
10
Cfr. Giannessi E. (1954), Attuali tendenze delle dottrine economico-tecniche italiane, Cursi, Pisa, pag 410. Cfr anche
Giannessi E. (1979), Appunti di economia aziendale, Pacini Editore, Pisa, pag 255.
11
Cfr. Riparbelli A. (1960), La vita e l’opera scientifica di Alberto Ceccherelli, F. Le Monnier, Firenze, pg 17; si
vedano anche Ceccherelli A. (1950), Il linguaggio dei bilanci. Formazione e interpretazione dei bilanci commerciali, F.
Le Monnier, Firenze, parte I; Ceccherelli A. (1931), Le prospettive economiche e finanziarie nelle aziende commerciali,
vol.I: Gli elementi statistico-contabili dell’indagine prospettiva, F. Le Monnier, Firenze.
Come si può intuire l‟interpretazione del bilancio è sempre una fase successiva rispetto alla
sua formazione dato che l‟oggetto di osservazione è il bilancio stesso, i cui dati se sottoposti
ad un‟accurata indagine danno spunto sul trend futuro dell‟azienda.
Due sono anche le tipologie di intepretazione, una revisionale e una prospettiva.
L‟interpretazione di tipo revisionale va a valutare la correttezza dei criteri seguiti per la
redazione del bilancio, mentre con l‟interpretazione prospettiva si cerca di desumere dagli
andamenti passati, indizi sulle future evoluzioni della gestione.
Quest‟ultimo tipo di interpretazione può richiedere che si adottino anche criteri valutativi
diversi rispetto a quelli impiegati per la determinazione dei risultati economici, ma questo fa
venir meno il principio della continuità della vita aziendale dato che, ad esempio, si passa
dal valore di funzionamento ai valori attuali, al valore di cessione o di liquidazione
12
.
Già da queste poche informazioni riportate rispetto al pensiero di Ceccherelli, emerge che il
bilancio non è più solo un documento che mostra a posteriori gli andamenti dell‟azienda, ma
si introduce un nuovo concetto: la prospettiva, cioè la necessità di percepire i risultati futuri.
Le teorie di Ceccherelli hanno segnato una tappa fondamentale negli studi di Economia
Aziendale, in quanto dai suoi scritti emerge un potenziamento degli scopi informativi del
bilancio, il cui compito primario diventa quello di formulare giudizi sul futuro svolgimento
della gestione
13
.
Le sue teorie hanno senza ombra di dubbio influenzato molto, un altro autore, forse meno
conosciuto, Alberto Riparbelli, ma per questo non meno importante per la sua opera di
sviluppo dell‟analisi di bilancio. L‟autore al riguardo sostiene che l‟interpretazione del
bilancio, che si sviluppa nella valutazione degli indici e dei rapporti, è utile per ricavare
indizi e sintomi necessari per effettuare diagnosi e prognosi della gestione dell‟impresa
14
.
Per quanto riguarda gli strumenti tipici della diagnosi, si pone particolare attenzione alle
comparazioni aziendali e interaziendali, cioè nel tempo e nello spazio
15
.
Il processo interpretativo per Riparbelli è composto da tre tipi di indagine:
• Economica;
• Finanziaria;
12
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilanci, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pg 13.
13
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilanci, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pg 19.
14
Cfr. Riparbelli A. (1950), Il contributo della Ragioneria nell’analisi dei dissesti aziendali, Vallecchi, Firenze, pg 28
15
Cfr. Riparbelli A. (1969), “Le comparazioni aziendali ed interaziendali”, in Rivista Italiana di Ragioneria, n.7 luglio,
Rirea, Roma, pp 215-223.
13
• Patrimoniale.
Il primo tipo di indagine ricerca i fattori interni ed esterni che condizionano la redditività
aziendale; il secondo tipo di analisi prevede che vengano riclassificati i componenti attivi e
passivi del capitale, i primi in base alla liquidabilità e gli altri in base al periodo di
estinzione. Comunque la situazione finanziaria non è apprezzabile in una visione statica
com‟è quella tipica del bilancio di esercizio, ma necessita di valutazioni prospettiche
dell‟evoluzione dell‟ambiente e dell‟azienda.
L‟ultimo tipo di analisi, quella a carattere patrimoniale, fa emergere due aspetti, quello
qualitativo del capitale e quello della variabilità del capitale da un punto di vista
quantitativo
16
.
