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INTRODUZIONE
Ho scelto di analizzare la tematica della postmodernità all‘interno delle opere di
Zygmunt Bauman per diversi motivi. Innanzitutto, per un mio interesse nei confronti
delle problematiche sociali. Inoltre, già dalle prime occasioni in cui ho studiato tale
autore, ho ritenuto interessanti le questioni analizzate e ne ho riscontrate molte nella
realtà attuale. Per questi motivi, ritengo che le opere di Bauman siano utili per una
comprensione di tale realtà, dal momento che forniscono una efficace e dettagliata
analisi della postmodernità.
Dopo una lettura dei libri e di alcuni articoli dell‘autore, e di libri riguardanti la
posizione dei suoi interpreti principali, ho privilegiato per la mia ricerca l‘ultima parte
della produzione di Bauman, quella che si inserisce tra l‘ultima parte degli anni ‘80 del
XX secolo e i primi anni del XXI secolo, dal momento che risulta più attinente alla
tematica postmoderna. Così, ho cercato di determinare quali fossero le categorie
interpretative e le tematiche principali esposte da Bauman che potessero esprimere
questo periodo storico e di individuarle all‘interno delle opere, in modo da confrontare
le differenti posizioni oppure le affinità emergenti.
E‘ risultata, quindi, una serie di problemi che riguardano molti aspetti della
postmodernità. Innanzitutto, è rilevante il mutamento della concezione dell‘identità
all‘interno della postmodernità la quale, da condizione definitiva e raggiunta dopo una
serie di scelte, diviene mutevole e pronta ad essere dismessa quando si profilino delle
opportunità migliori, fornite pure dal mercato dei consumi. Anche le relazioni
interpersonali mutano, diventando passibili di interruzione e scioglimento con facilità.
Un aspetto della società che influenza l‘intero mondo postmoderno è quello del
consumo, e ciò è testimoniato dal fatto che il passaggio dalla modernità alla
postmodernità è stato interpretato, tra le altre spiegazioni, come il passaggio da una
società di produttori ad una società di consumatori. Ecco, così, che i consumatori
postmoderni vengono in varie opere definiti da Bauman come ―collezionisti di
esperienze‖.
Ho ritenuto utile, poi, analizzare alcune figure proposte da Bauman, ovverosia il
pellegrino per quanto riguarda la modernità, ed il flaneur, il vagabondo, il turista ed il
giocatore per quanto riguarda la postmodernità. Trattando le figure riguardanti la
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postmodernità, sopratutto, sono emerse le conseguenze di alcuni comportamenti sugli
atteggiamenti morali e politici degli individui, conseguenze che si concretizzano in una
assenza di responsabilità nei confronti dell‘Altro.
Un altro degli atteggiamenti più rilevanti per la comprensione della
postmodernità è quello che viene attuato nei confronti dello straniero. Tale
atteggiamento è profondamente ambivalente dal momento che, essendo la
postmodernità un‘epoca in cui le differenze sono considerate positivamente e come
portatrici di arricchimento culturale, lo straniero è sia desiderato per le innovazioni che
può fornire, sia temuto ed isolato per i possibili pericoli di cui è portatore per la
sicurezza individuale. In quest‘ultimo caso, come afferma Bauman, lo straniero è ―ante
portas‖, ossia isolato nei nuovi ghetti che caratterizzano le città postmoderne. Esso,
proprio per questa ambivalenza, diviene così un ―Giano bifronte‖.
Da tale analisi risulta anche la descrizione delle città postmoderne, caratterizzate
da una ricerca indomita di un senso di comunità, e da una sorveglianza con ogni mezzo
per la protezione personale. Le città postmoderne sono, inoltre, caratterizzate da svariati
luoghi pubblici ma non civili, nei quali l‘interazione tra le persone diviene irrilevante. A
parere di Bauman, la ricerca della comunità tradizionale è destinata a rimanere senza un
esito, poiché le città postmoderne possono essere solo dei surrogati di tale comunità.
