due ordini di condizioni, rispettivamente afferenti la dimensione reddituale e la
dimensione finanziaria.
La dimensione reddituale attiene all’equilibrio economico, ovvero alle
relazioni che si instaurano tra i ricavi ed i costi (o, più in generale, tra i
componenti positivi e negativi di reddito), equilibrio che si considera raggiunto
quando il sistema aziendale è in grado di garantire attraverso i ricavi, una
adeguata remunerazione dei fattori produttivi impiegati, ivi compreso il compenso
per il soggetto economico, per conto del quale l’attività si svolge
1
.
La dimensione finanziaria, invece, attiene all’equilibrio finanziario, che si
considera perseguito quando l’impresa è in grado di far fronte ai propri impegni
finanziari con i mezzi provenienti dal capitale proprio, dai finanziamenti e dai
ricavi, senza pregiudicare l’equilibrio economico
2
.
1
L’equilibrio economico non è assoluto. L’azienda può infatti tendere sia verso condizioni di
“minima economicità” che verso condizioni di “massima economicità”. In tale ambito, il sistema
aziendale può muoversi con direzioni ed intensità diverse. In particolare, esso può procedere in
senso evolutivo o involutivo e con maggiore o minore rapidità.
Il moto si dice evolutivo quando il sistema aziendale tende verso condizioni di massimo equilibrio,
è involutivo, invece, quando esso tende a condizioni di minimo equilibrio.
Le considerazioni fin qui formulate possono essere estese al caso, ovviamente opposto, di
disequilibrio economico. Anche in questo caso, infatti, l’azienda può tendere sia verso condizioni
di “minima diseconomicità” che verso condizioni di “massima diseconomicità”, con moti evolutivi
o involutivi più o meno rapidi. Il soggetto economico, pertanto, può avere interesse a mantenere i
propri capitali investiti nell’azienda, anche quando questa versa in condizioni di minima
economicità, o addirittura di disequilibrio, purchè il sistema si muova verso condizioni di massimo
equilibrio.
A tal proposito si veda: Giannessi, Appunti di economia aziendale, Pisa, Pacini, 1979.
2
L’equilibrio finanziario, al pari dell’equilibrio economico, costituisce una condizione essenziale
per la prosecuzione dell’attività aziendale. In situazioni di disequilibrio finanziario, infatti, non è
possibile, ad esempio, procedere, con la richiesta regolarità, all’approvvigionamento delle materie
prime e dei servizi necessari per lo svolgimento della produzione, in quanto non si dispone delle
risorse monetarie sufficienti per effettuare i relativi acquisti. Tale situazione può determinare
ovviamente l’arresto del processo produttivo e quindi anche l’impossibilità per il sistema aziendale
di proseguire la propria attività. Il disequilibrio finanziario, inoltre, comporta spesso il ricorso a
forme di finanziamento che incidono negativamente sull’equilibrio economico della gestione per
Il rispetto di queste due condizioni, intese come regola di condotta aziendale,
viene riassunto e sintetizzato nel principio di economicità.
Per diventare un obiettivo dell’operare delle imprese, l’economicità non può,
però, rimanere un concetto astratto, ma deve essere analizzata, valutata e
monitorata nel suo evolversi.
L’oggetto di questo lavoro è dunque l’analisi e la valutazione della
performance economico-finanziaria d’impresa.
Al fine di garantire questo obiettivo, il nostro lavoro si svilupperà in più fasi:
• nella prima, corrispondente al primo capitolo, verrà descritto il contesto
nel quale si svolgono i processi di analisi e valutazione della performance
economico-finanziaria d’impresa, ed in particolare sarà approfondito il
problema della rappresentazione dei fenomeni aziendali,
• nella seconda, corrispondente al capitolo 2, verranno descritte le fasi che
caratterizzano i processi di analisi e valutazione della performance
aziendale, ed in particolare si farà riferimento all’informazione quale
presupposto fondamentale dell’analisi;
• nella terza, corrispondente al capitolo 3, verranno, invece, descritti i
contenuti matematici del modello che utilizzeremo per rappresentare
quella dimensione critica della gestione aziendale rappresentata, appunto,
dall’equilibrio economico-finanziario. Quest’ultimo verrà poi
gli oneri finanziari ad esse relativi. Pertanto equilibrio economico ed equilibrio finanziario sono
due aspetti della gestione strettamente connessi e tendono a condizionarsi vicendevolmente.