Quindi il punto di partenza per effettuare un‟analisi sulla gestione aziendale è il bilancio, ma
non basta: bisogna tener conto sia dei criteri che sono stati seguiti per redigere il bilancio
(perché ricordiamo, se mutano gli scopi, mutano anche i criteri di redazione), sia di tutta una
serie di elementi extra-contabili che sono caratterizzati da incertezza
17
.
Tutti questi elementi sono oggi la base per effettuare l‟analisi di bilancio, come la
riclassificazione dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico, le necessarie
comparazioni nel tempo, per vedere il trend dell‟impresa e nello spazio, per confrontare il
trend dell‟impresa con quelli delle aziende del proprio settore.
Nella scelta dei maestri più esimi da inserire in questo lavoro, non potevamo non includere
il pensiero di Egidio Giannessi.
16
Cfr. Riparbelli A. (1950), Il contributo della Ragioneria nell’analisi dei dissesti aziendali, Vallecchi, Firenze, pp
106-114; si veda anche Riparbelli A. (1957), “Dissesti aziendali”,in AA.VV., Convegno di studio sulla Ragioneria e
Tecnica Commerciale, Firenze, 26-30 marzo 1957, Roma, pp 160-161.
17
Cfr. Riparbelli A. (1938), “La partita doppia”, in AA.VV., Studi in menoria di A.V.Crocini, F. Le Monnier, Firenze,
pg 19.
Per quanto il bilancio sia un documento indispensabile per rappresentare la situazione
economica, patrimoniale e finanziaria dell‟azienda, il Giannessi è molto critico sulla sua
capacità di rappresentare in modo fedele la realtà aziendale, in quanto non riesce a far
emergere le interrelazioni e le interdipendenze che riguardano i fenomeni aziendali, come ad
esempio, le relazioni tra le persone all‟interno dell‟azienda, i rapporti con le altre aziende e
con gli stakeholders, ecc, sempre più importanti. In più, oltre ad essere una sintesi
artificiosa, rispecchia per forza di cose, una realtà già superata nel momento stesso in cui
viene formato. Non per questo il risultato d‟esercizio dipende solo da tutte le operazioni che
si sono concluse al momento della redazione, ma dipende anche da valutazioni (stime e
congetture) sul capitale che sono legate ad operazioni future e quindi al risultato stesso,
quindi i valori di bilancio derivano sia da dati storici che da dati previsionali
18
.
Adesso per completezza di analisi vogliamo riportare anche la posizione di uno studioso,
Caprara, il cui pensiero non è del tutto condiviso dalla dottrina italiana
19
. L‟autore tende a
negare ogni tipo di corrispondenza sia tra singoli valori di attivo e passivo sia tra classi e
strutture degli stessi valori
20
. Su questo argomento si ritrova il pensiero di molti autori che,
se pur con posizioni diverse gli uni dagli altri, riconoscono la possibilità di attuare e
mantenere nel tempo una corrispondenza almeno tra classi di valori
21
.
Queste diverse posizioni si ripercuotono sull‟analisi di bilancio e in particolare sulla
metodologia dei quozienti, strettamente legata al dibattito.
18
Cfr. Giannessi E. (1960), Le aziende di produzione originaria, vol. I: Le aziende agricole, Cursi, Pisa, pg 818. Si
vedano anche Giannessi E. (1978), “Osservazioni intorno al significato dei bilanci”, estratto da Studi in memoria di
Federigo Melis, vol. V, Giannini Editore, Napoli, pp 464-465; Giannessi E. (1982), Il “Kreislauf” tra costi e prezzi
come elemento determinante delle condizioni di equilibrio del sistema d’azienda, Giuffrè, Milano.
19
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilanci, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pg 61.
20
Cfr. Caprara U. (1987), “Un fondamentale principio di economicia aziendale per la valutazione dell‟affidabilità
creditizia”, in Finanza Marketing e Produzione, n. 3 settembre, pp 9 e 14 ; si vedano anche Caprara U. (1960),
“Finanziamenti e rischio d‟impresa”, in Rivista Bancaria, n. 5-6, maggio-giugno, pp 28-33; Caprara U. (1954), La
banca. Principi di economia delle aziende di credito, Giuffrè, Milano, pg 70.
21
Su questo aspetto si vedano: Pin A. (1982), “Correlazione finanziamenti-investimenti d‟impresa e fondamenti di
tecnica dei fidi bancari”, in AA.VV., Finanza aziendale e mercato finanziario. Scritti in onore di Giorgio Pivato,vol II,
Giuffrè, Milano; Bruni G. (1965), L‟attitudine segnaletica del bilancio d‟esercizio, C.E.I.V. Libreria Dante, Verona, pg
86 e segg; Bianchi T. (1977), I fidi bancari. Tecnica e valutazione dei rischi, UTET, Torino, pg 53 e segg; Bianchi T.