Un‘altra caratteristica riguardante gli individui postmoderni è il loro distacco
dalla politica, considerato spesso in maniera negativa. Tale distacco è spiegato da
Bauman con il fatto che, mentre il potere è sempre più globale ed extraterritoriale, la
politica rimane ancorata a livello locale e spesso non riesce a risolvere le problematiche
riguardanti il nuovo mondo postmoderno. Emerge, così, un questione aperta proposta da
Bauman, ovverosia una riprogettazione ed un ripopolamento dell‘agorà, cioè di quegli
spazi pubblici/privati in cui si possano prendere decisioni influenti sulla collettività. Ciò
potrebbe consistere anche in un‘elevazione delle forze politiche a livello globale.
Nella società postmoderna è onnipresente l‘incertezza causata da vari aspetti, tra
cui le condizioni precarie di vita e di lavoro e le nuove pragmatiche delle relazioni
interpersonali. Tale incertezza si riflette anche nelle concezione del corpo,
contemporaneamente recettore di sensazioni e da tenere sotto controllo contro possibili
minacce. Dalla problematica del corpo emerge un‘altra questione aperta, ossia le nuove
frontiere dell‘ingegneria genetica e le loro conseguenze nel futuro.
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La postmodernità, inoltre, comporta un diverso atteggiamento verso il sacro e la
trascendenza. Infatti, l‘immortalità viene decostruita attraverso una serie di esperienze a
cui tutti possono accedere, come la notorietà momentanea, l‘appartenenza a comunità
transitorie che possano fornire sicurezza o gli eventi artistici non duraturi. Tale fatto
porta con sé un‘altra questione aperta, dal momento che questa è la prima epoca a
privilegiare l‘effimero piuttosto che il duraturo, e le conseguenze di tale processo si
potranno verificare solo in futuro.
Ho analizzato le posizioni di alcuni tra i principali interpreti di Zygmunt
Bauman, ovverosia quella di Keith Tester all‘interno della introduzione dell‘opera di
Bauman Società, etica, politica. Conversazioni con Zygmunt Bauman, quella di Peter
Beilharz all‘interno della sua opera Zygmunt Bauman. Dialectic of Modernity, e quella
di Dennis Smith all‘interno della sua opera Zygmunt Bauman. Prophet of
Postmodernity. Queste tre posizioni sono importanti per diversi motivi.
Tester e Beilharz sono accomunati dal fatto che pongono la produzione di
Zygmunt Bauman in contrasto con i grandi sistemi, il primo affermando che Bauman
considera la sociologia come riguardante l‘esperienza umana nella sua interezza, il
secondo sostenendo che l‘opera di Bauman è differente dai sistemi di Jurgen Habermas
o di Michel Foucault. Inoltre, sia Tester che Beilharz concordano nel ritenere importante
il richiamo di Bauman all‘incertezza ed all‘ambivalenza presenti all‘interno della vita
sociale.
Per quanto riguarda le influenze di diversi autori su Bauman, Tester rileva quelle
di Gramsci e Simmel, mentre secondo Beilharz Bauman è rappresentante della teoria
critica ed erede della Scuola di Francoforte. La posizione di Beilharz è poi importante
perché sottolinea il distacco operato da Bauman nei confronti di Martin Heidegger e, per
contro, la sua vicinanza sia ad allievi del filosofo tedesco, come Hannah Arendt ed
Emmanuel Levinas, sia ad un altro importante autore come Max Weber. La posizione di
Smith è, invece, completamente diversa da quelle considerate, dal momento che Smith
ritiene importante per la produzione di Bauman la sua biografia, e la mette direttamente
in connessione con l‘assimilazione da parte di Bauman dell‘esperienza postmoderna.