A tal proposito si veda : Giannessi, L’equazione del fabbisogno di finanziamento, Milano, Giuffrè
implementato nell’Excel data la sua relativa semplicità di utilizzo e la
capacità di adattarsi molto bene a qualsiasi realtà aziendale.
• nella quarta ed ultima parte analizzeremo, infine, la performance
economico-finanziaria della Compagnia trasporti pubblici di Napoli
S.p.A., impresa oggetto di indagine in questo lavoro.
CAPITOLO I
Caratteri e modelli di rappresentazione della
performance aziendale
1.1 Premessa
L’analisi della performance economico-finanziaria d’impresa rappresenta un
tema di attualità e di interesse per gli studiosi ed i manager d’impresa.
Prima però di approfondire le diverse fasi che caratterizzano tale attività, è
opportuno procedere ad un esame preliminare dei caratteri del contesto in cui
l’analisi si sviluppa e dei requisiti che dovrebbero possedere i modelli utilizzabili
a tale scopo.
In questo capitolo, pertanto, cercheremo di:
• delineare il particolare contesto nel quale si svolgono i processi di analisi e
di valutazione della performance economico-finanziaria d’impresa;
• approfondire il problema della rappresentazione dei fenomeni aziendali e
le caratteristiche che devono avere i modelli in contesti caratterizzati dalla
presenza di situazioni di complessità e di soggettività.
1.2 L’analisi della performance aziendale tra complessità e
soggettività.
L’analisi della performance di un’impresa è un’attività che si sviluppa in un
contesto caratterizzato dall’esistenza di fattori di “complessità” e di “soggettività”.
Complessità e soggettività sono infatti gli aspetti che caratterizzano il
contesto nel quale si svolgono i processi di analisi e di valutazione della
performance aziendale, sia da parte del management aziendale, che da parte dei
molteplici stakeholders che manifestano interessi nei confronti dell’azienda.
Le difficoltà che si incontrano in questa attività, vengono spesso sottolineate
utilizzando espressioni come incertezza, imprecisione, incompletezza, ambiguità,
complessità ecc.
Si tratta, in realtà, di espressioni che spesso si confondono e che comunque
meritano alcune opportune sottolineature.
In particolare, due sono le espressioni meritevoli di attenzione: la
“complessità” che contraddistingue gli oggetti, i fenomeni e le situazioni
sottoposte ad osservazione, analisi e decisione; e la “soggettività” che caratterizza,
gli individui che danno vita ai processi di osservazione, analisi e decisione.
E’ opportuno, inoltre, evidenziare come complessità e soggettività siano
fortemente collegate al punto da creare un unico contesto di riferimento.
Non è possibile, infatti, separare il soggetto dalla situazione: “Non esiste un
evento in sé che diventa automaticamente il contesto per il decisore, ma è
quest’ultimo che costruisce l’evento selezionando specifici aspetti dell’ambiente
sulla base della sua attenzione”
.
(BONHAM, SHAPIRO, 1977)
Anche se non è possibile identificare in modo preciso l’esatto confine tra
complessità e soggettività è opportuno, per una migliore comprensione, affrontare
dapprima il significato di complessità e successivamente quello di soggettività.
1.2.1 La complessità dell’ambiente.
La complessità è un’espressione che viene normalmente riferita ad oggetti,
fenomeni, situazioni che si caratterizzano per la “varietà” e la “variabilità” degli
elementi componenti e delle relazioni tra gli elementi componenti.