(1975), “La finanza aziendale”, in Ardemani E. (a cura di), Manuale di amministrazione aziendale, Isedi, Milano, pg 11
e segg; Pivato G. (1966), Le gestioni industriali produttrici di servizi, UTET, Torino, pg 147.
15
La strada migliore da percorrere non può essere né il rifiuto netto e radicale della
metodologia dei quozienti, né una sua accettazione incondizionata ma piuttosto riuscire ad
accogliere tutte le correlazioni tra quantità economico-finanziarie utili a trarre più
informazioni possibili; perché è vero che prendere singole voci di bilancio, ne altera il
significato, ma ciò non toglie che questa semplificazione sia molto utile per le diagnosi
aziendali anche perché ciascun indicatore non viene mai preso a se stante, ma viene sempre
considerato alla luce di quelli che sono tutti gli altri indicatori della rosa, utili all‟indagine
22
.
Quelle appena proposte sono in estrema sintesi solo alcune delle posizioni e teorie principali
della complessa e numerosa letteratura in materia di bilancio.
Dopo aver visto brevemente l‟evoluzione della dottrina, in questa seconda parte del presente
paragrafo ci occuperemo più propriamente di analisi di bilancio, cercando di spiegare che
cos‟è, gli scopi, come si effettua, gli indicatori principali ecc.
L‟analisi di bilancio è un ragionamento complesso che spesso si basa su più bilanci, per
interpretare i dati e tasformarli in informazioni, comparati nel tempo (con riferimento alla
stessa impresa) e/o nello spazio (con riferimento ad imprese diverse)
23
.
L‟analisi si basa perciò sui bilanci d‟esercizio delle imprese e l‟attendibilità dell‟analisi è
strettamente collegata a quella dei bilanci considerati, perché ovviamente se i dati sui quali
si opera non sono attendibili, nemmeno l‟analisi successiva su quei dati può essere
considerata attendibile
24
.
Come abbiamo detto i bilanci sono diversi in relazione ai vari elementi con cui sono redatti,
per cui le caratteristiche delle analisi cambiano notevolmente in base al fatto che per
esempio l‟analisi può:
a) essere svolta sia da soggetti che da soggetti esterni;
b) riguardare aspetti diversi benchè strettamente legati fra loro;
22
Cfr. Birindelli G. (1994), Aspetti tecnico-evolutivi e concettuali delle analisi di bilanci, Servizio Editoriale
Universitario di Pisa, Pisa, pp 66-68; si veda anche Barbato Bergamin M. (1974), “Il valore segnaletico degli indici di
bilancio in rapporto ai criteri seguiti per la determinazione”, in Coda V. – Brunetti G. – Barbato Bergamin M., Indici di
bilancio e flussi finanziari. Strumenti per l’analisi della gestione, Etas Kompass, Milano, pg 6 e segg.
23
Cfr. Facchinetti I. (2007), Rendiconto finanziario e analisi dei flussi,Il sole 24ore, Milano, pg 1; si veda anche:
Marchi L. (2003), “L‟analisi economico-finanziaria del profilo strategico”, in Marchi L. – Paolini A. – Quagli A.,
Strumenti di analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, pg 3.
24
Cfr. Fiori G. (2003), “Finalità, metodologie e limiti della analisi di bilancio tramite indici”, in Caramiello C. – Di
Lazzaro F. – Fiori G., Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, Giuffrè Editore, Milano, pp 7-
9.
c) riguardare o una situazione determinata o la sua evoluzione nel tempo.
Nell‟ipotesi delineata dal sub caso a) si distingue tra analisi esterne ed interne.
Nel caso dell‟analista esterno, egli può effettuare le proprie riflessioni solo sui documenti
pubblicati dall‟azienda che sono insufficienti ad un‟analisi accurata e completa della
situazione dell‟azienda.
L‟analista interno, invece, ha accesso ad un bagaglio informativo superiore che non
necessariamente riguarda dati contabili (tra cui piani e budget) ma anche informazioni non
contabili, ad esempio sulla struttura.
Nel sub caso b) le analisi si distinguono in reddituali, finanziarie e patrimoniali.
In questa ipotesi la distinzione non è assoluta in quanto comunque la gestione deve tendere
a realizzare un equilibrio che deve essere sia economico, sia finanziario che patrimoniale
(visto come risultato degli altri due).