Analizzando in dettaglio tali posizioni, si nota che Keith Tester all‘interno della
introduzione dell‘opera di Bauman Società, etica, politica. Conversazioni con Zygmunt
Bauman, tratta prima della vita dell‘autore, poi delle sue opere ed infine delle
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motivazioni che lo spingono a trattare la postmodernità. Innanzitutto, Tester compie un
riferimento alla posizione di Dennis Smith, con la quale più avanti si porrà in contrasto,
e lo fa citando la biografia di Bauman pubblicata dallo stesso Smith, nella quale
quest‘ultimo, dopo avere affermato che Bauman è uno dei più interessanti ed influenti
commentatori della nostra condizione umana, sostiene che i libri ed i saggi di Bauman
sono significativi per comprendere la natura del mondo in cui viviamo perché egli ha
vissuto tutte le caratteristiche principali del presente.
Tester espone, quindi, un breve riassunto della vita di Bauman. Egli nacque nel
1925 in una famiglia polacca priva di mezzi, con la quale fuggì in Unione Sovietica nel
1939, al momento dell‘invasione nazista della Polonia. Dopo essersi arruolato
nell‘esercito polacco ed avere combattuto sul fronte russo, intraprese la carriera
accademica nei primi anni Cinquanta e insegnò presso l‘Università di Varsavia fino al
1968, quando le autorità comuniste, durante una campagna antisemita, lo esiliarono. Nel
1971 divenne docente di Sociologia all‘Università di Leeds, dove rimase fino al
pensionamento, avvenuto nel 1990.
Tester passa poi a trattare le opere di Bauman. A suo parere, si potrebbe
affermare che, ad esempio, le figure del vagabondo e del turista, presenti nei libri di
Bauman sulla postmodernità, potrebbero riflettere le sue esperienze di esilio forzato.
Oppure, si potrebbe ricondurre il suo impegno nel nome di una morale solida ed
indipendente dalle volontà personali al desiderio di trovare nuove forme di radicamento
in un mondo dominato dalla vita organizzata per le esperienze del turista. Tuttavia,
Tester si pone in una posizione polemica rispetto a tutto ciò, e sostiene che ricondurre
gli interessi di Bauman a questioni biografiche, come fa Smith, comporta alcuni
problemi.
Innanzitutto, sostenendo che la produzione di Bauman è semplicemente una
conseguenza delle sue esperienze personali, bisognerebbe affermare la stessa cosa per
chiunque altro. In secondo luogo, non si comprende quello che questo sociologo
propone. Tester compie, a proposito di ciò, un‘importante citazione di Peter Beilharz,
secondo la quale Bauman non è propenso a raccontare la storia della sua vita. Questo
atteggiamento si fonda sulle motivazioni morali e sociologiche descritte da Richard
Sennet all‘interno di Il declino dell’uomo pubblico. In tale opera Sennet sostiene che la
cultura contemporanea ha eroso la vita pubblica ad un punto tale che il confine tra
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privato e pubblico non esiste più. Prova di ciò sono, ad esempio, i talk show televisivi o
le biografie create apposta per il mercato. Secondo Sennet, tale tipo di cultura segna la
fine della vita pubblica, e tutto ciò è presenti anche nella trattazione di Bauman riguardo
alla postmodernità. Il rifiuto di Bauman di parlare della sua biografia è, quindi, il rifiuto
di prendere parte a tale meccanismo culturale. Afferma Tester: <<Bauman rifugge la
dimensione autobiografica in modo che sia invece possibile sostenere e praticare la vita
pubblica, l‘unico tipo di vita che possa costituire il fondamento di una politica
rispettosa e dai saldi principi>>
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E‘ dunque evidente, secondo Tester, che la pratica sociale richiede di non
fondarsi sulla biografia e di considerare qualcosa di più importante sul piano pubblico.
Tale argomentazione è anche connessa agli argomenti morali che ricorrono nelle opere
di Bauman sulla postmodernità, secondo i quali il punto è vivere per l‘altro. Un‘altra
rilevante affermazione di Tester è quella secondo la quale Bauman è un individuo
privato che esorta a partecipare alla vita pubblica.