La complessità, dunque, dipende principalmente da due fattori:
• Dalla varietà di un oggetto, a sua volta funzione della numerosità delle sue
parti e delle relazioni esistenti tra esse. In questo caso vi è complessità in
quanto l’oggetto risulta composto da numerose parti, che si presentano
differenti l’una dall’altra per aspetti significativi.
• La complessità si ricollega anche alla variabilità delle parti e delle
relazioni tra le parti nel tempo. In questo caso vi è complessità in quanto le
parti di un oggetto e le relazioni esistenti tra esse tendono a modificarsi nel
tempo. La complessità dei fenomeni, dunque, non è stabile ma le parti e le
loro relazioni si modificano per effetto delle forze ambientali in gioco.
In simili contesti, l’informazione svolge un ruolo fondamentale e
assolutamente critico.
L’informazione, infatti, diminuisce la complessità del fenomeno da
analizzare perché aumenta la percezione degli elementi componenti e delle
relazioni tra gli elementi componenti.
A questo riguardo, l’attività di analisi della performance aziendale
rappresenta una soluzione efficace ed efficiente che contribuisce a gestire
l’equilibrio economico-finanziario del sistema aziendale, in quanto:
• Ne limita la varietà, facilitando la comprensione delle sue parti e delle
relazioni esistenti tra esse.
• Ne diminuisce la variabilità, poiché le conclusioni che essa suggerisce
limitano l’area di analisi e ricerca delle alternative. In particolare sono
ridotti i rischi legati all’assunzione di decisioni che possono determinare
un peggioramento della situazione aziendale
1.2.2 La soggettività degli individui.
Il termine soggettività viene comunemente utilizzato per evidenziare le
caratteristiche degli individui, le cui azioni poggiano su determinati schemi di
credenze. Sono questi schemi, infatti, a guidare il soggetto nell’esplorazione
dell’ambiente circostante e lo predispongono ad accettare o a rifiutare alcune
informazioni piuttosto che altre.
Essi inoltre presentano alcuni requisiti
3
:
• Presentano il carattere della coerenza. Il soggetto non può credere
contemporaneamente a cose tra loro contrastanti ed in particolare
difficilmente tenderà ad accettare quelle informazioni che contrastano con
il sistema di conoscenze accumulato. Il principio di coerenza può essere
3
Maturana, L’albero della conoscenza, Garzanti, Milano, 1987
talmente potente da condizionare l’intero processo di acquisizione delle
informazioni. L’individuo, infatti, potrebbe ignorare quei dati provenienti
dall’ambiente in contrasto con il sistema di conoscenze accumulato,
provocando, così, delle vere e proprie distorsioni nella percezione della
realtà.
• Presentano il carattere della semplicità, nel senso che i meccanismi
cognitivi degli individui tendono a mantenere strutture di credenza
semplificate. Di conseguenza di fronte a problemi sempre più complessi
l’individuo tende ad assumere approcci decisamente semplificati.
• Presentano caratteristiche di resistenza, nel senso che tendono a essere
estremamente resistenti al cambiamento.
Gli schemi di credenza, non sono però immutabili ma si modificano e si
sviluppano con l’esperienza.
L’esperienza, ovvero il graduale accumulo di conoscenze, modifica gli
schemi.
Anche gli schemi, quindi, si caratterizzano per la loro varietà e variabilità
rispetto al tempo.
La raccolta delle informazioni può, dunque, essere inizialmente molto grezza
per affinarsi successivamente e progressivamente.
1.2.3 La complessità, la soggettività e l’attività di analisi della performance
aziendale.
Le condizioni di complessità e di soggettività rappresentano “lo sfondo” su
cui si sviluppano i processi di analisi e valutazione della performance d’impresa.
Complessità e soggettività possono, infatti, condizionare l’intero percorso di
analisi e valutazione.
In particolare esse investono:
• La definizione degli obiettivi di conoscenza relativi ad un determinato
oggetto;
• L’identificazione delle caratteristiche dell’oggetto mediante la raccolta
delle informazioni;
• La costruzione del modello con cui rappresentare i caratteri dell’oggetto;
• L’interpretazione dei risultati e la formalizzazione del giudizio.