Questi tre aspetti della realtà aziendale sono strettamente concatenati per cui anche i tre tipi
di analisi non sono sempre così facilmente distinguibili in quanto, ad esempio, le
disponibilità finanziarie delle fonti di finanziamento vengono investite nelle attività
patrimoniali necessarie allo sviluppo del processo produttivo per arrivare a conseguire un
risultato utile.
Nel sub caso c) le analisi si distinguono in statiche e dinamiche.
Le analisi statiche possono essere effettuate esaminando il bilancio dell‟azienda target o di
un gruppo di aziende similari, per cui si andrà a dare un giudizio sulla situazione
economica, finanziaria e patrimoniale dell‟azienda, o del gruppo di aziende, in quel
momento.
L‟analisi del gruppo di aziende similari non è sempre possibile o opportuno da effettuare,
infatti, è necessario che le aziende che si prendono in considerazione devono operare nello
stesso settore, ma non solo, devono avere anche condizioni di struttura, organizzative,
produttive e gestionali il più possibile simili. In più è ovvio anche che nel periodo non
devono essere intervenute operazioni straordinarie come fusioni, scissioni, scorpori in
quanto si verrebbero a fare confronti con dati non omogenei
25
.
25
Cfr. Facchinetti I. (2007), Rendiconto finanziario e analisi dei flussi,Il sole 24ore, Milano, pp 2-9; cfr. Fiori G. ( ),
“Finalità, metodologie e limiti della analisi di bilancio tramite indici”, in Caramiello C. – Di Lazzaro F. – Fiori G.,
Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, Giuffrè Editore, Milano, pp 12-21.
17
Nella realtà riuscire a trovare un numero congruo di aziende simili per tutte le caratteristiche
che abbiamo menzionato non è facile e non è nemmeno detto che esistano, perché non
dobbiamo dimenticare che ogni azienda è unica, per cui siamo costretti spesso ad accettare
dei compromessi, consapevoli che la scelta delle aziende da analizzare si rifletterà
necessariamente sulla nostra analisi.
Con le analisi dinamiche, invece, si esaminano quelle che sono state le variazioni dei valori
intervenute nel tempo. In questo modo si possono andare ad evidenziare le tendenze della
gestione aziendale.
Sia l‟analisi statica che dinamica possono essere condotte tramite delle tecniche:
• quella statica: tramite i margini e gli indici;
• quella dinamica: tramite gli indici e i flussi.
Le varie tipologie di analisi non si esauriscono qui, infatti, possono anche essere storiche e
prospettiche, cioè le prime, fanno riferimento al passato e vengono svolte per dare un
giudizio sulla gestione passata, mentre quelle prospettiche si riferiscono al futuro e vengono
svolte per esprimere un giudizio sulla capacità dell‟azienda di produrre flussi reddituali
futuri adeguati, cioè tali da remunerare in modo congruo tutti i fattori della produzione
26
.
Dopo aver effettuato un breve excursus su quelle che sono le varie tipologie di analisi, che
non si escludono a vicenda, e quindi aver stabilito lo scopo dello studio, resta da capire cosa
si rende necessario fare per svolgere quest‟analisi
27
.
Per poter effetttuare l‟analisi di bilancio si rende necessario come prima cosa andare a
riclassificare i valori presenti nel bilancio d‟esercizio in modo da aumentare le informazioni
ricavabili da tale documento.
Com‟è noto il bilancio d‟esercizio si compone di tre documenti, Stato Patrimoniale, Conto
Economico e Nota Integrativa, oltre poi alla eventuale Relazione degli Amministratori e a
quella del Collegio Sindacale e della Società di Revisione.
Lo Stato Patrimoniale può essere riclassificato secondo due modi:
26
Cfr. Facchinetti I. (2007), Rendiconto finanziario e analisi dei flussi,Il sole 24ore, Milano, pp 9-11.
27
cfr. Fiori G. (2003 ), “Finalità, metodologie e limiti della analisi di bilancio tramite indici”, in Caramiello C. – Di
Lazzaro F. – Fiori G., Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, Giuffrè Editore, Milano, pp
17-19.
• finanziario;
• funzionale o di pertinenza gestionale.
Con il metodo finanziario si distinguono gli impieghi e le fonti durevoli dagli impieghi e
fonti non durevoli, in base al tempo che gli impieghi richiedono prima di trasformarsi in
denaro e al tempo entro il quale di prevede di sostenere l‟uscita monetaria connessa al
rimborso, cioè in base al grado di liquidabilità ed esigibilità delle attività e delle passività
28
.