Egli passa poi ad affrontare la produzione di Bauman. A parere di Tester,
Bauman sintetizza quello che accade e quello che è importante riguardo la
contemporaneità e lo offre al pubblico dibattito. Qui si trova anche il punto più
importante per quanto riguarda l‘analisi di Tester, ovverosia l‘affermazione per cui lo
stesso Bauman non è un costruttore di sistemi. Bauman, infatti, ritiene che la sociologia
catturi ed abbracci l‘esperienza umana nella sua interezza; l‘esperienza umana non tiene
in considerazione i confini tra la sfera sociale, politica o economica, e la stessa cosa fa
la sociologia. Egli sostiene, così, che i confini interdisciplinari debbano essere ignorati a
vantaggio di una conoscenza più completa e pertinente del mondo sociale.
Questa posizione di Tester riguardo alla produzione di Bauman è espressa
chiaramente nell‘affermazione per cui quella di Bauman è una sociologia all‘insegna
dell‘eclettismo e dell‘universalità. Tester mostra che, secondo Bauman, si ha bisogno di
una sociologia mutevole per comprendere la mutevolezza della vita umana. Inoltre,
Bauman intende dimostrare che esiste un‘alternativa a quanto oggi sembra naturale,
ovvio, inevitabile. Tale interesse, come si è già considerato, è conseguente all‘influenza
esercitata su Bauman da due autori: Antonio Gramsci e Georg Simmel.
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Zygmunt Bauman, Keith Tester, Società, etica, politica. Conversazioni con Zygmunt Bauman,
Cortina, Milano, 2002, pag. 4.
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L‘opera di Gramsci ha fatto comprendere a Bauman che gli esseri umani
possiedono in sé la capacità di creare il mondo, e che il ―senso comune‖ promosso dalle
strutture dell‘ordine costituito è l‘unico motivo per cui nessuno utilizza tale potenziale.
Gramsci gli ha mostrato che i fatti possono cambiare e che esistono alternative. In
questo senso, la cultura diviene espressione della consapevolezza dell‘esistenza di
un‘alternativa.
D‘altro canto, Simmel ha mostrato a Bauman che l‘ambivalenza e l‘incertezza
sono l‘essenza di quella vita sociale di cui la sociologia cattura il flusso. Tester ritiene
essere conseguenza di ciò il fatto che Bauman non si interessi della sociologia
americana parsoniana e post – parsoniana, la quale insiste sul problema dell‘ordine.
Bauman obietterebbe che questo non è tanto una questione di categorie sociologiche,
quanto un problema politico e materiale per gli uomini. Bauman fa, nella descrizione
operata da Tester, una sociologia eclettica per dimostrare che il mondo può essere
diverso da quello che è e che esiste un‘alternativa.
L‘analisi di Tester è poi rilevante quando si sofferma sulle motivazioni per cui
Bauman fa quello che fa. Tester, infatti, sostiene che secondo Bauman le questioni
morali non possono essere ridotte a volontà personali, a posizioni ed esperienze di
gruppi specifici o a procedure metodologiche, ma nemmeno possono essere analizzate
movendo da qualcosa di più fondamentale. La moralità, a parere di Bauman, riguarda
l‘impegno verso l‘altro. Egli lega la pratica della sociologia a valori che appartengono
ad altri campi oltre che alla sociologia stessa e che si rivolgono a tutti gli uomini.
Bauman è motivato da tutto ciò. Tester conclude affermando che il lavoro di Bauman è
guidato da un grande impegno verso l‘umanità.
Importante per la comprensione della produzione di Bauman è l‘opera di Peter
Beilharz Zygmunt Bauman. Dialectic of Modernity. Nella prefazione, Beilharz afferma
che Bauman è spesso riconosciuto come il maggiore rappresentante sociologico per
quanto riguarda l‘analisi della postmodernità. Inoltre, a parere di Beilharz, l‘opera di
Bauman è estesa e varia e, come si è già considerato, nega la natura sistemica o la
traiettoria relativamente chiara che caratterizza altri autori come Jurgen Habermas o
Michel Foucault. Si nota qui la vicinanza tra la posizione di Beilharz e quella di Tester.