1.3 I modelli di rappresentazione della performance
aziendale.
Dopo aver definito il contesto nel quale si svolge l’attività di analisi della
performance aziendale, diviene a questo punto opportuno approfondire il
significato dei modelli che possono essere utilizzati a tale scopo.
1.3.1 I modelli: considerazioni preliminari.
Per modello si intende una rappresentazione semplificata della realtà oggetto
di indagine.
“La realtà non è riproducibile integralmente per mezzo delle facoltà
intellettive e percettive dell’essere umano, che per loro natura operano
selettivamente, filtrando gli aspetti del reale e mettendone a fuoco solo gli aspetti
importanti”. (MARCHI, MANCINI, 1999)
Dal mondo reale o oggettivo, infatti, i dati fluiscono nella mente degli
individui e vengono elaborati soggettivamente da questi, traducendosi in modelli
del mondo reale. Tali modelli sono poi utilizzati automaticamente dagli individui
per prendere decisioni e per interpretare la realtà stessa.
Poiché ogni modello risente di un forte grado di soggettività la
rappresentazione della realtà non può essere precisa. Ogni qualvolta, pertanto,
dobbiamo analizzare alcuni aspetti della realtà non và mai dimenticato lo scarto
esistente tra la realtà stessa ed i modelli utilizzabili a tale scopo.
Da quanto detto, si evince che le conclusioni che possiamo ricavare dal
modello possono essere soltanto delle approssimazioni delle conclusioni valide
per la realtà stessa. Tuttavia non è essenziale che il modello rappresenti
esattamente la realtà oggetto di indagine.
“La bontà di un modello, infatti, non consiste tanto nella sua capacità di
rappresentare in modo esauriente e completo la realtà oggetto di indagine, quanto
piuttosto nella sua capacità di soddisfare le esigenze per le quali è stato
elaborato”.(MARCHI, MANCINI, 1999)
Anche l’economia aziendale elabora propri modelli attraverso i quali cerca di
rappresentare i fenomeni aziendali, al fine di comprenderne le dinamiche interne.
Ma non è solo conoscitivo l’intento che stimola la formazione di modelli
economico-aziendali, vi è anche la necessita di poter intervenire in modo efficace
sul fenomeno osservato per condizionarne gli esiti.
Quindi, anche, l’economia aziendale utilizza dei propri modelli attraverso i
quali cerca di rappresentare, nel modo più efficace possibile, la complessa realtà
aziendale o singoli aspetti della stessa.
1.3.2 Modelli e linguaggi.
La principale caratteristica dei modelli discende dal linguaggio in cui sono
espressi.
I linguaggi che in genere vengono utilizzati sono i seguenti: il linguaggio
comune, il linguaggio grafico, il linguaggio matematico, il linguaggio informatico
e quello contabile.
Spesso la descrizione dei fenomeni aziendali avviene in linguaggio comune.
Il sistema aziendale, infatti, si presenta particolarmente complesso. Nelle sue
rappresentazioni, quindi, si potrebbe correre il rischio di assumere approcci
decisamente semplificati. Un modo per evitare tale pericolo è l’uso del linguaggio
comune che, per la sua flessibilità, riesce meglio d’altri a definire la complessità
dei fenomeni aziendali.
Il linguaggio comune presenta, tuttavia, alcuni limiti legati alle caratteristiche
del mezzo stesso.
Innanzitutto rende più difficile e complicato l’analisi delle rappresentazioni
nel tempo e nello spazio. In secondo luogo impone maggiori oneri di
conservazione e immagazzinamento delle informazioni, rispetto a quanto invece
non avviene nel caso si ricorra al linguaggio matematico. Infine, risulta più
facilmente manipolabile.
Nella modellizzazione è tuttavia possibile utilizzare più modelli per uno
stesso oggetto.