In base a questa distinzione gli impieghi sono divisi in due macro classi:
• l‟Attivo Fisso,
cioè gli investimenti in atto a medio e lungo termine che sono ulteriormente
suddivise in:
- immobilizzazioni tecniche materiali;
- immobilizzazioni immateriali;
- immobilizzazioni finanziarie.
• e le attività correnti che sono ulteriormente suddivise in:
- magazzino, ovvero le scorte di prodotti finiti, merci, materie e semilavorati,
ma anche ratei e risconti attivi;
- liquidità differite, ovvero valori monetizzabili a breve termine come i crediti
di funzionamento e i titoli a breve;
- liquidità immediate, ovvero valori in attesa di essere impiegati cioè presenti
in cassa e nei depositi bancari e postali.
Anche per le fonti vale un discorso analogo a quello fatto per gli impieghi, infatti, nel
passivo devono essere individuati i seguenti raggruppamenti:
• il Patrimonio Netto,
dato dal Capitale Sociale più tutte le riserve, che rappresenta una fonte di
finanziamento permanente in quanto non è prevista una scadenza per il suo rimborso.
È possibile evidenziare una particolarità in questa voce, che riguarda l‟utile di
esercizio. In particolare il fatto che può essere incluso in questa classe di valori solo
la parte di cui non è prevista la distribuzione ai soci. La parte assegnata ai soci deve,
28
Cfr. Marchi L. (2003), “L‟analisi economico-finanziaria del profilo strategico”, in Marchi L. – Paolini A. – Quagli
A., Strumenti di analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, pg 14 e segg.
19
invece, essere inserita tra i debiti a breve termine, perché rappresenta un debito
dell‟impresa nei confronti degli azionisti che viene pagato entro l‟esercizio
29
;
i debiti a media/lunga scadenza o passività consolidate di qualsiasi natura;
i debiti a breve termine o passività correnti di qualsiasi natura
30
.
Una particolarità da ricordare, è che ai fini di una più agevole comparazione delle due
sezioni dello Stato Patrimoniale è bene seguire lo stesso ordine sia nell‟esposizione degli
impieghi sia dei finanziamenti. Ad esempio, se le attività sono esposte in ordine crescente di
liquidabilità partendo dalle immobilizzazioni, è bene che anche le passività siano esposte
evidenziando come prima voce il Patrimonio Netto
31
.
Dopo aver brevemente individuato e illustrato la prima metodologia di riclassificazione,
resta da capire l‟elemento temporale discriminante tra breve e lungo periodo. In linea teorica
il “breve periodo” dovrebbe essere pari al ciclo operativo, cioè il periodo che intercorre
dall‟acquisto dei materiali e servizi del processo produttivo fino all‟incasso delle vendite.
Non è possibile però far coincidere il breve periodo con il ciclo operativo, in quanto la
lunghezza di quest‟ultimo è molto variabile nel tempo e nello spazio, cioè varia da azienda
ad azienda e anche all‟interno della stessa azienda nel corso del tempo, per cui si considera
convenzionalmente breve periodo, il periodo amministrativo che generalmente coincide con
l‟anno solare
32
.
Per cui saranno a breve, fonti e impieghi che non superano l‟esercizio successivo, mentre
saranno considerati a lungo tutti gli altri, cioè tutte quelle attività e passività che eccedono
temporalmente l‟esercizio successivo
33
.
29
Cfr. Marchi L. (2003), “L‟analisi economico-finanziaria del profilo strategico”, in Marchi L. – Paolini A. – Quagli
A., Strumenti di analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, pg 21.
30
Cfr. Facchinetti I. (2007), Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, Il sole 24ore, Milano, pp 27-30; cfr. Marchi L.
(2003), “L‟analisi economico-finanziaria del profilo strategico”, in Marchi L. – Paolini A. – Quagli A., Strumenti di
analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, pg 14 e segg.
31
Cfr. Marchi L. (2003), “L‟analisi economico-finanziaria del profilo strategico”, in Marchi L. – Paolini A. – Quagli
A., Strumenti di analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, pg 14.
32
Cfr. Caramiello C. – Di Lazzaro F. – Fiori G. (2003), Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione
aziendale, Giuffrè Editore, Milano, pp 30-32.
33
Cfr. Facchinetti I. (2007), Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, Il sole 24ore, Milano, pg 27.