L‘interesse dell‘opera di Bauman è, secondo Beilharz, dovuto ad una combinazione di
comprensione sociologica e di capacità personale. Il suo approccio non è quello del
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sociologo professionale, ed il suo esempio classico è Simmel, non Durkheim. Beilharz,
nell‘affermare l‘influenza di Simmel su Bauman, si pone ancora nella stessa posizione
di Tester.
La conclusione di Zygmunt Bauman. Dialectic of Modernity è importante perché
in essa Beilharz propone un confronto tra Bauman ed altri autori. Beilharz afferma che
Bauman è, tra le altre cose, un messaggero culturale tra noi ed i suoi pari, e tra noi ed i
classici della teoria sociale. Il campo più vasto in cui si inserisce è, come si è già
considerato, principalmente quella che ancora oggi viene chiamata teoria critica, la
quale comincia con Marx e prosegue attraverso le opere della Scuola di Francoforte ed i
suoi percorsi paralleli francesi, rappresentante dei quali è Foucault. Beilharz rileva che
poiché la teoria critica, nel senso principale, è una critica della modernità, di
conseguenza anche il lavoro di Bauman è necessariamente un contributo a tale critica.
La struttura e l‘ordine sono tra le caratteristiche fondamentali della modernità, e,
a parere di Beilharz, vengono sottoposte da Bauman ad una critica. Tuttavia, egli rimane
ambivalente, piuttosto che in una posizione negativa, rispetto al mondo che viene
generato. La nostra, come Beilharz afferma anche nel titolo di tale opera, è una
dialettica della modernità. La modernità ed il modernismo si scontrano con
l‘ambivalenza, ed anzi la favoriscono; la moderna volontà di controllo è profondamente
superstiziosa, ed in questo senso la modernità rimane tradizionalista piuttosto che
pienamente moderna.
Un altro punto di rilievo dell‘analisi di Beilharz è quello nel quale si tratta del
rapporto tra Bauman ed il postmoderno, ed in cui lo stesso Beilharz mostra come, a
parere di Bauman, il postmoderno potrebbe espandere lo spazio disponibile per
l‘ambivalenza. Non si tratta del fatto che la modernità non possa sopportare la
differenza, o l‘ambivalenza. Piuttosto, il problema è che l‘alta modernità combina la
volontà politica ed i mezzi tecnologici per rafforzare il conformismo, almeno
apparentemente. L‘opinione di Bauman, esposta da Beilharz, è che gli esseri umani
sono ambivalenti, almeno sufficientemente incerti da rimanere aperti nei confronti del
mondo, sia per valutare le diverse tradizioni, sia per rimanere aperti alla possibilità del
cambiamento. L‘ambivalenza umana è, quindi, la precondizione del cambiamento
sociale. Si nota anche in questo caso una vicinanza tra la posizione di Beilharz e quella
di Tester.
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Gli uomini rimangono, così, creature della propria creazione collettiva. La
seconda natura, concezione proposta da Hegel e sviluppata da Marx, diviene, attraverso
la teoria critica, qualcosa di simile alla storia o al sociale. Secondo Beilharz, in questo
caso si può notare come Bauman sia un mediatore ed alla stessa maniera un innovatore.
Beilharz opera, in questo caso, un richiamo diretto a Marx, il quale mostra in passaggi
sparsi nella Ideologia Germanica e nei Grundrisse come il nuovo problema che egli
chiama capitalismo (e che noi chiamiamo modernità) naturalizzi se stesso. L‘attività
capitalista, infatti, universalizza se stessa reinventando la storia come la storia del
capitalismo e dell‘individualismo, e non lasciando uno spazio pubblico nel quale i
cittadini possano cercare da dove derivino la proprietà privata o altre caratteristiche
moderne.
Negli anni Settanta del Novecento, continua Beilharz, i marxisti risposero a tale
problematica principalmente nei termini della ideologia critica. Il problema per quanto
riguarda la modernità era dunque costituito dal fatto che il capitalismo riproduceva se
stesso tramite l‘ideologia. Beilharz cita in seguito anche Theodor Adorno, il quale nella
Dialettica Negativa sostenne che l‘ideologia non è sovrapposta all‘essenza della società,
bensì ne fa parte.
Rilevante nell‘analisi di Beilharz è il rapporto, da lui esposto, tra Bauman ed
Heidegger. Come spiega Beilharz, Bauman proclama chiaramente la sua distanza da
Heidegger. Ciò è testimoniato dal fatto che, nonostante la presenza di alcuni motivi
apparentemente heideggeriani nell‘opera di Bauman, l‘Heidegger da lui trattato è
mediato dal brillante, ma spesso critico, lavoro degli allievi dello stesso Heidegger,
ovverosia Hans Jonas, Hannah Arendt, Emmanuel Levinas ed Herbert Marcuse.
La stima di Bauman per Arendt è notevole, per il fatto che la filosofa tedesca
mantiene sia la classica dedizione nei confronti della politica, sia l‘entusiasmo
repubblicano per le forma democratiche di partecipazione politica. Il rapporto tra
Bauman e Levinas, a parere di Beilharz, si può invece notare sopratutto nell‘opera Le
sfide dell’etica.
Fondamentale è il richiamo operato da Beilharz al rapporto tra Bauman e Max
Weber, il quale, nell‘opera L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, discute del
―mantello leggero‖ che i moderni fabbricano per se stessi e del modo in cui esso diventa
una struttura dura come l‘acciaio, la stahlhartes Gehause, tradotta da Talcott Parsons
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come la ―gabbia di ferro‖. La struttura di Weber è simile a quella di un carapace, che
protegge, se non insularizza, i moderni. Tale concetto è ripreso da Bauman in molte sue
opere riguardanti la postmodernità.
Beilharz conclude affermando che non c‘è vita senza istituzioni, ma quello che
spesso viene dimenticato è che fare queste istituzioni è un‘attività, non solo un risultato.
Questo, a parere di Beilharz, è un messaggio che ci viene tramandato da Bauman, il
quale incita ad interpretare come e cosa intorno a noi sia da valutare, ed a criticare cosa
ci sia di distruttivo, dal momento che nella contemporaneità tale sfida della condizione
umana è fondamentale
Il terzo interprete di Bauman, Dennis Smith, spiega il valore della sua opera
all‘interno di Zygmunt Bauman. Prophet of Postmodernity. Già il titolo risulta
significativo, dal momento che Smith chiama Bauman ―profeta della postmodernità‖.
Innanzitutto, Smith compie un breve excursus storico per spiegare l‘origine del dibattito
sulla postmodernità e per inquadrare storicamente la posizione di Bauman, ed afferma
che nel ventesimo secolo il centro di gravità per la modernità si è spostato. Utilizzando
una metafora, Smith sostiene che in Europa ciò fu paragonabile ad un terremoto che
durante le due guerre mondiali diede enormi scosse al continente, e sviluppò alcune
scosse successive. Una di queste scosse eliminò il blocco Sovietico, l‘ultimo dei grandi
imperi europei, il quale collassò negli anni successivi al 1989. Questo terremoto in
Europa ha dato vita al dibattito sul postmoderno.
Si nota ora la caratteristica fondamentale dell‘analisi di Smith riguardo a
Bauman, ovverosia il porre l‘accento sulla dimensione biografica dell‘autore. Smith,
infatti, ritiene che la teorizzazione di Bauman sul postmoderno sia importante perché
egli assimilò l‘esperienza del postmoderno molti anni prima che diventasse un
argomento diffuso.
Per avvalorare tale proposta, egli espone alcune caratteristiche della biografia di
Bauman, il quale mentre in un primo tempo aveva creduto fortemente nella promessa
della modernità socialista, successivamente fu dolorosamente disilluso rispetto alla
capacità delle istituzioni polacche e dell'Europa dell‘Est di realizzare tale promessa.
Venne, così, destituito dal potere comunista, dalla Polonia e dal diretto coinvolgimento
con l‘esperimento socialista statale. Lui e la sua famiglia si confrontarono con la sfida